Maestri BurattinaiS


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Il Meglio del Web: IL MIO IRAQ. E QUELLO DEGLI ALTRI. 16/1/2016, 25 anni dall'inizio dell'olocausto

siria militari


In Siria e in Iraq le forze patriottiche sono all'offensiva.
"Quando racconto la verità, non è tanto per convincere coloro che non la conoscono, quanto per difendere quelli che la sanno". (William Blake)
"E finchè facevano guerre, il loro potere veniva preservato, ma quando ottennero l'impero, caddero. Perché dell'arte della pace non sapevano niente e non si erano mai dedicati a nulla che fosse meglio della guerra". (Aristotele. Gli Usa, dalla nascita, hanno fatto in media una guerra all'anno).


Una partita con tre campi da gioco


In tutte le guerre, rivoluzioni, aggressioni che ho vissuto e ho provato a raccontare, si configuravano sempre tre schieramenti. Il primo stava sul campo "Realtà" ed era costituito dal popolo sotto attacco e dai suoi amici in giro per il mondo; il secondo stava sul lato opposto, in un campo chiamato "Menzogna" ed erano le armate e le parole di soldati, politici, banchieri, industriali colonizzatori. In mezzo, con una gamba di qua e una di là, in un campetto di nome "Né-Né", ciondolavano gli Astenuti. Ho sempre pensato che, per primi, dovevano essere tolti di mezzo questi qua. Confondevano sia la vista, sia i suoni dello scontro, che quelli della "Realtà" si sforzavano di percepire. Spargevano, anche all'occhio di chi guardava dalla finestra, una nebbiolina che offuscava i contorni. Per me combattere quelli del campo "Menzogna" significa far piazza puilita degli "Astenuti". Dopo, si sarebbero potuti affrontare i nemici, meglio identificati grazie alla scomparsa dei mistificatori. Con gli Astenuti, va detto, gli irreali non se la sono mai presa.

Sono parecchi i luoghi dove ho visto questi soggetti manifestarsi, sempre nella formazione appena descritta: Palestina 1967, Irlanda 1969-1990, Jugoslavia 1999-2001, Iraq 1977-2003, Venezuela, Argentina, Bolivia, Ecuador 2002-2006, Cuba 1995-2005, Libano 1997-2006, Libia 2011, Siria dal 2012. Non mi sono mai potuto privare della scoperta di trovare, in tutti questi campi, immancabilmente gli Astenuti o "Né-Né". In Palestina, pur biasimando il regime sionista, predicano la nonviolenza a coloro cui andavano sfasciando la testa le SS sioniste e arrivano a dare del "terrorista" a quelli a cui orde di robocop trovano (o mettono) un coltello addosso. Pur alzando il ciglio sull'occupazione britannico-fascista dell'Irlanda del Nord, rampognavano la risposta dei repubblicani, troppo dura, e ne festeggiarono la resa, come trionfo della pace, con l'Accordo del Venerdì Santo (1998). In Palestina il "diritto dello Stato di Israele di esistere" si confonde con i pat-pat sulle spalle degli espropriati e genocidati. Fino a inebriarsi della truffa di Oslo e dei "Due Stati".e caldeggiare marcette pacifiste di 10 palestinesi e 4 israeliani.

milosevic
Con la Jugoslavia, l'epistemologia sulla natura di cosa andava succedendo e chi erano gli attori in scena ha visto la prima manifestazione della sindrome schizofrenica che colpisce gli Astenuti. Nato cattiva, ma Milosevic dittatore. Dunque, eticamente, né-né. Tra chi bombardava televisioni, ospedali, case, ponti, treni, scuole, fabbriche petrolchimiche, per ridurre in frantumi e contaminare un paese e chi questo trattamento lo subiva, fiorì rigoglioso il né-né. Né con la Nato, né con Milosevic. Ma in fondo, un po' meno di meno, con quei ipernazionalisti del dittatore serbo. E così, succhiando linfa dall'informazione totalitaria e oligarchica, lastricavano di buone intenzioni la strada per l'inferno.

Con una coerenza invidiata da tutti noi, in Libia si incupirono più degli inesistenti "bombardamenti di Gheddafi sulla propria gente" degli spavaldamente esistenti missili a pioggia. E rivestirono di panni sgargianti di arcobaleno iinvasati terroristi che decollavano e scuoiavano civili e prigionieri. Spettacolino ripetuto per Iraq e Siria. Su un popolo cui per 25 anni hanno riservato un destino mostruoso, paragonabile a quello palestinese solo perché questo dura da settant'anni, hanno fatto pendere, e continuano a farlo, la spada di Damocle del dittatore Saddam. Ha sterminato 200mila curdi (sono ancora tutti lì e si mangiano pezzi di Iraq su mandato USraeliano), divorato il Kuweit (provincia irachena rescissa dai britannici), represso il suo popolo, sterminato 5000 comunisti (mai successo). E in fondo, ignominia!, anche amico degli Americani che lo hanno armato (mai amico, mai armato, se non dall'URSS). Così ha potuto essere tranquillamente preso a calci e appeso.

Bomb

Il Meglio del Web: ISIS colpisce anche Giacarta. Almeno qui non c'entra Erdogan

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© formiche.net

Il Califfato colpisce ad Istanbul (molti morti, turisti tedeschi); poche ore dopo, colpisce a Giacarta (morti fra gli occidentali). Poco prima, aveva fatto una strage enorme ai terminal petroliferi della Libia, mandando a monte il fragile tessuto diplomatico italiano di pacificazione. Ha colpito e ri-colpito a Parigi a suo piacimento.


Daesh mondiale. Ci credete? Io, confesso, no. Più precisamente: non credo che il vero Califfato, quello che è messo alle corde in Siria dai russi ed è in difficoltà in Irak, dunque molto occupato a livello locale, possa coordinare un attacco dei suoi kamikaze (ma quanti ne ha?) contemporaneamente in Turchia e in Indonesia, dall'altra parte del mondo.

Poi però c'è l'altro Califfato. Quello mediatico-propagandistico, mondialista, che diffonde i suoi video sanguinosi per mezzo del SITE, che emana le sue rivendicazioni da Al Jazeera o minaccia di invadere Roma con un comunicato della Katz; che pubblica la rivista patinatissima Dabiq con grafica hollywodiana, quello che - la notizia è pochi giorni fa - ha creato il suo periodico online, con server in Canada e dominio registrato in Turchia: stranissimo sito (ora bloccato: http://Iskart.com ) che sembra un catalogo: auto di lusso, moto di grossa cilindrata, televisori giganti a schermo piatto son offerte a prezzi stracciati, spiega, a chi viene ad abitare nelle terre del Califfato e combattere la guerra santa: un tipo di "stile" che ricorda da vicino i Rolex che la Casa regnante Saud distribuisce come fossero mentine alle avide delegazioni italiote, e a chiunque altro intenda corrompere. Compito facile perché, come spiega l'esperto militare indiano Afsar Karim a Sputnik News, "in molti paesi del terzo mondo, India inclusa, i giovani sono facili da adescare con prodotti di lusso. Una tentazione che può spingere molti a prendere la via del jihad". Insomma è un arruolamento con ricchi premi.

Binoculars

Troppo vicina alla Russia, l' Italia costretta a mandare i suoi soldati in Iraq

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© Sputnik

L'Italia si è avvicinata troppo alla Russia nell'ultimo mese e per "tranquillizzare" gli alleati ha dovuto mandare i soldati in Iraq.


E' questa l'opinione espressa dall'analista Germano Dottori in occasione del dibattito "Le Strategie di Lotta all'Isis. Uno sguardo dagli esperti di Russia e Italia" svoltosi presso il Centro Stampa di MIA Rossiya Segodnya:

L'Italia negli ultimi due mesi è stato il paese europeo e atlantico più vicino alla Federazione Russa e disattentendo l'impegno contratto con Obama al G20 di Antalya si è mossa in Europa per aprire il dibattito sulla questione dell'opportunità del rinnovo delle sanzioni. Purtroppo abbiamo perso il confronto perchè in questo momento il nostro paese ha un oggettiva difficoltà a far valere il proprio punto di vista, però ci abbiamo provato.

Per tranquillizare gli alleati che quando ci vedono muoverci in questa maniera si innervosiscono abbiamo deciso di offrite truppe di terra per rinforzare lo schieramento occidentale a Mosul. La cosa è stata motivata con la necessità di proteggere un'impresa italiana (la Trevi n.d.r.) che lavora alla manutenzione della diga di Mosul. Con questa iniziativa è stata contraddetta una politica di non invio delle truppe che durava da mesi".

Better Earth

Russia e Italia, dialogo per sconfiggere insieme il Daesh

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© Sputnik

Sconfiggere il Daesh è possibile solo insieme. Ma a chi e come? Solo con le bombe, oppure con armi politiche? Il centro stampa di MIA Rossiya Segondya ha ospitato la tavola rotonda "Le Strategie di Lotta all'Isis. Uno sguardo dagli esperti di Russia e Italia".


Da un lato c'è la lotta all'ISIS sul campo, con i bombardamenti ed il possibile intervento in Libia, dall'altro la minaccia rappresentata dall'ISIS in Europa.

Al dibattito hanno preso parte da Mosca Venyamin Popov, direttore del Centro di Dialogo delle Civilità presso l'Istituto internazionale di Indagine dell MGIMO di Mosca; Dmitriy Danilov, analista di sicurezza europea presso l'Accademia delle Scienze russa; Ali Mustafabeili, direttore del Centro Studi Euroasiatico presso l'Accademia Diplomatica del Ministero degli Esteri russo;

In collegamento da Roma sono intervenuti: Vincenzo Camporini, ex capo di stato maggiore dell'Aeronautica Militare e della difesa; Lucio Caracciolo, direttore della rivista Limes; Germano Dottori, docente di studi strategici alla Luiss Guido Carli.


Ecco il video integrale della discussione
:


Gold Coins

La guerra valutaria nel nuovo ordine mondiale

currency wars
"Non si deve essere confusi dai discorsi di istituzioni straniere: se loro dicono che lo yuan calerà non significa certo che debba accadere. Ci può essere chi cerca di realizzare profitti diffondendo una visione bearish sulla valuta per indurre le società domestiche e il pubblico verso il panico. Ma la Cina ha la determinazione e la capacità di difendere lo yuan dalla speculazione" Guan Tao, Capo Dipartimento Pagamenti Internazionali SAFE (State Administration of Foreign Exchange), citato da Stefano Carrer, E la Banca Centrale compra renminbi, Il Sole 24 Ore 12.01.2016.
"Alcune forze speculative stanno cercando di guadagnare giocando con il renmimbi ma tali attività di trading non hanno nulla a che fare con l'economia reale della Cina e hanno provocato fluttuazioni anomale".Dichiarazione Ufficiale PBOC(People's Bank of China) 7.01.2016, fonte www.advfn.com.
Lunedì 4 gennaio ore 06.00 in Italia. Le agenzie di stampa occidentali battono la prima notizia di giornata: grosso scossone in Cina nella prima seduta borsistica dell'anno. L'indice Composite di Shanghai (SEEC) crolla del 7%, lo yuan non fa più gola (come si dirà più tardi), e l'economia, rispetto alle previsioni di fine anno, rallenta, creando un forte terremoto finanziario. La divisa cinese perde d'improvviso il suo fascino, da moneta di traino dell'economia occidentale (scambi commerciali e investimenti produttivi in asset strategici), nuova di look per l'entrata nel paniere delle valute di riserva del FMI, diventa d'un tratto vulnerabile, debole, floscia, priva di slancio.

La PBOC è chiamata a far fronte ad un ulteriore terremoto finanziario (ultimo giugno/agosto 2015) per un'enorme voragine provocata dal deflusso di capitali, i quali, fin da subito, verranno fatti accomodare in lidi più consoni alle proprie esigenze speculative e attrattive di borsa. Di sicuro la decisione a dicembre della presidente Janet Yellen di alzare, dopo quasi dieci anni, i tassi d'interesse della Federal Reserve dello 0,25%, non sarà passata inosservata e rappresenta una cartina di tornasole anche per finanziare le partite correnti americane.

Quindi, i media mainstream si sforzeranno a stabilire: siamo alla fine di una fase straordinaria particolarmente negativa, gli Usa riprendono a correre, il pil cresce del 2,1% e la disoccupazione migliore attestandosi al 5%, il dollaro ritorna essere moneta forte mentre l'economia cinese va in panne.

In realtà, quel che si omette di dire è che nel mondo è in atto una guerra finanziaria-militare diretta contro una potenza mondiale concorrente, portata avanti dal Pentagono e dalla Nato servendosi di colossi bancari quali Goldman Sachs, JP Morgan Chase, HSBC e di fondi speculativi in capo a magnati dell'alta finanza che controllano la Federal Reserve quali Soros, Rothschild e Rockefeller. Questi potentati megabancari, noti per l'utilizzo dei cosiddetti "programmi di trading ad alta frequenza", sarebbe opportuno ricordare, sono i principali operatori finanziari all'interno della Cina; difatti operano a Shanghai tramite joint venture con società cinesi locali. Il gioco dell'aggiotaggio, come regola vuole, è praticato fino all'eccesso: insieme agli Hedge funds a loro affiliati, hanno la capacità di spingere al rialzo il mercato azionario per poi farlo cadere, scatenando un deflusso di capitali dalla Cina e dando fuoco al mercato borsistico.

Non solo minano la stabilità finanziaria dell'impero celeste, ma guadagnano fortune immeritate sia con i mercati in rialzo che in calo. Questa procedura è applicata anche ai mercati petroliferi, dei metalli e delle materie prime in generale. Queste fluttuazioni al ribasso, programmate a tavolino, dell'indice di Shanghai Composite in definitiva provocano la perdita di miliardi di dollari di investitori nonché l'aumento del debito, dovuto appunto all'utilizzo dei fondi statali da parte della PBOC e del "National Team"per sostenere la borsa di Shanghai.

Red Flag

Uno "strano" attentato ad Istambul. Sarà questo il pretesto che cercava Erdogan per procedere all'invasione della Siria ?

attentato turchia

Attentato a Istanbul: kamikaze dell'Isis uccide 10 turisti.
Nabil Fadli, 28 anni, si è fatto esplodere nel quartiere turistico di Sultanahmet: 8 tedeschi tra i morti.

IL PUNTO - Un attentato in pieno centro ha sconvolto Istanbul. È opera di un kamikaze saudita, Nabil Fadli, un giovane di 28 anni identificato dalle autorità turche che hanno anche informato la cancelliera Merkel del fatto che la maggior parte delle vittime (almeno otto) è di nazionalità tedesca.

L'esplosione che questa mattina intorno alle 9,00 ora italiana ha scosso la zona di Sultanahmet, che ospita le maggiori attrazioni turistiche della città come la nota Moschea Blu e il Topkapi Palace, è dunque un attentato kamikaze. Almeno 10 i morti (di certo otto tedeschi e un peruviano) e 15 i feriti, tra cui 9 tedeschi e alcuni norvegesi come riferito dalla Cnn Turk. Ma il bilancio potrebbe essere più pesante.

18:35 - Sono otto i cittadini tedeschi uccisi nell'attentato odierno a Istanbul. Lo ha affermato il ministro degli Esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier a Berlino.

16:05 - Contrariamente a quanto dichiarato in precedenza, le autorità turche hanno indicato in Nabil Fadli, 28 anni, di origini saudite e militante dell'Isis, il kamikaze che si è fatto esplodere a Istanbul. Era rientrato da poco dalla Siria.

Fonte: Panorama

War Whore

Barack Obama, Nobel per la Pace 2009, ha lanciato 23.144 bombe nel 2015

obama

La strategia antiterrorismo degli Stati Uniti non funziona. Micah Zenko, Council on Foreign Relations


Durante il 2015, l'amministrazione americana del presidente Barack Obama, che ha vinto il Premio Nobel per la Pace nel 2009, ha sganciato 23.144 bombe in Iraq, Siria, Afghanistan, Pakistan, Yemen e Somalia, tutti i paesi a maggioranza musulmana, come calcolato da Micah Zenko , membro del Council on Foreign Relations (CFR).

Lo studio di questa organizzazione precisa che 22.110 di queste bombe sono state sganciate in Siria e Iraq, mentre 947 in Afghanistan, 58 nello Yemen, in Somalia 18 e 11 in Pakistan.

Tuttavia, Zenko sottolinea che, nonostante il gran numero di bombe la strategia antiterrorismo degli Stati Uniti non funziona, perché "le politiche anti-terrorismo degli Stati Uniti si basano sulla cattura o l'uccisione dei terroristi, mentre si spende molto meno denaro e attenzione per le politiche di prevenzione".

Come risultato di questo modo di agire, non è diminuito il numero dei membri dello Stato islamic, che opera in Siria e Iraq e ha ancora circa 30.000 membri. Nel frattempo, in questo momento, i talebani controllano la quota maggiore di territorio in Afghanistan dal 2001, secondo uno studio pubblicato su 'Foreign Policy'.

Yoda

La Russia risponde alla Nato: costruirà due nuovi basi militari al confine con l'Ucraina

nato ucraina russia
«La Nato non avrebbe dovuto espandersi a Est. Con gli Usa volevano una vittoria completa sull'Urss, volevano sedersi sul trono dell'Europa da soli. Ora però siedono lì e stiamo parlando di queste crisi che altrimenti non avremmo avuto». Intervistato dalla Bild, Vladimir Putin ha detto senza mezzi termini ciò che pensa circa il comportamento dell'Alleanza Atlantica negli ultimi anni. Il riferimento ovviamente era alla crisi ucraina, la quale, nonostante il silenzio dei media, continua a protrarsi senza un apparente via d'uscita. Sul campo di battaglia governativi e separatisti si limitano a supervisionare le zone di propria competenza, limitando al minimo ogni tipo di scontro armato, che potrebbe riaccende il conflitto in men che non si dica.

La vera guerra si è spostata sul piano commerciale e geopolitico, con l'Ucraina che ha deciso di bypassare i filorussi, rivolgendo i suoi attacchi direttamente a Mosca. L'ultima dichiarazione degna nota è quella di Poroshenko, che proprio ieri ha annunciato che l'Ucraina «farà a meno del gas russo. I nostri produttori stanno trovando nuovi mercati». Il nuovo mercato, perché di uno si tratta in realtà, è quello europeo. Qui Kiev acquisterà il gas a 200$ ogni mille metri cubi, contro i 212$ imposti dalla Russia con il nuovo contratto take or pay. Ma al di là di questo, la vera questione è tutta strategico-militare. Che dietro le mosse della leadership ucraina ci siano Nato e Usa non è più un mistero, così Putin, già impegnato sul fronte siriano, sta cercando una risposta adeguata all'espansionismo dell'occidente nell'ex repubblica sovietica.

War Whore

Clamorosa intercettazione: la guerra di Sarkozy a Gheddafi e all'Italia

Lybia before and after 2011
© activistpost

Sono oramai note - ai più avveduti - le vere ragioni dell'attacco a Gheddafi del 2011 da parte di Sarkozy e Blair e della NATO, al fianco di una titubante ma obbediente Italia, attacco militare che portò alla morte del dittatore libico e all'attuale caos di tipo 'irakeno' alle porte di casa nostra
. Ragioni che non vengono certo spiegate sui TG e sulla stampa mainstream, in questo vergognoso regime europeo che sacrifica le nostre libertà e i nostri interessi nazionali in nome dell'ideologia e degli interessi di un'élite transnazionale.

Elite che non esitano a scatenare guerre con centinaia di migliaia di morti, a fabbricare prove e creare pretesti per abbattere governi stranieri, a bombardare per lustri popolazioni civili in plaghe remote, a creare imperi del male per procura come Daesh e poi ritirarsi magari a vita privata senza rendere conto a nessun tribunale. Nuove potenze coloniali, ancora peggiori se possibile di quelle ottocentesche.

Le vere ragioni dell'ennesimo disastro geopolitico in terre di petrolio - in sintesi, un attacco all'Italia e ai nostri interessi per mano degli 'alleati' francesi e inglesi - sono però note oggi in maniera completa attraverso alcune delle 3.000 email di Hillary Clinton pubblicate dal Dipartimento di Stato il 31 dicembre scorso su ordine di un tribunale.

Email che delineano con chiarezza il quadro geopolitico ed economico che portò la Francia e il Regno Unito alla decisione di rovesciare un regime stabile e tutto sommato amico dell'Italia: due terzi delle concessioni petrolifere nel 2011 erano dell'ENI, che aveva investito somme considerevoli in infrastrutture e impianti di estrazione trattamento e stoccaggio. Ricordiamo che la Libia è il maggior paese produttore africano, e che l'Italia era la principale destinazione del gas e del petrolio libici.

Non troverete traccia di queste mail, come detto, nella stampa di regime eurocolonizzatrice né in quella eurosottomessa di casa nostra. E nemmeno delle telefonate di Blair, nelle quali Gheddafi aveva messo in guardia del rischio di un nuovo Iraq alle porte dell'Europa in caso di sua caduta. Profezia puntualmente avverata.

Scenari Economici ve ne dà notizia in anteprima italiana.

La email UNCLASSIFIED U.S. Department of State Case No. F-2014-20439 Doc No. C05779612 Date: 12/31/2015 inviata il 2 aprile 2011 dal funzionario Sidney Blumenthal (stretto collaboratore prima di Bill e poi di Hillary) alla allora segretaria di stato USA Hillary Clinton, dall'eloquente titolo "France's client & Qaddafi's gold", racconta i retroscena dell'intervento franco-inglese.

Li sintetizziamo qui.
  • La Francia ha chiari interessi economici per l'attacco alla Libia.
  • Il governo francese ha organizzato le fazioni anti-Gheddafi alimentando inizialmente i capi golpisti con armi, denaro, addestratori delle milizie (anche quelle sospette di legami con Al-Qaeda), intelligence e forze speciali al suolo.
  • Le motivazioni dell'azione di Sarkozy sono soprattutto economiche e geopolitiche, e il funzionario USA le riassume in 5 punti:
  • 1. Il desiderio di Sarkozy di ottenere una quota maggiore della produzione di petrolio della Libia (a danno dell'Italia, NdR),

    2. Aumentare l'influenza della Francia in Nord Africa

    3. Migliorare la posizione politica interna di Sarkozy

    4. Dare ai militari un'opportunità per riasserire la posizione di potenza mondiale della Francia

    5. Rispondere alla preoccupazione dei suoi consiglieri circa i piani di Gheddafi per soppiantare la Francia come potenza dominante nell'Africa Francofona.

    Cult

    Altra clamorosa intercettazione della Clinton: Schaeuble ha sempre pensato di cacciare la Grecia dall'euro, che è creato ad uso e consumo della Germania.

    schauble e merkel

    Grazie ad Ulrich Anders siamo entrati in possesso di diverse altre email della signora Hillary Rodham Clinton, quando era Segretario di Stato USA, desecretate per ordine giudiziario ad inizio 2016, e possiamo dirvi che sono estremamente interessanti.


    Il 30 maggio 2012 Hillary riceve una email da una sua fonte confidenziale in Germania contenente due Memo relative alla politica europea tedesca ed ai progetti del ministro delle finanze tedesco Schaeuble.

    clintom letter
    Per definire il livello dei due memo vi riportiamo un copia/incolla della presentazione :
    "This information is based on conversations with German Finance Minister Wolfgang Schauble and those close to him. SOURCE: Sources with excellent access to the highest levels of the European political and security communities. THE FOLLOWING INFORMATION COMES FROM AN EXTREMELY SENSITIVE SOURCE AND SHOULD BE HANDLED WITH CARE. THIS INFORMATION MUST NOT BE SHARED WITH ANYONE ASSOCIATED WITH THE GERMAN GOVERNMENT".
    Insomma si tratta di una vera e propria fonte spionistica, tanto che i tedeschi non devono venire a conoscenza di questo documento in alcun modo (per i curiosi il documento è Case No. F-2014-20439 Doc No. C057) . Ricordiamo che vi fu uno scandalo spionistico non indifferente che colpi le relazioni tedesco-americane nel 2014.

    Nel documento gli americani mostrano le preoccupazioni espresse da Schauble alla Merkel sulla situazione economica europea. Siamo prima delle elezioni in Francia , Germania e Grecia, le ultime con una vittoria di Nuova Democrazia.

    Ecco quello che dice Schaeuble sulla Grecia:
    "Accordingly, Schauble and other financial officials in Berlin, London, and Brussels are beginning to see the upcoming Greek national elections as a plebiscite on whether or not Greece wants to remain in the Euro-zone. Schauble stated privately that despite their professed commitment to the Euro, if the Greek people vote for a government led by the anti-austerity Syriza party, they must bear the consequences of their actions"
    Quindi due anni prima della vittoria di Tsipras e di Syriza , e l'arrivo di Varoufakis, Schauble riteneva un voto per Syriza come un voto contro l'euro , per cui i greci, votando per Syriza, avrebbero automaticamente votato per un plebiscito contro la moneta unica,nonostante tutto quello che Syriza avrebbe potuto dire. Varoufakis poteva risparmiarsi sei mesi di agonia tranquillamente, perchè ben 2 anni prima il destino delle Grecia era già segnato. Per fronteggiare il problema greco, insieme alla recessione europea, Schaeuble pensa di avere due vie, che gli permetterebbero di evitare la soluzione per lui più dolorosa. Le due vie sono

    a) La via suggerita dai 5 saggi tedeschi, il "European redempion fund", quello che , con il two pack ed il six pach, avrebbe dovuto riassorbire il debito oltre il 60% del PIL e che, inizialmente Schaeuble aveva osteggiato

    b) "The second course of action is even more problematic for Schauble, as it involves planning for a two tiered EU, with a much smaller currency union". cioè la seconda soluzione si riferisce all' euro a due velocità, o euro sud ed euro nord, soluzione che però viene vista come difficile dopo l'elezione di Hollande.