Scienza & Tecnologia
Sostituire in parte il silicio dei microchip con della semplice carta: ci sono riusciti due ricercatori portoghesi, dell'università di Lisbona, sfruttando le proprietà della fibre di carta per sostituire il prezioso elemento alla base dell'industria elettronica.
La nuova invenzione, che abbatterebbe di molto i costi di produzione e l'impatto ambientale, è candidata come una delle idee dell'anno al Premio europeo degli inventori che si svolge giovedì a Lisbona.
Grazie alle sue caratteristiche e al basso costo, il silicio è da sempre fondamentale nel mondo dell'elettronica, tanto da essere quasi un sinonimo di innovazione. Ma l'impatto ambientale dovuto alla sua lavorazione e allo smaltimento stanno spingendo a cercare nuove soluzioni.
Una potrebbe arrivare appunto dalla semplicissima carta le cui proprietà sono state sfruttate da Elvira Fortunato e Rodrigo Martins per creare dei microchip green che funzionano senza silicio.
«Finora la carta era stata usata come semplice supporto su cui creare i circuiti», ha spiegato Martins. «noi abbiamo trovato il modo di usarla come parte integrante di un microchip. In realtà non abbiamo dovuto vincere una complessa sfida tecnologica ma abbiamo semplicemente avuto un'idea nuova, ossia usare la carta per sostituire letteralmente il silicio».In particolare i ricercatori portoghesi hanno capito il modo per sostituire le due principali funzioni del silicio nei microchip, come semiconduttore e allo stesso tempo come materiale isolante.
Una invenzione che permette anche di eliminare elementi come indio e gallio e di semplificare i processi di produzione, che possono essere fatti a temperatura ambiente, e rendere i microchip completamente riciclabili.
I microchip di carta non potranno certo sostituire quelli che troviamo all'interno di pc o smartphone ma potrebbero trovare grande diffusione ad esempio per 'marchiare' a costi bassissimi prodotti che vengono immagazzinati o movimentati, ad esempio per tracciare i percorsi di lavorazione degli alimenti.
Il Sole si trova nella costellazione dell'Ariete, il 14 passerà in quella del Toro. La durata del giorno aumenta di quasi un'ora dall'inizio del mese.
La Luna sarà Nuova il 6, in Primo Quarto il 13, poi Piena il 21 ed infine in Ultimo quarto il 29. Raggiungerà il perigeo il 6 (357.836 km), e l'apogeo il 18 (405.925 km).
Per quel che riguarda i pianeti Mercurio è certamente il protagonista del mese con suo transito davanti al Sole, successivamente si allontanerà progressivamente dalla stella. Termina il periodo di osservabilità di Venere. Marte si troverà in opposizione il 22 maggio e sarà quindi visibile per tutta la notte, sorgendo a sudest al tramonto e terminando il suo viaggio lungo la volta celeste a ovest (il 30 raggiungerà la minima distanza dalla Terra). Giove è facilmente individuabile a sudovest. Anche Saturno verrà a trovarsi in opposizione al Sole e sarà quindi osservabile per quasi tutta la notte. Molto difficile l'osservazione di Urano e di Nettuno (poco prima dell'alba in quest'ultimo caso).
Congiunzioni: Luna-Giove il 15 dalle 22; Luna-Marte, il 21 dalle 22; Luna-Saturno, il 22 dalle 22.
Per quel che riguarda le costellazioni partendo da Nord è facile individuare l'Orsa Maggiore, praticamente allo zenit, accompagnata in basso da Cassiopea e Cefeo. Tra le due Orse troviamo il sinuoso Dragone. Cominciano a fare capolino la Lira, il Cigno e l'Aquila. Proseguendo verso est troviamo Ercole e il Boote. Poi proseguendo verso sudest sorgeranno in successione la Bilancia, l'Ofiuco, lo Scorpione e il Sagittario. Sopra l'Ofiuco possiamo riconoscere la Corona Boreale. A ovest troviamo Cancro Gemelli e Orione.
Dopo il tramonto, al sopraggiungere dell'oscurità, potremo vedere il nostro satellite in fase crescente (Primo Quarto) vicino al pianeta più grande del Sistema Solare, nella costellazione del Leone, in direzione sudovest.
Le immagini di Hubble, con la loro risoluzione di 1.6 chilometri per pixel, forniscono quindi un preciso identikit di questa elegante cometa, che ci appare come un punto brillante nel cielo che sprigiona un fascio di luce a forma di cono. Per capire il livello di dettaglio di queste immagini - spiega l'ASI - basti pensare che le osservazioni da telescopi terrestri della stessa cometa hanno una risoluzione 10 volte inferiore. Vicina e nitida quindi, ma anche piccolissima: il diametro di Linear misura infatti 230 metri di diametro, il che rende la cometa una delle più piccole mai osservate.
"Poiché le comete di solito hanno una dimensione di soli pochi chilometri - dice Jian-Yang Li, coordinatore del progetto di osservazione di 252P - le misure sono molto più affidabili quando questi oggetti passano più vicini a noi. Ecco perché questa cometa, con il suo grande avvicinamento alla Terra, ha offerto una straordinaria opportunità di studio".Grazie al ritratto di Linear come è apparsa nel suo passaggio del 21 marzo, i ricercatori potranno seguirne l'evoluzione. Il ritorno della cometa è previsto nel 2021: fino ad allora, le dimensioni di 252P potrebbero ridursi ancora. "Il nostro obiettivo principale - spiega Li - è capire come le comete diventano sempre più piccole man mano che passano vicine al Sole. Da questi dati, potremmo arrivare a comprendere le proprietà del materiale che doveva costituire i pianeti alle origini del Sistema solare".
L'invenzione è il frutto dell'entusiasmo e della collaborazione di due studenti del secondo anno dell'Università di Washington, Navid Azodi e Thomas Pryor, e ha appena ricevuto il Lemelson-MIT Student Prize nella categoria "Non laureati", aggiudicandosi un premio di 10.000 dollari.
I guanti SignAloud contengono dei sensori che registrano la posizione della mano e i suoi movimenti e che inviano i dati in tempo reale, via bluetooth, ad un computer centrale. Quest'ultimo analizza i gesti e, attingendo ad un apposito database, li traduce in parole e frasi parlate.
"Molti dei dispositivi già esistenti in grado di tradurre il linguaggio dei segni non sono adatti all'uso quotidiano." - ha spiegato Pryor - "Alcuni utilizzano degli input video, mentre altri hanno sensori che coprono integralmente il braccio o il corpo di chi li utilizza. I nostri guanti sono leggeri, compatti e sufficientemente ergonomici da poter essere usati come un accessorio di tutti i giorni, sul modello di un apparecchio acustico o delle lenti a contatto."Giovani, competenti e creativi, Azodi e Pryor studiano, rispettivamente, economia e ingegneria aerospaziale e si sono incontrati nel dormitorio dell'Università quando erano matricole, scoprendo ben presto di avere entrambi una passione per le invenzioni, oltre che per la risoluzione dei problemi. Il loro sogno era di costruire qualcosa che potesse davvero avere un impatto positivo sulla vita delle persone, migliorandola, e sono riusciti a portare avanti il loro progetto grazie agli spazi e agli strumenti messi a disposizione dall'Università di Washington.
"Nello sviluppare questi guanti, il nostro obiettivo principale è stato quello di costruire un ponte facilmente utilizzabile tra chi parla il linguaggio dei segni americano e il resto del mondo." - ha detto Azodi - "L'idea è nata dal nostro comune interesse per le invenzioni e per il problem solving. Ma, dato che siamo convinti che la comunicazione sia un diritto umano fondamentale, abbiamo deciso di renderla accessibile a un pubblico più ampio."
Gli scienziati hanno analizzato i dati ottenuti da due telescopi spaziali (Herschel, dell'Agenzia Spaziale Europea, e Kepler della NASA) ed hanno così potuto calcolare il diametro del pianeta nano, pari a 1.535 chilometri (circa 800 chilometri più piccolo di Plutone) scoprendone anche una colorazione rossastra. "Sembra probabile che il pianeta sia coperto di ghiacci volatili di metano, monossido di carbonio e azoto. E' entusiasmante riuscire ad osservare i dettagli di questo nuovo mondo lontano," ha spiegato Andras Pal.
Chi l'ha detto che per essere archeologi bisogna essere adulti? William Gadoury, uno studente quindicenne canadese, è riuscito infatti a scoprire una città Maya, rimasta finora nascosta nella giungla in Messico, comodamente dalla sua casa a Montreal, sulla base di una teoria da lui formulata incrociando le costellazioni Maya e le loro città, che gli ha valso gli elogi della Nasa e dell'Agenzia spaziale canadese, come segnala il sito Sciencealert. Senza sorvolare le foreste dall'alto o fare scavi, il ragazzo ha compreso che le città di questa antica civiltà erano costruite in allineamento con le stelle. "Non capivo perchè i Maya costruissero le loro città lontano dai fiumi, in aree remote e montuose - ha spiegato - Dovevano farlo per un'altra ragione, e dato che veneravano le stelle, ho pensato di verificare la mia ipotesi. Sono rimasto sorpreso quando ho scoperto che le stelle più brillanti delle loro costellazioni combaciavano con le più grandi città Maya".
Da anni Gadoury studiava le 22 costellazioni Maya. Cosa che gli ha permesso allineare la posizione delle loro 117 città con le stelle. Con quest'idea ha localizzato la 23esima costellazione, fatta di 3 stelle. Ma secondo la sua mappa, c'erano due città e tre stelle. Da qui l'idea di una terza città rimasta nascosta, in una regione remota della penisola dello Yucatan.
L'analisi delle immagini satellitari di diverse agenzie spaziali, come quella canadese, giapponese e la Nasa, hanno mostrato che effettivamente in quell'area c'era una piramide e una trentina di edifici. Si tratterebbe di una delle cinque città Maya più grandi finora mai scoperte. Il giovane archeologo l'ha provvisoriamente battezzata K'àak' Chi', cioè città di fuoco, e ora lavorerà con i ricercatori dell'Agenzia spaziale canadese per pubblicare la sua scoperta su una rivista scientifica.
I ricercatori hanno costruito il dispositivo utilizzando una superficie di nichel rivestita di grafene. "Combinando le proprieta' dei due materiali - ha spiega Politano - il dispositivo funziona da catalizzatore che rompe le molecole di acqua e le divide in atomi di idrogeno e molecole di idrogeno e ossigeno''. L'idrogeno separato dall'acqua, inoltre, "viene assorbito dallo strato di grafene, senza il bisogno di ricorrere a un serbatoio esterno per immagazzinare il gas". L'idrogeno era stato prodotto dal gas naturale attraverso processi di degradazione. Questi processi richiedono un enorme consumo energetico da fonti di energia non rinnovabili. "Il nostro metodo - ha concluso - invece permette di partire dall'acqua, consentendo di ottenere energia pulita e sicura da fonti totalmente rinnovabili".
La caccia a questi mondi alieni, che va avanti ormai da vent'anni, sta ormai facendo progressi da gigante. "All'inizio avevamo il dubbio di riuscire a stanarli - spiega Masi - poi abbiamo iniziato a localizzare i primi pianeti giganti. Ora, grazie alle tecnologie sempre piu' sofisticate, come quelle di Kepler, siamo in grado di individuare anche i pianeti piu' piccoli, di dimensioni paragonabili a quelle della Terra, intercettando la debolissima variazione di luminosita' generata dal loro transito davanti alla stella madre". "Se pensiamo che l'annuncio della Nasa arriva soltanto pochi giorni dopo quello dello European Southern Observatory (Eso), che rendeva nota la scoperta di tre pianeti probabilmente simili alla Terra - conclude - capiamo che siamo sempre piu' vicini a identificare e caratterizzare nei dettagli un pianeta che sia realmente simile al nostro, con condizioni adatte ad ospitare forme di vita".