OF THE
TIMES
"È Abdelhamid Shari, direttore laico dell'Istituto islamico di viale Jenner a Milano, a confermare che l'imam rapito dalla Cia nel febbraio 2003 è detenuto in una prigione egiziana. Quella di Al Tora sulla Corniche del Cairo, come il Corriere ha rivelato due giorni fa. I familiari di Abu Omar - aggiunge Shari - hanno la possibilità di visitarlo ogni sette-dieci giorni: l'ultima volta pochi giorni fa. L'imam è provato per quanto ha patito in cella e le tracce delle sevizie «sono visibili sulla sua pelle»."Lo stesso Corriere della Sera fa notare come sia strano il comportamento dell'Egitto. Dopo aver accettato di ricevere l'imam, nel febbraio 2003, appena un anno dopo Abu Omar viene rilasciato. La condizione per la libertà era però il silenzio, condizione espressamente non rispettata, in quanto non solo a pochi mesi dal rilascio c'è stato un nuovo internamento, ma fu lo stesso Abu Omar a denunciare le torture subite dagli agenti egiziani e americani. Scrive infatti il Sole 24 ore l'8 Gennaio 2007:
"«Sono stato appeso a testa in giù come un bue al macello, con le mani legate dietro la schiena e i piedi legati, sono stato sottoposto a scosse elettriche su tutto il corpo, specialmente alla testa per indebolirmi il cervello». Legato a un materasso sarebbe stato inondato da un getto d'acqua gelida collegato a una fonte di elettricità. «Ero vicino alle camere della tortura per lunghi periodi. Udivo i lamenti e le grida degli altri, volevano farmi crollare psicologicamente». Secondo El Zayat, Abu Omar ha tentato di togliersi la vita almeno una volta. Sempre secondo il legale, un uomo, apparentemente americano, sarebbe stato presente agli interrogatori. I sospetti ricadono su Robert Seldon Lady, il capo della Cia a Milano, che ha raggiunto il Cairo quattro giorni dopo l'arrivo di Abu Omar e vi sarebbe rimasto per due settimane."