Meteor Siberia
Nella serata di ieri, Martedì 6 Dicembre 2016, pochi minuti dopo le 18 locali un grosso meteorite ha illuminato a giorno la notte della Russia Siberiana, in Khakassia, Repubblica della Siberia meridionale. Grande stupore per centinaia di migliaia di persone che hanno osservato la palla di fuoco solcare il cielo, ma fortunatamente non ci sono stati danni.

Le immagini che arrivano da varie webcam e telecamere di fortuna, sono davvero impressionanti: Di norma il bolide è un meteorite, cioè un frammento di roccia generalmente originario di una cometa o un asteroide che, trovandosi a passare in prossimità della Terra, viene attratto dal campo gravitazionale del nostro pianeta, precipitando quindi verso il suolo.

Il bolide, entrando in atmosfera si incendia a causa dell'attrito e si consuma per evaporazione man mano che procede verso terra. Se la sua massa è sufficientemente grande, riesce invece ad arrivare al suolo.

Meteora Siberia
I bolidi possono avere colori diversi, che possono dipendere anche dalla loro composizione, ma che sono essenzialmente correlati alla temperatura raggiunta. A colori verso il violetto (bianco o e blu) corrispondono energie più alte e temperature più elevate, mentre a colori sul giallo e rosso corrispondono temperature più basse e livelli energetici inferiori (per approfondire la corrispondenza colore-temperatura si rimanda a questo articolo).

Bisogna dire che come un bolide apparirebbe anche un qualsiasi frammento di satellite artificiale che precipitasse in atmosfera. Pertanto, in termini scientifici si preferisce parlare di meteore e di meteoriti. Le meteore sono piccolissimi frammenti di vari corpi celesti disseminati nello spazio che diventano visibili quando la Terra li incontra nel corso della sua orbita attorno al Sole, producendo il fenomeno noto come "stelle cadenti". Il fenomeno può verificarsi casualmente e senza preavviso, essendo generato da meteore sporadiche non classificabili in alcun modo. Ma alcune "stelle cadenti" sono meteore prodotte dalla disintegrazione di antiche comete e si manifestano periodicamente quando la Terra interseca l'orbita della cometa originaria, cioè una volta l'anno. Raggruppate, per tradizione, in sciami, sono denominate con il nome della costellazione dalla quale sembrano "provenire" quando diventano visibili, come le Perseidi e le Orionidi.

I meteoriti sono invece dei frammenti di corpi celesti più grandi, dalla massa sufficientemente grande da riuscire a non evaporare del tutto durante il percorso nell'atmosfera e a giungere quindi fino a terra, accompagnati da una esplosione e producendo un cratere le cui dimensioni dipendono dalla loro massa e dalla loro velocità all'impatto.

Il precedente di Chelyabinsk

Chelyabinsk
Il 13 febbraio 2013 un boato scosse la regione di Chelyabinsk, in Russia, producendo uno spettacolo nel cielo ed un disastro in terra. Una meteora di 15 metri di diametro e 10.000 tonnellate squarciò l'atmosfera prima di esplodere a pochi chilometri di quota sopra la sfortunata cittadina. I 500 kilotoni liberati dall'esplosione (circa 30 volte l'energia rilasciata dalla bomba di Hiroshima) generarono un'onda d'urto tale da provocare ingenti danni alle strutture della città, con il conseguente ferimento di 1500 persone.

Circa 5 tonnellate di materiale costituente il corpo originario raggiunsero il suolo in una pioggia di meteoriti di varie dimensioni; il più grosso, circa 300 kg, venne recuperato dal fondo di un lago vicino. Fin da subito si cercò di capire da dove arrivasse la il meteorite, soprattutto per accertarsi che non ve ne fossero altri in traiettoria. Nei mesi successivi vennero raccolti e visionati centinaia di video, ascoltate migliaia di testimonianze e ricostruite migliaia di traiettorie dei singoli frammenti che dopo l'esplosione si erano sparsi per 200.000 kmq.

Chelyabinsk
Qualcuno puntò il dito contro l'asteroide Duende (367943) che in quelle ore transitava a 27.700 km dalla Terra. I primi accertamenti orbitali esclusero però un suo coinvolgimento, lasciando aperto il caso. I fratelli spagnoli Carlos e Raúl de la Fuente Marcos, entrambi astronomi, come Sverre J. Aarseth dell'Università di Cambridge, decisero di riesaminare le prove. Per poter ricondurre con il maggior grado di affidabilità possibile il meteorite all'asteroide che lo ha generato, i tre scienziati hanno optato per un approccio computazionale. Significava dunque considerare la traiettoria di ingresso in atmosfera del meteorite, l'orbita di tutti gli asteroidi noti ed una serie incredibile di variabili che tengono conto della posizione della Terra, della possibilità che un asteroide modifichi la sua orbita, ecc.

Un lavoro immane che però ha portato al principale indiziato: l'asteroide 2011 EO40. Di lui sappiamo che ha spesso incontri ravvicinati con Venere, il sistema Terra-Luna e Marte, ed è stato quindi classificato come NEO (Near Earth Object). Ma non solo, la sua orbita interseca quella della Terra ( catalogato come Earth Crosser) ed è dunque monitorato come oggetto potenzialmente pericoloso (Potentially Hazardous Asteroid, PHA). Il diametro stimato sulla sua luminosità si aggira sui 200 metri. Non è ancora possibile considerarlo colpevole, ma i sospetti si concentrano su di lui. Affinando ulteriormente la tecnica dei tre scienziati sarà possibile giungere ad un verdetto certo.