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In Francia, comunque vada, sarà il tempo degli outsiders. I candidati all'Eliseo stanno chiarendo i loro programmi elettorali. Ci sono differenze, ovvio, ma anche evidenti affinità. Una su tutte, quella che emerge con più chiarezza, è
la volontà di proporre un sistema politico-governativo decisamente differente dall'attuale. Chiunque sarà il prossimo presidente francese, infatti, ci troveremo dinanzi qualcuno che sino a pochi mesi fa era considerato un vincitore poco probabile, qualcuno con un' idea di Francia o di Ue differente dalle ultime proposte e perseguite, qualcuno con una visione del mondo, nel caso di
Marine Le Pen, diametralmente opposta alla vigente.
La sfida francese, così, non è legata unicamente ai destini di quella nazione:
dovesse vincere Marine Le Pen, infatti, le possibilità che l'Ue resti in piedi si ridurrebbero notevolmente. La Frexit (la Brexit francese), del resto, è una possibilità che il Fn intende perseguire concretamente nel caso i cittadini d'oltralpe decidessero di riporre le loro sorti nelle mani dell'erede di Jean Marie. Marine, ad oggi, è saldamente in testa in tutti i sondaggi. Il 23 aprile, con ogni probabilità, arriverà prima.
Se il primo turno rappresenta però uno scoglio relativo, è il secondo, quello del 7 maggio, a restare un enigma: in qualsiasi competizione elettorale, tranne nel caso di Brignoles, il Fn è stato sempre sconfitto dal "patto repubblicano" tra Ump e Ps.