Moschea 01
© AP Photo/Pavel Golovkin
I recenti attentati compiuti al grido di "Allah è grande" hanno alimentato la già diffusa diffidenza dell'"occidente" nei confronti dei praticanti la religione islamica. In molti casi questa paura si trasforma in un giudizio senza distinzioni tra terroristi e semplici seguaci di quella fede e li considera come se fossero un tutt'uno.

Si rende quindi necessaria qualche riflessione a mente fredda che si proponga di capire realmente chi abbiamo di fronte. Cominciamo col dire che, nei Paesi dichiaratamente a maggioranza islamica, così come in quelli a presunta maggioranza cristiana, la gran parte dei credenti, è un "fedele" molto superficiale. Così come da noi è un'abitudine diffusa frequentare le chiese (almeno una volta ogni tanto) battezzare i figli e, magari, sposarsi in chiesa nonostante la fede sia molto superficiale e non si sia mai letta ne' la Bibbia ne' il Vangelo, anche tra gli islamici l'appartenenza religiosa è più un fattore di abitudine e di tradizione che una profonda convinzione. Se s'interrogano i sedicenti cristiani, in realtà si scopre che la stragrande maggioranza vive la religione come un "teismo" personale o, addirittura, come una forma di superstizione. Il fenomeno ha la stessa diffusione tra fedeli di Allah poiché le loro società sono più o meno secolarizzate quanto le nostre. Anche in questi Paesi, nonostante che in buona fede ci si dichiari credenti, le pratiche della vita quotidiana di moltissimi di loro sono ben lontane da quanto imposto dalla dottrina.

Certamente il conformismo sociale e, talvolta, le imposizioni della legge locale costringono a un'apparente uniformità ma, appena le condizioni lo consentono, il Corano viene dimenticato e non è raro poter vedere islamici che bevono alcolici e non praticano il Ramadan. Purtroppo, sia tra gli islamici sia tra i cristiani o gli ebrei, esistono anche gruppi integralisti di varia consistenza che non solo applicano alla lettera la loro interpretazione del libro "sacro", ma pretendono anche di imporlo agli altri.

Davanti alla ferocia degli attentati che abbiamo subito recentemente siamo portati a vedere soltanto la gratuita malvagità di questi criminali e tendiamo a dimenticare atrocità simili, frequenti nella nostra storia, commesse da cristiani contro "infedeli" o perfino contro altri cristiani. E' pur vero che la nostra dovrebbe essere la "religione dell'amore" ma basterebbe ricordare le colonizzazioni forzate dei nostri missionari in altri continenti o pensare alle persecuzioni ai nostri catari, valdesi, ugonotti, hussiti ecc., o solamente alle crociate per capire che il fanatismo religioso oscurantista e violento non è un'esclusiva di altri. Si dirà: sono cose lontane nel tempo che noi abbiamo superato. Chiedete allora cosa ne pensino i cattolici e i protestanti dell'Irlanda del Nord.

D'altronde, nel libro Deuteronomio del Vecchio Testamento, in merito all'acquisizione della Terra Promessa da parte del "popolo eletto" si dice:
...soltanto nelle città di questi popoli che il Signore Tuo Dio ti da' in eredità, non lascerai in vita nessun essere che respiri ma li voterai allo sterminio: cioè gli Hittiti, gli Amorrei, i Cananei, i Periziti, gli Evei e i Gebusei, come il Signore Tuo Dio ti ha comandato di fare.
La realtà è che dietro ai fanatici di qualunque religione c'e' sempre chi utilizza la loro stupidità per lotte di potere miranti a tutt'altro che al trionfo di Dio. Seneca scriveva:
La religione è considerata vera dalla gente comune, falsa dai saggi e utile dai governanti.
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