Maestri BurattinaiS


Bomb

Attentato in Pakistan, sale il numero delle vittime

attentato a Pakistan
© REUTERS/ Khuram Parvez
Sale a 18 il bilancio delle vittime dell'attentato kamikaze in Pakistan.

L'attacco suicida all'ufficio della National Database and Registration Authority, nel distretto di Mardan, ha provocato la morte di 18 persone. Almeno 40 i feriti. Tale bilancio potrebbe peggiorare nelle prossime ore. Al momento dell'attentato, l'ufficio addetto al rilascio dei documenti d'identità era gremito di gente.

Stando alle dichiarazioni di un esponente delle forze dell'ordine, a provocare l'esplosione sarebbe stato un uomo a bordo di una motocicletta, con indosso un giubbotto esplosivo.

L'attentato non è stato rivendicato.

Newspaper

Il Meglio del Web: Nel frattempo nel Donbass la guerra continua

Debalzevo
© Foto: di Eliseo Bertolasi
Esistono conflitti di serie A e di serie B, vittime di cui vale la pena parlare, morti di cui la stampa tace. Non sarà di certo la scoperta del secolo o una novità, ma una triste regola che si riconferma. Perché alcune guerre vengono dimenticate?

Oggi i media ne parlano, domani ci sarà un'altra storia, un'altra guerra da sbattere in prima pagina. Alcune guerre semplicemente "non fanno notizia" e le vittime di questi conflitti sembra non ci riguardino più. Tra i conflitti più ignorati dai media occidentali vi è senza dubbio la crisi nel sudest ucraino, che dallo scoppio della guerra nell'aprile 2014, ha provocato più di 8.000 vittime.

Nel frattempo nel Donbass la guerra continua. Sputnik Italia ha raggiunto il reporter Eliseo Bertolasi, che direttamente sul campo ha fatto il punto della situazione.

— Com'è la situazione nelle città del Donbass che hai visto?

Eliseo Bertolasi
© Foto: fornita da Eliseo BertolasiEliseo Bertolasi a Donetsk
A Donetsk, in centro, la vita sembra riprendere, certamente ancora in condizioni di guerra. Ogni notte si sentono in lontananza i boati dei bombardamenti, di notte vige ancora il coprifuoco. Fonti governative locali mi hanno riferito che solo a Donetsk, a causa dei bombardamenti, mediamente muoiono 4-5 persone al giorno. Lascio immaginare il bilancio complessivo delle vittime!

Sono poi stato a Debalzevo, a Gorlovka per seguire la distribuzione di aiuti umanitari. In queste città i bombardamenti sono stati violentissimi, non solo sono state colpite le abitazioni civili, ma anche le infrastrutture cittadine. La gente rimasta vive negli scantinati delle proprie case distrutte. Le condizioni di vita sono durissime: il freddo inizia a farsi sentire, usano stufe a legna, spesso manca l'acqua corrente, mancano prodotti alimentari, medicinali. In questi scantinati ho visto tanti bambini, e nonostante la distribuzioni di doni e vestitini pesanti, non ne ho visto uno con lo sguardo sereno, ma sempre con gli occhi immancabilmente adombrati dal terrore. Alcune mamme mi hanno persino riferito che i propri figli, quando sentono le esplosioni, riconoscono se si tratta di un tiro di mortaio, artiglieria o missili grad. Petr Poroshenko, il presidente degli ucraini, almeno in questo caso ha mantenuto la parola, quando un anno fa promise che i bambini del Donbass sarebbero vissuti nei sotterranei.

Da noi i bambini con i loro banali videogiochi a queste guerre ci giocano, qui bambini della stessa età, vittime innocenti di una guerra dimenticata, purtroppo,con la guerra ci convivono.

Bullseye

Terrorista dell'ISIS confessa di essere stato addestrato in Turchia

ISIS
La Turchia sta addestrando terroristi in Siria in una zona camuffata da un campo di addestramento per l'esercito siriano libero. Lo ha raccontato, a Sputnik, un jihadista di 20 anni, catturato dai curdi dello YPG, sottolineando come l'aiuto di Ankara alla cosiddetta "opposizione moderata" non è così innocente come l'occidente vuole far credere.

Catturato dal YPG, Unita Combattenti curde- Abdurrahman Abdulhadin, ex combattente dell'Isis dichiara di essere stato addestrato in Turchia prima di ricevere il suo primo incarico nello Stato islamico (IS, precedentemente ISIS / ISIL). "Fanno finta di essere nemici, tuttavia, sono amici,", ha proseguito Abdulhadi, il cui fratello, Til Berak, combatte ancora con l'Isis. Mentre i cittadini turchi costituiscono solo il "10 per cento" dei jihadisti che ha incontrato, il prigioniero sostiene che la Turchia sta attivamente addestrando i combattenti dello stato islamico. "Nel mese di agosto 2014, mi addestravo nella città turca di Adana con uno degli emiri dell'ISIL", ha spiegato Abdulhadi, aggiungendo che il suo mese di addestramento "è stato completato con 60 altri combattenti in un campo, non lontano dall'aeroporto". Ed ha proseguito: "Una volta alla settimana ci insegnavano a usare kalashnikov, mitragliatrici e altre armi. Siamo stati addestrati in Turchia perché il comando di ISIL ha pensato che fosse più sicuro qui che in Siria a causa dei bombardamenti."

Mentre il campo è stato ufficialmente dichiarato come uno dei centri di addestramento per il Free Syrian Army, il prigioniero catturato daYPG dice: "Il sessanta percento di quelli che erano lì erano membri dell'Isis: si trattava di cittadini siriani, molti dei quali sono arrivati in Turchia, alla ricerca di un lavoro inizialmente, ma in seguito hanno aderito a Daesh," ha spiegato. Dopo aver completato il suo addestramento, Abdulhadi è stato incaricato di scortare i siriani che volevano unirsi ai jihadisti. "Dopo aver finito l'addestramento, sono andato in uno dei quartieri della città turca di Adana. Il mio compito era quello di incontrare le reclute appena arrivate dalla Siria. Dopo l'addestramento li abbiamo inviati alla città turca di Urfa. Da lì le reclute sono stati trasferite attraverso il valico di frontiera. E da lì in seguito in tutta la Siria", ha concluso. Turchia, paese Nato che negozia l'ingresso nell'Unione Europea.

Fonte: RT

Bizarro Earth

Il Meglio del Web: Resoconto Geopolitico 2015: un anno di M... ultipolarismo e Disinformazione

Big Blue Marble
© saiia.org.za
"La fiducia è bene, il controllo è meglio." - VLADIMIR LENIN

Il 2015 è stato un anno davvero interessante.

Molteplici novità hanno riguardato i diversi campi del vivere quotidiano: il politico, il sociale, il religioso e addirittura il tecnologico.

La memoria collettiva, tuttavia, non è, non è mai stata, e mai sarà immune dalle disinformazioni che costantemente vengono adoperate per mirati e ben definiti scopi di natura politica ed economica.

Scopo del mio piccolo resoconto sarà, dunque, quello di offrire una rilettura in chiave geopolitica dei principali eventi che hanno riguardato il 2015, e donare qualche spunto di riflessione per una previsione, in chiave multipolare, dei possibili e probabili scenari futuri.



La guerra in Siria: disinformazione e Medio Oriente.


Parallelamente all'accrescere delle tensioni riguardanti il pericolo del "Califfato Islamico", numerosi interventi hanno provveduto alla destabilizzazione dell'area Mediorientale: la contraddittorietà delle politiche di "contenimento" dell'amministrazione Obama, le diffidenze dei Paesi dell'Area Mediorientale, le incrollabili aspirazioni di Stati atlantici come l'Arabia Saudita e Israele; tutti fattori che hanno permesso l'avanzamento di una pericolosa entità estremista e che hanno suscitato l'intervento di nazioni quali la Russia e la Francia.

Molti analisti hanno posto l'accento sull'importanza strategica della Siria, peccando, nel caso specifico, di superficialità. L'errore comunemente commesso da questi studiosi non riguarda esclusivamente la mancata oggettività nell'aver trattato un tema sì delicato, ma l'eccessiva importanza attribuita al singolo avvenimento che ha contribuito all'alienazione del fenomeno dal contesto originario.

Per essere più chiari, ogni qual volta una nazione avversa all'impero statunitense è stata fatta oggetto di inchieste o di attacchi da parte dei media statunitensi, vuoi per buona fede o per partitismi di qualsivoglia posizione, volutamente alle nazioni bersaglio sono state attribuite spropositate importanze strategiche. Un esempio recente l'abbiamo colto con la Libia e, attualmente, lo cogliamo in Siria.



L'importanza della Siria


Dal punto di vista geopolitico, la Siria non possiede una posizione strategica fondamentale, tanto meno risorse energetiche tali da richiamare l'attenzione degli Stati Uniti.[1]

La difesa del territorio Siriano dunque, per logica d'esclusione, sembra essere indotta più dalle circostanze del momento che da una precisa strategia geopolitica; circostanze che fanno del legittimo Governo di Assad l'ultimo baluardo per la resistenza del Medio Oriente dalle ingerenze USA.

Potremmo, inoltre, accomunare per analogia l'attuale conflitto in Siria con la famosa guerra di Spagna del 1936, combattuta su più fronti dagli eserciti fascisti, nazisti, sovietici e anglo-americani prima dello scoppio della 2′ guerra mondiale. Scopo del conflitto, e del mantenimento dell'allora stato di belligeranza, era sperimentare le rispettive innovazioni tecnologiche, i tempi di reazione delle varie nazioni in conflitto e le strategie da adottare con i paesi riluttanti alla guerra. Tutte cose che ritroviamo nell'attuale conflitto in corso tra Russia e Stati Uniti[3].

Magnify

Polonia, governo nazionalizza banche e dà bonus alle famiglie: sinistra euroserva e banchieri insorgono!

Beata Szydlo
VARSAVIA - Mentre il nuovo governo polacco di Beata Szydlo si accinge a deliberare il reddito di cittadinanza per tutte le famiglie che hanno più di un figlio e mette in cantiere la rinazionalizzazione del settore bancario, i rappresentanti dei partiti di centrosinistra sconfitti nelle elezioni di ottobre scendono in piazza ad urlare la loro rabbia contro il partito di maggioranza "Diritto e Giustizia" di Jaroslaw Kaczynski, "colpevole" di voler riformare a tempo di record la Polonia.

Ad affiancare la "vecchia politica" nelle piazze del mite autunno polacco, ci sono tutti i rappresentanti delle sconfitte oligarchie che dal 1989 al 2015 sono riuscite a mascherarsi sotto varie etichette "democratiche", sfuggendo ad una vera e propria decomunizzazione. Tragicomici banchieri, giornalisti, ex ministri e deputati dalle ricche cartoteche di regime, tutti insieme contro "Diritto e Giustizia" per negare alla destra polacca il diritto di governare in antitesi al compromesso storico che negli ultimi 25 anni ha foraggiato una sistema partitocratico di corruzione e di potere.

E' sintomatico che i post-comunisti scendano in piazza facendosi scudo con le bandiere dell'Europa, le stesse bandiere che la Premier Beata Szydlo ha deciso di usare con molta parsimonia nei palazzi del governo. Le televisioni polacche, in mano a multinazionali estere, amplificando il fenomeno di questi sedicenti Comitati popolari per la Difesa della Democrazia cercano di indebolire la comunicazione del nuovo Governo che sin dalla campagna elettorale di fine estate ha cercato di tenersi lontano dalle polemiche mediatiche, scegliendo la via stretta del dialogo diretto con i cittadini sulla propria attività e i propri provvedimenti, attraverso incontri diretti ma anche con un sapiente uso dei social networks.

Alcuni politici europei come il socialista Martin Schulz, hanno deciso di dar man forte alle proteste contro la destra polacca organizzando un dibattito sulle politiche governative in Polonia in occasione della seduta plenaria dell'Europarlamento prevista a gennaio.

Intanto "Diritto e Giustizia" ha convocato ad oltranza il Sejm Polacco (prevedendo solo due giorni liberi in occasione del Natale) per approvare la tassazione dei profitti della GDO e delle banche commerciali, le cui sedi legali spesso si trovano fuori dalle frontiere polacche riuscendo ad eludere l'imposizione fiscale nazionale. Un altro colpo ferrato alla Germania di Angela Merkel che usava la Polonia come una sorta di proprio paradiso fiscale.

Anche i mercati finanziari quotati alla Borsa di Varsavia, dopo gli sbalzi di fine luglio, hanno recepito la politica di consolidamento nazionale del nuovo governo e fanno annotare un aumento di fiducia verso le condizioni di salute economica polacca ottenendo un impatto positivo sui principali listini che chiudono le sedute nell'ultimo mese decisamente al di sopra della parità, a dispetto delle previsioni dei corvi europei.

Sarà dunque un Natale pieno di fiducia per la gran parte dei Polacchi che stanno cercando di fare ordine in casa propria ma allo stesso tempo stanno scommettendo su un nuovo modello di Europa: l'Europa delle Nazioni, l'Europa dei Popoli che è l'unica Europa in grado di tutelare gli interessi e la sicurezza dei propri cittadini.
Carlo Paolicelli - Sindaco di Bolewice, Polonia.

Fonte: Il Nord

V

Anonymous: Abbiamo sventato attacco Daesh in Italia

anonymous
© flickr.com/ Pierre (Rennes)
Il gruppo di attivisti hacker annunciano via Twitter di aver fermato un attacco dei fondamentalisti.

E' giallo attorno ad un tweet apparso sul profilo OpParisOfficial, lanciato da Anonymous all'indomani degli attentati del 13 novembre. Con un messaggio pubblicato via Twitter, e rimosso poco dopo, il collettivo di attivisti hacker Anonymous pochi giorni fa aveva infatti reso noto di aver bloccato un attacco del Daesh in Italia.

A riferirlo è stato ieri il quotidiano britannico Daily Mail, che ha riportato anche uno screenshot del messaggio prima della sua rimozione.

"In questo mese stiamo lavorando in silenzio. Abbiamo già sventato un attacco ISIS contro l'Italia, speriamo di bloccarne altri".

Questo appariva su uno dei profili Twitter del gruppo che, alcuni giorni dopo, precisamente nella nottata di oggi, specificava le ragioni della rimozione del messaggio.

"Il target 1 è stato colpito, u video verrà rilasciato quando l'operazione sarà conclusa — si legge nel messaggio accompagnato dall'hashtag #OpParis — non è il momento di soddisfare la vostra curiosità, rimanete sintonizzati".

Jet2

L'Aviazione russa e siriana trasformano Homs in un inferno per i terroristi

jet russi in siria
"Gli aerei russi e siriani hanno portato a termine missioni di combattimento in forma separata ma in alcuni casi hanno realizzato operaziono congiunte contro le posizioni dei gruppi terroristi nella provincia di Homs", nel centro della Sira, in particolare nella zona della città di Mahin, ha informato l'Esercito.
"I bombardieri russi hanno attaccato i centri dell'ISIS vicino l'antica città di Palmira, Quariatain e Mahin, più di 20 volte infligendo grandi danni alle postazioni dei miliziani jihadisti", ha segnalato l'Esercito.

"Gli aerei siriani, da parte loro, hanno attaccato il quartiere generale e le linee di difesa dei miliziani jihadisti situate vicino al paese da poco liberato di Al Hadaz e nella località di Hawarin"; ha indicato la fonte militare.

"Le posizioni dell'ISIS nei dintorni di Al Sharifa, vicino a Palmira e nei paesi di Gunaiman, Tafha y Gizila, nell'est dell'antica città, sono state anche quelle massicciamente bombardate dagli aerei siriani".

"L'ISIS ha subito un gran numero di morti. Sono risultati ugualmente distrutti dagli attacchi aerei siriani un gran numero di equipaggiamenti militari, di veicoli equipaggiati con mitragliatrici e depositi di munizioni del gruppo ", ha dichiarato il portavoce dell'Esercito. "Nel frattempo, varie posizioni del Fronte al-Nusra sono state distrutte nella loclità di Tair Maal, nel nord della provincia di Homs". Precedenti informazioni avevano segnalato che i terorristi si sono ritirati dal territorio situato nel nord e nel nord est della città strategica di Mahin, sotto il fuoco dell'Esercito siriano e e dei suoi alleati.

Offensiva dell'Esercito siriano ed Hezbollah in direzione di Mahin

Dall'altro lato, "L'Esercito siriano, le forze di Difesa Nazionale ed i combattenti di Hezbollah libanesi hanno rotto le prime linene di difesa dei terroristi dell'ISIS e li hanno obbligati ad abbandonare le località di Al Hadaz ed il punto di controllo militare di Mahin-Sadad", hanno segnalato le fonti.

"La cattura di Al Hadaz ha spianato il percorso perchè l'Esercito siriano ed i suoi alleati prendano il paese di Hawarin, che è una delle principali linee di difesa dell'ISIS nella regione", hanno aggiunto le fonti informative. Se Hawarin cade nelle mani delle forze governative, la città di Mahin sarà sotto il fuoco dell'Esercito siriano da più di un lato e la sua liberazione sarà più facile", hanno aggiunto le fonti.

Le due città di Mahin e Hawarin erano state conquistate dall'ISIS due settimane fa. Da allora, l'ISIS ha inviato centinaia di militanti a difendere queste località di fronte agli imminenti attacchi dell'Esercito siriano.

Fonte: Al Manar

Traduzione: Luciano Lago controinformazione.info

Yoda

"Non conosco nessuno che poteva prevederlo": la produzione russa di petrolio tocca un nuovo record e la scommessa saudita fallisce

Putin
Ieri per la terza volta nel 2015, la Russia ha nuovamente battuto i sauditi come principale rifornitore di greggio della Cina.

Alla fine di ottobre, la Russia aveva superato per la seconda volta l'Arabia Saudita come il maggiore esportatore di greggio verso la Cina in risposta alle sanzioni occidentali: l'asse Pechino-Mosca si rafforzava. Da allora Gazprom Neft (che è il terzo produttore di petrolio in Russia) ha iniziato a gestire tutte le vendite in Cina in yuan.

Reuters riporta che ieri per la terza volta nel 2015, la Russia ha nuovamente battuto i sauditi come principale rifornitore di greggio della Cina. "La Russia ha superato l'Arabia Saudita per la terza volta quest'anno, nel mese di novembre come il più grande fornitore di petrolio greggio della Cina".

Si tratta di una grande debacle per Riyadh, scrive Zero Hedge. La Cina è il secondo più grande consumatore di petrolio al mondo e i legami più stretti tra Mosca e Pechino non solo rappresentano una minaccia in termini di ricavi greggio, ma anche a livello di geopolitica: l'ultima cosa, scrive Zero Hedge, che i sauditi hanno bisogno è per Xi iniziare frugato militarmente nella penisola arabica per conto di Mosca e Teheran.

E' noto come una delle ragioni per cui i sauditi hanno soppresso artificialmente i prezzi del greggio è stato quello di spremere anche Putin e costringere il Cremlino a non dare il suo sostegno ad Assad.

Purtroppo per Riyadh, la strategia non ha funzionato. In realtà, è fallita del tutto.

In primo luogo, l'Arabia Saudita sta affrontando una crisi fiscale senza precedenti, con un deficit di bilancio al 20% del PIL, costringendo il regno a toccare il mercato del debito.

In secondo luogo, Putin non solo non ha fornito il suo sostegno al governo di Damasco, ma ha proprio mandato la sua forza aerea russa a Latakia.

V

Anonymous allarga la guerra all'Isis anche ad Ankara

anonymous
© youtube
Anonymous ha deciso di coinvolgere anche la Turchia nella sua guerra allo Stato Islamico e ha annunciato di voler continuare a lanciare attacchi informatici contro i sistemi che forniscono strutture militari turche.

Quella contro l'Isis è una guerra che si combatte con tutti i mezzi possibili, anche tramite internet. Anonymous all'indomani del massacro di Parigi aveva lanciato una campagna globale contro il Daesh volto a tracciare ogni aderente l'organizzazione terroristica. Ora però la sigla non si ferma e ha annunciato di voler estendere la guerra al Califfato anche alla Turchia, i cui rapporti con l'Isis sono perlomeno sospetti. Il gruppo hacker a questo proposito ha rilasciato un vero e proprio comunicato: "La Turchia sostiene Daesh (Isis) comprando il loro petrolio e cura i suoi combattenti (...): non accetteremo che il signor Erdogan fornisca assistenza ai terroristi oltre (.. .) Se non fermate il vostro sostegno per Daesh, continueremo a condurre attacchi informatici contro la Turchia. "

Insomma una accusa vera e propria che sembra confermare le accuse lanciate da parte di Mosca ai danni di Ankara nei giorni scorsi in occasione dell'abbattimento da parte turca del Sukhoi-24 russo sul confine siro-turco. Nei giorni scorsi Anonymous aveva già colpito migliaia di siti web turchi e nei prossimi giorni l'attività del gruppo hacker dovrebbe intensificarsi notevolmente: "Continueremo ad attaccare il DNS, le vostre banche e siti governativi. Poi attacheremo i vostri aeroporti, le vostre strutture militari e le connessioni private dello stato. Vi distruggeremo l'infrastruttura bancaria. Smettete di sostenere lo stato islamico. Il vostro destino è nelle vostre mani ". Nonostante siano state fornite dai russi, ma non solo, importanti prove circa la collaborazione attiva tra Turchia e Isis nessuno nella comunità internazionale sembra aver preso alcuna misura per limitare l'azione del governo turco.

Fonti: Yahoo, Rt.com

Compass

Ora la Sinistra Italiana sale sul carro di #Podemos

Podemos
C'è una certa parte politica che ogni qual volta un partito di sinistra (o sedicente tale) ottiene un successo elettorale in altri paesi d'Europa esorta a prendere spunto e a imitare. Così quando vinse Hollande erano tutti entusiasti e proponevano di "fare come in Francia", salvo poi pentirsene e dichiararsi "tutti greci" ai tempi delle elezioni elleniche e oggi tutti "spagnoli". Insomma sembra che l'agenda della sinistra "italiana" venga decisa più dall'attenzione dei media che da un effettivo confronto con le parti sociali di riferimento.

Quando trionfò Hollande nelle elezioni di Francia del 2012 in tanti, anche in Italia, avevano esultato cominciando ad elogiare il fantastico popolo francese. A detta loro i francesi erano un popolo a cui guardare con ammirazione che poteva rappresentare un modello, salvo poi venire puntualmente smentiti dai fatti, fino al recente successo sfiorato della Le Pen e dell'estrema destra del Front National. Ci hanno riprovato in Grecia, divenendo tutti greci per qualche mese, quando a tenere banco nelle pagine dei quotidiani era il volto fresco e determinato di quell' Alexis Tsipras passato dal referendum sulla Troika ad accettare ogni condizione. Syriza è divenuta per diversi mesi la piattaforma da imitare anche in Italia, ennesimo emblema della scarsa considerazione di se stessa da parte di una sinistra italiana incapace ormai di proporre qualsivoglia percorso politico, incapace anche solo di credere in se stessa e nelle proprie idee. Non sorprende dunque che quegli stessi che erano "tutti francesi" e "tutti greci", oggi si dichiarino senza alcun problema tutti "spagnoli", esaltati dal successo di Podemos, nuovo partito spagnolo nato sull'onda degli indignados che sulla carta dovrebbe rappresentare una risposta da sinistra alla crisi di fiducia dei partiti tradizionali.

Podemos è un partito leggero e in molti hanno criticato l'eccessiva personalizzazione degli ultimi tempi subita dal partito, forse un vulnus inevitabile vista la piega presa dalla politica iberica. Pablo Iglesias, in modo molto simile al Movimento Cinque Stelle, è stato eletto segretario generale del partito sulla base di un voto online, e i membri di Podemos sembrano in qualche modo aver abbracciato la retorica del post-ideologismo tanto cara a movimenti come quello di Grillo in Italia. Insomma Podemos sembra essere un partito "pigliatutto" ovvero un contenitore che serve a intercettare i consensi in una società mutata e differente da quella di qualche anno fa. Non sembra essere un partito che vuole cambiare la società, semmai sembra intenzionato a cavalcare l'onda, sfruttando valori e modi di pensare che scorrono sottotraccia grazie ai media, alla cultura del consumismo, etc. Di questo non si può certo fare una colpa a Podemos, semmai si potrebbe accusare i sinistrorsi di casa nostra di guardare ora a questo ora a quel riferimento senza avere una qualsivoglia identità da preservare, come se fosse ormai del tutto accettato il concetto secondo cui la sinistra italiana sia morta e non abbia più niente da dire al Paese e alla storia.