erdogan
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Non sappiamo come finirà l'attuale acrisi nei rapporti tra Russia e Turchia ma una cosa è certa: la denuncia fatta da Vladimir Putin sul doppio gioco mantenuto dalla Turchia con il terrorismo dell'ISIS e degli altri gruppi che operano in Siria, possiamo prevedere che causerà molti più danni al governo del "neo sultano" Recep T. Erdogan di quanti ne avrebbe potuto causare una rappresaglia di tipo militare per vendicare l'abbattimento ingiustificato dell'aereo russo Su-24.

Recep T. Erdogan aveva sfidato la Russia a trovare le prove degli affari sporchi dei turchi con lo Stato Islamico. Aveva persino adombrato la possibilità di sue dimissioni qualora venisse dimostrata la sua responsabilità in tale traffico. La Russia ha preso Erdogan in parola ed ha alzato il tiro, presentando le prove circa le tre rotte dove avveniva il trasporto di petrolio fra Turchia e Isis, e mettendo in causa anche la complicità nel business della famiglia del "neosultano". Non solo questo ma anche promettendo di produrre nuove evidenze sull'addestramento dei terroristi sul suolo turco e sul traffico di armi. Cosa che anche il comando USA conosce bene visto che tutto si è svolto in accordo con Washington e sotto direzione della CIA.

Gli Usa naturalmente si sono schierati a difesa di Ankara, ma la Russia non sembra intenzionata a mollare la presa su Erdogan, reo di non aver presentato le scuse ufficiali dopo l'abbattimento del jet al confine turco-siriano.

Tutte le prove presentate dai russi dimostrano che il presidente turco Erdogan "e la sua famiglia", nonché "le più alte autorità politiche" della Turchia "sono coinvolti" nel "business criminale" del traffico illecito di petrolio proveniente dai territori occupati dall'Isis in Siria e in Iraq. Il vice ministro della Difesa russo, Anatoli Antonov, nella sala stampa multimendiale del Ministero, dopo aver esibito le prove documentate con tanto di filmati e foto aeree, ha definito la Turchia "il consumatore principale di questo petrolio rubato ai proprietari legittimi della Siria e dell'Iraq".

Con la conferenza di oggi a Mosca, presso la Camera Alta, tenuta in persona dallo stesso Vladimir Putin, l'effetto di "sputtanamento" di Erdogan e della sua corte familiare davanti al mondo è senza precedenti. Il "neo sultano" turco si trova come un "re nudo" a dover affrontare accuse precise e documentate suffragate da prove irrefutabili con tanto di filmati e foto aeree del traffico di greggio e derivati che avveniva senza problemi tra l'ISIS e la Turchia.
A poco servono i suoi goffi tentativi di rilanciare accuse generiche contro Mosca di essere a sua volta compartecipe del traffico, visto chè è proprio Mosca che è intervenuta per interrompere tale sporco traffico ed è stata la Russia che ha effettuato per la prima volta il bombardamento dei camion cisterne e dei depositi del petrolio rubato, cosa che la NATO e la coalizione guidata dagli USA si è ben guardata dal fare.

Occorre registrare la patetica dichiarazione in proposito fatta dal rappresentante del Comando USA che ha preso le difese del turco: "Rifiutiamo categoricamente l'idea che la Turchia stia lavorando con l'Isis. È totalmente assurdo" ha detto il portavoce del Pentagono Steve Warren. "La Turchia partecipa attivamente ai raid della coalizione contro i jihadisti".

A sprezzo di ogni ridicolo, il Dipartimento di Stato Usa ha negato che ci sia qualunque tipo di legame che suggerisca un coinvolgimento della Turchia nei traffici sul contrabbando di petrolio con l'Isis. Come ha riferito il portavoce, Mark Toner. Quindi, secondo il portavoce del Pentagono, le autorità turche non vedevano le code di circa 15/20 Km. di camion cisterna che transitavano sul territorio turco ed arrivavano nel porto di Ceyhan, sul Mediterraneo, per imbarcare le cisterne e destinarle alle varie raffinerie dove il greggio veniva poi trattato e rivenduto a società petrolifere europee e israeliane. I militari dell'Esercito turco non si accorgevano di niente, i servizi segreti turchi, di solito efficientissimi, ne erano all'oscuro, come all'oscuro ne erano i signori della CIA e degli altri apparati della coalizione antiterorrista guidata dagli USA. Guarda che sbadati!

Bilal Erdogan and his good pals
© controinformazione.infoIl figlio di Erdogan, Bilal, assieme con esponenti del califfato
In realtà accade che non tutti hanno i paraocchi ed anche su alcuni giornali statunitensi si inizia a mettere in dubbio la versione "innocentista" fornita dal Pentagono. Sul "The Washington Times" l'analista Monica Crowley scrive che Washington era di sicuro al corrente della connessione che esisteva tra le autorità turche e lo Stato Islamico. In una intervista rilasciata al canale Fox News la stessa analista conferma che la Russia ha fornito prove inoppugnabili del contrabbando del petrolio dell'ISIS e che la Turchia ha tratto benefici da questo traffico e che non c'è da meravigliarsi che Washington abbia cercato di negare l'evidenza. Questo avvene perchè l'Amministrazione USA è strettamente connessa al governo turco e la Turchia fa parte della NATO e questo rende la situazione più confusa.

Inoltre la giornalista ha rilevato che le forze della coalizione USA hanno iniziato soltanto in questi giorni i bombardamenti più intensivi di queste rotte ed hanno iniziato a colpire le basi logistiche dell'ISIS e si domanda perchè non l'abbiano fatto prima. La risposta, secondo la Crowley, è che che ci sia stata una precisa richiesta di Erdogan.

In definitiva da questa vicenda, gli USA, con la loro posizione ambigua ed il loro appoggio incondizionatro all'indifendibile neo sultano, dimostrano il vero volto della loro spregiudicata politica di utilizzo (per i propri fini) dei gruppi terroristi dell'ISIS e degli altri che operano in Siria ed in Iraq.

Abbiamo scritto in pecedenza come tutti gli osservatori sapevano bene che le linee di rifornimento e di reclutamento dell'ISIS passassero dalla Turchia, paese NATO e che, se gli USA avessero voluto, avrebbero potuto annientare le forze dell'ISIS nelle prime settimane quando si era formato il gruppo terrorista.. Questo non è accaduto perchè la presenza dell'ISIS ha permesso agli USA ed ai loro alleati di avere il pretesto per l'intervento militare diretto sulla Siria e sull'Iraq dove gli strateghi di Washington avevano predisposto già da tempo un piano di frammentazione di quei paesi.

L'intervento russo ha disfatto i piani del Pentagono ed ha scompigliato i piani di Washington come di Ankara e di Riyad, le principali capitali dove si trama per rimodellare la mappa del medio Oriente. Questo spiega la mossa disperata del neo sultano Erdogan di giocarsi la carta della provocazione militare ai russi per determinarne una reazione. La reazione tuttavia non è stata quella che Erdogan prevedeva, che gli avrebbe forse consentito di coinvolgere la NATO come dal suo piano.

Il neo sultano turco non poteva prevedere che da questa mossa ne avrebbe ricavato lo "sputtanamento" suo e dei traffici della sua famiglia davanti a tutto il mondo e per questo si agita furibondo. Non è escluso che in Turchia si inizi prossimamante a sentire nuovamente un tintinnar di sciabole negli alti ranghi delle Forze Armate turche.