Ol' Georgy

di Il Simplicissimus


Qualcuno ha detto, rammaricandosene, che George Soros sia stato ricevuto a Palazzo Chigi in maniera semi segreta, ma con gli onori di un primo ministro. Ma per questo sarebbe stato necessario che vi fosse un premier e invece c'era solo Gentiloni, a fare da mezzano per la svendita del Paese o di ciò che ne resta. Lo speculatore miliardario e filantropo solo per qualche immancabile cretino galattico, non è solo la più importante longa manus del potere reale di Washington che si esplica attraverso le Ong e i cambi di regime che esse innescano, è anche quello che nel '92 fece cadere la lira dando inizio a quel complesso di situazioni che ha portato al berlusconismo, al declino finale del Paese e oggi viene come un corvo di malaugurio a esigere le spoglie. Sa di poterlo fare, ha dato incarico di studiare la pratica a un suo scagnozzo, tale Shanin Vallée, che opera con il Soros Fund, ma che più significativamente è stato advisor economico dell'ex presidente del Consiglio europeo, l'indimenticabile Herman Van Rompuy oltre che ricercatore per Bruegel, il comitato di analisi delle politiche economiche nato a Bruxelles nel 2005 e presieduto all'inizio da Mario Monti.

Secondo le varie voci che circolano è arrivato nel Paese che lo dovrebbe considerare persona non grata se solo avesse un minimo di dignità residua perché è preoccupato per l'inchiesta sulle Ong che forse potrebbe mettere a nudo il modo e gli scopi con cui esse agiscono o secondo altre tesi perché vuole tirare le fila dai rapporti del suo Griso sullo stato delle banche in sofferenza e sul "sistema Italia"evidentemente per chiedere e imporre svendite che i morti viventi del governo non potranno rifiutargli. Ma credo che si sia ancora in una fase preparatoria, a un volo d'avvoltoio ancora ad alta quota: ormai questi oligarchi hanno compreso che il loro sistema si va sfasciando, che non durerà molto a lungo nonostante i soldi profusi per mantenere la presa e renderla più soffocante fino ad una situazione di non ritorno. Vogliono solo individuare con certezza i morituri, comprendere quali siano le capacità di resistenza dell'elite e della politica locale, prepararsi ad intervenire e a fare piazza pulita di sovranità reale con gli acquisti di asset prima che le strutture di controllo che per quanto ci riguarda sono i trattati europei entrino nella fase critica, cosa inevitabile nonostante le vittorie di Pirro.

Del resto a Soros basterebbe fare un giro in tram per rendersi conto che non esiste più né una cultura politica, né un Paese con qualche consistente valore a parte quelli simulati, né una elite che possa evitare una svendita generale. Non è un caso che il miliardario, sia stato insignito di una laurea honoris causa dall'Università di Bologna nel 1995: il prestigioso riconoscimento gli è fu porto dal magnifico rettore Stefano Zamagni, stretto collaboratore di Romano Prodi, appena tre anni dopo aver tentato di rovinare il Paese. E pochi anni fa, nel 2014 ha acquisito tramite il Soros Fund Management alcune partecipazioni nelle coop immobiliari. Un modo per mettere un bel piede nel Paese garantendosi una presenza forte, nonostante le modeste apparenze perché è il mondo cooperativo che garantisce al partito di maggioranza le risorse e l'olio per tenere il Paese nell'area dello status quo. Del resto l'operazione ha avuto un regista nemmeno tanto occulto nell'attuale ministro del lavoro Poletti, che appunto ha ottenuto il dicastero non appena siglati gli accordi preliminari della compravendita a Soros: casualmente, mi raccomando, proprio allora la vigilanza sulle coop passò dal ministero dello sviluppo economico a quello del lavoro.

Dunque il miliardario si è trovato in allegra compagnia fra amici e complici forse a festeggiare l'ennesimo degrado dei titoli italiani, abbassato da Fitch alla tripla B, ovvero a spazzatura, che prefigura non soltanto l'intervento diretto della troika, ma anche la vendita della Cassa depositi e prestiti. Così si potrebbe ipotizzare che a Soros interessi proprio quest'ultima, ultimo baluardo di finanza non totalmente globalizzata e disponibile per operazioni politiche: suvvia siate gentiloni, regalatemela.