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"La fiducia è bene, il controllo è meglio." - VLADIMIR LENIN

Il 2015 è stato un anno davvero interessante.

Molteplici novità hanno riguardato i diversi campi del vivere quotidiano: il politico, il sociale, il religioso e addirittura il tecnologico.

La memoria collettiva, tuttavia, non è, non è mai stata, e mai sarà immune dalle disinformazioni che costantemente vengono adoperate per mirati e ben definiti scopi di natura politica ed economica.

Scopo del mio piccolo resoconto sarà, dunque, quello di offrire una rilettura in chiave geopolitica dei principali eventi che hanno riguardato il 2015, e donare qualche spunto di riflessione per una previsione, in chiave multipolare, dei possibili e probabili scenari futuri.



La guerra in Siria: disinformazione e Medio Oriente.


Parallelamente all'accrescere delle tensioni riguardanti il pericolo del "Califfato Islamico", numerosi interventi hanno provveduto alla destabilizzazione dell'area Mediorientale: la contraddittorietà delle politiche di "contenimento" dell'amministrazione Obama, le diffidenze dei Paesi dell'Area Mediorientale, le incrollabili aspirazioni di Stati atlantici come l'Arabia Saudita e Israele; tutti fattori che hanno permesso l'avanzamento di una pericolosa entità estremista e che hanno suscitato l'intervento di nazioni quali la Russia e la Francia.

Molti analisti hanno posto l'accento sull'importanza strategica della Siria, peccando, nel caso specifico, di superficialità. L'errore comunemente commesso da questi studiosi non riguarda esclusivamente la mancata oggettività nell'aver trattato un tema sì delicato, ma l'eccessiva importanza attribuita al singolo avvenimento che ha contribuito all'alienazione del fenomeno dal contesto originario.

Per essere più chiari, ogni qual volta una nazione avversa all'impero statunitense è stata fatta oggetto di inchieste o di attacchi da parte dei media statunitensi, vuoi per buona fede o per partitismi di qualsivoglia posizione, volutamente alle nazioni bersaglio sono state attribuite spropositate importanze strategiche. Un esempio recente l'abbiamo colto con la Libia e, attualmente, lo cogliamo in Siria.



L'importanza della Siria


Dal punto di vista geopolitico, la Siria non possiede una posizione strategica fondamentale, tanto meno risorse energetiche tali da richiamare l'attenzione degli Stati Uniti.[1]

La difesa del territorio Siriano dunque, per logica d'esclusione, sembra essere indotta più dalle circostanze del momento che da una precisa strategia geopolitica; circostanze che fanno del legittimo Governo di Assad l'ultimo baluardo per la resistenza del Medio Oriente dalle ingerenze USA.

Potremmo, inoltre, accomunare per analogia l'attuale conflitto in Siria con la famosa guerra di Spagna del 1936, combattuta su più fronti dagli eserciti fascisti, nazisti, sovietici e anglo-americani prima dello scoppio della 2′ guerra mondiale. Scopo del conflitto, e del mantenimento dell'allora stato di belligeranza, era sperimentare le rispettive innovazioni tecnologiche, i tempi di reazione delle varie nazioni in conflitto e le strategie da adottare con i paesi riluttanti alla guerra. Tutte cose che ritroviamo nell'attuale conflitto in corso tra Russia e Stati Uniti[3].



Ucraina e Iran: bombe geopolitiche pronte ad esplodere.


Con l'evolversi del conflitto siriano, le attenzioni riguardanti sia il dispiegamento di forze terrestri nel Donbass, che le sofferenze provate da Israele nei confronti dello sviluppo tecnologico nucleare iraniano, sono venute meno.

Attualmente, le animosità presenti nel Donbass sono ben lungi dall'esaurirsi.

Le ingenti risorse belliche spedite al fronte dagli alleati statunitensi, e il rimborso di 3 miliardi e 75 milioni di dollari che l'Ucraina dovrebbe pagare alla Russia, dimostrano quanto un peggioramento della situazione sia possibile e quanto probabile l'imminenza di ulteriori contrasti.

Per quanto riguarda l'Iran, la ferrea posizione assunta da Putin nella lotta al terrorismo ha riscontrato vasti consensi tra i cittadini della Repubblica Islamica, e ciò ha facilitato un avvicinamento tra i due Paesi; avvicinamento che ha favorito soprattutto l'Iran e che le ha permesso di distinguersi da quei Paesi di confessione islamica che a lungo hanno finanziato l'Isis, quali la Turchia e L'Arabia Saudita.

Dal punto di vista economico, oggigiorno, l'avvicinamento tra Russia e Iran favorisce i mercati europei, limitando i danni derivanti dalle sanzioni.

Le numerose prospettive d'investimento delle imprese europee (specialmente italiane), che hanno trovato terreno fertile in Iran a seguito dell'abolizione della sanzioni internazionali (abolizione che dovrebbe avvenire definitivamente, salvo complicazioni, a partire da gennaio del nuovo anno) non sembrano andare a genio a nazioni quali Israele, Turchia e Arabia Saudita, le quali temono lo sviluppo e l'affermarsi di una nuova potenza nel golfo Persico (tratta geopolitica di vitale importanza per i commerci petroliferi mondiali). [8]

Non dimentichiamo che in passato ogni tentativo di rivendicazione riguardante tale area è stato pagato con occupazioni che hanno portato al rovesciamento dei legittimi governi e al dilagare di sanguinose guerre civili - a loro volta foriere dell'odierna minaccia terroristica. Per ricordarne alcune: la guerra Iraq-Iran o prima guerra del Golfo, l'invasione del Kuwait e l'invasione dell'Iraq del 2003; l'ultima risolta con l'installazione di alcune basi statunitensi nel Golfo.

Possiamo quindi affermare che la vera protagonista dell'anno 2015, dal punto di vista geopolitico, non è stata (ne' sarà a venire) la Siria, bensì l'Iran, come dimostrano anche le premure russe nei confronti della Repubblica Islamica e la consegna dei sistemi anti aerei difensivi S-300.



Russia e nazionalismi; Usa e socialismi. Trionfo della disinformazione.


Molte teorie sono state elaborate per spiegare, in maniera 'scientifica', l'avvicendarsi delle varie ideologie. Pochi, tuttavia, sono stati gli 'esperti' che hanno chiarito cosa abbia reso possibile il sostegno di governi apparentemente di sinistra alle aggressioni della Nato a danno addirittura di alcuni paesi di inconfondibile fede socialista(Venezuela).

Vediamo in breve di far luce questo fenomeno.

Dal crollo del muro di Berlino in poi, forti sono state le interferenze nel mondo della cultura, dovute all'imposizione sia del nuovo modello economico consumistico, che dell'attraente ideologia capital-nichilista.

Questo processo di manipolazione delle definizioni ha generato chimere terrificanti. Ugo Chavez, Fidel Castro, Muammer Gheddafi, Mahmud Ahmadinejad, in virtù dei nuovi precetti atlantici, sono stati bollati come "leader razzisti", e alcuni loro tentativi di revisionismo, in chiave apolitica della storia, riguardanti la Russia di Putin, il malgoverno statunitense o le violazioni dei diritti umani di Israele, sono stati bollati come "deviazionismi nazisti" e boicottati dai media di regime.

L'egemonia politica e culturale statunitense ha iniziato a sfaldarsi col tradimento delle classi imprenditoriali, le quali in passato hanno reso possibile il rafforzamento delle politiche USA in Europa, avendo il buon senso di inserirsi di prima persona nelle relative trame di potere e di rendersi ad esse indispensabili.

Ovviamente, anche le classi imprenditoriale di "destra" si sono macchiate di "atlantismo", ma, essendo per componente borghese e protocriminale più sensibili agli interesse personali che agli equilibri geopolitici, hanno mal sopportato il gattopardiano cambio di governo (Germania, Francia e Italia 'ora' sono di 'sinistra') e all'occorrenza hanno richiesto aiuto di Putin. E' qui che l'ex agente del KGB ha cessato di essere un "mafioso" ammazza giornalisti per diventare (quasi) il "difensore" della civiltà occidentale e della cristianità, nonché esempio di fede nazionalista (cosa che le destre imprenditoriali non hanno mai avuto, considerando che si sono arricchite grazie alla globalizzazione). Da qui, come sappiamo, il resto è storia.



Una nuova ideologia: il Vladimirismo
[2].

L'avvicinamento della Russia post sovietica ai governi nazionalisti e socialisti ha colto di sorpresa gli USA. Il blocco anti-imperialista, che unisce socialismo, comunismo, islamismo moderato e cristianesimo ortodosso, nonché le relative tipologie di ingegneria economica e politica, ha inaugurato l'inizio del percorso multipolare e la crisi dell'impero statunitense. Nonostante le difficoltà, il blocco anti-USA avanza inesorabile e si alimenta del malcontento delle popolazioni e dei partiti sia di destra estrema che di sinistra(netta minoranza), che si pongono come espressione delle volontà e delle sofferenze nazionali. Ed è nel quadro di massima esasperazione delle definizioni che vediamo governi di "sinistra" agire con politiche borghesi e capitaliste (in difesa dei privilegi e dei 'diritti' dei mercati e delle banche) e il trasformismo dei partiti di destra, in passato espressioni delle grandi finanze, giustificarsi in virtù di un trapassato nazionalismo patriottico-indipendentista.



Disinformazione Nucleare


L'affermazione del presidente Vladimir Putin "Spero non siano necessarie armi nucleari contro l'Isis" ha suscitato un incredibile scalpore. Nessuna forma di scalpore hanno suscitato, tuttavia, un altro genere di dichiarazioni. In un articolo pubblicato dal Fatto Quotidiano, Massimo Fini afferma:
"Non dico che preferisco l'Isis (Al Baghdadi non è meno pazzo, anche se la Bomba non ce l'ha) ma meglio i nostri mediocri, corrotti governanti italiani".

Ma non è finita qui:

"La dichiarazione di Putin legittima anche tutte le altre potenze nucleari, Stati Uniti, Israele, Cina, Pakistan, Corea del Nord (che però di Bombe ne ha solo due, mentre gli altri a migliaia) a utilizzare un' uguale minaccia. Inoltre indurrebbe tutte le altre Potenze, che possono farlo (Iran in testa) a dotarsi della Bomba."

Tali affermazioni rientrano perfettamente tra i classici esempi di "disinformazione di guerra(ibrida)".

La prima affermazione di Massimo Fini, l'elogio fatto a Matteo Renzi, è da ricollegarsi al fantomatico blocco delle sanzioni anti-russe avallato dal premier fiorentino; blocco mai avvenuto, considerando - tra l'altro - sia il rinnovo delle sanzioni che le successive dichiarazioni - quasi di scuse - del premier Renzi nei riguardi della Merkel[4].

Per quanto concerne l'affermazione numero due, secondo cui la dichiarazione di Putin innescherebbe una guerra nucleare, il noto blogger del fatto quotidiano da' prova di scarsissima memoria, nonché di impreparazione in materia di storia.

Numero 1: Dalla creazione dell'atomica ad oggi, solo gli Stati Uniti, e per meri fini di sperimentazione militare, hanno utilizzato in guerra l'arma nucleare. Fatto salvo il periodo della deterrenza, dal crollo del muro di Berlino ad oggi, ogni singola dichiarazione, per quanto minacciosa, stupida o prepotente, riguardante gli armamenti nucleari, non è mai stata pronunciata dai leader Russi senza predeterminante motivo(fatto salvo il buon Krusciov che non possedeva certo doti di savoir faire).

Ma per i dichiarati occidentalisti come Fini il pericolo rimane Putin.

Dove collocare allora le dichiarazioni dei membri della Nato?

All'indomani dello scandalo dei commerci petroliferi tra la Turchia e l'Isis, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha accusato - in tutta risposta e contro ogni evidenza - i russi di fare affari con il Califfato, nonostante le riprese dei caccia russi, che hanno permesso di scoprire l'illecito commercio della Turchia con i terroristi.

Per quanto stupide possano sembrare alcune affermazioni, esse hanno un preciso scopo.

Un illuminante modello teorico elaborato da Marcello Foa può aiutarci a comprendere le origini e gli scopi di tali disinformazioni:

"Sottoposti a un attacco o di fronte a uno scandalo, bisogna cercare di:

a) negare
b) se non è possibile negare, minimizzare
c) se non è possibile minimizzare, screditare
d) se non è possibile screditare, distrarre."

Ecco alcuni titoli di giornali, datati 26 dicembre 2015:

Turchia, presidente Erdogan dissuade suicida: voleva gettarsi nel Bosforo (Il Mattino)
Recep Tayyip Erdogan salva un uomo dal suicidio. Il 'miracolo' di Natale immortalato in un video (H.P)
Erdoğan ha salvato un uomo dal suicidio al ponte sul Bosforo, a Istanbul
Più o meno: sono state le sue guardie del corpo, ma poi il presidente turco - che passava di lì per caso - si è offerto di aiutarlo (Il Post)

"Il presidente della Turchia Recep Tayyip Erdogan ha convinto con la sua proverbiale capacita' retorica un uomo a desistere dal suicidio'' (Repubblica)

Mentre stando ad altri...

"Una volta tratto in salvo, l'aspirante suicida è stato accompagnato all'auto del presidente dove i due si sono stretti la mano e hanno scambiato qualche parola. Ma in molti sospettano si tratti di una messinscena" (Corriere della Sera)

Proprio come spiegato da Foa:

1 "Russia fa affari con i terroristi", screditare.

2 "Erdogan salva suicida", distrarre.

Un po' come è accaduto da noi in Italia con la notizia del blocco delle sanzioni. Notizia che è seguita allo scandalo di banca Etruria.

Ma alla Russia interessa davvero vincere? Considerazioni Personali

Notizie rilevanti sono state boicottate dai media occidentali. Alcune di queste riguardano:

- le preoccupazioni dei dirigenti Iracheni per la presenza sul territorio nazionale dell'esercito turco,

- le accuse mosse dagli esponenti governativi iraniani per le implicazioni della CIA nell'omicidio di alcuni scienziati iraniani,

- gli accordi tra Russia, India e Cina nei settori energetici e difensivi.

Meriterebbero, inoltre, particolare attenzione le notizie riguardanti:

- gli attacchi cibernetici ai danni dei server Turchi e dei siti d'informazione filorussi (Sputnik),

- la scissioni politica avvenuta all'interno di Anonymous [5].

Come più volte ribadito - e non solo dal sottoscritto - la guerra ibrida implica azioni di natura economica, politica ed informatica.

La variante informatica non dovrebbe essere sottovalutata, poiché l'hackeraggio di file riservati potrebbe rivelarsi cosa ben peggiore di un conflitto tattico nucleare. Ma non è il momento per tale trattazione. Dunque, dato il contesto, come potremmo definire le dichiarazioni di Putin?

Che siano una mera provocazione, non ci sono dubbi. Scopo del presidente russo era di avvertire i propri nemici che ANCHE sul piano militare la federazione Russa non ha nulla da invidiare alla NATO e che reagirà, come più volte sottolineato, in maniera adeguata. L'abbattimento del jet russo da parte della Turchia non ha innescato una guerra mondiale, tanto meno il finanziamento dei gruppi neonazisti e criminali 'made in USA' nel Donbass, ai quali è stato concesso di violare i diritti umani[6], e nemmeno gli attentati pianificati ai danni del presidente Vladimir Putin[7].



Conclusioni.


La provocazione "nucleare" è servita dunque ad avvertire gli USA dell'esigenza di una politica multipolare basata sui principi di non ingerenza; esigenza avvertita già da tempo perfino da alcune classi imprenditoriale statunitensi, di cui Trump è il rappresentante, e da Papa Francesco, espressione di una chiesa oramai allo stremo, che ha più volte ribadito il bisogno di una politica di dialogo e di riequilibrio degli scompensi globali.

Fine della politica russa quindi non è la distruzione dell'imperialismo capitalista. Tutt'altro. Non lo è mai stato, nemmeno ai tempi di Lenin. Scopo della politica estera russa è di salvaguardare la Russia, la sua cultura e il futuro del suo popolo da ogni tipo di minaccia, attraverso una politica prettamente difensiva e attraverso l'attuazione di un nuovo ordine mondiale multipolare basato sui principi di non ingerenza e di rispetto delle sovranità.

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Approfitto per ringraziare lo staff di Rischio Calcolato -in particolare Paolo Rebuffo - per avermi dato la possibilità di scrivere su questo magnifico blog, l'esimio e degno di infinita stima proff. Blondet, irraggiungibile meta di noi aspiranti giornalisti, voi cari lettori che commentate ed anche voi troll che ogni tanto sparate cavolate che non c'entrano una mazza tanto per distogliere l'attenzione. A voi tutti faccio gli auguri ringraziandovi di vero cuore.

Chris Barlati

Note:

[1] A differenza della Libia, la Siria non ha mai avuto un leader carismatico o pericoloso. Gheddafi, marcatamente antistatunitense, aveva minacciato più volte il FMI con numerosi tentativi di creare una moneta parallela (il Dinaro d'oro) ed un fondo arabo per la creazione di una entità 'fraterna' che avrebbe dovuto unire i popoli arabi di tutto il nord Africa e del Medioriente. La Siria, è vero, faceva parte degli "Stati Canaglia", ma proprio come Cuba non costituiva un pericolo tanto grave da richiedere un intervento armato diretto(al di là dell'invasione di baia di porci che erano dissidenti Cubani addestrati). Pensate al Vietnam che per molto meno è stato raso al suolo. Nemmeno ora si pensa ad una vera e propria "missione di pace". L'amministrazione USA, servendosi dei "moderati", cerca solo di acquisire uno stato cuscinetto. Niente piu'.

[2] Sarebbe più opportuno definirla "Ortodossia Vladimirista", ma la definizione di tale concetto richiederebbe una trattazione a parte e molto articolata.

[3] Nello specifico: l'Ucraina teatro dello scontro, la Siria campo di sperimentazione per le attrezzature militari, e l'Isis test per studiare le reazioni degli Stati europei titubanti a schierarsi apertamente contro la Russia.

[4] "Il Presidente del Consiglio Renzi, nella conferenza stampa seguita all'incontro dei vertici europei di pochi giorni fa ha dichiarato di non aver affatto attaccato la Germania e che mai si sognerebbe di farlo."

http://it.sputniknews.com/opinioni/20151222/1770106/ue-germania-renzi-merkel.html

[5] http://www.crudiezine.it/?p=11924

[6] http://www.crudiezine.it/?p=7064

[7] http://www.almanar.com.lb/french/adetails.php?eid=274405&cid=19&fromval=1&frid=19&seccatid=33&s1=1

[8] http://www.crudiezine.it/?p=8580