mondiali 2018
Dopo le polemiche seguite al documentario sui facinorosi tifosi russi, proviamo a vederci chiaro. Ha ragione chi dice che venire in Russia è pericoloso? Oppure, bisogna "provare per credere" e rimanere piacevolmente sorpresi?

Nel 2014 i diritti gay e il mezzo boicottaggio delle Olimpiadi di Sochi, nel 2015 la Crimea dove l'UEFA impose uno stop al calcio professionistico, nel 2016 il caso Meldonium e la squalifica degli atleti russi (alcuni) dalle Olimpiadi di Rio e tutti dalle Paralimpiadi.

Nel 2017 sul gradino più alto del podio, anzi direttamente di fronte alle telecamere della BBC sono finiti i cattivissimi tifosi russi, rei di preparare un'accoglienza coi fiocchi, anzi coi guantoni, agli hooligans inglesi che vorranno venire a vedere i Mondiali del 2018.

Il documentario "Russia- un'esercito di hooligans" trasmesso dalla BBC ha acceso i riflettori sul problema sicurezza in vista dei Mondiali del 2018. L'accusa è che i russi sono violenti e al posto del pallone tra un anno e mezzo vedremo un Mondiale all'insegna della violenza. Lo scopo, insinuare il dubbio che i Mondiali del 2018 in Russia non s'hanno da fare e (forse) conveniva assegnarli a qualcun altro. Ad esempio la stessa Inghilterra, che nel 2010 perse il ballottaggio con la Russia per l'organizzazione dell'evento sportivo più importante al mondo.

Sputnik Italia ha chiesto a Beppe Franzo, ultras juventino fin dalla fine degli anni 70' che alla subcultura del tifo organizzato ha dedicato due libri ("Via Filadelfia 88" e "80 Voglia di Curva Filadelfia") un parere su questa situazione.

- Quale risalto ha avuto in Italia —soprattutto nell'ambiente delle tifoserie organizzate — il film trasmesso in Inghilterra sugli ultras russi?

- Del film abbiamo avuto notizie pubblicate sui vari quotidiani nazionali, qualche accenno in televisione e post circolati su Facebook, condivisi in gruppi specifici o tramite post privati. Un eco direi abbastanza circoscritto, credo in virtù del fatto che molti italiani ricordino molto di più le imprese degli hooligans, quasi sorridendo quando gli inglesi stessi pretendono di evidenziare un problema che loro stessi non sono stati capaci di risolvere.


- Opinione diffusa tra gli addetti ai lavori: a Marsiglia la gendarmeria ha lasciato liberi migliaia di hooligans inglesi di ubriacarsi e cercare lo scontro, solo che a differenza di Mondiali del '98 ed Europei del 2000, dove rimasero impuniti, questa volta gli inglesi si sono trovati di fronte gli ultras russi, che nessuno (polizia compresa) si aspettava così uniti. Tu come la vedi?

- Condivido decisamente questa interpretazione degli eventi. Nel corso degli anni, ho avuto modo di constatare quanto i temutissimi hooligans si siano spesso fatti grandi con i deboli e agnellini con i forti. Le immagini di Bruxelles del maggio 1985 parlano da sole e, credo, non ci sia niente più da aggiungere. A Marsiglia si sono trovati dinanzi un nemico che sapeva a cosa sarebbe andato incontro e che, giustamente, si è premunito di organizzarsi qualora fosse stato attaccato. La cosa è prontamente avvenuta e gli inglesi hanno trovato 'pane per i loro denti'. Del resto io, come tanti altri, ho assistito, prima di quegli scontri, a notizie e immagini televisive di hooligans inglesi atti a creare confusione.

- Di recente sei stato in Russia, insieme all' Associazione 'Quelli di Via Filadelfia', per un evento che ha unito la memoria delle tragedie successe allo stadio Luzhniki nel 1982 durante la partita Spartak Mosca — Harlem ed allo stadio Heysel in occasione della finale di Coppa Campioni 1985 Juventus-Liverpool. Quale accoglienza avete ricevuto dai temuti (in Inghilterra) ultras dello Spartak Mosca?

- Pensare di arrivare a Mosca e trovare un clima di accoglienza come quello riservatoci, è cosa che mai avrei immaginato. Entrambe le tifoserie hanno vissuto, a distanza di pochi anni una dall'altra, momenti trasformatisi in drammi collettivi. Credo che questa comunanza di ricordi, abbia implicitamente creato un clima di reciproco rispetto e naturale fratellanza. Farci sentire 'a casa' in terra russa, è un merito e un pregio che va ai tifosi dello Spartak, che hanno dimostrato quanto un Gruppo, una Curva, una tifoseria, vadano identificati nella totalità dei gesti che compiono e non solo sulla base di alcuni, sporadici episodi che i propri esponenti compiono in maniera disarticolata e autonoma.

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- Con loro siete stati insieme allo stadio: dal tuo punto di vista che differenza c'è tra il modo in cui viene vissuto il calcio e lo stadio in Italia, nel resto d'Europa, e in Russia?

- Ho riscontrato molte affinità, in modi, comportamenti, abitudini, tra loro e noi, ma anche differenze che mi hanno fatto valutare in modo positivo il loro modo di vivere il tifo. In Italia, ad esempio, le vittime dell'Heysel vengono periodicamente offese e oltraggiate in molti stadi. In Russia, in occasioni di incontri di Campionato dello Spartak disputati a ridosso dell'anniversario della tragedia del Luzhniki, spesso la tifoseria avversaria tributa striscioni in ricordo di quei morti. Un modo di concepire il tifo che rende onore ai tifosi russi.

- In Italia il calcio è lo sport numero uno e la Nazionale, a differenza di Russia e Inghilterra, storicamente si è fatta valere più per le performance dei campioni azzurri in campo, che non per quelle dei tifosi fuori. Che cosa diresti ai tifosi che vorranno venire in Russia a vedere i Mondiali?

- L'Italia è un Paese dove il tifo per la propria Nazionale si fa sentire solo a ridosso di grandi eventi che vedono la squadra Azzurra partecipe. Diversamente, non vi è un grandissimo entusiasmo attorno alla nostra compagine nazionale. Situazioni come quella di Calciopoli hanno creato un profondo dissidio tra la tifoseria juventina e la Figc e molti di noi hanno mal digerito situazioni come quella in cui la Juventus venne punita per presunti illeciti (risultati poi infondati nelle sedi della giustizia ordinaria), mentre i suoi giocatori portavano l'Italia sul podio, davanti agli occhi del mondo intero. Fatti che hanno creato di fatto un disinnamoramento dei colori nazionali.

Spero tra due anni di essere tra quei tifosi che potranno venire in Russia a vedere i Mondiali, ne sarei ben felice, sapendo che troverei non solo degli amici, ma anche un Paese ospitale che ho già avuto modo di apprezzare. Prima della mia partenza per la Russia immaginavo di recarmi in una terra se non pericolosa, almeno ricca di insidie. Ho trovato ciò che pensavo di non trovare, e lo consiglio come viaggio, non solo sportivo.

- Assodato che si può stare tranquilli, da tifoso a tifoso, quali luoghi consigli di visitare?

I calciofili ed gli sportivi in generale consiglio di visitare i luoghi dove apprezzare modernità e tradizione: portare un fiore al Monumento delle vittime del 1982 allo Stadio Luzhniki — dove si svolgerà la finale dei Mondiali — una visita al nuovo stadio dello Spartak ed al relativo museo, molto innovativo sotto l'aspetto multimediale. Lo stadio della Torpedo Mosca intitolato a Eduard Strel'stov e il quartiere che vi sorge attorno, oppure il murales disegnato su un intero palazzo in onore del leggendario portiere Lev Yashin. Infine, anche se in Italia lo seguiamo poco, meritano di essere viste anche le nuove arene dell'Hockey ed infine non dimenticate di far visita in un altro luogo 'della memoria', il palaghiaccio di Sokholniki, dove al termine dell'incontro Urss — Canada del 1975, nella calca persero la vita 21 bambini.

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La Coppa del Mondo di calcio del 2018 si svolgerà in Russia dal 14 giugno al 15 luglio del 2018 in 12 stadi a: Mosca, San Pietroburgo, Nizhny Novgorod, Kazan, Kaliningrad, Sochi, Samara, Volgograd, Ekaterinburg, Saransk, Rostov.