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Oltre diecimila calamari giganti spiaggiati in Cile

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Sul litorale dell'isola cilena di de Santa María, di fronte alle coste della provincia de Arauco, si sono spiaggiati decine di migliaia di esemplari di calamari giganti di Humboldt (Dosidicus gigas), che i cileni chiamano jibias, e la loro decomposizione sta suscitando preoccupazioni per la salute della popolazione, tanto che sono state inviate delle ruspe per raccoglierli e seppellirli. La Vanguardia spiega «Per determinare le cause dell'incidente, tecnici del Servicio Nacional de Pesca y Acuicultura de Chile (Sernapesca) hanno raccolto esemplari dei calamari di Humboldt morti e campioni di acqua per sottoporli ad analisi in centri specializzati» e che «Gli esperti non hanno potuto tuttavia determinare le cause dell'incidente e non si scarta una relazione con il fenomeno El Niño».

La Sernapesca non scarta la possibilità che i cefalopodi siano morti a causa di un inquinamento, ma dicono che «La morte di massa dei calamari può essere stata provocata dalla temperatuira elevata dell'acqua del mare». Lo spiaggiamento sulla costa di Santa María di molluschi e pesci morti in questo periodo dell'anno (l'estate australe) è relativamente comune ma La Vanguardia fa notare che finora non aveva prodotto uno spiaggiamento di queste dimensioni di calamari giganti di Humboldt e che «A causa della mancanza di dati più concreti, non si può scartare che l'elevata temperatura dell'acqua in questa zona del Pacífico sia in relazione con il fenomeno El Niño, qche in questa occasione (2015-2016) vive un periodo specialmente forte e esteso».


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Australia: bagnante aggredito da uno squalo nel Queensland

immagine di repertorio
immagine di repertorio
Uno squalo ha attaccato un bagnante nel Queensland australiano: l'uomo, 30enne, stava facendo snorkeling, quando ha notato un grande numero di pesci e improvvisamente è stato aggredito dallo squalo. "Ha lacerazioni a gambe e braccia," hanno riferito i soccorritori appena giunti sulla spiaggia di Rosslyn Bay.

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Giappone: calamaro gigante emerge nel porto di Toyama e non vuole andarsene

calamaro


In una delle rarissime apparizioni davanti a occhi umani di una specie animale tra le piu' misteriose, un calamaro gigante e' emerso nelle acque del porto di Toyama, sulla costa occidentale del Giappone
, circa 300 chilometri a nord-ovest di Tokyo: e a quanto pare ci si e' trovato benissimo, tanto che per attirarlo di nuovo in mare aperto e restituirlo agli abissi cui appartiene e' occorsa quasi una settimana.

L'enorme cefalopode, dal colore rosso vivo marezzato di grigio, 4 metri di lunghezza senza contare i due tentacoli maggiori che vanno ben oltre, era stato avvistato da alcuni pescatori alla vigilia di Natale. Da allora ha preso gusto alla nuova dimora, diventando il beniamino di ricercatori e semplici curiosi, finche' oggi l'esperto sommozzatore Akinobu Kimura non e' riuscito a pilotarlo verso il largo.

Quella dell'intrepido subacqueo giapponese non e' stata tuttavia un'impresa priva di difficolta' giacche' il calamaro, piu' che a riconquistare la liberta', sembrava interessato ad approfondire invece la conoscenza con la propria guida: in cui forse per un po' ha anche vagheggiato di aver trovato un boccone bell'e pronto. "Le sue ventose erano cosi' potenti che mi hanno fatto male", ha raccontato Kimura all'emittente televisiva 'Asahi'. "Io stavo cercando di farlo scappare, e lui al contrario mi si avvolgeva intorno al corpo e si avvinghiava al braccio". Alla fine il mollusco comunque ha ceduto e se ne e' andato, ma la sua recalcitranza ha almeno permesso a uno studioso di fotografarlo e filmarlo, evento ancora piu' eccezionale quando si tratti di un esemplare vivo.

Per secoli simbolo perfetto del mostro marino, la leggenda del calamaro gigante si e' alimentata della sua elusivita' non meno che delle dimensioni extra-large. Da qualche anno le risalite dai 900 metri di profondita' verso la superficie si sono fatte pero' relativamente sempre piu' frequenti, e gli scienziati stanno cercando di comprenderne le ragioni: dall'inquinamento acustico al surriscaldamento del mare, fino al rarefarsi delle prede di cui abitualmente si ciba.

Fish

Ambiente: moria di pesci nel fiume Irminio

pesci morti nel irminio
Una grave moria di pesci interessa il fiume Irminio, nel Ragusano, in un tratto a valle della diga di Santa Rosalia in una zona vietata alla pesca per la protezione della trota macrostigma. La moria ha colpito tutte le specie: trote, carpe, carassi, anguille, rovelle. I tecnici dell'Arpa hanno effettuato prelievi per verificare lo stato di inquinamento del fiume e sull'accaduto, denunciato da Legambiente, sta indagando la Polizia Provinciale.

Eye 2

Australia: una lucertola gigante attaccata al muro di casa

lucertola
Una lucertola gigante è stata trovata attaccata ad una parete esterna di una casa, in Australia, si tratta di un varano gigante.

In Australia le lucertole che si attaccano al muro di casa sono giganti, lunghe circa un metro e mezzo. Quello che è accaduto nel nuovo Galles del Sud, in Australia, ha dell'incredibile: un uomo che era uscito a prendere fresco nel proprio giardino ha trovato attaccato alla parete una lucertola, anzi una lucertolona, gigante. La lucertola in questione è lunga un metro e mezzo e pesa circa 15 chili. Insomma, la strana lucertola gigante ha le dimensioni di un alligatore, ma in realtà era abbastanza innocua. L'uomo ha avuto la forza di scattare una foto che ha fatto immediatamente il giro dei social network del mondo. Ovviamente, c'è una spiegazione scientifica a tutto questo. La lucertola gigante è un varano, nella lingua aborigena "goanna", un rettile caratterizzato da un disegno reticolare nero, che spicca sulla tinta avorio del collo e della gola.

Il varano può raggiungere i 2 metri e mezzo di lunghezza, e i 15 kg di peso; varani eccezionalmente grandi possono pesare più di 20 kg. E' un animale mitologico per gli aborigeni e la sua carne era apprezzata moltissimo dai popoli aborigeni di un tempo. Il grasso dell'animale, invece, veniva impiegato per scopi medici e cerimoniali. In Australia, dunque, può capitare anche questo, che si esca in giardino e una lucertola gigante sosti pigramente sul muro di casa vostra.

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Strage di antilopi Saiga in Kazakistan. Ancora ignote le cause

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Mistero sulla morte di migliaia di antilopi Saiga in Kazakistan. La Saiga è un antilope facilmente riconoscibile per via della sua caratteristica struttura nasale, molto grande e flessibile. Fino a 25 anni fa migrava nelle steppe centro-asiatiche in branchi che contavano tutti insieme oltre un milione di individui, oggi invece vivono in poche aree di Kazakistan, Russia, Mongolia. Dalla metà di maggio a oggi si contavano circa 120mila antilopi Saiga morte in Kazakistan, il che significa circa un terzo della popolazione mondiale. Ma il bilancio ora è stato corretto al rialzo fino ad arrivare ad almeno 211mila esemplari.

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© scienzenotizie.itStrage di antilopi Saiga in Kazakistan. Ancora ignote le cause
L'argomento è stato affrontato la settimana scorsa in Uzbekistan con i rappresentanti dei Paesi interessati. Le analisi di campioni di terreno e acqua hanno escluso presenze significative di tossine e inquinanti. Una delle possibili cause sembrerebbe essere un batterio, chiamato pasteurella, presente nelle antilopi in uno stato dormiente. Per il professor Richard A. Kock del Royal Veterinary College londinese, il cambiamento climatico, con l'aumento delle temperature, potrebbe aver indebolito le difese delle antilopi ed essere quindi tra le cause del risveglio del batterio, che si è trasformato in un patogeno letale portando alla morte degli animali. L'aspetto più inquietante è che le morti avvengono in massa: se viene interessata una mandria, non resta vivo nemmeno un esemplare. Riguarda soprattutto le femmine e i loro cuccioli.

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Africa: anche i leoni rischiano l'estinzione

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Anche il leone d'Africa, così come il leopardo delle nevi, è inserito dall'IUCN (Unione Mondiale della Conservazione della Natura) nella categoria "Endangered" della Lista Rossa delle specie minacciate. Un nuovo studio pubblicato su PNAS lancia un allarme: la popolazione dei leoni in Africa occidentale e centrale è in brusco declino e ci sarà un'ulteriore riduzione del 50% nei prossimi due decenni se non si attua un importante sforzo di conservazione. Il numero dei leoni è in calo, anche se in maniera meno drammatica, anche in Africa orientale, a lungo considerata la principale roccaforte della specie.

Lo studio ha mostrato anche che, nonostante la maggior parte delle popolazioni di leoni sia in declino, si sono verificati aumenti nelle popolazioni di leoni i in quattro paesi del sud: Botswana, Namibia, Sudafrica e Zimbabwe. Questi risultati indicano chiaramente che il declino dei leoni può essere fermato, anzi invertito come nell'Africa del sud. Purtroppo, la conservazione del leone non sta avvenendo a scala più ampia, il che porta ad uno stato vulnerabile dei leoni a livello globale. In realtà, il calo in molti paesi è molto grave e ha enormi implicazioni, afferma Hans Bauer della WildCRU, che ha condotto lo studio.

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Scoperta dopo un secolo una nuova specie di tartaruga gigante alle Galapagos

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© New York Times
La tartaruga gigante delle Galapagos è nota in tutto il mondo per aver ispirato la teoria dell'evoluzione di Charles Darwin. Una ricercatrice italiana ora ha identificato una nuova specie di testuggine, a ben 100 anni dall'ultima classificazione.

La nuova specie di tartaruga gigante delle Galapagos rappresenta una linea evolutivo mai studiata fino a questo momento e ora i ricercatori si impegneranno a svelare i misteri che questa scoperta sorprendente potrebbe nascondere. La scoperta è stata documentata sulla rivista Plos One ed è avvenuta grazie a Adalgisa Caccone, esperta del Dipartimento di Biologia dell'Università di Yale.

La nuova specie, denominata Chelonoidis donfaustoi, vive sull'isola di Santa Cruz, nella zona centrale dell'arcipelago delle Galapagos. Ciò che ha stupito gli scienziati è che queste tartarughe non sono molto simili dal punto di vista genetico alla colonia principale che vive sull'isola. Il nome è stato scelto in onore di Fausto Llerena, l'uomo che si occupò di accudire la tartaruga Lonesome George, ultimo esemplare della propria specie scomparso sull'isola di Pinta nel 2012.

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Troppi cani da portare a spasso: agricoltore inventa il "trenino"

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Texas. Con questo mezzo, ideato e costruito da Eugenio Bostick, l'uomo riesce a far viaggiare comodamente i suoi amici a quattro zampe attorno alla tenuta.

Voglio vivere così, con il sole in faccia e il trenino pieno di cani da portare a spasso in tutta comodità. Molti di noi avrebbero questo desiderio. Eugenio Bostick l'ha realizzato. Lui vive in Texas, in una grande tenuta di circa 12 acri. Si occupa della terra e degli animali che ama molto, come si intuisce facilmente. Ebbene lui, con le sue mani, ha costruito il trenino che si vede nelle foto e lo fa funzionare perfettamente. Due o tre volte a settimana carica i suoi amati cani e li porta a spasso attorno alla sua tenuta. La gente di Fort Worth in Texas, lo conosce e lo saluta sempre con calore. E anche per i cagnoloni non manca mai una carezza.

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Safari pericoloso, elefante attacca i turisti

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elefante attacca i turisti

Un safari nel Gonarezhou National Park, in Zimbabwe ha avuto un epilogo pericoloso: un elefante infastidito ha attaccato alcuni turisti.

Sono in tanti i turisti che ogni anno si regalano un'escursione tra gli animali, un safari nei parchi naturali nazionali, per ammirare tigri, leoni, elefanti e giraffe da distanza ravvicinata e nel loro habitat naturale. Ma quanto accaduto nel Gonarezhou National Park, in Zimbabwe, è stato decisamente pericoloso e poteva avere conseguenze drammatiche.