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Lo Stato del Myanmar nel Sud-Est asiatico è assediato da striscianti minacce che rischiano di riportalo ai giorni oscuri di una vera e propria guerra civile. Le vicine potenze Cina e India, non hanno nessun interesse a che questo scenario si verifichi, dato che comprometterebbe il ruolo strategico che si aspettano da un Myanmar stabile. In ciò che costituisce il loro ultimo tentativo di stabilizzare il Paese, per una tragica ironia, hanno ottenuto inavvertitamente l'effetto opposto, e se Pechino e Nuova Delhi non coordineranno abbastanza rapidamente le loro azioni, potrebbero involontariamente favorire le forze che intendono smembrarlo. La Russia ha ottimi rapporti fiduciari con i due colossi asiatici, ha l'enorme potenziale di fare da ponte tra le loro divisioni strategiche e collaborare per evitare una disintegrazione alla jugoslava dell'Unione del Myanmar. Attraverso un bilanciamento diplomatico tra India e Cina e aiutando i due Paesi a raggiungere un accordo ragionevole sul ruolo del Paese nella regione, la Russia diventerebbe la forza critica necessaria all'allineamento nel mondo multipolare del Myanmar, e contribuirebbe a prevenire una futura catastrofe geopolitica.

Iniziamo la prima parte toccando le quattro principali minacce alla stabilità interna del Myanmar, prima di elencare i rispettivi interessi che India, Cina e Russa hanno nel suo mantenimento. La seconda parte esaminerà le loro iniziative unilaterali per cercare di ottenerla (con risultati contrastanti), e propone un ambito di intervento multilaterale più efficace nell'ottenimento del loro obiettivo. Infine, una breve sezione conclusiva per ricapitolare l'articolo.

Instabilità incombente

Ci sono quattro principali canali di destabilizzazione del Myanmar, tutti interconnessi e che hanno la possibilità, singolarmente o in combinazione, di gettare il Paese nel disordine nel periodo delle elezioni politiche ai primi di novembre. In un modo o nell'altro sono tutti legati al possibile ritorno, in modo diretto o indiretto, della guerra civile in Myanmar:

Guerra Civile, il ritorno:

Il rischio di una ripresa a pieno titolo della guerra civile in Myanmar pesa soprattutto sulle menti dei dirigenti del Paese, in quanto dovranno mantenere con molta abilità la tenue proto-tregua che tiene in vita una pace molto fragile. L'intenzione sarebbe di raggiungere un vero accordo con la pletora di gruppi ribelli di matrice etnica, ed è probabile che ciò avvenga nel periodo delle elezioni, il che darebbe legittimità a tutte le parti, prima o anche dopo la loro conclusione. Per questo, è di primaria importanza che il governo garantisca la pace nel Paese, ma cionondimeno, ci sono state già varie turbative dalla fine di marzo, quando tutte le fazioni si sono accordate sul testo della tregua (la proto-tregua). Tra di esse, le formazioni insurrezioniste del Kokang, in cui i disordini infuriano da febbraio e l'Esercito Indipendentista di Kachin che si scontra da metà giugno con le forze governative. Se una di queste, o magari un'altra esplosione della violenza in altre regioni, causasse il ritorno della guerra civile, il Paese precipiterebbe nuovamente nel caos e tutti i suoi precedenti progressi economici e di soft power degli ultimi anni svanirebbero, per non parlare delle conseguenze destabilizzanti che ciò avrebbe sulle "Sette Sorelle" indiane e la provincia cinese di Yunnan.

Aung San Suu Kyi:

Quest'agente di destabilizzazione filo-occidentale ha continuato a fomentare rivoluzioni colorate dalla fine degli anni ottanta, quando la sua notorietà esplose e conseguentemente venne posta agli arresti domiciliari nel 1989. Il provvedimento è stato poi revocato, e attualmente Aung San Suu Kyi può muoversi liberamente per tutto il Paese e viaggiare all'estero, sin dal suo rilascio a fine 2010 nell'ambito della 'transizione dello Stato alla democrazia (occidentale)'. La sua liberazione è stato un errore da parte delle autorità, che hanno originariamente creduto che questa mossa fosse innocua e servisse ad ingraziarsi i nuovi 'partner occidentali'. Suu Kyi da allora ha capitalizzato la propria immagine di 'martire' politico per superare i limiti di ciò che è accettabile in Myanmar (o in qualunque altro Paese per quel che ci riguarda), sapendo che avrebbe potuto estendersi in tutte le direzioni, semplicemente perché il governo era troppo spaventato delle conseguenze di un suo arresto. Suu Kyy ha potuto abusare della propria libertà e riunire una teppaglia buddista ultranazionalista che ha mantenuto sin da allora il Myanmar sul ciglio di uno scontro aperto tra alcune delle comunità buddiste e musulmane. Le loro epurazioni indiscriminate della minoranza Rohingya hanno causato l'attuale crisi demografica che rischia di generare l'apertura di un altro fronte della guerra civile in Myanmar.

In aggiunta Kyi, ha minacciato implicitamente che qualunque 'instabilità" in Myanmar nel periodo delle elezioni, ne potrebbe invalidare il risultato, adombrando il sospetto che lei, o altri in sua vece potrebbero soffiare sul fuoco delle tensioni etniche e/o politiche per fare pressione sul governo. Il suo partito, "Lega Nazionale per la Democrazia", potrebbe quindi presentarsi come l'unica forza in grado di moderarle e salvare il Paese da una crisi imminente (costruita allo scopo). Giocare sulle politiche identitarie in Myanmar è comunque di una irresponsabilità eccezionale, poiché comporta il rischio che prevedibilmente sfugga il controllo della situazione e il Paese ritorni a una incontrollabile guerra civile. Suu Kyi nutre chiaramente ambizioni di guidare il Paese (formalmente, a dispetto del fatto che per lei ciò non sia possibile per legge), oppure come governante di fatto (forse grazie a nuove regole per cui l'influenza del capo del Parlamento diventi più vincolante), e per questo la disgregazione del Myanmar non è nel suo interesse politico. Nonostante ciò, nella sua continua e spericolata ricerca del potere, lei e i suoi sostenitori potrebbero provocare proprio questo scenario.

I Rohingya:

Di per sé, l'esistenza dei Rohingya non è ovviamente causa di destabilizzazione, ma il ruolo internazionale a cui sono vincolati lo è. La crisi internazionele dei migranti nel sud-est asiatico (a cui sono costretti i Rohingya dai militanti buddisti di Suu Kyi) ha dato agli Stati Uniti l'opportunità di fare dello Stato di Rakhine, popolato dai Rohingya, un "Kosovo" asiatico". Riescano o meno a separare i Rohingyas dal Myanmar, gli USA possono utilizzare la criticità della loro situazione come giustificazione 'plausibile' per sostenerli segretamente in qualunque futura sollevazione contro lo Stato. Se ciò dovesse accadere, l'apertura di un nuovo fronte anti-governativo potrebbe incoraggiare gli altri ribelli a rompere la proto-tregua e iniziare un'offensiva, grazie al fatto che si presenterebbe l'opportunità di una campagna semi-coordinata a livello nazionale, che avrebbe la potenzialità di sfociare nel successo di alcuni (o tutti) i movimenti separatisti. Per dirla in modo semplice, la situazione dei Rohingyas è uno dei principali detonatori di una possibile guerra civile in Myanmar.

Milizie ai confini:

La forza più destabilizzante in Myanmar oggi è rappresentata dall'esistenza ai propri confini di milizie anti-indiane. Queste organizzazioni hanno la capacità pericolosa di trascinare Nuova Delhi direttamente nella guerra civile nel Myanmar, come si è visto nell'intervento chirurgico indiano di metà giugno. Anche se tutti i Paesi hanno indiscutibilmente il diritto di difendersi dal terrorismo, l'India potrebbe avere inavvertitamente esacerbato le tensioni che covano nel Myanmar e compromesso la proto-tregua che vige nel Paese. Questo perché il gruppo NSCN-K che ha condotto l'attacco terrorista nello stato indiando di Manipur è riconosciuto come una legittima forza combattente nel Myanmar nel cessate il fuoco a cui, per ora, si attiene. Il NCSN-K e i suoi componenti indiani devono essere considerati nell'ambito di una complessa alleanza che li collega ad altre formazioni ribelli antigovernative nel paese, ciò implica che un attacco militare contro di loro (come l'India ha proposto di condurre assieme a Naypyidaw) coinvolgerebbe gli altri gruppi e con buone probabilità riporterebbe la guerra civile. E' semplicemente per questa ragione che il Myanmar ha respinto l'offerta Indiana e sembra che la proposta adesso venga riformulata. Ma ciononostante, l'India continua ad agire unilateralmente e ad attaccare i militanti oltre confine in Myanmar (non importa quante giustificazioni possa avere nel farlo), cosa che potrebbe portare a un conflitto più ampio che rischia di estendersi anche ai suoi territori.

Interessi Nazionali

Tutte e tre le Potenze Euroasiatiche hanno tangibili interessi che cercano di promuovere in Myanamar, ciò conferisce loro un giusto titolo nell'assicurarne la stabilità:

India:

Contrasto alla Cina

Nuova Delhi è spaventata dalla Collana di Perle di Pechino e dalla sua Via della Seta Marittima, sente il bisogno di espandere la propria influenza nel Myanmar, e oltre, come un mezzo per rispondere a ciò che percepisce come un invadente accerchiamento ai propri confini. La sua attenzione verso l'ASEAN [Association of South-East Asian Nations; NdT], di cui il Myanmar è dal punto di vista geopolitico la porta di ingresso, è parte integrante della nuova politica governativa identificata dalla locuzione "Act East".

BIMSTEC

Il mezzo istituzionale che New Delhi ha in programma di utilizzare per la promozione dei propri interessi nel vicino Oceano Indiano è un ente denominato Bay of Bengal Initiative for Multi-Sectoral Technical and Economic Cooperation (BIMSTEC). Quest'organizzazione, comprendente India, Nepal, Bhutan, Bangladesh, Myanmar, e Tailandia, è un accordo di tipo economico che New Delhi vuole consolidare e trasformare formalmente nella propria sfera d'influenza.

ASEAN Highway

Il corridoio continentale che collega l'India con il Myanmar e la Tailandia sarebbe la possibile autostrada che va dai suoi stati del nord-est a Bangkok. Questa infrastruttura stimolerebbe l'area di libero scambio India-ASEAN e collegherebbe in modo più diretto all'India, la cui economia è in espansione, e i suoi partner del Sud-Est asiatico. Il risultato netto sarebbe la possibilità di competere con la Cina nel suo giardino di casa, sviluppando una risposta simmetrica a ciò che sta accadendo ai danni dell'India.

Via del Cotone

La componente marittima del BIMSTECS e dell'area di libero scambio India-ASEAN potrebbe realisticamente favorire l'ascesa dell'India a un ruolo commerciale primario sule coste del Sud-Est asiatico. La Geografia suggerisce che il Myanmar formerebbe un componente chiave di questa emergente architettura commerciale, e pertanto è nell'interesse dell'India assicurarsi che il Paese (e in special modo la provincia di Rakhine) rimanga stabile e in grado di ottemperare al proprio ruolo economico.

La Cina:

Corridoio Marittimo

L'interesse primario di Pechino nell'ex Birmania consiste nella creazione di un corridoio marittimo sicuro al di fuori del potenziale controllo della marina USA come invece è lo Stretto di Malacca. La Cina idealmente utilizzerebbe questa via per l'import di risorse naturali e per l'export della propria produzione nei mercati mondiali. Va nuovamente sottolineato che questa possibile via di scambio tra la citta di Kunming, capitale della provincia di Yunnan, e una città sorella sulla costa del Myanmar è un importante perno della strategia cinese perché fornirebbe un'alternativa al collo di bottiglia costituito dallo Stretto di Malacca, in grado di dare alla leadership cinese ulteriori opzioni che la garantiscano nei propri interessi logistici nel caso dell'aggravarsi delle tensioni militari con gli USA.

Cuscinetto Strategico

L'altro motivo per cui il Myanmar è importante dal punto di vista geopolitico per la Cina è che agisce da cuscinetto strategico nel mantenimento dell'influenza unipolare a distanza dai propri confine meridionali. La Cina vive la continua preoccupazione che il Paese possa diventare una base per forze militari ostili ai propri (vulnerabili) confini, si tratti del Tatmadaw (le forze armate del Myanmar) se non addirittura truppe occidentali, o che la sua destabilizzazione possa diffondersi oltreconfine nello Yunnan. Per questo motivo, ha cercato di evitare il consolidamento di uno Stato anti-comunista unificato durante la Guerra Fredda, e negli anni successivi, ha invertito la propria strategia, finalizzandola al posizionamento alle proprie porte di casa di un alleato stabile anche se non allineato. Le politiche cinesi hanno sempre avuto una costante degna di nota, cioè e l'adattamento del concetto di cuscinetto alle mutevoli condizioni geopolitiche di tempi.

La Russia:

Perno sull'Asia

Il focus strategico di Mosca sull'espansione delle proprie relazioni con Paesi non occidentali, in special modo quelli asiatici e facenti parte dell'ASEAN, racchiude il nocciolo dei suoi interessi in Myanmar. La Russia ha bisogno di partnership che siano politicamente affidabili e non siano sotto l'influenza condizionante degli USA, non volendo ripetere lo 'scenario UE' che ha visto gli Stati Uniti bellicosamente inserirsi in una fiorente relazione economica bilaterale per sabotarla come compensazione per il peggioramento dei legami con Washington di una delle due parti. Per ciò che riguarda il Myanmar, anche se si tratta di un'economia ad alto rischio a causa delle possibili instabilità politiche delineate nella prima sezione, è anche un'occasione interessante per chi è disposto a correre il rischio.

La Russia vuole intensificare gli scambi e gli investimenti nel Paese e comprende il significato della stabilità del Myanmar per la regione. Qualunque disordine di una certa grandezza potrebbe coinvolgere la Thailandia, che sarebbe investita dal flusso dei rifugiati e dalle operazioni illegali dei trafficanti (di immigrati, di armi, di droga) che solitamente approfittano delle crisi umanitarie che si verificano ai confini tra Stati. A parte il fatto che la Thailandia sta emergendo come uno dei gli alleati regionali più strategici tramite l'iniziativa della Via Della Seta del Sudest Asiatico(con Russia e Cina al lavoro mano nella mano nell'assistenza reciproca tramite la propria Partnership ai loro interessi strategici globali), alla Russia serve una Thailandia stabile affinché l'Unione Economica Eurasiatica possa formare con essa un Patto di Libero Scambio già proposto e possa flettere il proprio perno in direzione ASEAN.

Se la Russia riuscisse e a chiudere un accordo con la Thailandia, a complemento di quello già esistente con il Vietnam, mantenendo contemporaneamente i propri crescenti investimenti in Myanmar, potrebbe presentarsi l'opportunità anche di un Trattato di Libero Scambio EAU-Myanmar, che potrebbe fare da apripista per una potenziale zona di libero scambio tra tutti i paesi dell'area ASEAN e l'EAU. Affinché il Myanmar possa muoversi in direzione di questo scenario vantaggioso per entrambi, è necessario innanzitutto che resti stabile e prospero. Dato che la Russia non ha altre motivazioni geopolitiche in gioco (diversamente da Cina e India nella loro reciproca rivalità), risulta essere un partner multipolare in posizione del tutto neutra per il Myanmar, oltre che quello nella posizione migliore per contribuire alla risoluzione dei confliggenti interessi strategici tra Nuova Delhi e Pechino nel ruolo di lungo termine per il Paese.