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mer, 07 giu 2023
Il Mondo per Coloro che Pensano

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Gli attacchi di Parigi e le "strane coincidenze"

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© controinformazione.info
Si potevano prevedere gli attacchi di Parigi? Qualcuno li aveva per la verità previsti.
Dichiarazione del Presidente Bashar al-Assad fatta nel Giugno del 2013, in una intervista al giornale tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung: "....se gli europei consegneranno le armi ai terroristi, il cortile d'Europa si trasformerà in un terreno propizio al terrorismo e l'Europa ne pagherà il prezzo".

Questa dichiarazione, che al giorno d'oggi appare come una premonizione, era stata sbeffeggiata e derisa dai giornali occidentali ed in particolare in Italia dai giornali della borghesia benpensante del "pensiero unico" (il Corriere della Sera e Repubblica).
Vedi: Siria: Assad minaccia l'Europa.

Lo stesso aveva predetto il leader libico Gheddafi, prima di essere barbaramente assassinato dai sicari dei servizi della NATO inviati appositamente per eliminarlo per nascondere le prove del finanziamento da lui fatto all'allora presidente francese Nicolas Sarkozy : "L'Occidente deve scegliere tra me o il caos del terrorismo".
Vedi: Gheddafi e quella profezia inascoltata.

Una profezia quella di Gheddafi, anche quella rimasta inascoltata e derisa: L'Occidente ha scelto il terrorismo come strumento per raggiungere i propri fini. Adesso se ne vedono le conseguenze. Per quanto riguarda la strage fatta con gli attacchi terroristici a Parigi, sembra presto per trarre delle conclusioni tuttavia ci sono delle cose "strane" anche in questo avvenimento. Non sembra normale e credibile che otto terroristi, armati fino ai denti, possano circolare dentro Parigi ed attuare una attacco improvviso e coordinato, con perfetta tattica militare, colpendo in sette posti diversi, senza che servizi segreti e forze di sicurezza fossero minimamente informati e consapevoli di casa stava accadendo, di come circolassero le armi e di quanti terroristi dalla Siria, cittadini francesi arabi di seconda generazione, recatisi a combattere in quel paese, stessero rientrando in Patria per compiere attentati. Questo è avvenuto a Parigi che è una delle capitali più protette ed organizzate d'Europa.

Vuoi vedere che le armi utilizzate per gli attacchi siano le stesse che il governo francese aveva fatto arrivare in Siria per armare i gruppi terroristi che dovevano rovesciare il governo siriano di al-Assad ? Potrebbe essere visto che la Francia è in prima linea a sostenere i gruppi terroristi, adesso pudicamente denominati "ribelli moderati".
Vedi: Siria, Hollande: Francia ha dato armi ai ribelli da diversi mesi

Megaphone

13 novembre 2015: l'Unione Europea ci consegna al terrorismo

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Una eco di spari nella notte e Parigi piomba di nuovo nell'incubo di dieci mesi fa. Gli attentati di Charlie Hebdo avevano messo di fronte la Francia alla minaccia del terrorismo islamico, quando quel giorno un commando armato fece irruzione nella sede della controversa rivista satirica "Charlie Hebdo", per vendicare il profeta Maometto, deriso dalle rappresentazioni irridenti e dissacratorie che venivano pubblicate sulla rivista francese. Sulla natura di quegli attentati molto si è scritto e sono state proposte le più disparate analisi per tentare di ricostruire l'era del terrorismo islamico in Europa, che deve fare i conti con un fenomeno inedito dal punto di vista storico e culturale. La notte scorsa si è giunti forse al momento apicale dell'epoca del terrorismo islamico, che supera per certi versi le dinamiche e le logiche che partorirono la strategia della tensione nel secondo dopoguerra in Italia.

Quelle stragi che videro il loro inizio con gli attentati di Portella della Ginestra del 1947 e la loro conclusione con la strage di Bologna del 1980, avevano uno scopo preciso. L'Italia era il paese con il più forte partito comunista occidentale, rappresentava il ponte culturale e geopolitico dei rapporti tra Ovest ed Est e la sua posizione collocata nel blocco occidentale equilibrava i pesi specifici delle due superpotenze, USA ed URSS. Occorreva mantenere lo status quo e gli attentati di quegli anni impedivano che questo equilibrio venisse scalfito e turbato dalla crescente forza delle frange politiche e sociali che si opponevano alla permanenza dell'Italia nella NATO.

Gli attentati di Parigi si collocano in un contesto storico diverso. Gli otto uomini e i loro complici in fuga, secondo la versione delle autorità, hanno agito di concerto nella notte e non sembravano agire mossi da uno scopo preciso, né tantomeno voler colpire un obiettivo determinato. Il bilancio complessivo è di 120 morti, 200 feriti, di cui 80 in gravissime condizioni; un eccidio senza precedenti nella storia del terrorismo islamico in Europa. Testimoni riportano che qualcuno degli attentatori gridava "questo è per la Siria", e ad una prima ipotesi questa dichiarazione sembrerebbe collegata alla presunta morte di Jihadi John, l'uomo incappucciato dell'ISIS, identificato come il giustiziere degli ostaggi detenuti dallo stato islamico.

Gli obiettivi scelti a caso tra la popolazione civile, sembrano non toccare le ragioni che potrebbero spingere il terrorismo islamico a colpire la Francia. Testimoni presenti al teatro Bataclan, raccontano che gli spari partivano indiscriminatamente verso la folla, con il solo scopo di fare quante più vittime possibili: colpire senza avere un obbiettivo preciso. Questi attentati sembrano spingere verso un cambiamento di qualche tipo che l'Europa tutta dovrebbe intraprendere per salvaguardare ciò che resta della sua civiltà. Dopo Charlie Hebdo, venne immediatamente auspicata dal premier Renzi e dal presidente Hollande una ulteriore cessione delle sovranità degli stati nazione, per raggiungere quel livello di unità politica europea, necessario per far fronte in modo compatto e coordinato alla nuova minaccia che incombe sull'Europa. Probabilmente si assisterà nelle prossime ore al coro di voci che invocano "più Europa". Ci si riferisce forse a quell'Europa che subisce le conseguenze delle politiche di Washington nei paesi arabi?

Bomb

Duplice attentato dell'Isis a Beirut, 41 morti e 200 feriti.

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L'attacco, rivendicato dai terroristi dell'Isis, ha causato 41 morti e oltre 200 feriti, riporta l'AFP.

Secondo le dichiarazioni della polizia locale, l'esplosione è avvenuta di fronte al centro commerciale Bourj al-Barajneh alle 18:00 (Ora di Beirut), nella periferia sud della capitale. Gli attacchi sono stati perpetrati da due uomini muniti di giubbotti esplosivi.

La zona sud di Beirut è considerata una roccaforte del movimento libanese Hezbollah, che combatte in Siria. Questa zona, in passato, è stata colpita da altri attacchi di questa natura, e in diverse occasioni gruppi terroristi hanno minacciato di attuare tali attacchi.

Il duplice attentato è molto probabilmente una vendetta dell'Isis dopo le dolorose sconfitte militari patite ad Aleppo, dove è in corso l'offensiva dell'esercito siriano e di Hezbollah.


Bad Guys

Strage di Parigi, Hollande: "Atto di guerra". Francese uno degli attentatori. Alfano: "Allerta innalzata al secondo livello"

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La Francia e tutto il mondo sotto shock per gli attentati della notte a Parigi. Teste di cuoio in azione nella sala da concerti, uno degli obiettivi delle almeno sette azioni terroristiche simultanee: scoperti 128 cadaveri. Tutti i terroristi sarebbero morti ma non si escludono persone in fuga. Il presidente: "Non avremo pietà contro barbari Daesh"

Parigi torna sotto l'attacco del terrorismo. Era successo all'inizio del 2015 con la strage a Charlie Hebdo, è accaduto ieri sera intorno alle 22. Sette attacchi contemporanei, kamikaze allo stadio, sparatorie in luoghi pubblici e presa di ostaggi in un teatro dove era in corso un concerto rock. Sarebbero almeno 128 i morti - per la maggior parte spettatori del concerto - e 250 i feriti, di cui 99 in modo grave. Secondo la procura gli attentatori deceduti sarebbero 8, ma è possibile che altri complici siano in fuga. Stando a quanto riferisce Bfm-Tvn, sul corpo di uno degli attentatori kamikaze è stato trovato un passaporto siriano. Identificato un secondo autore degli attentati a Parigi. Secondo Europe 1 è un citadino francese.

Eye 2

Selfie con il morto. Il souvenir di un colono israeliano che non ha indignato i media mainstream

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Per il martellamento mediatico, la scorsa estate, il mondo si era fermato e scioccato per una foto con un leone ucciso in una battuta di caccia. E oggi?
È vergognosa, scandalosa, immorale. Ha fatto il giro del web, è diventata "virale", ma non è comparsa sui media mainstream. Ritrae un colono, tristemente noto agli abitanti di Al Khalil, che fa un selfie con il cadavere di un giovane Palestinese, ucciso poco prima dall'esercito israeliano. E sorride. Eppure il mondo s'era indignato la scorsa estate, di fronte ad un selfie scattato da un dentista americano con il leone Cecil, simbolo dello Zimbawe, da lui ucciso durante una battuta di caccia.

La vita di un animale vale forse più di quella di un essere umano?

Settantotto i morti Palestinesi dal 1° ottobre ad oggi. Non fanno notizia. Sono Palestinesi. Nella maggior parte dei casi, i "presunti" attentatori sono stati freddati senza pietà. Molte le foto ed i video che mostrano Palestinesi disarmati, assassinati dall'esercito israeliano o dalla polizia di frontiera a sangue freddo. Solo in un secondo momento, accanto al cadavere viene posto un coltello.

La cui presenza non costituisce, però, motivazione né giustificazione per crivellare di colpi una persona. In caso di attentato, o presunto tale, e se il presunto attentatore possiede un'arma, quest'ultima consente alle forze di polizia di "neutralizzarlo", termine tanto caro all'esercito israeliano. Laddove per neutralizzare non s'intende uccidere, ma disarmare, se necessario sparando ad organi non vitali. La presenza dell'arma è però l'unico appiglio che gli israeliani hanno ancora per parlare di "terroristi" palestinesi. In assenza di arma, trattasi di esecuzioni extragiudiziali, anch'esse tanto care al democratico stato d'Israele, nei confronti di innocui cittadini. Trattasi di sterminio, olocausto, pulizia etnica.

Disarmato, nelle prime foto apparse e dalle testimonianze raccolte, era anche Farouq Abdel Alqader Omar Sidr, 19 anni, ucciso a Khalil lo scorso 29 ottobre. Lui, il martire riverso a terra, nella foto ricordo del colono. Come se fosse un souvenir, un trofeo, proprio come il leone. Invece era un giovane uomo la cui vita è stata spezzata per sempre. E con essa i suoi sogni, le sue aspirazioni, il suo futuro, di cui non sapremo mai nulla perché ai nostri media non interessano i sogni dei Palestinesi. Non si intervista la sua famiglia per sapere chi fosse Omar, come trascorresse la sua vita in una Khalil sotto assedio, in una Palestina sotto occupazione. Era Palestinese. E tanto basta.

Blackbox

Il guru dei media di Putin muore in albergo di lusso a Washington. "Attacco di cuore" o qualcosa in più?

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Z. H. "Nessuno sembra pensare che sia strano che un magnate dei media russo sia morto in una stanza d'albergo statunitense da un apparente "attacco di cuore", in una fase in cui le relazioni tra Washington e Mosca si sono deteriorate a livello di guerra fredda 2.0 e siti come RT e Sputnik stanno diventando sempre più importanti tra i lettori occidentali"

L'ex ministro della comunicazione russo e uno dei fondatori nel 2005 del canale Russia Today, Mikhail Lesin, è morto nell'albergo Dupont a Washington venerdì. Le autorità nord-americane e quelle russe hanno confermato la notizia solo sabato.

A distanza di giorni non si sa ancora perché Lesin, responsabile media di Gazprom come ultimo incarico, fosse a Washington. Vladimir Putin "ha espresso le sue condoglianze più sincere".

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Binoculars

Maduro promette di denunciare all'Onu le minacce militari degli Stati Uniti al Venezuela

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Il ministro della Difesa della Repubblica bolivariana aveva denunciato ieri la violazione dello spazio aereo venezuelano da parte di un velivolo militare nord-americano
Il presidente del Venezuela, Nicolas Maduro denuncerà all'ONU e altri organismi internazionali le minacce militari degli Stati Uniti contro il suo paese. La dichiarazione di Maduro arriva subito dopo che un aereo dell'intelligence statunitense ha violato per l'ennesima volta lo spazio aereo della nazione sudamericana.

Il presidente venezuelano ha bollato come "insolite e straordinarie" le nuove minacce degli Stati Uniti contro il Venezuela e ha promesso di denunciare alle organizzazioni regionali e internazionali queste azioni illecite. Lo ha affermato in una conversazione telefonica con la rete televisiva Telesur. Nicolas Maduro ha in particolare richiesto un intervento dell'Unione delle Nazioni Sudamericane (UNASUR), la Comunità di Stati Latinoamericani e dei Caraibi (CELAC), l'Alleanza Bolivariana per i Popoli della Nostra America (ALBA) e le Nazioni Unite. "Tutta la nazione dovrebbe essere unita nella denuncia contro le provocazioni militari subite dal nostro paese", ha concluso.

Il ministro della Difesa venezuelano Vladimir Padrino López aveva denunciato alla nazione ieri che il 6 novembre un velivolo militare nord-americano era stato avvistato nello spazio aereo della Repubblica Bolivariana in violazione del diritto internazionale.

E' la prima volta gli Stati Uniti violano la sovranità del Venezuela? Ci sono state altre violazioni dello spazio aereo venezuelano? TeleSur fa un breve riassunto che ci aiuta a capire le pressioni e gli abusi subiti da Caracas da quando ha scelto di essere un paese libero, indipedente e sovrano.

20 maggio 2008

Un aereo Viking d'incursione S-3 viola lo spazio aereo venezuelano. L'aereo sorvolò l'arcipelago di Los Roques, in Venezuela, secondo il Dipartimento della Difesa USA per "problemi di navigazione intermittenti." L'allora ministro degli Esteri venezuelano Nicolas Maduro, dichiarò che l'incidente era stato parte della campagna di provocazioni degli Stati Uniti per destabilizzare la regione.

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Eye 2

Renzi a Riyadh: agghiacciante silenzio su guerra allo Yemen e Diritti Umani

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Il presidente del Consiglio Matteo Renzi a Riad per una visita istituzionale, 8 novembre 2015.
Il Premier italiano Matteo Renzi, l'autonominatosi 'genio fiorentino', tra ieri e oggi ha reso omaggio in terra saudita ai tiranni dell'ultima monarchia assoluta (a rigor di legge) esistente sulla Terra. Questo perché i sovrani di Qatar, Bahrein e UAE, pur dominando i loro paesi col pugno di ferro e la repressione aperta od occulta di ogni manifestazione di dissenso, almeno 'ex lege' non sono sovrani assoluti (anche se poi ignorano bellamente gli articoli costituzionali che dovrebbero limitarne il potere). Infingimenti inutili in quel di Riyadh, dove la Famiglia Saoud, emersa negli anni '30 dagli accampamenti di tende per pattugliare e sorvegliare i pozzi petroliferi dell'ARAMCO, continua ad amministrare il potere come un affare "strettamente privato".

Sbarcato nella Penisola Araba nella giornata di ieri Renzi ha forse chiesto ai regnanti e ministri sauditi di interrompere la loro campagna di bombardamenti contro lo Yemen, che dal 26 marzo scorso soffre una massiccia aggressione militare da parte di una coalizione di regimi reazionari guidati da Riyadh? Assolutamente no; i componenti delle bombe che cittadini sardi hanno visto "impacchettate" su pallet allineati su una pista aeroportuale dell'isola potranno continuare a venire sganciati contro le cupole di alabastro traforato di Sanaa, città-monumento dell'UNESCO.

Ha forse Renzi chiesto ai Sauditi di interrompere le fustigazioni a sangue a cui viene sottoposto Raif Badawi, il giovane condannato per aver espresso in rete critiche contro il regime di Riyadh? Macché, l'ansia per i 'Diritti Umani', egli sa benissimo, deve essere tirata fuori solo contro bersagli graditi ai suoi padroni di Washington, quindi Russia, Cina, Iran ed eventualmente Cuba. Riyadh va coccolata e anzi lasciata libera di fustigare, mutilare, decapitare quanto vuole, pure (orribile e grottesca ironia) nel momento in cui presiede all'ONU il Comitato Consultivo ONU per i Diritti Umani!

Non menzioniamo nemmeno poi il caso dello Sceicco Nimr al-Nimr (sequestrato dai servizi segreti e quindi condannato a morte) o quello di suo nipote Ali Baqir al-Nimr, anche lui condannato alla pena capitale, nel suo caso con la macabra bizzarria di dover venire 'decapitato e poi crocefisso'; visto che la padronanza di queste questioni richiederebbe una vasta e approfondita conoscenza della sistematica persecuzione che il regime wahabita degli Al-Saoud conduce da decenni contro milioni di cittadini sauditi di fede sciita.

Bullseye

Il terrorismo come alibi del Potere dominante

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© controinformazione.info
Nella turbolenta epoca in cui viviamo, in un mondo dilaniato da conflitti per l'egemonia, accade di frequente che un avvenimento eccezionale catalizzi l'attenzione dell'opinione pubblica e si scateni da questo una campagna mediatica per spiegare e raccontare gli avvenimenti secondo la versione ufficiale dettata in modo uniforme dalle centrali dei media e dalle grandi agenzie di informazione che trasmettono attraverso le reti Tv ed i giornali in tutto il mondo occidentale e non solo di quello.

Non esiste dubbio che il maggior numero di avvenimenti che colpiscono l'opinione pubblica, oltre alle calamità naturali, sono quelli che si riferiscono agli attacchi terroristici, avvenimenti che producono nell'opinione pubblica un clima di tensione, di insicurezza e, spesse volte, di panico. Questo e' stato il caso dell'attentato avvenuto a Parigi contro i vignettisti di Charlie Hedbo e, più' di recente degli attentati a Tunisi, quello attuato al museo e gli attacchi terroristici contro i bagnati presenti nella spiagge tunisine, frequentate da turisti occidentali.

Chi come noi si occupa di controinformazione , in questi casi cerca di analizzare a fondo ed in modo critico gli avvenimenti, diffidando delle informazioni ufficiali e sottolineandone le incongruenze, cercando in parallelo altre fonti alternative ma, oltre a questo, applicando anche una logica politica che cerca di individuare i reali obiettivi dell'atto terroristico e le finalità ultime che questo si propone. Non sempre si indovina ma spesso, a distanza di tempo, quelle che inizialmente sono soltanto delle ipotesi o congetture, ignorate dai media ufficiali, spesso si rivelano reali e concrete alla luce dei successivi avvenimenti dai quali arrivano le conferme di quello che si era soltanto supposto o di cui vi erano evidenze in fonti non accreditate.

Così è accaduto ad esempio nell'Italia degli anni '70 quando i vari attentati che scuotevano la commozione dell'opinione pubblica venivano accreditati alla abituale pista "neo fascista", salvo poi, grazie a rivelazioni fatte dagli stessi esponenti della classe politica, si è scoperta la realtà di una "strategia della tensione" messa in atto da mandanti che erano nelle centrali dei servizi e degli apparati paramilitari occulti (Gladio) che erano a loro volta al servizio del potere atlantista per i suoi scopi, mascherati dalla difesa anti sovietica.

Peculiare fu il caso dell'abbattimento dell'aereo di Ustica ove sono stati necessari oltre 30 anni di indagini, depistaggi e processi per arrivare poi alla verità, inizialmente sempre negata dalle autorità dell'epoca come una ipotesi "complottista".

In epoche più recenti, in un mondo divenuto globale, abbiamo avuto gli avvenimenti dell'11 Settembre con tutto quello che è venuto dopo, tanto da costituire questo avvenimento, per il potere egemonico degli Stati Uniti, la "Pearl Harbor" della nostra epoca, il pretesto che ha consentito a Washington di scatenare le sue guerre in tutto il mondo ed operare la destabilizzazione di intere nazioni dall'Iraq all'Afghanistan, dalla Somalia alla Libia, alla Siria, ecc., un avvenimento che ha consentito l'abrogazione del principio sancito della inviolabilità dei diritti del cittadino ("habeas corpus") nei suoi diritti civili con l'emanazione del "Patriot Act" e subito dopo il "Presidential Military Order", firmato dall'allora presidente George W. Bush che ha permesso l'applicazione di normative da stato di emergenza che hanno dilatato enormemte ogni potere da stato di polizia dell' Amministrazione USA e che perdurano ancora oggi.
Vedi: Legislazione antiterrorismo e limitazioni alla libertà personale

Eagle

Ecco la condanna a morte che ci attende. Pubblicato il testo del TPP.

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"Peggiore di qualunque cosa avessimo mai immaginato". "Un atto di guerra al clima". "Un omaggio all'agricoltura intensiva". "Una condanna a morte per la libertà della rete". "Il peggior incubo". "Un disastro." Questo è il tenore dei commenti di chi ha letto e studiato il testo del TPP, il fratello gemello del TTIP, l'accordo di libero scambio commerciale tra Usa e Ue, negoziato in segreto, di cui vi ho parlato mercoledì sera a La Gabbia.

Il TTIP fa parte di una gigantesca strategia globale degli Usa, le cosiddette "Tre T", che comprendono anche il TTP e il TISA. Il TTIP è l'accordo di liberalizzazione commerciale che stanno negoziando (in segreto) Usa e UE. Il Tisa (Trade in Services Agreement) è l'accordo, anche peggiore, sulla liberalizzazione dei servizi e il TPP (Trans Pacific Partnership), è l'omologo del TTIP sul fronte pacifico, che includerà 12 paesi, tra cui Singapore, la Nuova Zelanda, gli Stati Uniti, l'Australia, il Messico, il Giappone e il Canada. Caso vuole che in nessuno dei tre accordi siano presenti i cosiddetti Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica). Caso vuole? No, in effetti non è un caso, ma esattamente lo scopo per cui le Tre T sono state create: aggirare il peso che i paesi emergenti hanno assunto nell'Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO), isolare la Cina (con la strategia militare e commerciale definita "Pivot to Asia") e assicurare il dominio delle grandi corporation USA nell'economia mondiale.

Questi trattati sono negoziati in segreto (perché se no non glieli lasceremmo fare): per la UE ci pensa quella simpaticona indefessa adoratrice dei più stringenti principi democratici che si chiama Cecilia Malmström (la signora io-non-rispondo-ai-cittadini). Solo le lobby hanno libero accesso al testo del negoziato. Se gli europarlamentari vogliono visionarlo, devono chiamare l'ambasciata americana, farsi dare un appuntamento che è disponibile solo due volte a settimana, in una fascia oraria di sole due ore, solo due alla volta, all'ingresso devono consegnare ogni dispositivo elettronico, firmare un impegno di riservatezza e finalmente possono avere davanti agli occhi intere sezioni di codici e codicilli legali, per due ore, senza poter prendere appunti e guardati a vista da due guardie americane. Se questo lo chiamate democrazia, fatevi visitare da uno bravo!

Lato Usa invece usano la Fast Track Negotiating Authority for Trade Agreement, che è uno strumento che consente al Presidente degli Stati Uniti d'America di negoziare trattati commerciali per i fatti suoi, e poi presentare un pacchetto fatto e finito al Congresso, che può solo approvarlo o respingerlo in toto, a maggioranza semplice, (un po' come la nostra fiducia): i deputati USA non possono in alcun modo proporre emendamenti o fare ostruzionismo. E' nato per consentire l'approvazione di trattati commerciali che altrimenti non avrebbero mai visto la luce, e per consentire ai deputati di votare a favore senza perdere la poltrona (negli Usa c'è il recall), dato che chi li ha eletti ne sarebbe probabilmente scontento. Figuratevi quanta democrazia ci sia anche da quelle parti: hanno creato uno strumento per fare in modo di poter votare quello che democraticamente non potrebbero! Chapeau! (e questa è la più grande democrazia del pianeta, figuriamoci le altre!).