Beata Szydlo
VARSAVIA - Mentre il nuovo governo polacco di Beata Szydlo si accinge a deliberare il reddito di cittadinanza per tutte le famiglie che hanno più di un figlio e mette in cantiere la rinazionalizzazione del settore bancario, i rappresentanti dei partiti di centrosinistra sconfitti nelle elezioni di ottobre scendono in piazza ad urlare la loro rabbia contro il partito di maggioranza "Diritto e Giustizia" di Jaroslaw Kaczynski, "colpevole" di voler riformare a tempo di record la Polonia.

Ad affiancare la "vecchia politica" nelle piazze del mite autunno polacco, ci sono tutti i rappresentanti delle sconfitte oligarchie che dal 1989 al 2015 sono riuscite a mascherarsi sotto varie etichette "democratiche", sfuggendo ad una vera e propria decomunizzazione. Tragicomici banchieri, giornalisti, ex ministri e deputati dalle ricche cartoteche di regime, tutti insieme contro "Diritto e Giustizia" per negare alla destra polacca il diritto di governare in antitesi al compromesso storico che negli ultimi 25 anni ha foraggiato una sistema partitocratico di corruzione e di potere.

E' sintomatico che i post-comunisti scendano in piazza facendosi scudo con le bandiere dell'Europa, le stesse bandiere che la Premier Beata Szydlo ha deciso di usare con molta parsimonia nei palazzi del governo. Le televisioni polacche, in mano a multinazionali estere, amplificando il fenomeno di questi sedicenti Comitati popolari per la Difesa della Democrazia cercano di indebolire la comunicazione del nuovo Governo che sin dalla campagna elettorale di fine estate ha cercato di tenersi lontano dalle polemiche mediatiche, scegliendo la via stretta del dialogo diretto con i cittadini sulla propria attività e i propri provvedimenti, attraverso incontri diretti ma anche con un sapiente uso dei social networks.

Alcuni politici europei come il socialista Martin Schulz, hanno deciso di dar man forte alle proteste contro la destra polacca organizzando un dibattito sulle politiche governative in Polonia in occasione della seduta plenaria dell'Europarlamento prevista a gennaio.

Intanto "Diritto e Giustizia" ha convocato ad oltranza il Sejm Polacco (prevedendo solo due giorni liberi in occasione del Natale) per approvare la tassazione dei profitti della GDO e delle banche commerciali, le cui sedi legali spesso si trovano fuori dalle frontiere polacche riuscendo ad eludere l'imposizione fiscale nazionale. Un altro colpo ferrato alla Germania di Angela Merkel che usava la Polonia come una sorta di proprio paradiso fiscale.

Anche i mercati finanziari quotati alla Borsa di Varsavia, dopo gli sbalzi di fine luglio, hanno recepito la politica di consolidamento nazionale del nuovo governo e fanno annotare un aumento di fiducia verso le condizioni di salute economica polacca ottenendo un impatto positivo sui principali listini che chiudono le sedute nell'ultimo mese decisamente al di sopra della parità, a dispetto delle previsioni dei corvi europei.

Sarà dunque un Natale pieno di fiducia per la gran parte dei Polacchi che stanno cercando di fare ordine in casa propria ma allo stesso tempo stanno scommettendo su un nuovo modello di Europa: l'Europa delle Nazioni, l'Europa dei Popoli che è l'unica Europa in grado di tutelare gli interessi e la sicurezza dei propri cittadini.
Carlo Paolicelli - Sindaco di Bolewice, Polonia.

Fonte: Il Nord

Nota:

Il nuovo esecutivo di Varsavia sta adottando una politica che si scosta nettamente rispetto a quella mantenuta dai precedenti governi. Se in un primo momento sembrava scontato che il Governo conservatore potesse avere degli attriti con l'UE -ad esempio sul tema dei migranti - ora l'iperattivismo legislativo dell'esecutivo della Szydlo sta sollevando sempre più reazioni sia all'interno del paese che in sede internazionale. Nelle ultime settimane, l'operato dell'esecutivo di Varsavia è stato oggetto di critiche da parte degli osservatori esterni, tanto che ormai si parla apertamente di uno scenario di 'orbanizzazione' della politica polacca, in riferimento a quanto già avvenuto in Ungheria con le controverse riforme promosse dal premier Viktor Orban. L'apice è stato toccato pochi giorni fa dal Presidente del Parlamento europeo Martin Schulz, secondo il quale «Quello che sta accadendo in Polonia ha le caratteristiche del colpo di Stato». Piccata, com'è facile intuire, la replica del Governo Szydlo.

Sembra evidente che tutta la sinistra mondialista in Europa si appresta a voler isolare il governo polacco e l'apparato dei media, in mano alle solite centrali finanziarie, si sta mobilitando per indicare in Varsavia "un pericolo di risorgenza del nazionalismo, del populismo e di autoritarismo". Niente di nuovo: si tratta delle stesse accuse già lanciate contro l'Ungheria di Orban.

La Polonia, forte del suo dinamismo industriale e del fatto che il paese non abbia subito i contraccolpi della recessione spinge già da qualche anno il paese ad una politica maggiormante autonoma rispetto al passato che privilegi lo sviluppo delle imprese nazionali. L'Euro, con i suoi vincoli di sottomissione a Buxelles, non è ben visto e l'ingresso nella moneta unica è un tema messo da parte perchè ritenuto controproducente per l'economia nazionale. Il nuovo esecutivo rifiuta di sottoporsi alle direttive della Commissione Europea in tema di bilancio e politica fiscale e non vuole rischiare di compromettere la ricchezza economica che attualmente la Polonia esprime, essendo tra le principali economie avanzate dell'Unione Europea con un tasso di disoccupazione intorno al 9%, al di sotto della media UE. Nel frattempo il viceministro degli Interni polacco Jakub Skiba ha proposto che gli accordi presi dal precedente governo per l'accoglienza di profughi vengano riformulati. L'attuale esecutivo si oppone all'accettazione delle quote di profughi come attualmente stanno facendo anche l'Ungheria e la Repubblica Ceka.

La Polonia teme di subire una invasione islamica come accaduto in altri paesi del nord Europa e dichiara apertamente di voler mantenere il proprio connotato identitario di nazione cristiana, fedele alla propria storia ed alle proprie tradizioni. Questo atteggiamento suscita la più dura reazione da parte di Bruxelles e da parte dell'"intelighenzia" intellettuale e politica europea legata all'ideologia mondialista e laicista che ha preso saldamente piede in Europa.