Figli della SocietàS


Che Guevara

In Francia è il tempo degli outsiders

Marine Le Pen
© Olycom
In Francia, comunque vada, sarà il tempo degli outsiders. I candidati all'Eliseo stanno chiarendo i loro programmi elettorali. Ci sono differenze, ovvio, ma anche evidenti affinità. Una su tutte, quella che emerge con più chiarezza, è la volontà di proporre un sistema politico-governativo decisamente differente dall'attuale. Chiunque sarà il prossimo presidente francese, infatti, ci troveremo dinanzi qualcuno che sino a pochi mesi fa era considerato un vincitore poco probabile, qualcuno con un' idea di Francia o di Ue differente dalle ultime proposte e perseguite, qualcuno con una visione del mondo, nel caso di Marine Le Pen, diametralmente opposta alla vigente.

La sfida francese, così, non è legata unicamente ai destini di quella nazione: dovesse vincere Marine Le Pen, infatti, le possibilità che l'Ue resti in piedi si ridurrebbero notevolmente. La Frexit (la Brexit francese), del resto, è una possibilità che il Fn intende perseguire concretamente nel caso i cittadini d'oltralpe decidessero di riporre le loro sorti nelle mani dell'erede di Jean Marie. Marine, ad oggi, è saldamente in testa in tutti i sondaggi. Il 23 aprile, con ogni probabilità, arriverà prima.

Se il primo turno rappresenta però uno scoglio relativo, è il secondo, quello del 7 maggio, a restare un enigma: in qualsiasi competizione elettorale, tranne nel caso di Brignoles, il Fn è stato sempre sconfitto dal "patto repubblicano" tra Ump e Ps.

Bad Guys

L'offensiva dei gate keepers

censura
© flickr.com/ Anais Gómez-C

Il recentissimo caso della decisione di Google-Adsense di cancellare Byoblu, il sito diretto da Claudio Messora, dalla lista di quelli che possono ospitare inserzioni pubblicitarie a pagamento (seppure secondo i criteri giugulatori del colosso americano) è la conferma definitiva della grande offensiva censoria che sta investendo il web e tutta l'informazione/comunicazione alternativa al mainstream.


La natura di questa offensiva è chiara: i poteri che detengono la proprietà di tutti i principali organi di comunicazione del mondo occidentale (radio-televisivi, tele-cinematografici, giornali e riviste) stanno registrando una evidentissima crisi di consenso. La Grande Fabbrica dei Sogni e delle Menzogne non ha smesso di produrre e riprodurre l'inganno globale per cui è stata costruita. Ma perde colpi a grande rapidità. Bastano tre esempi clamorosi che sono sotto gli occhi di tutti: il Brexit, la vittoria elettorale di Trump e il "no" plebiscitario alla cancellazione della Costituzione italiana.

In tutti e tre questi casi i "pubblici" hanno risposto in modo opposto a quello rispettivamente voluto — e atteso — dai padroni dell'informazione/comunicazione in Gran Bretagna, Stati Uniti d'America e Italia. Tre batoste che hanno prima sorpreso, poi sconcertato, infine spaventato i "poteri". Le cause di questi rovesciamenti di fronte sono molteplici e qui non intendo analizzarle tutte. Ma una di esse, senza alcun dubbio, è l'esistenza ed estensione impetuosa di altri canali di comunicazione, che i "poteri" non sono stati in grado di controllare. Peggio, la loro sconfitta si è trasformata in ludibrio quando il nuovo Presidente americano ha letteralmente affondato di fronte al pubblico planetario la corazzata del mainstream mondiale, rifiutando di rispondere a una domanda della CNN: "voi diffondete il falso".

Crusader

Appello del Movimento NO TAV: questo progetto deve essere fermato per il bene dell'Italia

NO TAV
Il Senato francese ha concluso stamani [ndr: 26 gennaio 2017] l'iter per l'approvazione della Legge di Ratifica degli Accordi di Parigi 2015 e Venezia 2016 tra l'Italia e la Francia. Constatiamo che molti dei dati tecnici ed economici forniti da alcuni Senatori per sostenere l'approvazione della ratifica erano solo verosimili o addirittura errati.

Il 20 dicembre 2016, all'indomani della conclusione alla Camera dell'iter legislativo della Ratifica italiana, la società TELT, responsabile dei lavori di costruzione del Tunnel di 57 km aveva comunicato la sua "massima soddisfazione". Una dichiarazione avventata anche in considerazione del futuro ed inevitabile fallimento della società TELT che dovrà gestire la nuova linea ferroviaria e quella esistente per mancanza di traffici merci e passeggeri su questa direttrice. Il Movimento No TAV ricorda a questo proposito che la Svizzera dispone già di altri due nuovi tunnel sotto le Alpi che rendono nei fatti superfluo quello di 57 km tra Susa e Saint-Jean-de-Maurienne.

TELT ha anche annunciato che sta compiendo tutti i passi necessari per il lancio dei bandi di gara per l'affidamento dei lavori, a partire dal 2017, che consentiranno l'avvio dei cantieri nel 2018, "sempre che i fondi nazionali italiani e francesi siano realmente disponibili e non solo promessi" fa notare il Movimento No TAV.

Il Movimento No TAV afferma che la migliore scelta per l'Italia, la Francia, l'Europa e il Pianeta è l'uso dell'esistente. Tra Torino e Lione esiste una linea ferroviaria perfettamente funzionante e moderna che è utilizzata a meno di un sesto della sua potenzialità.

Non vi è dunque nessuna necessità di una nuova linea ferroviaria, costruirla significa gettare via risorse pubbliche e devastare la natura.

Vader

Anzichè salvare l'Italia, l'Europa ci impicca sempre di più

bandiera UE

La commissione europea ci ha recentemente imposto di correggere la nostra legge di bilancio per il 2017 tagliando circa altri 4 miliardi di euro.


All'interno della logica dell'austerità impostaci da Bruxelles (su pressione tedesca) questo intervento ha certamente un senso: il nostro debito pubblico continua a crescere e quindi il risanamento dei conti dello Stato non fa che allontanarsi.

Purtroppo, e lo vediamo in Grecia, l'obbligo dell'austerità, per quanto azione apparentemente sanificatrice, anziché aiutare il miglioramento dei conti lo sta peggiorando. Se il prodotto interno lordo non cresce, non si creano le risorse necessarie per ridurre il debito. A meno che non si riesca a tagliare le spese.

A questo proposito, però, nascono due problemi. Il primo è che ogni riduzione della spesa di uno Stato influisce negativamente sul Pil totale e ciò, almeno a fini statistici, peggiora i conti. Il secondo, che anche qualora si volesse procedere in quella direzione occorrerebbe, per poterlo fare, un Governo politicamente molto forte per superare le contestazioni e gli ostacoli che ne nascerebbero. Fino ad ora, nessun esecutivo italiano ha goduto di sufficiente sostegno politico e sociale per riuscire ad imporre tagli significativi. I fallimenti di tutti i Commissari nominati per le "spending review" lo dimostrano.

Considerato che in una democrazia si vota praticamente una volta l'anno e che ogni politico pensa ai voti che potrebbe raccogliere o perdere, oltre ad una forte maggioranza occorrerebbero coraggio e lungimiranza. Purtroppo anche queste due qualità da noi sembrano latitanti e la sconfitta dell'ultimo Governo nel recente referendum ha dimostrato, una volta di più, che l'italiano medio, tanto rivoluzionario a parole, in fin dei conti è sempre un conservatore.

Cult

Il Meglio del Web: Giovanna Botteri dagli Stati Uniti: tre bufale in un minuto.

Giovanna Botteri

Vi riportiamo un ottimo fact-checking di Mazzucco di luogocomune.net sul servizio dell'inviata Rai negli Stati Uniti Giovanna Botteri a proposito della prima conferenza stampa rilasciata da Trump.


Il video di Mazzucco si conclude con questa domanda, che facciamo nostra: "ma perché i cittadini italiani devono pagare il canone per pagare lo stipendio a persone come la Botteri che distorcono sistematicamente quello che ci raccontano?".

Perché?


Blackbox

Riforma costituzionale: sparita dai radar dell'informazione ufficiale

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© AFP 2016/

Viene spontaneo domandarsi: ma il buon esito della riforma costituzionale non doveva essere lo spartiacque che avrebbe impedito la fine dell'Italia e ne avrebbe sancito il rilancio?


Al momento attuale l'intellighenzia nostrana ha ottimi motivi per praticare l'arte della polemica e riempire di fuffa i giornali nazionali: bisogna assegnare le responsabilità politiche relative alla tragedia di Farindola, c'è da dibattere sull'eventuale defenestrazione di Renzi dalla leadership del Partito Democratico, si elaborano frasi e previsioni tanto sciocche quanto banali sul neo-presidente Trump.

Tuttavia, il tema della riforma costituzionale è svanito dall'informazione ufficiale, l'unica "buona" secondo i parametri che si vogliono imporre ai cittadini europei. In verità, l'argomento era scemato di interesse già nel giorno in cui si era consumata la sconfitta al referendum. Viene spontaneo domandarsi: ma il buon esito della riforma costituzionale non doveva essere lo spartiacque che avrebbe impedito la fine dell'Italia e ne avrebbe sancito il rilancio? Ci venivano prospettati scenari apocalittici in caso di sconfitta del Sì e veniva raccontato che mantenendo l'attuale assetto costituzionale sarebbe stato impossibile continuare a governare e a legiferare.

E invece, a oltre un mese di distanza dal fatidico 4 dicembre, è cambiato poco o nulla. Lo spread è costante, Piazza Affari non ha registrato ribassi choc, il debito pubblico continua a lievitare proprio come negli ultimi quarant'anni, la crisi morde ancora il tessuto imprenditoriale e ben 12 leggi sono state pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale. Insomma, il cielo non è crollato, il mondo non è finito.

Tutto bene, già, ma ci tormenta quella frase pronunciata spesso nei dibattiti televisivi e usata come maglio perforante dai sostenitori del Sì: "le riforme costituzionali ce le chiede l'Europa".

Heart - Black

Comune di Farindola fa causa a Charlie Hebdo per vignetta irrisoria su tragedia Rigopiano

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© REUTERS/ Vigili del Fuoco

Le autorità comunali di Farindola, in cui si trova l'hotel Rigopiano rimasto sepolto dalla neve mercoledì a seguito di un'enorme valanga, hanno intentato una causa contro il settimanale satirico francese Charlie Hebdo, che ha pubblicato una vignetta su questo tragico evento.


La vignetta mostra la morte in discesa dalla montagna con gli sci mentre tiene con le mani non i 2 classici bastoncini ma 2 asce. Il disegno è accompagnato dalla scritta. "Italia. E' arrivata la neve."



Il sindaco di Farindola Ilario Lacchetta ha dichiarato sabato sera di aver già dato indicazioni per preparare un'azione legale contro la rivista francese e contro gli autori della vignetta. Si occuperanno della causa gli stessi avvocati che avevano già preparato la denuncia contro Charlie Hebdo su disposizione dell'amministrazione comunale di Amatrice, dopo che la rivista aveva pubblicato una vignetta di scherno in occasione del terremoto del 24 agosto della scorsa estate, a seguito del quale la città venne quasi completamente distrutta.

Le autorità delle due città italiane ritengono le vignette offensive e assolutamente fuori luogo.

Nel frattempo come riportato sabato dal numero uno della Protezione Civile italiana Fabrizio Curcio, i soccorritori sono riusciti a trovare i 11 sopravvissuti, 9 dei quali sono già stati liberati dalla prigione di neve.

Arrow Down

Così si lavora nei beni culturali

venaria reale torino

di Vincenzo Maccarrone


Lavorare nei beni culturali in Italia, si sa, è complicato. Qualche anno fa con brutale chiarezza l'allora Ministro dell'Economia Tremonti ebbe a dichiarare che "con la cultura non si mangia". La vicenda che coinvolge i lavoratori della Reggia di Venaria, ex residenza reale dei Savoia in Piemonte, è esemplificativa della precaria condizione di chi oggi lavora nel settore culturale.

Mentre il 29 dicembre dello scorso anno la dirigenza della residenza sabauda festeggiava il milionesimo visitatore del 2016, il sindacato USB - che organizza la maggior parte dei 95 lavoratori cui sono affidati i servizi esternalizzati della Reggia - proclamava il decimo sciopero di una vertenza cominciata nella scorsa primavera.

Dopo anni di abbandono e incuria, la Reggia ha riaperto nel 2007. Sin da allora si decise di esternalizzare i servizi di sorveglianza, assistenza, custodia, accoglienza, biglietteria, call center e attività didattiche essenziali per il funzionamento della struttura. Per il consorzio che gestisce la Venaria Reale (un ente partecipato dal Ministero dei beni culturali, dalla Regione, dal comune di Venaria e dall'onnipresente Compagnia di San Paolo), è un modo molto comodo per godere dei benefici dei servizi dei lavoratori in outsourcing senza avere l'onere della gestione delle loro questioni lavorative.

Per circa un centinaio di lavoratori e lavoratrici questo significa invece che ad ogni cambio di appalto, all'incirca ogni quatto anni, c'è il rischio concreto di rimanere a casa o di vedere ridotto il proprio stipendio. Una situazione che si è concretizzata nella primavera del 2016, quando è stato pubblicato il bando per il rinnovo dell'appalto dei servizi esternalizzati. I lavoratori in outsourcing avevano immediatamente segnalato il taglio delle ore messe in appalto, che significava quasi certamente una riduzione del loro orario di lavoro e quindi degli stipendi. Inoltre non veniva specificato il contratto di categoria che sarebbe stato applicato, il che sollevava il sospetto che ci fosse l'intenzione di sbarazzarsi del contratto Federculture, conquistato dopo una lunga lotta che finalmente aveva equiparato la situazione contrattuale fra lavoratori esternalizzati e quelli assunti direttamente dalla Reggia.

Pirates

Finanzcapitalismo: schiavi del debito

basta europa delle banche
"Di tutti i modi per organizzare l'attività bancaria, il peggiore è quello che abbiamo oggi"
(Sir Mervyn King, ex governatore Banca d'Inghilterra)
Da sempre strumento di supporto dell'economia capitalistica, con l'avvento del neoliberismo la finanza si è tramutata da servitore a padrone dell'economia mondiale, fagocitandola e riproducendosi a ritmi vertiginosi.

di Ilaria Bifarini *

Una delle trasformazioni più inumane del sistema capitalistico industriale, fondato originariamente sull'industria manifatturiera e più in generale di produzione, è quella in capitalismo finanziario, in cui il potere è concentrato in pochi grandi istituti di credito. Le banche hanno cessato il loro ruolo di supporto e di credito allo sviluppo, preferendo investire in prodotti finanziari dai quali viene generato altro capitale, in un sistema autoreferenziale in cui i profitti nascono dalla speculazione, senza passare attraverso il lavoro e la produzione.

In modo graduale, ma anche repentino, il sistema capitalistico ha spostato l'asse dall'economia reale a quella finanziaria e, ancora peggio, alla speculazione che ne deriva, tanto da essere stato ribattezzato "finanzcapitalismo" o "capitalismo ultrafinanziario".

Orientato alla massimizzazione del profitto ricavato dal denaro stesso, in esso la ricchezza non passa attraverso la produzione di beni o servizi, né è previsto un piano di redistribuzione tra lavoratori e consumatori, ma solo l'accentramento nelle mani di pochi, pochissimi. Da sempre strumento di supporto dell'economia capitalistica, con l'avvento del neoliberismo la finanza si è tramutata da servitore a padrone dell'economia mondiale, fagocitandola e riproducendosi a ritmi vertiginosi.

A partire dal 1980 l'ammontare degli attivi generati dal sistema finanziario ha superato il valore del Pil dell'intero pianeta. Da allora la corsa della finanza al profitto è diventata così veloce da quintuplicare per massa di attivo l'economia reale nel giro di un trentennio.

Cult

Gentiloni: uomo-portafoglio per i debiti di Renzi

gentiloni
© AFP 2016/ AL-WATAN DOHA / KARIM JAAFAR
Come volevasi dimostrare: i debiti lasciati dal governo Renzi esistevano veramente. E ora toccherà pagarli al premier subentrante, Paolo Gentiloni.

Ma si tratta solo della consueta partita di giro, gestita in casa, all'interno del Partito Democratico e di questo governo-fotocopia. Una situazione che almeno non obbligherà i vecchi o rinnovati ministri a inscenare il solito teatrino, quello dei nuovi arrivati che si stracciano le vesti accusando i precedenti inquilini di Palazzo Chigi di qualunque delitto e che nel rimpallarsi le imputazioni sprecano un anno di lavoro. Stavolta non dovrebbe esserci la lotta di veline, perchè c'è Gentiloni che dovrà diventare l'uomo-portafoglio dei debiti di Renzi. Resta però un interessante dato politico: il tour della Penisola fatto dall'ex premier e dalla sua sodale Boschi, finalizzato a promuovere il Sì al referendum e che ha lasciato ai cittadini un pesante dazio da pagare, un'antipatica eredità prevista anche su Sputnik.

Il conto presentato dall'UE è salatissimo, con 3,4 miliardi di euro di manovra correttiva che corrispondono a due terzi del gettito ex Ici sulla prima casa. È una cifra destinata a impedire l'ennesima procedura d'infrazione, che toglierebbe la terra da sotto i piedi a uno Stato cui gli organismi comunitari hanno già largamente concesso flessibilità nelle norme sul pareggio di bilancio e sul patto di stabilità. Questo lassismo era stato mal digerito da gran parte dell'establishment di Strasburgo e di Bruxelles, che conoscono bene i pregi e i difetti della classe politica italiana.

C'è da domandarsi se gli argomenti addotti dal ministro dell'Economia Padoan, cioè la deflazione e le condizioni di mercato avverse alle privatizzazioni (che considera fattori fuori dal controllo del Governo), potranno convincere l'Eurogruppo a lasciar decadere l'eventuale procedura d'infrazione; però diventa difficile crederlo dopo il declassamento del rating dell'Italia e dopo le previsioni sulla crescita economica tutte riviste al ribasso.