m5s stars

di Simone Santini.


La sequenza romana è stata micidiale. Prima l'avviso di garanzia a Paola Muraro che ne ha decretato le dimissioni; poi la Guardia di Finanza in Campidoglio a sequestrare gli atti con le nomine del sindaco; infine l'arresto di quello che mediaticamente è stato definito il "braccio destro" della prima cittadina di Roma, Virginia Raggi (la battuta più simpatica che ho sentito è stata: "ma quanti bracci destri c'ha Virginia, ma che è, la dea Kalì?").

Uno. Due. Tre. In altri tempi si sarebbe parlato di uso politico della magistratura, inchieste ad orologeria. A nemmeno due settimane dal voto referendario, si è scatenato l'inferno. Ha l'apparenza di una rabbiosa vendetta.

Il M5S non ha fatto una piega in tal senso, e non avrebbe potuto fare altrimenti. Tutti si sono detti anzi contenti che le indagini facessero il loro corso. A bocce ferme, tuttavia, nel MoVimento si dovrà fare una riflessione seria su cosa sia la magistratura. Una forza politica che intenda rivoltare il sistema non può trascurare quelli che sono i gangli dello "stato profondo" che determinano la detenzione del vero potere in una Nazione. Se è evidente che tali poteri si annidano nelle aree dei servizi segreti, della pubblica amministrazione, dei grand commis di Stato, industria e finanza, non c'è alcuna ragione per credere che non si trovino anche nella magistratura, per sua natura una corporazione impermeabile e detentrice di un enorme potere tecnocratico. Sia chiaro che sto svolgendo un ragionamento politico generalissimo senza alcuna necessaria attinenza con casi specifici, tanto meno con quelli che possano essere accaduti a Roma in questi ultimi giorni.

Ciò premesso, è chiaro che stanno venendo al pettine i limiti strutturali del M5S, che nelle vicende romane appaiono emblematici. Ripeto: una forza politica che ambisca e rivoltare un sistema, quando arriva in un'amministrazione, locale o nazionale che sia, non solo deve sapere cosa fare ma, altrettanto importante, come farlo. Essere col pensiero e l'azione tre passi avanti rispetto a quelli che c'erano prima. Sennò si continuerebbe, al massimo, a gestire l'ordinario, magari in maniera più pulita. Non sarebbe poco, ma non è tanto.

Non ho elementi per dare consigli su come si possa risolvere il pasticcio romano. I responsabili del MoVimento sapranno, spero, riprendere in mano la situazione.

Tuttavia, alzando lo sguardo, il mio giudizio su quanto sta avvenendo lo avevo già scritto lo scorso settembre, all'epoca delle prime notizie sull'indagine verso la Muraro. Le mie convinzioni in questi mesi si sono solo rafforzate. Perciò ripropongo l'articolo in coda a questa riflessione. Il M5S sta facendo a mio avviso cose splendide (come il coinvolgimento degli iscritti nell'elaborazione del programma) ma il nodo cruciale rimane la squadra di governo e come verrà formata.
In tal senso, rispetto a quanto avevo prospettato, e che si può leggere di seguito, mi sento addirittura di rilanciare: si dovrebbe cominciare con l'individuazione del ministro dell'Economia (e forse nemmeno una persona ma un team) attraverso dei veri e propri stati generali dell'economia a cui partecipino non solo le intelligenze tecniche e gli entusiasmi migliori del paese, ma anche i responsabili economici delle opposizioni (penso a Borghi e Fassina, per fare due nomi) perché i problemi immani che abbiamo davanti rispetto all'euro, la Ue, la situazione economica nazionale e internazionale, le crisi bancarie, potranno essere affrontati e risolti solo attraverso un'amplissima composizione di forze ed energie.

Qualcuno potrà storcere il naso su un nome piuttosto che su un altro. Fa nulla. Non si tratta di fare alleanze cercando di mescolare acqua e olio, ma di far scaturire una sintesi alta del meglio che ora c'è a disposizione. Il M5S è l'unica forza che può farsi carico di un processo del genere. Forza, è il momento di volare, se davvero si vogliono riveder le stelle.


Segue il vecchio articolo del 7 settembre 2016. Buona lettura.



Non è in ballo il futuro del M5S ma dell'Italia



di Simone Santini.


La bufera è arrivata. Come nelle migliori previsioni auto-avveranti, quando ogni stormir di fronda diventa un temporale, è normale che arrivi, prima o poi, la tempesta. Tuttavia è onesto ed oggettivo ammettere che il caos al Comune di Roma gestito dal M5S dopo la strepitosa vittoria elettorale della primavera scorsa, oltre che da manipolazioni, strumentalizzazioni, disparità di trattamento con situazioni analoghe o peggiori (si veda il caso di Milano) da parte di certa informazione (orientata politicamente e da precisi interessi economici) derivi in buona parte anche da errori e mancanze dello stesso MoVimento a livello sia locale che generale.

È dunque positivo che i problemi siano venuti alla luce subito, e con virulenza, quando la situazione può essere ancora riportata sui giusti binari senza troppi sconquassi e sfruttandola come ammonimento per il futuro. Forse non è mai stato vero che in cinese la parola "crisi" abbia anche il significato di "opportunità", ma stavolta potrebbe esserlo.

Molto immodestamente, nella veste di analista politico ma anche di iscritto, cercherò di dare alcune indicazioni generali e pratiche che spero possano essere di ausilio e sprone a quanti hanno una responsabilità all'interno del MoVimento. Prima, però, è necessario svolgere una brevissima indicazione sul quadro politico complessivo per meglio comprendere le implicazioni della attuale impasse del M5S.

I prossimi immediati mesi saranno decisivi per il futuro dell'Italia. Passando attraverso la vittoria del NO al referendum costituzionale (vittoria del resto auspicabile e piuttosto probabile) si aprirà una fase di profonda destabilizzazione politica ed economica. Dall'Italia potrebbe partire anche lo scossone definitivo per il crollo dell'Unione Europea (sinistri scricchiolii stanno provenendo sempre più chiaramente da tutte le parti). C'è chi potrà gioire di questo, con buone ragioni, ma non illudiamoci che tale passaggio sarà indolore.

In caso di dimissioni anticipate di Renzi (un suicidio programmato da "menti raffinatissime", a mio avviso) il governo che certamente prenderà il suo posto sarà un "governo di emergenza" a carattere molto probabilmente istituzionale (sull'asse Mattarella-Grasso?) che si sosterrà pubblicamente sulla necessità di traghettare il più serenamente possibile la nazione verso le prossime elezioni con una nuova legge elettorale ma che, nei fatti, colpirà molto in profondità quei pochi brandelli che rimangono del tessuto sociale ed economico italiano. Sto parlando della prospettiva molto concreta dell'ingresso della Troika nel fu Belpaese e della definitiva spoliazione di tutto l'arraffabile e di ogni parvenza di democrazia. Qualunque cosa avverrà poi, nei successivi cinque anni, in Italia si dovrà fare i conti solo con macerie.

In questo momento mi pare che nessuna forza politica di rilievo, di governo o di opposizione, abbia ben chiaro questo scenario e, ciò che più conta, sia minimamente preparata su come affrontarlo/contrastarlo.

Al tempo stesso, l'unica forza politica con un seguito di massa che potrebbe trovare il bandolo della matassa e costruire una via d'uscita virtuosa mi sembra il M5S, a patto che compia molto velocemente alcuni passi fondamentali sempre che non si sia già, ampiamente, fuori tempo massimo.

Da più parti e più volte si è sostenuto, nel corso di questi anni, e in particolare anche da queste colonne di Megachip, che l'organizzazione o non organizzazione del M5S dovesse essere profondamente ripensata. Ora o mai più. L'orrore verso la "struttura politica" che gli esponenti cinquestelle ripropongono ciclicamente (da ultimo Di Maio alla recente festa del Fatto Quotidiano) deve essere abbandonato o, meglio, inteso nei suoi giusti termini. Darsi strutture non significa affatto diventare come i vecchi partiti, divenire impermeabili ed autoreferenziali, sporcarsi e contaminarsi. Esattamente il contrario. Strutturarsi in maniera intelligente è l'unico modo per consentire l'effettiva partecipazione dei cittadini già attivi e determinare ulteriore partecipazione, ciò che è il fondamento costituivo più puro e prezioso su cui il Movimento Cinque Stelle è nato.

La strutturazione, a mio avviso, va fatta su tre livelli.

Il primo è il livello di vertice nazionale. Attualmente esistono due strutture intermedie nazionali, il cosiddetto "direttorio" e il comitato di controllo sulle espulsioni. Tali organismi vanno unificati con gli attuali membri e integrati con la partecipazione stabile del garante, Beppe Grillo. Si formerebbe così uno staff politico nazionale di nove membri per il quale dovranno essere chiari, fin da subito, organizzazione, funzioni, metodi operativi, responsabilità. Insomma, un riferimento preciso e trasparente di quello che è l'organismo di controllo e coordinamento nazionale. Finora si è avuta la netta sensazione che questi organismi rispondessero solo a situazioni di emergenza, senza un metodo consolidato e condiviso, improvvisando di volta in volta soluzioni senza possibilità di intervento e verifica della base. Poi, ovviamente, sarà necessario che i membri vengano rinnovati, appena possibile, tramite elezione da parte degli iscritti.

Il secondo livello è quello di una assemblea nazionale dei portavoce, ovvero composta dai parlamentari europei e nazionali, dai consiglieri regionali, dai sindaci. Date le attuali possibilità tecniche, potrà essere una Assemblea permanente in rete, ma dovranno essere previsti periodici momenti di confronto e incontro di persona. Sarà questo il luogo preposto al dibattito politico, alla elaborazione delle linee programmatiche e delle scelte strategiche del MoVimento. L'assemblea si potrà strutturare in commissioni di studio per materie avvalendosi anche della partecipazione di esperti e consulenti esterni. L'Assemblea sarà una palestra di formazione politica continua per i suoi membri ma contemporaneamente pedagogica verso gli iscritti e i cittadini attivi tramite la organizzazione di seminari, dibattiti, incontri, manifestazioni. Quando in seno all'Assemblea si formeranno sensibilità diverse su come affrontare certe questioni, si farà ricorso alla consultazione online degli iscritti. Più l'Assemblea sarà plurale, aperta e trasparente, meglio assolverà a questi suoi compiti. La selezione dei portavoce sarà ancora fatta tramite primarie fra gli iscritti, così l'Assemblea vedrà sempre attivo il controllo della base sui suoi membri e al contempo formerà politicamente i portavoce del futuro.

Il terzo livello sono le assemblee territoriali. Al suo esordio, l'idea di organizzazione tramite meet-up risultò efficace e funzionale, ma ora quella forma di franchising applicata alla politica ha dimostrato tutti i suoi limiti. I meet-up vanno dunque riorganizzati e razionalizzati in assemblee territoriali, una per ogni territorio, con responsabili eletti direttamente dalle assemblee, organizzazioni che godranno di ampia autonomia per la creazione di liste elettorali e programmi locali, pur nel rispetto dei principi fondamentali del MoVimento su cui vigilerà lo staff politico nazionale.

Ma la vera e cruciale sfida su cui il M5S deve confrontarsi è quella del governo nazionale. Le prossime elezioni si decideranno, molto probabilmente, sul sentimento di paura-rabbia e sulla autorevolezza dei candidati. Gli elettori saranno spasmodicamente alla ricerca di risposte rassicuranti ma saranno anche furibondi, chi riuscirà a rassicurarli prospettando al tempo stesso una via d'uscita credibile dalla crisi, vincerà a mani basse.

Se, come accaduto a Roma (contrariamente a Torino, dove il metodo Appendino sembra ben funzionare) il M5S darà segni di tentennamenti, impreparazione, improvvisazione sulla squadra di governo, l'esito potrebbe risultare rovinoso.

Dunque ci si deve adoperare fin da subito per costruire una straordinaria compagine, riunendo le migliori intelligenze ed esperienze che la parte sana della nazione possa offrire, e farlo con un'ampia operazione di democrazia e partecipazione popolare. Senza indugi si lanci nel più breve tempo possibile la selezione. Può avvenire con due modalità, integrabili. Autocandidature di personalità indipendenti o già appartenenti al M5S (meglio ancora se le autocandidature fosse sponsorizzate da un numero congruo di firme di iscritti) oppure indicazioni dirette da parte di un organo del MoVimento, come potrebbe essere lo staff politico sopra menzionato.

Dopo una prima scrematura, per ogni area di ministero si individueranno così diversi potenziali candidati. Questi daranno vita a primarie (governarie) con una vera e propria campagna elettorale. I candidati verranno sottoposti a confronti, dibattiti, incontri, pubblici e in streaming, in cui verranno delineati i profili personali e le rispettive idee programmatiche. Poi gli iscritti voteranno e designeranno il candidato ritenuto migliore per ogni area di ministero.

A quel punto si formerà un governo ombra composto dalle personalità così individuate, che dovrà cominciare da subito a lavorare insieme, in modo da amalgamarsi ed integrarsi. Se ci saranno incompatibilità, di qualunque genere, esse si paleseranno prima delle elezioni e potranno essere risolte per tempo.
Questa metodologia dovrebbe sommare diverse positività. Individuare i candidati migliori. Essere un grandioso processo di crescita culturale e partecipazione democratica, mai tentato prima a livello mondiale. Aprire il MoVimento alla società civile, determinando di fatto alleanze con settori sociali che altrimenti non sarebbero stati intercettati.

Anche in caso di sconfitta elettorale, si sarà dato al Paese uno straordinario contributo che non potrà non influenzare, virtuosamente, anche le altre forze politiche.