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Il Meglio del Web: La Cina si schiera nel Medio Oriente

Cina e Iran

Xi Jinping propone al Medio Oriente di partecipare a costruire la 'nuova via della seta' per crescere e liberarsi dal colonialismo occidentale.



di Thierry Meyssan


Il presidente cinese Xi Jinping sta compiendo una tournée in Arabia Saudita, Egitto e Iran. Ufficialmente non per parlare di politica ma esclusivamente di economia. La Cina propone agli Stati del Medio Oriente di partecipare alla costruzione della «nuova via della seta» per poter crescere e liberarsi dal colonialismo occidentale. Il mondo arabo di oggi è dominato dagli Stati Uniti, che cercano di sfruttarlo e di ostacolarne lo sviluppo. Tuttavia le numerose rivolte in Palestina, Siria, Iraq, Yemen e Bahrein dimostrano una volontà di resistenza che contrasta con la servitù volontaria degli europei.

Questo gioco, interamente controllato da Washington dall'epoca dei successi di Henry Kissinger, è messo in crisi da un lato dall'intervento militare russo in Siria e dall'altro dal ritorno del commercio cinese, che ha dominato il Mediterraneo nella tarda antichità e nel Medioevo.

È in questo contesto che il presidente Xi Jinping ha intrapreso un tour in Arabia Saudita, in Egitto e in Iran, con l'obiettivo di aprire collegamenti di una nuova via di comunicazione, secondo il suo slogan da quando è diventato leader nel 2013: «Una cintura, una strada». Si tratta allo stesso tempo di un itinerario terrestre come l'antica "via della seta" e di un antico percorso marittimo come quello immaginato dall'ammiraglio Zheng He in epoca Ming. Per portare a compimento questo fondamentale progetto che sta preparando da una decina d'anni, la Repubblica popolare Cinese ha istituito l'anno scorso la Banca Asiatica d'Investimento per le Infrastrutture (AIIB), della quale sono membri i tre Stati che Xi sta visitando oggi, anche se l'Iran non ha ancora ratificato il trattato.
Benché il presidente cinese eviti di parlare di politica e di contrastare direttamente gli interessi occidentali, il suo progetto economico, se dovesse essere realizzato, porterebbe a una leadership russo-cinese nel mondo e segnerebbe la fine dell'impero talassocratico britannico e statunitense.

Sarebbe sbagliato credere che Pechino non faccia politica e sia, in questo senso, assente dalla regione mediorientale. La Cina ha sostenuto la lotta per la resistenza della Palestina che ha potuto così aprire, già da tempo, un ufficio di rappresentanza a Pechino. Nel 2006, i missili aria-mare cinesi avevano permesso a Hezbollah di impedire a Israele di bombardare la costa libanese e, secondo molti esperti, quei missili non erano guidati da arabi ma da consulenti cinesi. Oggi la Cina si è invitata ai negoziati sulla Siria e negli ultimi mesi ha ricevuto i rappresentanti di tutte le fazioni. In ogni caso, Xi ha limitato gli interventi politici durante il suo viaggio.

Nel 2015 la Cina ha prodotto Dragon Blade, un film altamente spettacolare sulla via della seta durante la tarda antichità che si propone di dimostrare che gli imperi non sono necessariamente nemici ma possono cooperare nel loro reciproco interesse.

War Whore

Il Meglio del Web: Intervento americano in Siria (passando sul cadavere di Litvinenko)

Putin
© Sputnik. Aleksey Nikolskyi

Comincia una nuova offensiva occidentale contro Putin e la Russia.


I segnali sono chiari: Ashton Carter, capo del Pentagono, annuncia che gli Stati Uniti stanno cominciando ad affrontare il problema di un intervento sul terreno in Siria. Il vice-presidente Joe Biden va in Turchia per rafforzare i legami con l'alleato della Nato, e annuncia l'ipotesi di un intevento congiunto turco-americano nello stesso scenario. In violazione plateale della legge internazionale, che non li autorizza a questo. Ma siamo ormai nell'era dell'assenza di regole. Dunque bisogna trovare una spiegazione pratica.

La Russia sta vincendo, da sola, la guerra contro Daesh, e controlla sostanzialmente e legalmente tutto lo spazio aereo della Siria. La fine dello Stato Siriano è scongiurata. Bashar al-Assad sarà — stanti così le cose — al tavolo negoziale. Bisogna fermarla prima che gl'incontri di Ginevra avviino la soluzione politica. Biden e Carter sono rappresentanti delle due fazioni nell'amministrazione Obama. Dunque c'è da attendersi qualche cosa di grosso. La recente visita alla base russa di Latakia, al possente sistema difensivo costruito da Mosca in Siria — organizzata dal Ministero della Difesa russo e alla quale ho potuto prendere parte — ha permesso a decine di canali televisivi occidentali di filmare la situazione sul campo. Quelle immagini stanno facendo il giro del mondo, insieme a quelle della ritirata in atto di Daesh da molti dei fronti di guerra.
Ripeto: bisogna fermare Mosca. E Putin, che in questi ultimi quattro mesi ha conquistato posizioni su posizioni nelle opinioni pubbliche occidentali, superando nei ratings perfino i leaders locali. Questo perché sono ormai molti coloro che cominciano a comprendere che la Russia, ben diversamente dall'immagine del "nemico" che si è cercato di formare, appare sempre di più come un partner e un alleato a un'Europa inquieta, anzi terrorizzata. Senza guida politica, senza piano per fronteggiare il terrorismo vero, le provocazioni artificiali come quella di Colonia, la crisi economica e sociale che non accenna a diminuire.

Stock Down

Il Meglio del Web: Italia 2016: la speculazione sulla fame

bank
«Vogliamo essere certi che il fondo abbia un fondamento stabile. Non siamo contrari, in linea di principio, ma è importante che si rispetti ogni passaggio per arrivarci. In primo luogo bisogna far convergere i diversi quadri legislativi dei Paesi, che influenzano enormemente sulla solvibilità di una banca e la solidità di un sistema bancario. Abbiamo bisogno di un diritto fallimentare unico. Inoltre dobbiamo rendere più solide le banche al livello nazionale, dunque adeguare il capitale delle banche alla presenza di bond sovrani».
Dombrert, Ecco le condizioni per il fondo europeo salva-risparmio. Intervista a Alfred Dombrert, Vice Presidente Bundesbank, Vice Presidente Vigilanza Bce, La Stampa 23 gennaio 2016.

"Di fondamentale rilievo la modifica al codice civile, nel quale, dopo l'art. 2929 è inserita la Sezione I-bis riguardante l'espropriazione di beni oggetto di vincoli d'indisponibilità o di alienazioni a titolo gratuito. In proposito, l'art. 2929-bis c.c. introduce una tutela rafforzata per il creditore in caso di pignoramento, grazie alla revocatoria semplificata. L'istituto introdotto dal d.l. in esame fa sì che il creditore ove si ritenga pregiudicato da una donazione, da un fondo patrimoniale, da un trust ovvero da un vincolo di destinazione in genere, possa iniziare l'esecuzione forzata indipendentemente dall'ottenimento di una sentenza dichiarativa d'inefficacia del trasferimento (cd. revocatoria)
".


"Ma non dimentichiamo gli interventi importanti già fatti dal Governo per accelerare il recupero del credito. Perché alla fine il salto di qualità è proprio questo. Il recupero svelto è la condizione necessaria per lo smaltimento dei credit non performing, un veicolo ad hoc in grado di fare incontrare domanda e offerta sarebbe la classica ciliegina sulla torta
".

Giù le mani dalle banche italiane, Intervista a Carlo Messina, Amministratore delegato Intesa SanPaolo, MilanoFinanza 23 gennaio 2016.

Gold Seal

Il Meglio del Web: Litvinenko - Per i britannici vale più da morto che da vivo

Alexander Litvinenko
Alexander Litvinenko

By Finian Cunningham


Tanto adesso viene montata la campagna contro Vladimir Putin da arrivare a definire questi un "assassino a sangue freddo", così come" il nuovo Hitler" dell'Europa, il "sabotatore" di aerei civili, il "patrocinatore" di traffico di droga e di abuso dello sport, oltre che l'amico dei "dittatori macellai "del Medio Oriente.
Potrebbe essere ancora più lunga la lista degli epiteti demoniaci appioppati al leader russo dall'Occidente? Giusto quando si pensa di no, che sia già abbastanza lunga, il buon vecchio maestro britannico di sporchi trucchi tira fuori l'ultima accusa, quella di "malvagio assassino". Putin viene segnalato come il mandante dell'assassinio di Alexander Litvinenko, un ex membro del servizio di sicurezza russo.

Una Pubblica Accusa britannica ha dichiarato questa settimana che Putin fu quello che probabilmente ha ordinato l'assassinio di Litvinenko a Londra, circa 10 anni fa. Tuttavia l'asserzione prevista e insinuata nell'opinione pubblica è evidente: "Putin è l'assassino".


Cosa ha dichiarato il Ministero degli Esteri Russo


L'irrisoria informativa britannica era del tutto prevedibile. Si tratta di un tentativo flagrante di politicizzazione di un procedimento penale che è del tutto evidente, e risulta quasi mortificante nel suo tentativo goffo e maldestro. L'indagine era stata ordinata dal Governo britannico nell'Ottobre del 2014 ed è qualsiasi cosa meno che "pubblica". Si basa su prove segrete presentate a porta chiusa da elementi dell'intelligence britannico in forma anonima. Non si presenta alcuna prova verificabile da un tribunale legalmente costituito. Si basa totalmente su "circostanze" ed indizi, che sono soggettivi, riferiti ad un giudice britannico in precedenza stabilito privatamente, ma a cui dopo viene data la massima esposizione mediatica da tutti i giornali e TV per difendere le sue "scoperte". Chiamare questa una decisione giudiziale equivale ad una farsa ed un insulto all'intelligenza del pubblico.

Tuttavia dopo l'annuncio della chiusura delle indagini e delle "conclusioni", il Governo Britannico ha immediatamente censurato la Russia su quella che viene definita una "flagrante ed inaccettabile violazione del diritto internazionale". Non solo si tratta della tipica arroganza britannica, ma anche di un pericoloso abuso, molto imprudente per utilizzare discutibili procedimenti legali contro un paese in un disegno azzardato di giurisdizione politica.

Commenta: Per saperne di più su caso Litvinenko consigliamo al lettore di leggere i seguenti articoli (in inglese) scritti da Joe Quinn, editore di Sott.net:

Litvinenko - By Way Of Deception
Litvinenko And The Apartheid State Of Israel

Guardate anche il seguente reportage di RT sulle ultime rivelazioni sul Caso Litvinenko:


Dove il padre di Alexander Litvinenko, che ora vive in Italia, ha chiesto pubblicamente scusa a Putin per aver creduto alla propaganda creata dall'intelligence britannica, l'MI6 e agli stessi oligarchi che hanno costruito la falsa storia che Putin fosse il mandante dell'assassinio di suo figlio.


Colosseum

Il Meglio del Web: Governo italiano: scelte sbagliate e conti salati

Renzi
© AFP 2016

La politica italiana affronta con drammatica incoscienza le priorità delle azioni del Governo. Lo dimostra questa burrascosa settimana in cui l'ottimismo della ripresa è scosso da uno tsunami di brutte notizie.


La prima è che il debito italiano non diminuisce, anzi è salito di 76 miliardi di euro. L'assurdità sta proprio qui: è noto come il debito sia, insieme al sistema della Previdenza e della Tv pubblica, una vera zavorra per lo sviluppo del Paese; eppure qualunque governo, che sia di destra, centro o sinistra, tecnico o politico, di coalizione o di pacificazione nazionale, pare dimenticarsene non appena prestato il giuramento. Grandi proclami durante le elezioni, ma poi il canovaccio è sempre quello: tassa, fai debiti e spendi.

Di recente Carlo Cottarelli, ex commissario alla Spending Review dimessosi in polemica con Renzi, di fronte ad una platea di studenti aveva ammonito:
Le attuali condizioni favorevoli sul mercato dei capitali sembrano aver fatto scivolare in secondo piano questo problema; e sarebbe un errore perché un dato ancora molto alto ci espone a potenziali rischi elevati. È chiaro che in determinate circostanze può risultare necessario accrescere la spesa pubblica per stimolare l'economia, ma oltre certi limiti non si può andare. È il caso dell'Italia che lo scorso anno ha fatto registrare uno dei rapporti tra debito pubblico e prodotto interno lordo più alti della sua storia: 133 per cento, un dato che ci pone al terzo posto nella graduatoria di demerito dei Paesi avanzati, alle spalle di Giappone e Grecia.
Neanche a farlo apposta, i rischi paventati da Cottarelli sul "Sistema Italia" si sono puntualmente verificati, con il crollo del valore di molti titoli bancari su Piazza Affari, col timore che si inneschino altri crac a cascata con conseguenti ricadute sociali. Alla faccia del solido sistema bancario elogiato a più riprese dal Ministero dell'Economia e dalla Presidenza del Consiglio: escusatio non petita per giustificare l'iperattività dimostrata dal Governo nel campo della finanza, che ahimé non ha dato i risultati sperati. Purtroppo è impensabile che per un Paese con un indebitamento a livello record, secondo solo a quello della Grecia, si possa elaborare un piano di salvataggio come avvenuto qualche anno fa in altri Stati europei e negli USA: non solo non lo permetterebbero più le norme, ma mancherebbe persino il denaro per poterlo attuare. La situazione è figlia dell'incapacità di tagliare e razionalizzare i troppi sprechi e gli stipendifici che hanno dissanguato l'Italia dalla Prima Repubblica in avanti.

USA

Il Meglio del Web: Il Governo USA: La più completa organizzazione criminale mai apparsa nella Storia

us government

di Paul Craig Roberts


Unico tra le Nazioni della terra, il Governo degli Stati Uniti insiste nel sostenere che le proprie leggi e le proprie direttive debbano avere un carattere prioritario rispetto alla sovranità delle altre Nazioni. Washington sostiene il potere dei tribunali degli Stati Uniti nei confronti dei cittadini stranieri e rivendica la giurisdizione extraterritoriale dei tribunali USA su attività estere che Washington o gruppi di interesse americani non approvano. Forse la peggiore dimostrazione del disprezzo che Washington ostenta per la sovranità degli altri Paesi è quella di aver dimostrato il potere degli USA su cittadini stranieri basato esclusivamente su accuse pretestuose di terrorismo, prive di qualsiasi evidenza.

Vediamo alcuni esempi.

Washington prima costrinse il governo svizzero a violare le proprie leggi bancarie, poi costrinse la Svizzera ad abrogare le proprie leggi sul segreto bancario. Si presume che la Svizzera sia un paese democratico, ma le leggi di quel Paese sono decise a Washington da persone non elette dai cittadini svizzeri per rappresentare i loro interessi.

Consideriamo lo "scandalo del calcio" che Washington ha architettato, a quanto pare, allo scopo di imbarazzare la Russia. La sede del calcio internazionale è la Svizzera, ma questo non ha impedito a Washington di inviare agenti dell'FBI in Svizzera per arrestare alcuni cittadini svizzeri. Provate ad immaginare la Svizzera che invia i propri agenti federali negli Stati Uniti per arrestare cittadini americani.

Si consideri poi la multa di 9 miliardi di dollari che Washington ha appioppato ad una banca francese per non aver ottemperato pienamente alle sanzioni USA contro l'Iran. Questa asserzione del controllo di Washington su un istituto finanziario estero è ancor più incredibilmente illegale in considerazione del fatto che le sanzioni imposte all'Iran da parte di Washington, con la richiesta che altri paesi sovrani vi aderiscano, sono esse stesse totalmente illegali. Infatti, questo è un caso di triplice illegalità, dato che le sanzioni sono state imposte sulla base di accuse inventate e menzognere.

Oppure consideriamo quando Washington impose la sua autorità facendo pressione sul contratto tra un costruttore navale francese ed il governo russo, costringendo la società francese a violare il contratto con perdite di miliardi di dollari per la società stessa e di un gran numero di posti di lavoro per l'economia francese. Questo è stato parte di un piano con cui Washington voleva dare ai russi una lezione per non aver seguito i suoi ordini in Crimea.

Provate ad immaginare un mondo in cui ogni paese imponga l'extraterritorialità delle proprie leggi. Il pianeta sarebbe nel caos permanente con il PIL mondiale sospeso in battaglie legali e militari. I neocon di Washington sostengono che la Storia ha prescelto l'America per esercitare la sua egemonia sul mondo (il paese "eccezionale"), di conseguenza nessun'altra legge è rilevante. Conta solamente la volontà di Washington.

Cow

Il Meglio del Web: Più si beve latte e più calcio si perde dalle ossa

il latte fa male
Non esiste alimento migliore. Il latte che sgorga dalle mammelle è da sempre raccomandato da medici e nutrizionisti per il fabbisogno proteico e soprattutto per l'apporto di calcio, minerale questo fondamentale per far crescere e mantenere in salute la struttura ossea. Fin qui nulla da eccepire se si trattasse del latte di mamma e se le mammelle fossero di una bella madre e non di una vacca ingravidata artificialmente. Questa premessa è obbligatoria perché ancora oggi c'è chi confonde le due cose. Si confonde il latte materno, vero e unico nutrimento basilare per il sano e corretto sviluppo del neonato d'uomo, con il latte di vacca, alimento predisposto esclusivamente per la crescita rapidissima dei vitelli.

Confusione questa assai pericolosa per la salute umana, ma ormai incarnata nell'inconscio collettivo per la gioia delle lobbies alimentari e farmaceutiche.
Per fortuna sempre più studi scientifici stanno evidenziando e sottolineando tale rischio, affermando che il latte vaccino non va bene per l'alimentazione umana.
L'ennesima ricerca arriva dalla svedese università di Uppsala è ed stata pubblicata su uno dei giornali scientifici più accreditati al mondo, il British Medical Journal. Nello studio vengono presi in esame due grandi coorti composte da 61.433 donne (dai 39 ai 74 anni) e 45.339 uomini (dai 45 ai 79 anni), monitorati per ben 20 anni.

Durante il follow-up medio di 20 anni, 15.541 donne sono morte e 17.252 hanno avuto una frattura ossea, delle quali 4.259 all'anca. Per gli uomini in un follow-up medio di 11,2 anni, 10.112 sono morti e 5.066 hanno avuto una frattura, dei quali 1.116 all'anca. Le conclusioni dello studio svedese non lasciano spazio a nessun dubbio: i ricercatori hanno scoperto che non solo non vi è stata alcuna riduzione delle fratture ossee nelle persone che hanno consumato latte, ma addirittura nelle donne il consumo stesso di latte è stato associato ad una maggiore probabilità di subire una frattura. Le persone che hanno bevuto tre bicchieri o più di latte al giorno avevano il doppio delle probabilità di morire presto rispetto a chi ne aveva consumato meno di uno.

L'autore dello studio, il professor Karl Michaelsson, spiega che i loro risultati "possono mettere in dubbio la validità delle raccomandazioni su un consumo elevato di latte per prevenire le fratture da fragilità. Un maggior consumo di latte nelle donne e uomini non è accompagnato da un minor rischio di frattura. Invece può essere associato ad un più alto tasso di morte". Ma non ci hanno sempre detto che per prevenire l'osteoporosi bisogna bere tanto latte e mangiare tanti formaggi? Questa cosa è risaputa da sempre in chi si occupa seriamente di nutrizione umana, mentre è ancora un'eresia da estirpare con ogni mezzo per coloro che studiano sui libri scritti dalle lobbies farmaceutiche e si basano sulle piramidi alimentari redatte dalle industrie alimentari!

A parte le sterili diatribe sul latte sì o latte no, i dati parlano chiaro: nei paesi maggiori consumatori di latte e latticini vi è il maggior numero di fratture ossee. E questo è un dato di fatto assodato. Come si spiega? Come la mettiamo? Semplicissimo: da una parte l'elevato contenuto del lattosio, lo zucchero del latte che crea un ambiente acidificante dato che a livello intestinale viene degradato ad acido lattico, e tale ambiente fa aumentare le infiammazioni e lo stress ossidativo. Condizioni queste alla base di un maggior rischio di mortalità e paradossalmente di fratture ossee. Nella medesima ricerca tale associazione di rischio è stata osservata anche con l'assunzione dei derivati del latte come i formaggi, anche se in questo caso sono andati coi piedi di piombo per non andare a cozzare esageratamente contro interessi economici enormi (industria casearia).

Hourglass

Il Meglio del Web: Dollaro, Petrolio e Caos: La fine del Vecchio Ordine Mondiale

petrodollar
Il disastro militare in Iraq e in Afghanistan ha segnato l’inizio di una ritirata strategica senza precedenti degli Stati Uniti dal Medio Oriente. Scelte errate, eccessiva confidenza nelle proprie capacità e l’emergere di un mondo multi-polare i fattori chiave. La perdita di influenza da parte americana nella regione ha generato circostanze più o meno volute. Per quanto possa sembrare incredibile, il post-Iraq e il post-Afghanistan sono diventati quasi un modello da esportare.


La regola base per i policymakers americani è semplice quanto diabolica: se non puoi controllare un paese, tanto vale lasciarlo in bancarotta e in una situazione di perenne instabilità interna.
Con il ritiro delle truppe americane da Iraq e buona parte dall'Afghanistan, il caos ha continuato a regnare minando il progresso di due nazioni strategiche nello scacchiere di Washington. La dottrina dopo l'abbandono dell'Iraq si basa sul tentativo maldestro di generare caos per poi controllarlo a proprio vantaggio. I precedenti di Iraq e Afghanistan hanno di fatto obbligato gli Stati Uniti a cercare nuovi metodi per inseguire i propri interessi (geo)politici. Meno appariscenti (drone-war), meno dispendiosi economicamente e senza un intervento diretto. In Medio Oriente e in Nord Africa, l'estremismo Wahabita di Al Qaeda/Daesh e tutte le sue declinazioni sono da sempre l'alleato chiave in questa missione, per Washington.


Il Caos come strumento (geo)politico


Modellare il caos potendo sempre contare sul plausibile diniego da riversare su altri paesi come Israele, Turchia, Arabia Saudita e Qatar. E' a loro che viene delegata gestione e coordinamento delle cellule locali di Daesh, Al Qaeda, Al Shabaab, Boko Haram e tutti i gruppi di natura terroristica. E' in linea con questa nuova concezione che si sono potute manipolare e trasformare primavere arabe in rivolte violente contro stati sovrani.

La famigerata tattica di 'guidare-da-dietro' nel corso degli anni ha causato problemi persino tra Washington e i propri associati. Insicurezza, sfiducia e agende politiche indipendenti hanno proliferato in paesi come Turchia, Israele, Arabia Saudita e Qatar. In alcune fasi si sono generati conflitti persino tra alleati. Pensiamo alla "primavera araba" in Egitto e l'ascesa di Morsi. Un disastro. La cacciata di Mubarak, uno dei primi casi in cui venne applicata la tattica della "primavera araba". L'illusione consisteva nel modellare nazioni intere, a proprio piacimento, con il minimo sforzo in termini bellici, ma il massimo rendimento in termini politici. Il sogno si infranse con il colpo di stato di Al-Sisi, pochi mesi dopo.

Le conseguenze furono un completo disastro. L'Egitto virò prepotentemente su Mosca come partner principale, i Sauditi mostrarono profonda irritazione con la scelta americana di sostenere Morsi (Fratelli Musulmani). Turchia e Qatar ebbero reazioni ancor più ostili nei confronti dell'Arabia Saudita per il sostegno al colpo di stato di Al-Sisi in Egitto, ma soprattutto nei confronti di Washington per non aver sostenuto a dovere Morsi. La rivolta in Egitto si rivelava per Washington un suicidio quasi senza precedenti, sotto ogni punto di vista. Più che controllare il caos, Washington iniziava a subire i primi contraccolpi di una politica estera scellerata.

La tattica di disintegrare nazioni sovrane iniziava a mostrarsi per quello che è: uno dei più grandi fallimenti della politica estera americana. Ciò che è rimasto dopo una mezza dozzina di primavere arabe è il caos, senza la minima possibilità per Washington di controllare o gestire a proprio favore gli eventi. Le cause di questo drammatico fallimento continuano ad essere tangibili. Le motivazioni e le responsabilità investono tutta la classe politica americana. I media mainstream alimentano bugie e propaganda che finiscono per inghiottire tutto, anche il contatto con la realtà di imprenditori, generali e senatori incapaci oramai di riconoscere coloro che controllano direttamente o indirettamente in una regione liquida come quella medio orientale.

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Il Meglio del Web: IL MIO IRAQ. E QUELLO DEGLI ALTRI. 16/1/2016, 25 anni dall'inizio dell'olocausto

siria militari


In Siria e in Iraq le forze patriottiche sono all'offensiva.
"Quando racconto la verità, non è tanto per convincere coloro che non la conoscono, quanto per difendere quelli che la sanno". (William Blake)
"E finchè facevano guerre, il loro potere veniva preservato, ma quando ottennero l'impero, caddero. Perché dell'arte della pace non sapevano niente e non si erano mai dedicati a nulla che fosse meglio della guerra". (Aristotele. Gli Usa, dalla nascita, hanno fatto in media una guerra all'anno).


Una partita con tre campi da gioco


In tutte le guerre, rivoluzioni, aggressioni che ho vissuto e ho provato a raccontare, si configuravano sempre tre schieramenti. Il primo stava sul campo "Realtà" ed era costituito dal popolo sotto attacco e dai suoi amici in giro per il mondo; il secondo stava sul lato opposto, in un campo chiamato "Menzogna" ed erano le armate e le parole di soldati, politici, banchieri, industriali colonizzatori. In mezzo, con una gamba di qua e una di là, in un campetto di nome "Né-Né", ciondolavano gli Astenuti. Ho sempre pensato che, per primi, dovevano essere tolti di mezzo questi qua. Confondevano sia la vista, sia i suoni dello scontro, che quelli della "Realtà" si sforzavano di percepire. Spargevano, anche all'occhio di chi guardava dalla finestra, una nebbiolina che offuscava i contorni. Per me combattere quelli del campo "Menzogna" significa far piazza puilita degli "Astenuti". Dopo, si sarebbero potuti affrontare i nemici, meglio identificati grazie alla scomparsa dei mistificatori. Con gli Astenuti, va detto, gli irreali non se la sono mai presa.

Sono parecchi i luoghi dove ho visto questi soggetti manifestarsi, sempre nella formazione appena descritta: Palestina 1967, Irlanda 1969-1990, Jugoslavia 1999-2001, Iraq 1977-2003, Venezuela, Argentina, Bolivia, Ecuador 2002-2006, Cuba 1995-2005, Libano 1997-2006, Libia 2011, Siria dal 2012. Non mi sono mai potuto privare della scoperta di trovare, in tutti questi campi, immancabilmente gli Astenuti o "Né-Né". In Palestina, pur biasimando il regime sionista, predicano la nonviolenza a coloro cui andavano sfasciando la testa le SS sioniste e arrivano a dare del "terrorista" a quelli a cui orde di robocop trovano (o mettono) un coltello addosso. Pur alzando il ciglio sull'occupazione britannico-fascista dell'Irlanda del Nord, rampognavano la risposta dei repubblicani, troppo dura, e ne festeggiarono la resa, come trionfo della pace, con l'Accordo del Venerdì Santo (1998). In Palestina il "diritto dello Stato di Israele di esistere" si confonde con i pat-pat sulle spalle degli espropriati e genocidati. Fino a inebriarsi della truffa di Oslo e dei "Due Stati".e caldeggiare marcette pacifiste di 10 palestinesi e 4 israeliani.

milosevic
Con la Jugoslavia, l'epistemologia sulla natura di cosa andava succedendo e chi erano gli attori in scena ha visto la prima manifestazione della sindrome schizofrenica che colpisce gli Astenuti. Nato cattiva, ma Milosevic dittatore. Dunque, eticamente, né-né. Tra chi bombardava televisioni, ospedali, case, ponti, treni, scuole, fabbriche petrolchimiche, per ridurre in frantumi e contaminare un paese e chi questo trattamento lo subiva, fiorì rigoglioso il né-né. Né con la Nato, né con Milosevic. Ma in fondo, un po' meno di meno, con quei ipernazionalisti del dittatore serbo. E così, succhiando linfa dall'informazione totalitaria e oligarchica, lastricavano di buone intenzioni la strada per l'inferno.

Con una coerenza invidiata da tutti noi, in Libia si incupirono più degli inesistenti "bombardamenti di Gheddafi sulla propria gente" degli spavaldamente esistenti missili a pioggia. E rivestirono di panni sgargianti di arcobaleno iinvasati terroristi che decollavano e scuoiavano civili e prigionieri. Spettacolino ripetuto per Iraq e Siria. Su un popolo cui per 25 anni hanno riservato un destino mostruoso, paragonabile a quello palestinese solo perché questo dura da settant'anni, hanno fatto pendere, e continuano a farlo, la spada di Damocle del dittatore Saddam. Ha sterminato 200mila curdi (sono ancora tutti lì e si mangiano pezzi di Iraq su mandato USraeliano), divorato il Kuweit (provincia irachena rescissa dai britannici), represso il suo popolo, sterminato 5000 comunisti (mai successo). E in fondo, ignominia!, anche amico degli Americani che lo hanno armato (mai amico, mai armato, se non dall'URSS). Così ha potuto essere tranquillamente preso a calci e appeso.

Bomb

Il Meglio del Web: ISIS colpisce anche Giacarta. Almeno qui non c'entra Erdogan

strage giacarta
© formiche.net

Il Califfato colpisce ad Istanbul (molti morti, turisti tedeschi); poche ore dopo, colpisce a Giacarta (morti fra gli occidentali). Poco prima, aveva fatto una strage enorme ai terminal petroliferi della Libia, mandando a monte il fragile tessuto diplomatico italiano di pacificazione. Ha colpito e ri-colpito a Parigi a suo piacimento.


Daesh mondiale. Ci credete? Io, confesso, no. Più precisamente: non credo che il vero Califfato, quello che è messo alle corde in Siria dai russi ed è in difficoltà in Irak, dunque molto occupato a livello locale, possa coordinare un attacco dei suoi kamikaze (ma quanti ne ha?) contemporaneamente in Turchia e in Indonesia, dall'altra parte del mondo.

Poi però c'è l'altro Califfato. Quello mediatico-propagandistico, mondialista, che diffonde i suoi video sanguinosi per mezzo del SITE, che emana le sue rivendicazioni da Al Jazeera o minaccia di invadere Roma con un comunicato della Katz; che pubblica la rivista patinatissima Dabiq con grafica hollywodiana, quello che - la notizia è pochi giorni fa - ha creato il suo periodico online, con server in Canada e dominio registrato in Turchia: stranissimo sito (ora bloccato: http://Iskart.com ) che sembra un catalogo: auto di lusso, moto di grossa cilindrata, televisori giganti a schermo piatto son offerte a prezzi stracciati, spiega, a chi viene ad abitare nelle terre del Califfato e combattere la guerra santa: un tipo di "stile" che ricorda da vicino i Rolex che la Casa regnante Saud distribuisce come fossero mentine alle avide delegazioni italiote, e a chiunque altro intenda corrompere. Compito facile perché, come spiega l'esperto militare indiano Afsar Karim a Sputnik News, "in molti paesi del terzo mondo, India inclusa, i giovani sono facili da adescare con prodotti di lusso. Una tentazione che può spingere molti a prendere la via del jihad". Insomma è un arruolamento con ricchi premi.