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Le euristiche sono delle strategie inconsapevoli che ci permettono di emettere giudizi e prendere decisioni in modo rapido sulla base di informazioni scarse.

Uno degli effetti degli attentati di Parigi è stata una massiccia cancellazione delle prenotazioni negli alberghi, non solo per ciò che riguarda la capitale francese: le ripetute minacce dell'Isis di arrivare fino a Roma all'improvviso sono sembrate più credibili, così molti stanno rinunciando ad andarci. E c'è addirittura chi chiede al Papa di annullare il Giubileo, il cui inizio è previsto per l'8 dicembre.

Sarà da vedere se col passare dei giorni questa emotività si affievolirà, oppure se le due capitali sono destinate a subire un contraccolpo economico importante, come quello che sta registrando l'Egitto dopo la tragedia dell'aereo russo.

Sabato, all'indomani degli attentati, nella manifestazione spontanea contro il terrorismo tenutasi in Place de la République, uno degli slogan ripetuti era "non abbiamo paura": si tratta di una reazione sana, soprattutto da parte di chi è stato appena colpito, per certi versi sono più spaventati coloro che, come noi, hanno solo assistito, mentre nella società francese la tristezza e la rabbia prevalgono sulla paura.

I nostri timori non sono del tutto infondati: secondo il generale Giuseppe Governale, comandante del 'Ros' (Raggruppamento Operativo Speciale) dell'Arma dei Carabinieri, "è impossibile annullare tutti i rischi che il terrorismo colpisca in Italia in vista del Giubileo".

Il militare ha rilasciato tale dichiarazione già prima dei fatti di Parigi, in occasione della conferenza stampa tenutasi in seguito all'operazione che ha smantellato una cellula terroristica che reclutava combattenti per la Siria e il medio oriente.

Da quanto emerso dalle indagini, sembra che l'organizzazione non stesse pianificando attentati terroristici da mettere in atto sul nostro territorio, ma la sua stessa presenza è già un ragionevole motivo di preoccupazione. Per ora l'Italia non è stata interessata da attacchi, ma non sappiamo se ciò sia dovuto al fatto che non è considerata un obiettivo, oppure a un'efficace prevenzione.

Sull'interpretazione e sulle conseguenze politiche e militari dei fatti di Parigi si è già detto moltissimo e ancor di più si dirà, qui invece vorremmo ragionare sulle reazioni da parte dei singoli individui, delle persone comuni.

Da più parti si sente ripetere che "non dobbiamo cambiare le nostre abitudini e il nostro stile di vita": chi ha da tempo prenotato una vacanza a Parigi nel periodo delle feste natalizie, oppure un pellegrinaggio a Roma per il Giubileo, non dovrebbe rinunciare. D'altra parte giudicare chi facesse la scelta opposta sarebbe irrispettoso: chi non se la sente, fa benissimo a starsene a casa, piuttosto che farsi rovinare il viaggio dall'ansia.

Si può vedere un parallelo tra la paura degli attentati terroristici e la paura di volare: molte delle persone che soffrono di aerofobia ogni giorno si spostano coll'automobile, che è molto più pericolosa. Secondo le statistiche gli aerei sono il mezzo di trasporto più sicuro, davanti ad autobus, metropolitane e treni, che presentano tutti dei livelli di rischio piuttosto bassi rispetto alle automobili e ancor di più alle moto.

Il semplice snocciolare questo dato un tempo costituiva il primo intervento di uno psicoterapeuta nei confronti dei pazienti affetti dalla paura di volare, ma ormai si tratta d'un fatto troppo noto, che non sorprende più nessuno, insomma è diventato una banalità, di certo insufficiente a "guarire" un aerofobo, anche se può essergli d'aiuto.

Il fatto che un'affermazione sia banale, non sempre implica che sia vera, però questa lo è: i viaggi in automobile sono significativamente più rischiosi di quelli in aereo. La paura di volare, come ogni fobia, di solito consiste anche di una componente emotiva, legata a un eccessivo bisogno di tenere sotto controllo ogni situazione. Alcuni psicanalisti, considerato il valore simbolico che si può attribuire al volo, la considerano una conseguenza d'una proibizione interna alla felicità: la parte giudicante della personalità ('Super-Io') nega che la parte che può provare gioia ('Es') la meriti.

Ci rendiamo conto che questo accenno è ben più che una semplificazione, ma un simile argomento abbisognerebbe, per essere approfondito, di una trattazione molto lunga, qui per motivi di spazio ci concentriamo sulla componente cognitiva dell'aerofobia, che viene spiegata attraverso la cosidetta 'euristica della disponibilità'. Le euristiche sono delle strategie inconsapevoli che ci permettono di emettere giudizi e prendere decisioni in modo rapido sulla base di informazioni scarse (si veda l'articolo 'La tragedia di Aylan e l'arte di manipolare le menti a mezzo stampa', l'Opinione pubblica, 9 settembre 2015).

L'euristica della disponibilità è una tra le più potenti, perciò anche una tra le più utili da un lato e subdole dall'altro: più sentiamo parlare di un evento, più questo sarà facile da ricordare e più riterremo probabile che si verifichi.

La televisione e la stampa dedicano in genere molto spazio agli incidenti aerei, tanto che essi rimangono della nostra memoria, ci vengono in mente più spesso, cosicché rischiamo di non tenere in debito conto quanto la diffusione del fenomeno sia irrisoria, rispetto a quella degli incidenti automobilistici.

Per quanto concerne gli attentati terroristici si può cadere nello stesso tipo di errore, soprattutto quando i notiziari, come in questi giorni, non parlano praticamente d'altro. In realtà il rischio personale è minimo: non è zero, ma la sicurezza totale è un'illusione, niente è a "rischio zero". Soprattutto niente per cui valga davvero la pena vivere.