filo spinato
© it.wikipedia.org

A Calais in Francia sono cominciate le operazioni di sgombero del campo soprannominato "la giungla". La polizia ha cominciato a smantellare le tende dell'accampamento e le immagini dei migranti disperati hanno fatto il giro del mondo. E mentre al confine tra Grecia e Macedonia e i migranti si accalcano ai cancelli per tentare di passare, l'Europa assiste inerte al suo fallimento.


L'Unione Europea a detta dei suoi politici si ritiene portatrice di una sorta di superiorità morale nei confronti del resto del mondo. Eppure osservando come si stanno comportando i paesi europei di fronte alla crisi dei migranti mette perlomeno in crisi questa pretesa, mostrando come in tempi di crisi siano sempre e comunque gli egoismi a prevalere sulle belle parole. Osservando le operazioni di sgombero del campo di Calais, tristemente noto come "la Giungla", si ha l'impressione anche visiva del fallimento di un progetto, quello dell'Unione Europea, che sta finendo anche e soprattutto a causa dell'egoismo di alcuni governi componenti che non sono disposti a fare alcuno sforzo in più forse per evitare di perdere il consenso elettorale.

La vita delle persone e dei migranti rimane sullo sfondo, con i politicanti europei che credono evidentemente di avere la coscienza pulita quando invece appoggiando la guerra in Libia e la destabilizzazione della Siria centrano eccome. Sarebbe persino eccessivo ricordare ancora una volta il retaggio del colonialismo, ma in fede possiamo dire che l'Occidente si sia liberato di questo scheletro nell'armadio? Non lo ha fatto. Anzi, guardando la storia recente i paesi europei, vedi la Francia, continuano a pensare in qualche modo di avere dei diritti sulle loro ex colonie.

L'Occidente continua ad avere la certezza di una superiorità morale che lo porta a ergersi a giudice del Terzo Mondo, andando a ingerire laddove lo ritenga opportuno per perseguire i propri obiettivi. E se questi interventi provocano sofferenze alla popolazione civile che tenta di fuggire, ecco che si risponde creando una guerra tra poveri che mette in competizione i proletari europei con i profughi, innestando così processi identitari e nazionalisti che fanno regredire verso le barbarie della lotta di civiltà. Ma civiltà non può essere quella della Giungla di Calais o quella del confine tra Macedonia e Grecia dove tra i lacrimogeni e le cariche della polizia muore, anche plasticamente, l'idea stessa d'Europa.