t cells
Un nuovo studio ha scoperto che Sars-Cov-2, il virus legato a Covid19, forse cinque volte più diffuso di quanto si pensasse, e quindi cinque volte meno letale.

La ricerca, condotta da un team di scienziati dell'Ospedale universitario di Zurigo, si intitola: "Systemic and mucosal antibody secretion specific to SARS-CoV-2 during mild versus severe COVID-19", e ha scoperto che gli anticorpi specifici di Sars-Cov-2 compaiono solo nei casi più gravi, o circa 1 su 5.

Gli autori ne deducono che gli anticorpi sono inspiegabilmente assenti nella maggior parte dei casi lievi di covidi19. Ma, data la nota imprecisione dei test diagnostici e la ben documentata tendenza a sovra-diagnosticare con l'osservazione clinica, un'altra potenziale spiegazione sembrerebbe essere che gli anticorpi assenti siano dovuti al fatto che i soggetti non sono mai stati effettivamente infettati dal SARS-COV-2, e che i loro sintomi "lievi", simili a quelli del raffreddore, sono dovuti a qualche altro agente patogeno, come... il comune raffreddore.

Tuttavia, se gli autori sono effettivamente corretti nella loro stima, questo potrebbe significare che il tasso mortale di infezione da SARS-COV-2 (IFR) dovrebbe essere rivisto al ribasso ancora una volta. Se l'80% degli infetti non produce davvero anticorpi, allora c'è la possibilità che il virus sia presente in molte più persone di quanto si supponga. Il che a sua volta ridurrebbe potenzialmente l'IFR, forse in modo considerevole.

Nelle prime fasi, l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha stimato l'IFR del virus fino al 3,4%. I modelli basati su questi numeri, tuttavia, si sono dimostrati estremamente imprecisi.

Molti esperti, come il Prof John Ioannidis di Stanford, avevano previsto che il tasso IFR dato dal WHO si sarebbe rivelato errato una volta terminati gli studi di diffusione sulla popolazione.

I consigli degli esperti contrari sembrano essere stati confermati dagli studi sierologici, utilizzando gli esami del sangue alla ricerca di anticorpi Sars-Cov-2 effettuati su diverse popolazioni in tutto il mondo, che suggeriscono regolarmente che l'IFR è più vicino allo 0,3%. che all'inizliale valore del 3.4% fornito dal WHO.

Dal Giappone all'Islanda a Los Angeles, i numeri restituiti sono stati tra lo 0,06 e lo 0,4. All'interno della gamma dell'influenza stagionale.

Come risultato di questi studi, il più recente studio del CDC statunitense ha "stimato" un IFR compreso tra lo 0,26% e lo 0,4%.. Circa un decimo rispetto alle previsioni iniziali.

Un altro studio del mese scorso nel frattempo ha trovato prove che fino al 60% delle persone può essere parzialmente resistente alla SARS-COV-2 senza essere mai stati esposti ad essa.
E' di importante rilievo, trovare delle cellule CD4+ T reattive al SARS-CoV-2 tra il ∼40%-60% di individui mai esposti al virus, suggerendo il riconoscimento incrociato delle cellule T reattive tra i coronavirus "a raffreddore comune" in circolazione e la SARS-CoV-2.
In altre parole, un gran numero di persone può essere immune o resistente a questo virus perché è già stato infettato da altri coronavirus.

Questo può non essere sorprendente, data la stretta relazione tra la maggior parte dei coronavirus, ma è un ulteriore indicatore del fatto che questo virus, noto per essere innocuo nella stragrande maggioranza dei casi, non è né particolarmente unico né particolarmente pericoloso.

Le prove continuano a dimostrare che le stime iniziali del pericolo rappresentato da questo virus sono state esagerate in maniera massiccia.

La ricerca politica svizzera continua ad avere approfondimenti dettagliati su questo e su molti altri sviluppi.