Figli della Società
Il pilota di un volo dell'American Airlines partito da Phoenix, Arizona, e diretto a Boston è morto improvvisamente a metà del tragitto mentre pilotava l'aereo. Il controllo del velivolo, un Airbus A320, è stato immediatamente assunto dal copilota, dato che le compagnie aeree statunitensi sono tenute per legge ad avere a bordo due piloti, che è riuscito a portare l'Airbus a terra da solo senza alcun problema.
L'aereo, che aveva a bordo 147 passeggeri e 5 membri dell'equipaggio è atterrato a Syracuse, nello stato di New York, per permettere ai medici di soccorrere il comandante, il capitano Michael Johnston di 57 anni. Purtroppo, per lui non c'era più nulla da fare.
La moglie del pilota deceduto è sotto shock.
"Aveva avuto problemi di cuore e aveva fatto un intervento di doppio by-pass nel 2006 e doveva fare visite accuratissime ogni sei mesi, ha detto Betty Jean Johnston. Per quanto ne sapevamo era in perfetta forma, quando è partito ieri stava benissimo. Aveva anche perso 3 o 4 chili e mi aveva detto di sentirsi in piena forma".
L'accademico Shalak ha studiato 19 mila tweets originali (esclusi i re-tweet) che trattano di rifugiati, ricevuti dagli immigranti.
La maggior parte di questi tweet (hashtag #refugee), indicano la Germania (50%) e l'Austria come i paesi dove gli immigrati sono meglio accolti.
E il 93% dei tweet dedicati alla Germania contenevano messaggi entusiastici sulla generosità illimitata dei tedeschi: notizie, in arabo, sui terni che recano sulle fiancate il benvenuto in arabo, tifosi di calcio che negli stati inneggiano "Wilkommen" ai profughi, video di profughi ricevuto con fiori e dolci nelle stazioni, video-spot di immigrati che gridano "Amiamo la Germania!".
Quanto ai 5704 tweets originali diffusi con l'hashtag #RefugeeWelcome più il nome di un paese, l'analisi mostra una "preferenza" ancora più alta per la Germania.
L'intervento russo in Siria per lottare contro l'Isis è sulle prime di tutti i giornali del mondo, la stampa occidentale non ha perso tempo e anticipando il primo raid aereo, ha subito condannato la Russia di aver colpito dei civili, tra cui bambini.
Ora, come si spiega tutto questo tempismo? Perché allora i media occidentali e europei non si degnano di parlare dei bambini uccisi nel Donbass dalle bombe dell'esercito ucraino in un conflitto che dura ormai da anni? C'è chi non ci sta. È il caso per esempio di un ragazzo italiano, Vittorio Nicola Rangeloni, ora corrispondente di guerra in collaborazione con le istituzioni locali, che ha voluto rompere questo silenzio e vedere con i propri occhi quello che avviene nel Donbass. Vittorio da Donetsk ha raccontato a Sputnik Italia della sua esperienza.
Gli Stati Uniti, primo fra tutti il presidente Obama, si interrogano dopo l'ennesima strage in un campus universitario americano per mano di uno studente armato. Stavolta è il turno dell'Umpqua Community College a Rosenburg, in Oregon, dove al termine di una sparatoria si contano a terra 10 morti, oltre a una ventina di feriti, di cui alcuni in gravi condizioni. Quasi tutte le vitime sono studenti, colti di sorpresa mentre stavano facendo lezione in classe.
L'autore è Chris Harper Mercer, 26 anni. Lo riferiscono diversi media americani. A quanto si apprende il giovane non era uno studente dell'istituto. Al momento della sparatoria indossava una camicia scura e jeans. Aveva con sè tre pistole e almeno un fucile, oltre ad una grande quantità di munizioni. Secondo alcune fonti aveva anche un giubbotto antiproiettile, ma non è chiaro se lo indossasse al momento della sparatoria. A quanto si apprende il giovane viveva nella stessa zona dell'Umpqua Community College e abitava in un appartamento, probabilmente con la madre.
Il professore del "National Institute of Public Finance and Policy" N.R. Bhanumurthi ha osservato in un'intervista con Sputnik:
"La Banca Mondiale stava per conferire allo yuan una valuta di riserva, si sarebbe dovuto fare già il mese scorso. Allora gli Stati Uniti, l'Unione Europea e il Giappone si erano opposti e si è dovuto rinviare questa decisione."
Bhanumurthi afferma che tutto quello che sta accadendo è un piano ideato dalla Cina. Nonostante il calo dello yuan, proseguono gli sforzi per normalizzarlo. Entro la fine di quest'anno la Cina sta progettando di creare un proprio sistema di pagamento internazionale sul tipo dell'American Express e Master Card.
In sintesi il mondo viene suddiviso in Paesi con un surplus commerciale e in Paesi con un deficit commerciale. I primi automaticamente diventerebbero creditori nei confronti dei secondi.
Il G20 considera ciò "squilibri globali" che sarebbero alla radice delle grandi crisi passate e recenti. Nei comunicati finali spesso si è arrivati addirittura a considerare gli squilibri nelle partite correnti come sinonimi di squilibri globali.
Naturalmente non si tratta di una mera questione terminologica, ma di effettive politiche economiche e monetarie. Così facendo infatti si cerca anzitutto di sottostimare gli "squilibri finanziari", che invece sono molto più pericolosi e distruttivi.
Ora, da Reuters, apprendiamo:
"Deutsche Bank punta a tagliare circa 23 mila dipendenti, circa un quarto del personale totale (...) Il personale sarebbe ridotto quindi a 75 mila addetti a tempo pieno, in base ad una riorganizzazione, condotta dal chief executive John Cryan, che ha preso il controllo della maggior banca tedesca a luglio con la promessa di tagliare i costi".Come ricorda Zero Hedge, la colossale Deutsche Bank ha dovuto pagare negli ultimi tre anni oltre 9 miliardi di dollari in multe, ammende e transazioni per tacitare accuse di manipolazioni di tassi d'interesse, ed altri trucchi da far sembrare le Volkswagen col software taroccato modelli di onestà commerciale. In aprile, Deutsche ha concordato con Dipartimento di Giustizia americano, per mettere una pietra sopra la faccenda dei tassi Libor ed Euribor manipolati, di pagare 2,5 miliardi di dollari, ossia 25.474 per dipendente. Poi ha sborsato 55 milioni alla SEC per aver diramato rapporti deliberatamente "travisati" alterando le misure di rischio che prendeva sui certe speculazioni in derivati per 5 miliardi di dollari (e facendolo credere coperto dalla compra di protezioni finanziarie). E non è finita, altre indagini sono in corso.
Oltre alla banca tedesca l'accertamento riguarda grandi operatori come Ubs e Julius Baer (due tra i maggiori istituti di credito elvetici), Morgan Stanley, HSBC, Barclays e Mitsu. Un comunicato della Comco, nel confermare la notizia, ha precisato che gli accordi illeciti potrebbero riguardare non solo il prezzo dell'oro ma anche platino, argento e palladio. Sotto osservazione ci sarebbe lo «spread» tra il prezzo di acquisto e quello di vendita. Prima di giungere alle conclusioni la commissione si è data un anno di tempo per portare avanti le indagini; la sanzione arriva fino al 10% del giro d'affari. Julius Baer ha già annunciato la sua disponibilità nel collaborare alle indagini.
Il gruppo automobilistico tedesco perde fino al 22% a Francoforte dopo la diffusione della notizia sulla possibile maxi multa da 18 miliardi dagli USA. L'azienda ammette e ritira i diesel dal mercato americano.
Tonfo in Borsa per il gruppo Volkswagen a poche ore dallo scoppio dello scandalo dei test USA in materia di emissioni, "aggirati" secondo l'accusa grazie ad un software, presente nei motori diesel delle auto dell'azienda tedesca, in grado di far figurare emissioni inferiori a quelle realmente prodotte. Dopo una disastrosa apertura sulla piazza di Francoforte, il titolo ha continuato a scendere fino al meno 22% fatto registrare a metà mattinata.
La multa che le autorità americane potrebbero infliggere all'azienda tedesca è infatti, nella peggiore delle previsioni, di 18 miliardi di dollari. Una cifra che andrebbe a disintegrare il "record" detenuto dalla nipponica Toyota, chiamata a pagare 1,2 miliardi dollari nel 2010 a chiusura di un contenzioso su un difetto al pedale dell'acceleratore che costrinse l'azienda a decine di migliaia di richiami.
Marco Di Giacomo è un ingegnere edile abruzzese che da anni combatte una battaglia che sembra presa di peso da un romanzo di Kafka. Su di lui pende, infatti, un mandato di cattura internazionale dell'Interpol: ineseguibile però, perché a essere ricercato, alla stregua di un pericoloso killer dei due mondi, è un certo "Marco Di Giocomo", nato il 18 aprile del 1975: questo errore di battitura, quella "o" al posto della "a" fa sì che il vero Marco Di Giacomo (nato sempre "ad Atri il 18 aprile del 1975" si legge nella scheda dell'Ordine degli ingegneri di Teramo) resti a piede libero.
Se solo potesse, lui si costituirebbe ben volentieri: per suffragare una volta per tutte la sua innocenza, e per uscire da un'impasse burocratica che lo ha logorato. L'accusa nei suoi confronti è grave: evasione fiscale, e risale al periodo (dal novembre del 2012 al maggio del 2013) in cui ha lavorato in Azerbaigian, nazione ricca di petrolio ma a "democrazia limitata", come project manager di un gruppo di costruzioni italiano specializzato nelle realizzazione di grandi infrastrutture, con commesse milionarie in varie parti del globo.