Storia SegretaS


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L'anomalia termica delle Piramidi

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Aveva ragione l'architetto francese Jean-Pierre Houdin a sostenere che le Piramidi e forse anche la tomba di Tutankhamon hanno ancora segreti da svelare: le sue ipotesi prevedevano infatti l'esistenza di camere e cunicoli ancora inviolati che potrebbero contenere tesori e addirittura mummie.

L'anomalia.

L'ipotesi di Houdin era così ben suffragata da dati che il Ministro per le antichità egiziane, Mamdouh el-Damaty, aveva dato il via a vari tipi di ricerche: una addirittura utilizzando i muoni (particelle che si formano nell'atmosfera a causa del bombardamento dei raggi cosmici), un'altra utilizzando tecniche di termografia, ossia studiando l'impronta termica delle strutture. Le ricerche con i muoni sono ancora in fase iniziale, ma le termografie, dopo sole due settimane di rilevamenti, hanno portato a risultati significativi, presentati dal Ministro come una "impressionante anomalia".

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© blueplanetheart.itLe Piramidi nascondono ancora stanze e cunicoli.
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© blueplanetheart.itLe Piramidi nascondono ancora stanze e cunicoli.

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L'uomo di Neanderthal è arrivato in Italia 100.000 anni prima di quanto si pensasse

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L'uomo di Neanderthal è arrivato in Italia 250.000 anni fa, almeno 100.000 anni prima di quanto si pensasse. A portare indietro nel tempo l'epoca dei primi insediamenti neanderthaliani in Italia è la nuova datazione dei sedimenti nei quali sono stati scoperti oltre 80 anni fa due crani di Neanderthal, nel sito di Saccopastore a Roma.

La scoperta si deve ai ricercatori dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), che hanno lavorato in collaborazione con l'università Sapienza di Roma e l'università americana del Wisconsin-Madison.
Pubblicata sulla rivista Quaternary Sience Reviews, la ricerca ha ridatato l'età del sito di Saccopastore, dove nel 1929 e nel 1935 sono stati scoperti due crani dell'uomo di Neanderthal. All'epoca l'analisi dei sedimenti nei quali erano 'incastonati' i crani aveva portato i ricercatori a calcolare che avessero circa 125.000 anni. Adesso l'analisi basata sull'identificazione degli elementi radioattivi presenti nei sedimenti ha dimostrato che "i resti di Saccopastore sono più vecchi di oltre 100.000 anni rispetto a quanto sinora ritenuto, portando l'età del Neanderthal in Italia a 250.000 anni fa", rileva il responsabile dello studio, Fabrizio Marra, dell'Ingv.

I crani di Sacopastore erano stati ritrovati in una cava di ghiaia di fiume sulle sponde dell'Aniene, poi sepolta per costruire gli edifici che oggi costeggiano la Tangenziale Est. Finora i sedimenti erano stati interpretati come un deposito di materiale fluviale che si era formato 125.000 anni fa, prima dell'ultima glaciazione.La nuova tecnica didatazione dimostra invece che i depositi si sono formati alla fine della penultima glaciazione attorno a 250.000 anni fa.
Questo significa che i neanderthaliani popolavano in Italia erano contemporanei di quelli che vivevano nel resto d'Europa. Una scoperta, questa, confermata anche dagli utensili degli uomini di Neanderthal, scoperti accanto ai resti umani: "nessuno di questi reperti - osserva Marra - presenta caratteri tali da implicare un'età di 125.000 anni", ma appaiono ben più antichi.

Articolo originariamente pubblicato su sito Ansa.it

Che Guevara

Flashback Tiberio e Gaio Sempronio Gracco

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Tiberio Gracco, assieme a suo fratello minore Gaio, ha rappresentato una figura importante e per certi versi una pietra miliare della grande lotta per la libertà dell'oppressione e dello sfruttamento del genere umano. Di origine patrizio-plebea Tiberio e Caio divennero tribuni della plebe a distanza di dieci anni l'uno dall'altro. Nell'esercizio della loro carica difesero sempre a spada tratta i più poveri facendosi portavoce di leggi per togliere privilegi e possedimenti ai ricchi e ridistribuirli tra gli umili ma che gli comportò la feroce antipatia dei possidenti. Morirono entrambi assassinati per mano dei loro nemici.

A differenza di quello che potrebbero pensare in molti l'Antica Roma aveva raggiunto un livello di complessità sociale tale da renderla tranquillamente paragonabile a società di secoli e secoli dopo. Quella romana non era una società immobile, anzi, e soprattutto era una società nella quale esistevano delle classi sociali che peraltro cercavano di dividersi il potere sulla base anche dei rapporti di forza. Ora tratteremo della figura di Tiberio e Gaio Sempronio Gracco, figli di padre di origine plebea e di Cornelia, la figlia di Publio Cornelio Scipione l'Africano, uomo di antichissima famiglia aristocratica. Dunque il giovane Tiberio Sempronio appartenne sin da subito all'oligarchia patrizio-plebea. Ci si impone qui un piccolo excursus per chiarire che cosa si intenda per plebei, un termine assai importante per comprendere le dinamiche sociali dell'antica Roma. Il termine entrò in termine in epoca repubblicana in contrapposizione con i patrizi, ovvero gli aristocratici romani. Secondo la tradizione, la cui fonte è "Ab Urbe condita" di Tito Livio, pare che i patrizi una volta aver preso il potere dalla cacciata dell'ultimo Re di Roma: Tarquinio il Superbo, nel 509 a.c., si auto-arrogarono il il potere di limitare ai soli componenti del loro ordine il governo della città mediante l'istituzione del consolato, cui i plebei erano ovviamente esclusi. I patrizi ritenevano infatti di essere discendenti dai "patres" e in quanto tali di essere anche gli unici a poter detenere gli auspici, il che significava poter interpretare il volere degli dei, allora ritenuta conditio sine qua non per avviare qualsiasi azione politica. Non solo, con Servio Tullio erano stati introdotti i cosiddetti "comizi centuriati", ovvero un modo per fare sì che il voto dei plebei avesse un peso mille volte inferiore a quello della loro dimensione numerica. Non si trattava di un voto per testa infatti, ma per centuria, e le centurie dei più umili erano ovviamente numericamente molto superiori di quelle dei patrizi, basti pensare che Cicerone sosteneva che una singola centuria delle classi inferiori contenesse quasi più cittadini dell'intera prima classe. In questo modo però i plebei erano completamente esclusi dalla vita politica, ma anche dai collegi religiosi e dalle altre magistrature. Il loro unico diritto era quello di essere divisi in gentes e tribus, di poter servire nell'esercito e di poter diventare tribuni militari.

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Magnifico volto etrusco scoperto in una tomba a Città della Pieve (PG)

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© tuttoggi.infoIl ritrovamento dovuto all’aratro di un agricoltore che si è imbattuto nei resti della tomba

Comment: Originariamente pubblicato su tuttoggi.info
Scritto da Sara Minciaroni


Un volto umano che affiora dal terreno. Il braccio semidisteso con il gomito poggiato su un piano. In mano un utensile, forse un vassoio o un piatto. I tratti del viso particolarmente precisi. Gli occhi, le labbra sottili, i capelli fermati sopra la fronte, forse arricciati da un ornamento che li sostiene. E' la sorprendente scoperta che un agricoltore di Città della Pieve ha effettuato nella serata di domenica, mentre arava il suo terreno.

Una voragine si è aperta dopo il passaggio del trattore e lasciando intravedere quella che sembrerebbe una camera di circa quattro metri per quattro. L'unico ad essere entrato nel pertugio al momento è proprio l'uomo. Dal suo racconto sembrerebbe che nella cavità, che al momento avrebbe tutte le sembianze di una tomba etrusca, ci siano almeno quattro opere in pietra. Di cui forse un sarcofago e quattro urnette cinerarie. Ma sono solo ipotesi, il quadro sarà più chiaro quando sul posto, in zona Fondovalle-Salci, arriveranno gli esperti della Soprintendenza per i primi rilevamenti. Al momento la zona è stata delimitata e messa in sicurezza. La voragine coperta per evitare che gli agenti atmosferici possano rovinare quello che la terra ha aver preservato per secoli.

Treasure Chest

Soperto un immenso tesoro nella tomba di un antico guerriero vissuto oltre 3500 anni fa in Grecia

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Un team di archeologi statunitensi in Grecia ha scoperto lo scheletro di un antico guerriero che ha riposato indisturbato per più di 3500 anni insieme ad un enorme tesoro, così come il ministero della cultura greco ha annunciato nella giornata del 27 ottobre 2015. Il tesoro è "il più importante che sia mai stato scoperto in 65 anni" nella Grecia continentale, ha dichiarato il ministero.

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© blueplanetheart.it
La bara di legno del milite ignoto, che evidentemente era di una persona di una certa importanza, è stata trovata sul sito del Palace Nestor, di era micenea, nella penisola del Peloponneso greco. Era stato sepolto con una serie di gioielli in oro, tra cui una stringa ornata di perle, anelli, una spada di bronzo con una maniglia d'oro e avorio, vasi d'argento e pettini d'avorio. I gioielli sono decorati nello stile dei minoici, con le figure di divinità, animali e motivi floreali, nello stile della civiltà che fiorì nell'isola di Creta intorno al 2000 A.C.

Question

Flashback Lo strano caso del dottor Viktor Grebennikov e della sua straordinaria macchina volante

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Vi sono storie di marchingegni che hanno il sapore del meraviglioso, ma di cui non esistono prove certe della loro esistenza e funzionalità ricercate con piglio scientifico. In alcuni casi quanto viene presentato al pubblico ha la parvenza di qualcosa di realmente realizzabile, o forse già realizzato, ma tant'è; del manufatto descritto e delle sue potenzialità, non si rilevano tracce e così rimane il sempre dubbio, difficile da fugare, di abili montature fini a se stesse per il beato divertimento di qualche cervello vagamente alterato.

Eppure nel caso in esame esiste una così vasta documentazione su quanto viene raccontato, che la ragione vacilla e sorge il dubbio di una possibile verità, su cui è necessario interrogarsi. Questi i fatti: Viktor Grebennikov, classe 1927, è un personaggio conosciuto fin dagli anni settanta del secolo scorso; ora recenti lavori sulle leggi gravitazionali, hanno riportato alla luce la sua figura, i suoi affascinanti studi ed il mistero in essi è racchiuso, difficile da svelare, essendo il protagonista di questa storia morto nel 2001.

Cult

Flashback Il Columbus Day Americano: il vero lascito di omicidio e schiavitù

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Ancora una volta è il momento di celebrare il Columbus Day. Eppure, la verità è sbalorditiva: Se Cristoforo Colombo fosse vissuto oggi, sarebbe messo sotto processo per crimini contro l'umanità. Il Regno del Terrore di Colombo, come documentato da noti storici, fu così sanguinoso, il suo lascito così indicibilmente crudele, che fa di Colombo un criminale moderno che rende Saddam Hussein un pallido merluzzo. Domanda: perché dobbiamo onorare un uomo che,se fosse vivo oggi, sarebbe quasi certamente nel braccio della morte in attesa di esecuzione? Se desideri sapere la vera storia di Cristoforo Colombo continua a leggere. Ma ti avverto, non è per i deboli di cuore. Ecco i principi fondamentali. Il secondo lunedì del mese di Ottobre di ogni anno si celebra il Columbus Day (quest'anno è l'11 Ottobre). Insegniamo ai nostri ragazzi delle scuole una canzone carina che dice:"Nel 1942 Colombo salpò nell'oceano blu". Essa è una tradizione americana, americana come la pizza. Cos'è sennò? Sorprendentemente, la vera storia di Cristoforo Colombo ha ben poco in comune con il mito che tutti noi abbiamo imparato a scuola. Il Columbus Day, così come lo conosciamo negli Stati Uniti, fu inventato dai Cavalieri di Colombo, un'organizzazione Cattolica di assistenza fraterna. Nei passati anni '30 essi erano in cerca di un eroe cattolico con un ruolo di modello a cui i loro figli potessero guardare. Nel 1934, a seguito delle pressioni dei Cavalieri di Colombo, il Congresso e il Presidente Franklin Roosevelt siglarono in legge il Columbus Day come festività federale per onorare questo esploratore coraggioso. O così pensavano. Ci sono diversi problemi con tutto questo. Prima di tutto, Colombo non fu il primo europeo a scoprire l'America. Come tutti ben sappiamo, il Vichingo Leif Ericson fondò probabilmente un villaggio norvegese a Terranova 500 anni prima.

Yoda

Flashback Le streghe della notte

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Donne al fronte (Foto: Tass)
Poco dopo l'inizio della Seconda guerra mondiale giunse al governo sovietico una valanga di lettere da club dell'aviazione, campi estivi, settori del trasporto aereo in cui le donne reclamavano con insistenza di essere mandate al fronte per combattere alla pari con gli uomini.

Al contempo Marina Raskova, insignita del titolo di Eroe dell'Unione Sovietica e nota in tutto il paese per aver compiuto la leggendaria trasvolata senza soste da Mosca all'Estremo Oriente a bordo di un Ant-37 denominato "Rodina" (Patria), propose di formare un reggimento speciale interamente femminile. La sua proposta venne presentata e le fu promesso che sarebbe stata presa in considerazione, ma nella prassi dell'aviazione mondiale non esistevano precedenti di simili formazioni e perciò l'idea della Raskova incontrò una forte opposizione. Mentre il flusso delle lettere non si arrestava...

Alla fine l'aviatrice riuscì a ottenere da Stalin l'autorizzazione di formare un reggimento femminile e già nell'autunno del '41 ebbe inizio la selezione delle volontarie. Dopo un corso di addestramento intensivo venne formato il 46° reggimento della Guardia che divenne l'unica unità femminile notturna di bombardieri al mondo.

Il primo ordine intimato alle ragazze della squadriglia fu quello di tagliarsi i capelli "come i maschi", facendoli ricadere davanti solo "fino a metà orecchio". Le trecce potevano essere conservate unicamente dietro un'autorizzazione speciale di Marina Raskova, ma nessuna delle ragazze rivolse mai alla leggendaria aviatrice una dichiarazione così "futile".

Георгиевская ленточка

Flashback Le chiamavano le "Streghe sovietiche"

Era questo il nome che i soldati tedeschi davano, durante la Grande Guerra Patriottica, alle donne russe che combattevano al fronte. Una leggenda che ancora oggi, settant'anni dopo, continua a essere tramandata di generazione in generazione. Ce lo raccontano alcune protagoniste di allora.

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Rosa Ivanova (la prima in basso a sinistra) al lavoro nell'ospedale di Leningrado (Foto: archivio personale)
Molti anni dopo, davanti al rombo sordo di un aereo in lontananza, avrebbe continuato a chinare il capo. Come a volersi coprire dalla pioggia di bombe che il nemico, 70 anni fa, scaricava giorno e notte sulla città. Oggi, però, sopra la sua casa c'è il cielo di Milano. E non risuonano più le sirene di una Leningrado sotto assedio. Alla fine di quell'estate del 1941, quando i tedeschi raggiunsero la Neva segnando l'inizio del lungo assedio, Rosa Ivanova aveva da poco compiuto 17 anni, e per lei l'inizio della guerra aveva l'odore dello zucchero bruciato: quello stesso zucchero che si scioglieva nei magazzini del deposito di cibo colpito dalle prime granate. Da lì in poi, seguirono solamente la fame e la disperazione. "Arrivò l'inverno. E le scorte iniziarono a scarseggiare. Anche l'acqua diventò difficile da recuperare e si cominciò a bere quella del fiume, prelevata oltre lo spesso strato di ghiaccio che ricopriva i canali". A dare voce a quei ricordi è la figlia di Rosa, Olga, oggi presidente della Comunità russa di Milano e Lombardia. L'anziana madre, medico in pensione, l'ha raggiunta in Italia due anni fa, dopo la morte del marito. "Ora viviamo insieme. L'Italia è diventata la nostra seconda casa". Un disegno bizzarro del destino, verrebbe da pensare, visto che proprio l'Italia, 70 anni fa, puntava la bocca dei propri cannoni contro l'esercito sovietico. "Nonostante in guerra combattesse sul fronte nemico, l'Italia oggi non viene giudicata così severamente dai russi: mia mamma, che non parla la lingua e guarda solo la tv russa, dice di aver sempre nutrito simpatia verso questo paese, la sua gente e la sua musica".

War Whore

Il Meglio del Web: SOTT Esclusiva: l'Occupazione Americana della Corea - Un verdetto dimenticato per una guerra dimenticata

daejeonmssacro
Il recente battibecco tra Nord e Sud Corea - scatenato dopo che due soldati Sudcoreani sono stati gravemente feriti dalle mine nella zona smilitarizzata - è stato risolto, ma la divisione del paese che dura da 60 anni rimane ad oggi più volatile che mai. I miei antenati sono dalla Corea del 'Nord', ma emigrarono verso l'Estremo Oriente della Russia quando non c'era né la Corea del 'Nord' né quella del 'Sud', solo la Corea. Mio nonno, che ha combattuto nella Guerra di Corea, era un russo, ma coreano di etnia. È stato nominato il maggiore generale dell'Esercito di RPDC verso la fine della guerra. La sua famiglia, tra cui mia madre, ha vissuto a Pyongyang dal 1947 fino al 1958, ad eccezione di un periodo di tre anni, dal 1951, quando presero rifugio nel consolato Russo della Manciuria.

Mia nonna ha insegnato il russo all'Associazione culturale Russia-Corea. Ha lavorato anche come ragioniera presso la Croce Rossa in Corea. Mia madre ha frequentato la scuola di Pyongyang e quella del consolato russo in Manciuria. Mio nonno fu nominato comandante della divisione corrazzata sovietica quando morì il suo ex comandante (che era amico di mio nonno). In prima linea, ha combattuto con la divisione del Battaglione 17, ed è stato premiato con numerose medaglie e ordini al merito da URSS, Corea e Mongolia.