rosa rosa

Comment: DIMMI COSE BELLE: Fabiola, una trisomia di 31 anni - Prima Parte



La scuola e Fabiola


Così scrivevo tempo fa a Mazzin di Fassa:
"Le nuvole con i suoi sfilacciamenti camminano, si deformano, vanno e vengono come attori che compaiono nella scena e poi ad un tratto scompaiono dietro le quinte. Le nuvole peró hanno qualcosa di misterioso in questo movimento naturale, ogni tanto lanciano delle linee sempre bianche molto razionali e con un'andatura perfettamente rettilinea, sono gli aerei che nel loro movimento appaiono e scompaiono secondo il misterioso apparire e scomparire di queste masse bianche con leggere ombre grige trasparenti.

Classica visione a piramide rovesciata dove la punta parte dal Coll Rodella e si apre, prima con una fascia a culla di nuvole intense e fitte, andando verso l'alto le nuvole si diradano e danno spazio ad un azzurro guccioniano. Ecco un puntino bianco che si muove in direzione ovest e lascia una traccia bianca perfettamente disegnata sopra l'azzurro chiaro un po' grigiato ma molto luminoso.

C'è una pace assoluta, i miei occhi vanno diritti alle nuvole, la mia mente è rivolta al divino e le mie orecchie sentono un leggero ronzio da musica da camera, senza contare che il mio naso fa entrare nelle mie viscere un odore di erba inumidita mescolata a vari odori di piccoli fiori apparentemente insignificanti."
Le nuvole 20-08-2012 ore 13,15
Le nuvole per sognare, per volare, per andare oltre, la scuola di tutti i giorni deve vivere di cose oltre, di cose che innovano giorno dopo giorno e creano nuove realtà. Per Fabiola la scuola si rinnovava giorno dopo giorno, era lei che portava sorrisi, gioie e con esse educava alla serenità, sapere di "italiano", di "matematica", di "disegno" non era necessario, ma era indispensabile che si parlasse di quelle materie per andare oltre, oltre dentro di lei.

Fu nell'anno scolastico 2002/03, all'Istituto d'Arte di Comiso, Fabiola frequentava la 2C e con l'insegnante di sostegno Anna Aloisi, sognando e cercando di andare oltre alla semplice didattica che si faceva a quell'epoca, si decise di fare un piccolo esperimento, portare l'alunna fuori l'ambito scolastico per inserirla in un contesto di realtà socio-economica. Il supermercato era il posto ideale per Fabiola, le ore di sostegno l'insegnante le trascorreva dentro il supermercato, cercando di far fare alla discende quello che le commesse facevano di routine tutti i giorni. Bene la mia piccolina era appassionata a conoscere e a fare quelle operazioni di sistemazione del prodotto nei scaffali, a stare con la cassiera cercando di capire il "soldo", a ripulire frutta e verdura, cose di normale amministrazione personale che magari a casa non faceva per troppa confidenza con i genitori, o perché, essendo pigra, magari preferiva andare in palestra per trascorrere ore di pubbliche relazioni.

Ecco quell'anno per F. è stato un anno interessante, di crescita, sicuramente più efficiente di stare dentro in classe a cercare di studiare sopra i libri o dentro i laboratori. Erano anni di innovazione per la scuola d'Arte di Comiso, per il sistema sostegno, Fabiola è stata la prima ad interrompere il percorso didattico nella direzione del rapporto scuola-lavoro. Anna è stata bravissima a cercare di superare l'ostacolo burocratico e quello di rottura con le tradizioni scolastiche. Oggi i ragazzi H frequentano i laboratori artigianali del posto, per cercare di inserirli nel mondo del lavoro, dopo gli anni studenteschi, tutto questo oggi si cerca di farlo diventare una bella realtà.

F. in quegli anni ha conosciuto il primo amore, un ragazzo, mio alunno, che con la dolcezza che lo contraddistingueva da altri, curava la mia rosa Rosa con carezze e sorrisi, contraccambiato dall'amica con altrettante carezze e sorrisi che la rendevano felice e sorridente solo alla vista del suo amato. Era Cristian che mi interpellava dicendomi: "Prof. come mi devo rapportare con sua figlia?", io cercavo di far capire al mio alunno che l'Amore è la chiave di tutte le cose, il segreto per far muovere le montagne, per educare una diversamente abile. E' stato Cristian che contraccambiando qualche carezza e profondi sorrisi, ad insegnare a mia figlia comportamenti etici con compagni e scuola, a far capire l'importanza dei ruoli scolastici, ad essere gentile e dire sempre "grazie" a qualsiasi cosa che gli si viene data. Fabiola, oggi, mi dice grazie anche se le porgo un bicchiere di acqua a tavola o se gli prometto di portarla in palestra in un orario che mi dice lei. Queste sono le cose di cui ne vado fiero nel rapporto con mia figlia, la gentilezza, i sorrisi che elargisce incondizionatamente a tutti e di riflesso le persone, pur non conoscendola, ricambiano e si educano alla dolcezza e al sorriso. Io e mia moglie non abbiamo nome e cognome, siamo Papà e Mamma di Fabiola, a Comiso non ci sono angoli che Fabiola non viene riconosciuta e scambiando due paroline non ci si nasconde a manifestare gesti di affetto nei confronti di tutti. Fabiola è anche quella persona che riconosce, a pelle, l'insofferenza dell'altro a voler intrattenere parole di convenevoli normalità, a riconoscere chi per forma cerca di essere affettuoso e non essere sincero con lei nei rapporti verbali di tutti i giorni.

In una gita scolastica, Fabiola era in terza Istituto d'Arte, sul pullman per andare a Morgantina, per poi proseguire a Cefalù, dava impronte di solidarietà e serenità a tutti i ragazzi cercando di cantare e dire cose al microfono per far sorridere tutta la scolaresca. In quella circostanza, sempre per la mia voglia di renderla autonoma, si reca, da sola, nel bar del vicino posto agli scavi romani e ritorna con un gelato per cui io non avevo dato dei soldi, naturalmente il barista, cosa che succede spesso, per la sua dolcezza come si rapporta, gli offre il gelato, ed io cercando di riparare il danno riscontro dolcezze in ogni parte del mondo che attraverso Fabiola si manifestano. In quella gita, visitando i luoghi dove avvenivano le lavorazioni dei vasari romani, Fabiola cercava di far avvicinare i suoi compagni alla spiegazione del sito archeologico, non solo perché lei voleva sapere ma pretendeva che i compagni seguissero la spiegazione. Quelle azioni per la mia straordinaria figlia erano e sono di normale realtà. Fabiola rende possibile quello che possibile tante volte non è.

Alla scuola elementare Fabiola, non era in grado ancora di dire parole chiare e intere, l'insegnante pur nello sforzo, non riusciva a far pronunciare le parole a lei necessarie, sono stati anni difficili ma intensi, la locopodeia in parte rimedia a questa lacuna, ma a fare da supporto pratico alla buona riuscita del linguaggio è stato il primo telefonino che ho comprato a lei. Poi successivamente è stato uno smartphone che ha reso il servizio possibile.

L'iPhone con internet ha reso un servizio straordinario alla buona novella, il continuo telefonare e cercare di farsi capire dall'altro capo del telefono, non vedendo la persona, è stato un esercizio necessario alla sua comunicazione, alla riuscita a pronunciare parole sempre più chiare e comprensibili.

Le nuvole Fabiola le guarda non con gli occhi, ma le nuvole sono per lei il raggiungimento di un possibile nell'impossibile, li guarda dietro la sua voglia di vivere in una realtà fatta di continue scoperte e rivelazioni. Nuvole che svelano concetti e forme e di riflesso educano e commuovono la mia Rosa. Le mie nuvole di Mazzin di Fassa sono state di aiuto nel raggiungimento di un possibile rarefatto, ma costante del suo rappresentare nel tempo i suoi concetti, le sue parole, i suoi discorsi perfetti e di una coerenza perfetta e costante nel tempo. Non è vero il detto "tu sei fra le nuvole" per dire che non sei in questa terra, Fabiola ha vissuto e realizzato una mia visione "tra le nuvole" per concretizzare una possibile vita "normale", vita di grande Down e di grande donna.

L'uomo libero è come una nuvola bianca. Una nuvola bianca è un mistero; si lascia trasportare dal vento, non resiste, non lotta, e si libra al di sopra di ogni cosa. Tutte le dimensioni e tutte le direzioni le appartengono. Le nuvole bianche non hanno una provenienza precisa e non hanno una meta; il loro semplice essere in questo momento è perfezione.
Osho
, la mia via La via delle nuvole bianche

Comiso li, 15 dicembre 2015

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