Scienza dello SpiritoS


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L'afantasia è la strana malattia che impedisce di formarsi immagini mentali

Se pensate che i giornalisti scientifici siano bravi solo a tirare fuori titoli a effetto sui risultati degli ultimi studi in merito ai benefici forniti dal cioccolato, il vino rosso o la dieta vegetariana, vi sbagliate di grosso. Sappiate che a volte, certi articoli di divulgazione scientifica possono anche sconvolgere la vita di qualcuno.

Ed è qui che entra in gioco Blake Ross, una delle menti dietro al browser Mozilla Firefox. In un post su Facebook pubblicato la scorsa settimana, Ross ha spiegato l'impatto che l'articolo del giornalista Carl Zimmer pubblicato dal New York Times nel giugno 2015 ha esercitato su di lui. Zimmer ha scritto del misterioso fenomeno noto come afantasia, battezzato nel 2010 da un team di ricercatori di psicologia e neuroscienze cognitive dell'Università di Exeter guidato da Adam Zeman.

L'afantasia, come suggerisce il nome, identifica una "mancanza di immaginazione, vale a dire 'l'incapacità di formare immagini mentali'. Chi è affetto da questa malattia sperimenta una sorta di cecità psichica: non riesce a rappresentarsi un luogo, una persona, una scena, se non si trova fisicamente davanti ai suoi occhi."

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Congratulazioni Gianluca Spaziani, dottore in Lettere con la sindrome di down

spaziani
© Massimo Lorello
Il teatro classico e per Pasolini. Gianluca, con la sindrome di down, ha unito due delle sue passioni nella sua tesi, che gli ha permesso di conseguire la laurea in lettere all'Università di Palermo.

Con la sua tesi dal titolo "La riscrittura del tragico antico in Pasolini. Per una lettura 'corsara' di Medea" Gianluca Spaziani ha raggiunto l'ambito traguardo, dimostrando che non è un cromosoma in più a porre limiti alla voglia di imparare.

La storia di Gianluca ne ricorda molte altre, da quella della Locanda dei girasoli, ristorante di Roma gestito da ragazzi con sindrome di down al Caffè di Istanbul, pensato per dare lavoro ai ragazzi e alle ragazze colpiti dalla sindrome.

Esempi che andrebbero imitati e che servono a dimostrare come la diversità non sia affatto un limite.

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Campo elettromagnetico del Cuore

cervello cuore
© dionidream

Il CUORE umano (ed animale) genera il più ampio Campo ElettroMagnetico del corpo ed ha un proprio cervello separato dagli altri, ma interattivo con essi!
Lo stesso ricercatore Dr.J.Andrew Armour, ha stabilito che il cuore è un organo sensoriale e di un sofisticato centro di codifica ed elaborazione delle informazioni, con un vasto sistema nervoso intrinseco sufficientemente sofisticato da qualificarsi come un "cervello cuore". Nel suo libro Neurocardiology, afferma che i nervi che dal cuore arrivano al cervello portano informazioni relative ad ormoni, sostanze chimiche, frequenza, pressione, dolore e sensazioni e riescono a regolare diversi segnali nervosi che dal cervello tornano verso il cuore o vengono inviati ad altri organi.

Quando viene concepito un bambino, il Cuore umano inizia a battere prima che il cervello si sia formato e ciò sembra un "paradosso", ma non e' cosi perché il cuore ha un piccolo e proprio "cervello" formato da circa 40.000 cellule nervose, e da esso viene emanato il più ampio CEM (Campo ElettroMagnetico) del corpo.

campo elettromagnetico del cuore
Il Campo Elettrico del Cuore, che viene misurato dall'elettrocardiogramma (EGC) è all'incirca 60 volte più grande in ampiezza di quello generato dalle onde cerebrali, dei due emisferi cerebrali (cervello nella testa), registrate da un elettroencefalogramma (EEG).

La componente Magnetica del campo del cuore, è all'incirca 5000 volte più potente di quella prodotta dal cervello, non è impedita dai tessuti e può essere misurata anche a distanza dal corpo con uno Strumento a Superconduzione di Interferenze Quantiche (SQUID), basato su magnetometri.

La dimensione del CEM Toroidale varia da un minimo di 2,5 ed un massimo di 3m, con asse verticale centrato nel cuore. La sua forma Toroidale, e' la forma spesso considerata la più unica e primaria dell'Uni-Verso. Questo campo Toroidale contiene un suo doppio (come una matriosca), più piccolo e sullo stesso asse verticale, questo perché esso e' "duale" come le energie della ManifestAzione, le forze E+ ed E- ovvero Yin e Yang, e con esse interagisce ad ogni istante.

Questo CEM, generato dai cromosomi contenuti nelle cellule nervose di questo piccolo cervello del cuore, permea ogni cellula dell'organismo e può agire come un segnale sincronizzatore per tutto il corpo in maniera analoga all'In-Form-Azione portata dalle onde a radiofrequenza delle Radiotrasmittenti, TV ecc., un inciso è da questo campo che si sincronizzano le cellule del muscolo cardiaco per far battere il cuore alla frequenza utile alla perfetta salute, salvo quando vi sono distonie particolari nelle parti dell'organismo inter-relazionate con il cuore (sangue, ghiandole, intestino, ecc.).

Ormai è stato sperimentato e dimostrato che questa energia (CEM Toroidale) non solo è trasmessa internamente al cervello di sopra nella testa e al di sotto a quello enterico nell'intestino, ma è anche recepibile inconsciamente o consciamente, dagli altri soggetti che si trovano nel suo raggio di azione-comunicazione che è di massimo 3 m di diametro. (Gli animali lo recepiscono anche da più lontano.)

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Sindrome di Munchausen per procura: "Oltre 1.500 i casi in Italia. Bimbi a rischio"

genitori e bambini
La sindrome di Munchausen per procura è un disturbo che riguarda un genitore, prevalentemente la madre, che provoca i sintomi di una malattia nel figlio. In Italia il dato è di 2,2 casi su 100.000, e quindi sono circa 1.500 le persone che soffrono di questa patologia e che mettono a rischio la vita dei loro bambini.

Lo afferma in una nota il giornalista Mario Campanella, presidente di Peter Pan, e componente del comitato scientifico della BRF, la fondazione che si occupa di neuroscienze. "I segni della SDMP - continua Campanella - sono essenzialmente la simulazione o l'induzione di una patologia di un bambino ad opera del genitore (nell'88% dei casi la madre), il sottoporre l'infante a continue e inutili visite mediche, il miglioramento del quadro clinico dello stesso minore una volta allontanato dal genitore sofferente.

Seppure si tratti di un fenomeno raro - continua Campanella - le statistiche in letteratura riportano una mortalità media del 12% di questi bambini, per cui si può dedurre che ogni anno 150 minori nel nostro Paese decedono a causa di comportamenti patologici dei genitori.

Chiediamo una maggiore attenzione degli organi di informazione su questi casi - aggiunge Campanella - i cui risvolti sono spesso drammatici, considerando la difficoltà di curare i genitori che sono affetti da una malattia insidiosa e pericolosa".

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"Chi scorda le cose apprende più facilmente degli altri". Una ricerca "riscatta" gli smemorati

nota Non Dimenticare!
© youtube.com
Fare la spesa, tornare a casa e scoprire di aver dimenticato qualcosa. Oppure scordare appuntamenti e cose da fare, oltre alle classiche chiavi. Gli smemorati vengono additati, spesso, come distratti e poco attenti. In realtà, avrebbero dalla loro parte un ottimo vantaggio: riuscirebbero ad imparare più velocemente degli altri. Questo perché dimenticare li costringe, ogni volta, a fissare di nuovo i concetti.

A dirlo è uno studio dell'università di Glasgow; secondo il professore Edwin Robertson: "È naturale e normale dimenticare le cose dopo averle imparate". "La nostra ricerca - continua - dimostra che una memoria 'instabile' è la componente fondamentale del meccanismo di apprendimento. Consente, infatti, all'apprendimento di non ancorarsi rigidamente ad una singola cosa o a un singolo compito, ma lo rende più flessibile".

Per provarlo i ricercatori hanno chiesto ad un gruppo di volontari di memorizzare una lista di parole. Dopodiché gli hanno fatto ascoltare una sequenza di battitura, simile al rumore che sentiamo quando componiamo il numero del pin nelle casse automatiche. Hanno osservato che quando le parole e la battitura avevano un ritmo simile, anche i movimenti venivano imparati più velocemente. Ma ad un costo: molte delle parole venivano comunque dimenticate.

Memorizzare e imparare, dunque, non sono sinonimi. Chi scorda facilmente qualcosa ha, invece, la capacità di apprendere un concetto come nuovo. Dimenticare, inoltre, secondo i ricercatori, sarebbe addirittura indispensabile: per far posto a nuove informazioni abbiamo bisogno di ripulire la mente.

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DIMMI COSE BELLE: Fabiola, una trisomia di 31 anni (sesta parte)

rosa rosa

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La scuola e Fabiola


Così scrivevo tempo fa a Mazzin di Fassa:
"Le nuvole con i suoi sfilacciamenti camminano, si deformano, vanno e vengono come attori che compaiono nella scena e poi ad un tratto scompaiono dietro le quinte. Le nuvole peró hanno qualcosa di misterioso in questo movimento naturale, ogni tanto lanciano delle linee sempre bianche molto razionali e con un'andatura perfettamente rettilinea, sono gli aerei che nel loro movimento appaiono e scompaiono secondo il misterioso apparire e scomparire di queste masse bianche con leggere ombre grige trasparenti.

Classica visione a piramide rovesciata dove la punta parte dal Coll Rodella e si apre, prima con una fascia a culla di nuvole intense e fitte, andando verso l'alto le nuvole si diradano e danno spazio ad un azzurro guccioniano. Ecco un puntino bianco che si muove in direzione ovest e lascia una traccia bianca perfettamente disegnata sopra l'azzurro chiaro un po' grigiato ma molto luminoso.

C'è una pace assoluta, i miei occhi vanno diritti alle nuvole, la mia mente è rivolta al divino e le mie orecchie sentono un leggero ronzio da musica da camera, senza contare che il mio naso fa entrare nelle mie viscere un odore di erba inumidita mescolata a vari odori di piccoli fiori apparentemente insignificanti."
Le nuvole 20-08-2012 ore 13,15

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DIMMI COSE BELLE: Fabiola, una trisomia di 31 anni (quinta parte)

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la scuola

Questi ultimi trent'anni in Italia sono stati molto importanti per l'estendersi delle conoscenze e dei risultati in merito alle potenzialità cognitive e sociali delle persone con disabilità, grazie al loro inserimento nella scuola di tutti, come enunciato nella Legge quadro n. 104/1992. In particolare per quanto riguarda le persone con sindrome di Down vediamo che esse accedono in numero sempre crescente a competenze sempre più alte.

L'inserimento di un alunno con disabilità può talvolta essere fonte di dubbi e preoccupazioni per il personale docente e non docente e per i compagni di classe poiché poco formati e informati sulle reali competenze e difficoltà dell'alunno/compagno, ma anche sulle strategie didattiche e relazionali più idonee. Avere un alunno con sindrome di Down in classe può indurre dubbi e preoccupazioni negli insegnanti sia dal punto di vista degli apprendimenti che degli aspetti educativi e relazionali.
Attraverso la mia esperienza spesso emerge che i docenti, soprattutto nella prima classe dei diversi cicli scolastici, hanno un periodo di incertezza iniziale e poi individuano in questo alunno potenzialità e competenze per loro "imprevedibili".

Ho voluto riflettere sulle domande e le affermazioni più ricorrenti che ho incontrato parlando con docenti e compagni di classe. Alcuni di questi pensieri sono passati nelle loro menti, un po' per paura e un po' per poca informazione. Fatto sta che timori, pregiudizi e stereotipi antichi accumulati dentro tutti noi orientano il modo di rapportarsi all'alunno e influenzano le aspettative. E tutto questo determina una difficoltà di approccio all'alunno/compagno sia dal punto di vista didattico che educativo relazionale. Ma quando l'inserimento di un alunno con disabilità è vissuto con passione e gestito con professionalità scattano negli insegnanti curiosità, interesse e voglia di mettersi in gioco.

Si parte da dubbi e domande, ma poi prendono forma esperienze di buone prassi. Premesso che non esistono "ricette precostituite" valide per tutti e che ogni situazione è un'esperienza a sé, provo dunque a dare (attraverso l'esperienza di Fabiola) alcuni spunti di riflessione che partono da ciascuna di quelle domande, nella convinzione che interrogarsi è il primo importante passo verso una buona integrazione dell'alunno con disabilità nella scuola di tutti. Questa poi è un'opportunità di crescita per tutti: alunno con sindrome di Down, docenti e compagni di classe.

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DIMMI COSE BELLE: Fabiola, una trisomia di 31 anni (quarta parte)

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I Down come valore aggiunto

A Fabiola 15 settembre 2015

Porti con te il profumo della vita che inebria i fiori, i colori della primavera e del tramonto d'autunno che fanno innamorare l'arcobaleno. Porti con te i dolori della vita che accomunano gli esseri umani ma fanno innamorare i tuoi occhi alla vista della vita.

Porto con me parte di vita degli altri che mi aiutano a vedere i colori della vita ed elogiarli per continuare a innamorarmi dei tramonti, dei profumi e degli occhi. Porto con me anni di belle avventure che hanno colorato i miei occhi e oggi tendono a chiudersi. Porto con me Aria che mi da forza di fessure di speranza. Porto con me il dolore e la gioia di un fiore nato maldestramente, particolare, che fa la differenza, un fiore più profumato e più attento alle cose pure e genuine. Porto con me la rabbia di un fare che non sono riuscito a dominare e tanto mi ha dato e tanto mi toglie. Porto con me il silenzio della vita, valore che mi ha contraddistinto dagli altri e dai rumori che hanno circondato i miei giorni. Porto con me una rosa colore rosa che mi aiuta a camminare e far camminare.
Buona giornata profumo di vita incantevole.

Un padre scrive sempre cose meravigliose dei propri figli e in riferimento a ciò cito il grande Albert Eistein che scrive una lettera meravigliosa a sua figlia Lieserl, davvero un pezzo di antologia nel mondo e nel regno dell'Amore, nel fiore della vita. (Su questa lettera è difficile stabilirne la vera paternità, molto probabilmente si tratta di un falso, tradotta anche in diverse lingue, ma che sia veramente scritta dal famoso fisico o meno l'importante è il messaggio che vuole trasmettere).
Quando proposi la teoria della relatività, pochissimi mi capirono,
e anche quello che rivelerò a te ora,
perché tu lo trasmetta all'umanità,
si scontrerà con l'incomprensione e i pregiudizi del mondo.
Comunque ti chiedo che tu lo custodisca per
tutto il tempo necessario, anni, decenni,
fino a quando la società sarà progredita abbastanza
per accettare quel che ti spiego qui di seguito.
Vi è una forza estremamente potente per la quale
la Scienza finora non ha trovato una spiegazione formale.
È una forza che comprende e gestisce tutte le altre,
ed è anche dietro qualsiasi fenomeno
che opera nell'universo e che non è stato ancora individuato da noi.
Questa forza universale è l'Amore.
dimenticarono la più invisibile
e potente delle forze.
L'amore è Luce, visto che illumina chi lo dà e chi lo riceve.
L'amore è Gravità, perché fa in modo
che alcune persone si sentano attratte da altre.
L'amore è Potenza, perché moltiplica
il meglio che è in noi, e permette che l'umanità
non si estingua nel suo cieco egoismo.
L'amore svela e rivela. Per amore si vive e si muore.
Questa forza spiega il tutto e
dà un senso maiuscolo alla vita.
Questa è la variabile che abbiamo ignorato per troppo tempo,
forse perché l'amore ci fa paura,
visto che è l'unica energia dell'universo che l'uomo
non ha imparato a manovrare a suo piacimento.
Per dare visibilità all'amore, ho fatto una semplice
sostituzione nella mia più celebre equazione.
Se invece di E=mc2 accettiamo che l'energia per guarire il mondo
può essere ottenuta attraverso
l'amore moltiplicato per la velocità della luce al quadrato,
giungeremo alla conclusione che l'amore è
la forza più potente che esista, perché non ha limiti.
Dopo il fallimento dell'umanità nell'uso e il controllo
delle altre forze dell'universo,
che si sono rivolte contro di noi, è arrivato il momento
di nutrirci di un altro tipo di energia.
Se vogliamo che la nostra specie sopravviva,
se vogliamo trovare un significato alla vita,
se vogliamo salvare il mondo e ogni essere senziente che lo abita,
l'amore è l'unica e l'ultima risposta.
Forse non siamo ancora pronti per fabbricare una bomba d'amore,
un artefatto abbastanza potente da distruggere tutto l'odio,
l'egoismo e l'avidità che affliggono il pianeta.
Tuttavia, ogni individuo porta in sé un piccolo ma potente generatore d'amore la cui energia aspetta solo di essere rilasciata.
Quando impareremo a dare e ricevere questa energia universale, Lieserl cara,
vedremo come l'amore vince tutto,
trascende tutto e può tutto, perché l'amore è la quintessenza della vita.
Sono profondamente dispiaciuto di non averti potuto esprimere
ciò che contiene il mio cuore,
che per tutta la mia vita ha battuto silenziosamente per te.
Forse è troppo tardi per chiedere scusa, ma siccome il tempo è relativo,
ho bisogno di dirti che ti amo e che grazie a te sono arrivato all'ultima risposta.


Tuo padre Albert Einstein

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DIMMI COSE BELLE: Fabiola, una trisomia di 31 anni (terza parte)

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Il valore del considerare normale la disabilità
Ciascuno di noi ogni tanto è cretino, imbecille, stupido o matto. Diciamo che la persona normale è quella che mescola in misura ragionevole tutte queste componenti, questi tipi ideali. - Umberto Eco, Il pendolo di Foucault, 1988
C'è un uomo che sale sopra una cattedra, davanti a un gruppo di ragazzi. È un uomo di mezza età. Ha una buona cultura. Sa che sta facendo qualcosa di sbagliato e, probabilmente, diseducativo. Lo fa di fronte a dei ragazzi.

I ragazzi avranno fra i sedici e i diciotto anni. È un'età delicata. È ancora possibile plasmare le loro menti. Di più sono menti che vivono di assoluti, ricercano le novità. Sono studenti, in una classe. Quell'uomo è il loro insegnante. Una figura di riferimento. Ha un curriculum eccellente, è nel pieno delle sue facoltà mentali. Compie quel gesto di proposito.

Perché lo fa? Non c'è da ragionarci troppo sopra. Ce lo dice lui stesso subito dopo averlo fatto: «Sono salito sulla cattedra per ricordare a me stesso che dobbiamo guardare le cose sempre da angolazioni diverse».

Non so se questa scena si sia mai svolta nella realtà. È un'immagine presa dal film L'attimo fuggente di Peter Weir. L'insegnante è interpretato da un bravissimo Robin Williams. Siamo quasi al principio del film. La scena conclusiva di quel film ci mostrerà tutti quei ragazzi salire senza timori sul loro banco per salutare quell'insegnante sconfitto da un sistema che chiede una forma di omologazione che lui non è più disposto a dare.

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Come affrontare i momenti difficili della vita

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© Alexandra Thompson
Durante la nostra vita possiamo trovarci davanti a dei momenti che ci appaiono davvero difficili da affrontare. E' normale che la nostra esistenza sia costellata di alti e bassi. Altrimenti non avremmo alcuna opportunità per crescere, imparare ed evolverci. Ciò che non dovremmo mai dimenticare è che, anche di fronte ad un momento davvero difficile, siamo noi stessi a decidere il nostro atteggiamento positivo o negativo verso una determinata situazione.

E proprio la scelta dell'atteggiamento da adottare di fronte alle difficoltà potrà risultare determinante sull'evoluzione della situazione in cui ci troviamo e sulla nostra capacità di apprendere qualcosa di nuovo da un'esperienza che all'apparenza ci fa sentire di fronte ad un vicolo cieco. Adottare un atteggiamento totalmente negativo e lasciarci travolgere da esso può portarci ad una vera e propria paralisi e all'incapacità di agire. Vi sarà forse capitato di sentirvi intrappolati e di non sapere quale direzione prendere di fronte ad una scelta difficile.

Il primo passo, fondamentale, consiste nel prendere coscienza di una situazione difficile in tutti i suoi aspetti e nell'accettarla per quella che è. Forse in questo momento scappare sembrerebbe più semplice. Ma vivere sempre in fuga è impossibile. Quando si cerca di chiudere gli occhi davanti a qualcosa che non si vuole affrontare, in realtà si sta tentando di scappare da se stessi e dalle proprie responsabilità. Forse in questo momento credete di non avere alcuna responsabilità rispetto a ciò che vi sta accadendo. In ogni caso, però, potrete provare a controllare le vostre reazioni agli eventi e a determinarne le conseguenze.

Come ci ricorda il principio 90/10 di Stephen Covey, tutto ciò che ci accade è determinato soprattutto da noi stessi. E se guardiamo alle filosofie orientali, scopriamo che ad ogni nostra azione corrisponde una reazione. Ogni azione che compiamo ha sempre una conseguenza. Se ora ci troviamo ad affrontare un momento difficile, proviamo a lavorare innanzitutto su noi stessi e a riflettere su ciò che potremmo fare per migliorare la situazione attuale, dato che non possiamo cambiare il passato.