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mer, 07 giu 2023
Il Mondo per Coloro che Pensano

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Yoda

A Valdai Putin mette le cose in chiaro

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© opinione-pubblica.com
Vladimir Putin al Forum di Valdai, a Soci, ha detto molte cose importanti. Eccone alcune:

1) Non bisogna giocare con le parole: i ribelli "moderati" uccidono un numero limitato di persone o utilizzano metodi gentili per decapitare le loro vittime? La comunità internazionale deve finalmente rendersi contro che essi sono il nemico del genere umano, della civiltà.

2) Il successo nella lotta contro i terroristi non può essere raggiunto se si utilizzano alcuni di loro come ariete per rovesciare regimi sgraditi [...] È solo un'illusione che possano, in seguito, essere rimossi dal potere.

3) Abbiamo deciso di avviare un'operazione militare russa in Siria, allo scopo di portare la pace, dopo aver ricevuto una richiesta da parte delle autorità ufficiali siriane. Vorrei ribadire che ciò è assolutamente legittimo.

4) Le azioni militari della Russia in Siria produrranno il necessario impatto positivo sulla situazione e aiuteranno il governo legittimo a creare le condizioni per una soluzione politica.

5) L'operazione anti-terrorismo in Siria aiuterà Mosca ad effettuare un attacco preventivo contro i terroristi, che minacciano anche la Russia, e ad aiutare tutti quei paesi e quei popoli che sarebbero sicuramente in pericolo se questi terroristi tornassero alle loro case.

Megaphone

FSB: "L'Isis si è diffuso grazie all'ambiguità (doppi standard) nelle primavere arabe di alcune potenze"

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Il capo del "Servizio federale di sicurezza" della Federazione russa (FSB), Alexander Bortnikov: "Ci sono potenze mondiali che usano il Daesh come 'ariete terrorista' per garantire i propri interessi in Asia e in Africa"

Il capo del "Servizio federale di sicurezza" della Federazione russa (FSB), Alexander Bortnikov, ha dichiarato che l'Isis è stato in grado di diffondersi così tanto anche a causa dell'ambiguità (doppi standard) delle potenze regionali nei vari processi delle cosiddette primavere arabe degli anni 2010-2011.
"Ci sono potenze mondiali che usano il Daesh come 'ariete terrorista' per garantire i propri interessi in Asia e in Africa", ha dichiarato Alexander Bortnikov nel corso di una riunione con i suoi colleghi della Comunità degli Stati Indipendenti (CIS) per Mosca.
"Nel perseguire i propri obiettivi con l'Isis, alcuni paesi hanno messo il mondo sull'orlo di un conflitto religioso globale", ha ribadito. Il capo del FSB ha inoltre evidenziato che "le conseguenze di questo conflitto globale potrebbero essere disastrose".
Durante l'incontro, si è parlato anche di Afghanistan, Alexander Bortnikov ha detto che i gruppi talebani potrebbero cofluire nell'Isis, creando un serio problema di stabilità per tutta l'Asia centrale. "L'escalation di tensione in Afghanistan è una fonte di grave preoccupazione. Molti gruppi del movimento talebano sono attualmente presso il confine settentrionale. Alcuni di loro hanno già aderito al Daesh".

Rispondendo alle domande sull'intervento russo in Siria, Alexander Bortnikov ha osservato che la decisione era stata presa per contrastare la minaccia di un "ritorno di massa" dei jihadisti nel loro paese d'origine.
"E la decisione è già dato i suoi frutti" ha detto.

Boat

Usa e Mar cinese meridionale: libertà dei mari o libertà di provocazione?

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"L'arte della provocazione", oppure "La libertà dei mari come libertà di provocare": ci si potrebbe divertire con la fantasia per sintetizzare con efficacia il comportamento degli Stati Uniti in un luogo caldo del pianeta - per le tante rivendicazioni territoriali e perché area di proiezione dell'ascesa cinese - che non ha certo bisogno di essere surriscaldato.

La Marina a stelle e strisce ha messo ora in atto quanto da tempo stava progettando ai massimi livelli (rapporto rivelato agli inizi di ottobre dal Financial Times), vale a dire il pattugliamento all'interno delle 12 miglia (distanza che delinea le acque territoriali sottoposte alla sovranità di un Paese costiero) degli isolotti rivendicati dai cinesi: nella mattina di martedì il cacciatorpediniere "USS Lassen" ha navigato a 11 miglia al largo del Subi Reef (nelle isole Nansha/Spratly), scatenando dure reazioni da parte di Pechino ("un atto provocatorio" e una "palese violazione della sovranità cinese", si legge in un editoriale dell'agenzia di stampa ufficiale Xinhua) giunte fino alla convocazione dell'ambasciatore statunitense.

Gli obiettivi di una tale mossa possono essere sintetizzati così: da una parte - sempre secondo il documento citato dal quotidiano finanziario - si tratta di sfidare con singoli atti dimostrativi
"gli sforzi della Cina nel rivendicare gran parte del corso d'acqua strategico attraverso l'ampliamento di rocce e scogliere sommerse per farne isole abbastanza grandi per piste di atterraggio militari, apparecchiature radar e alloggi per truppe";
dall'altra di confermare agli occhi dei propri alleati come le Filippine o il Giappone (che qualche dubbio lo nutrono), e di possibili partner come il Vietnam, il proprio impegno nella sicurezza di tutta l'area in caso di escalation dell'assertività cinese.

Blackbox

Centinaia di rifugiati in Germania sono "misteriosamente scomparsi" e le autorità locali hanno perso le traccia

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Nell'ultima, e più bizzarra, svolta nella crisi dei rifugiati in Europa, scrive Zero Hedge, almeno 700 dei circa 4.000 richiedenti asilo che erano stati inizialmente accolti dallo Stato tedesco della Bassa Sassonia sono "misteriosamente scomparsi", riporta Neue Osnabrücker Zeitung (NOZ).

Dato che molti dei profughi non erano stati ancora registrati, non si sa nulla su chi sono o dove possono essere andati. In un centro per rifugiati a Lingen, un membro locale del parlamento si è recato in visita sabato per scoprire che oltre la metà dei 212 profughi portati al centro l'avevano abbandonato.

I politici locali sono furiosi: Angelika Jahn, portavoce dell'Unione cristiano-democratica (CDU) per la Bassa Sassonia, ha descritto la situazione come
"inaccettabile", dicendo a NOZ che i profughi devono essere registrati immediatamente all'arrivo.
"A Freiberg in Sassonia domenica dei manifestanti hanno cercato di fermare i richiedenti asilo, impedendogli di raggiungere un centro per rifugiati".

Megaphone

Polonia: una svolta nazionalista nell'Europa asservita ai dettami di Bruxelles

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© controinformazione.info
Il partito nazionalista di "Diritto e Giustizia" ha segnato una vittoria clamorosa, in Polonia, ed ha ottenuto la maggioranza assoluta dei seggi nel nuovo Parlamento. Si tratta del fronte dei conservatori nazionalisti, euroscettici e cattolici. Questo partito, in quelle che erano elezioni politiche nazionali di ieri, ha ottenuto il 39% circa dei sondaggi (secondo le proiezioni ), ottenendo quindi un premio di maggioranza che gli farà assegnare almeno 238 seggi sui 460 che compongono il "Sejm", la Camera Bassa. Per i liberali europeisti di Piattaforma Civica (Po), che sosono stati al governo per molti anni (otto anni circa) , la sconfitta risulta maggiore anche rispetto a quanto ventilavano i sondaggi. Il partito dell'ex premier e attuale presidente del Consiglio Europeo Ue Donald Tusk, "Piattaforma", si è fermato al 23,4% dei voti, ottenendo 135 seggi e sarà assolutamente ininfluente nella nuova assemblea dominata dai nazionalconservatori.

Al terzo posto si è piazzata la formazione del cantante rock 'anti-sistema' Pawel Kukiz, anche lui di posizioni nazionaliste, una specie di "Grillo di destra", con 44 seggi. Poi a seguire Nowocczesna (Moderni) di orientamento liberale, con 24 deputati e il partito dei contadini Psl con 18 seggi. Nettamente sconfitte tutte le formazioni di sinistra, filo europeiste, nessuna delle quali è riuscita ad entrare nel nuovo Parlamento. Un dura sconfitta per gli esponenti del "Fronte della Sinistra Unita" che radunava quasi tutte le formazioni (similari al Pd e SEL italiani), nettamente bocciati dagli elettori polacchi. Anche la partecipazione alle urne è stata buona in un paese in cui non si riscontra quasi mai una percentuale più alta del 45% degli elettori.

Questa vittoria dei nazionalisti segna una svolta nella politica filo europeista, fino ad oggi tenutasi in Polonia, politica che viene oggi fortemente contestata da una buona parte dell'elettorato polacco che non sopporta più le direttive invadenti della UE e, con questa vittoria dei nazionalisti, vengono stravolti i vecchi equilibri nella cosiddetta Nuova Europa, il Centro-Est dell'Ue di cui la Polonia è l'indiscusso peso massimo, con conseguenze inevitabili anche a Bruxelles.

Nonostante che il paese (che non ha l'euro) sia ancora in crescita economica, nell'opinione pubblica polacca si è sviluppata una forte insofferenza nei confronti delle politiche praticate da Bruxelles, la politica migratoria in particolare, l'ingerenza nelle questione economiche e sociali (previdenzae welfare), nonchè la sottomissione totale delle politiche europee che favoriscono gli interessi delle grandi banche, della grande finanza e dell'industria tedesca.

Chess

In Germania è scoppiato l'Inferno: Invasione di delinquenza senza freni

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© AFP 2015/ Armend Nimani
"L'Inferno è scoppiato" in Germania, registriamo una invasione di criminalità di massa nelle forme più gravi come i furti, le rapine, gli stupri, la riduzione in schiavitù, l'imposizione della sharia", questo è stato il drammatico avvertimento che ha fatto il Presidente Federale della polizia tedesca, Rainer Wendt.

In una significativa intervista fatta la canale N24 del servizio della Televisione tedesca, Wendt ha inoltre avvertito che le attività delittuose non sono state il risultato di invasori di colore stretti in luoghi angusti, ma piuttosto opera di fanatici religiosi e di lotte di alcuni gruppi per ottenere il sopravvento sugli altri.
"Le situazioni devono sempre arrivare ad incendiarsi prima che i politici reagiscano", ha detto.
"Nei nostri accampamenti per dare asilo ai rifugiati è scoppiata tutta una situazione infernale, nella frontiera con il sud della Germania e nello Stato federale della Baviera in particolare. E' un girone infernale ed i nostri colleghi da quelle parti devono lavorare interrottamente senza neanche potersi più togliere gli stivali"
ha detto riferedosi al lavoro costante e senza interruzioni che deve svolgere la polizia tedesca per cercare di fare fronte alle altre invasioni di masse di rifugiati.
"Da mesi le forze di polizia sono state sopraffatte da questa invasione ed adesso i politici stanno mostrandosi come se ne fossero totalmente sorpresi, questo però non può essere".
"Abbiamo dovuto constatare le risse fra immigrati nei campi di accoglienza, abbiamo dovuto verificare una quantità di furti nelle tende di generi alimentari. C'è una forte criminalità tra i rifugiati, il che significa che avvengono stupri di donne e bambini, uso massiccio di violenza, attività delittive come sfruttamento e schiavitù, vediamo che tutto questo avviene in quei posti. Non si tratta certo di piccoli alterchi fra persone che stanno vivendo in uno spazio ridotto, questi sono piuttosto conflitti territoriali, lotte per il dominio. Ci sono fanatici e gruppi religiosi che non si possono facilmente separare. Il nostro personale di sicurezza è del tutto sovrastato da queste situazioni".

War Whore

Il Qatar minaccia un intervento militare in Siria accanto "ai fratelli turchi e sauditi"

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© l'antidiplomatico.it
All'inizio di questa settimana, il ministro degli Esteri saudita Adel al-Jubeir ha inviato il seguente messaggio a Teheran:
"Vogliamo che l'Iran cambi la sua politica e smetta di immischiarsi negli affari di altri paesi della regione, in Libano, Siria, Iraq e Yemen. Ci confronteremo con le azioni dell'Iran e useremo tutto il nostro potere militare, politico, economico per difendere il nostro territorio e le persone ".
Come ricostruisce il blog Zerohedge, Riyadh e i suoi alleati a Doha e negli Emirati Arabi Uniti sono a disagio per il fatto che l'accordo nucleare rimuoverà efficacemente l'Iran dalla lista degli Stati paria proprio ora che Teheran sta espandendo la sua influenza regionale attraverso le sue milizie sciite in Iraq, l'operazione di terra in Siria, e attraverso gli Houthi nello Yemen.

I sauditi sono stati in grado di contrastare efficacemente le forze anti--Hadiin Yemen senza rischiare un conflitto diretto con l'Iran, ma attenzione, l'obiettivo non è Sana'a. Lo Yemen è uno spettacolo marginale. La vera lotta è per il futuro politico della Siria e per il controllo dell'Iraq, una volta che gli Stati Uniti si ritireranno per sempre.

L'Iran sta vincendo su entrambi questi fronti ma sarebbe un errore pensare che Washington, Riyadh, Ankara e Doha rimarranno semplicemente ad aspettare dopo anni spesi a fornire supporto a diversi gruppi estremisti sunniti per destabilizzare Assad. C'è troppo in gioco.

Blackbox

Arrestato in Iraq colonnello Israeliano militante nello Stato Islamico

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© opinione-pubblica.com
Farsnews ha raccolto le sue dichiarazioni:
"Le forze popolari di sicurezza Irachene detengono prigioniero un militare israeliano. L'ufficiale sionista è classificato essere un colonnello e ha partecipato a operazioni terroristiche per conto ed insieme al gruppo Takfiro chiamato ISIL. Il nome del colonnello israeliano è Yusi Oulen Shahak ed è un colonnello della brigata Golani dell'esercito del regime sionista. Il suo codice militare è Re34356578765az231434."
Il comandante Iracheno ha ribadito che il prigioniero è sotto interrogatorio e sta rivelando importanti informazioni in suo possesso. Difficile per il momento riscontrare in maniera indipendente le sue dichiarazioni che iniziano a trapelare su vari organi di informazioni, più o meno attendibili.

Star of David

La Soluzione Finale? Israele regolerà i conti e revocherà i diritti ai palestinesi

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© moronwatch.net
"Il terrorismo non paga[...] Israele è qui per restare, per sempre, che i nostri nemici lo vogliano o meno". Queste le parole di Benjamin Nethanyau pronunciate martedì alla Knesset. Il premier ha nuovamente chiesto ai dirigenti dell'Autorità Palestinese di smetterla di fomentare le violenze riguardo alle "legittime" azioni di auto difesa degli israeliani aggrediti dai terroristi.
"Israele regolerà i conti con gli assassini, con chi tenta di ammazzare innocenti e con coloro che li incoraggiano. Non solo revocheremo i loro diritti, ma faremo loro pagare fino in fondo le loro responsabilità. Useremo tutti i mezzi necessari per riportare tranquillità ai cittadini di Israele".
Le nuove misure di sicurezza sono state comunicate nel corso della notte: la polizia israeliana sarà autorizzata ad imporre la chiusura di interi quartieri palestinesi di Gerusalemme qualora avvenissero scontri con le forze dell'ordine, questi quartieri saranno sorvegliati anche da unità dell'esercito. Altre 300 guardie private presidieranno il trasporto pubblico. Per i palestinesi responsabili di attacchi è prevista la revoca del diritto di residenza a Gerusalemme, la demolizione delle loro case e la confisca delle proprietà. I corpi dei palestinesi responsabili degli attacchi non saranno più restituiti alle famiglie ma saranno sepolti in segreto, onde evitare funerali di massa e conseguenti proteste.

Star of David

Netanyahu shock: Hitler voleva espulsione, non sterminio ebrei

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© REUTERS/Atef Safadi/Pool
Il premier israeliano parlando al Congresso sionista "riscrive" la storia addossando le colpe dell'Olocausto ai palestinesi: "Fu in Gran Mufti di Gerusalemme a chiedere lo sterminio".

Stanno facendo il giro del mondo le parole pronunciate dal premier israeliano Benjamin Netanyahu al Congresso Sionista questa mattina.
Hitler all'epoca non voleva sterminare gli ebrei ma espellerli. Il Muftì andò e gli disse 'se li espelli, verranno in Palestina'. 'Cosa dovrei fare?' chiese e il Muftì rispose 'Bruciali'.
Così Netanyahu sul ruolo del Gran Mufti Haj Al-Husseini, leader palestinese ai tempi della Seconda guerra. Immediate le reazioni degli esperti di Shoah, che hanno accusato il premier israeliano di diffondere pericolose distorsioni della realtà.

Commenta: E questo dovrebbe essere il primo ministro aperto al dialogo e sempre pronto a mediare sul conflitto israelo-palestinese, che incontra continuamente - a questo punto è ovvio che si prenda anche molte pause - portavoce da tutto il mondo per trovare la soluzione dei due stati? Nonostante tutto, non sembra essersi mossa una foglia. Tutti sanno cosa vuole Netanyahu, a parte i media ed i pezzi da novanta della politica internazionale, che fingono ancora di non averlo capito, o che per qualche motivo sono costretti a far orecchie da mercante: trovare la famigerata 'soluzione' quando il secondo stato sarà completamente inglobato a suon di abusi territoriali e frotte di insediamenti di coloni che spuntano come funghi dopo giorni di pesante pioggia.