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L'autunno caldo sta arrivando. Archiviato il disastro politico di Roma e ottenuta la cacciata di Ignazio Marino dal Campidoglio, il premier Matteo Renzi può guardare avanti. Sapendo però che il mese di novembre segna l'inizio delle contestazioni di piazza e degli scioperi. Le vicende della Capitale hanno fatto passare in secondo piano tutte le proteste messe in cantiere e sollevatesi dopo l'approvazione della legge di stabilità. Ma ora i sindacati tornano alla carica.

Novembre si annuncia un mese bollente. Le maggiori contestazioni arrivano nel settore dei dipendenti pubblici, "umiliati" per le risorse che la manovra finanziaria di Renzi ha stanziato. Soldi che avrebbero dovuto sopperire al blocco dell'indicizzazione dei contratti bocciato successivamente dalla Corte Costituzionale. Più che soldi, sarebbe il caso di parlare di spiccioli, visto che a conti fatti i dipendenti del servizio pubblico si ritroveranno in tasca circa 5 euro in più al mese. Quattro caffé o poco di più, protestano i sindacati. Ora promettono battaglie e scioperi per le strade della Capitale. Non solo il pubblico, però: a protestare saranno anche gli operatori del commercio e della grande distribuzione (con uno sciopero il 1 di novembre) e poi i medici. Infine, nel settore privato sono già stati annunciati uno sciopero delle federazioni dei sindacati confederali e Ugl alla Ericsson il 3 novembre e quello proclamato da Snater a Telecom Italia (60 minuti a fine turno e blocco straordinario) dal 5 al 28 novembre. Ma andiamo con ordine.

Il comparto scuola ha indetto lo sciopero generale per il 13 novembre. Incroceranno le braccia gli insegnanti, dirigenti, educatori, Dsga e Ata che aderiscono alle sigle Unicobas, Anief, Cub, Cobas, Usi Surf. "Nel volgere di due settimane, in pratica, tutto il mondo sindacale si mobilitera' per sensibilizzare un Governo che sul rinnovo contrattuale di oltre 3 milioni e 200mila lavoratori dello Stato rimane fermo alle buone intenzioni. E' evidente che la misura e' colma - fa sapere l'Anief - basta ricordare i contenuti del comma 1 dell'articolo 37, da cui si evince che i 300 milioni di euro stanziati per il rinnovo contrattuale, bloccato dal 2009, basterebbero a malapena per coprire dieci euro a ognuno dei dipendenti pubblici per il solo semestre del 2015".

L'appuntamento per i manifestanti è alle 10 davanti al Miur e alle 12 davanti al Parlamento.
"Non vogliamo la cattiva scuola di Renzi - afferma il leader dei Cobas Piero Bernocchi - ma investimenti rilevanti per le strutture e il personale, dopo 20 anni di continui tagli alla scuola pubblica e ai salari di docenti ed Ata".
Ma è tutto il comparto pubblico a fremere. Il 20 novembre l'Usb ha promosso lo sciopero del pubblico impiego, compresa la scuola. Non solo. La Fiom ha indetto una giornata di mobilitazione, con una "manifestazione nazionale per il 21 novembre contro la legge di stabilità". Quella del 21 novembre
"dovrà essere la prima necessaria giornata di mobilitazione di una più vasta azione sindacale e sociale che tutta la Cgil deve mettere in campo fino alla proclamazione dello sciopero di tutte le categorie".
"il Governo italiano ha presentato una legge di stabilità che si muove in continuità con tutti i provvedimenti (Jobs Act, scuola, sblocca Italia) che hanno peggiorato, impoverito e rese più precarie le condizioni dei lavoratori e ridotte le tutele al patrimonio ambientale de nostro Paese".
Nei trasporti, il 24 novembre incroceranno le braccia i dipendenti Enav aderenti ai sindacati Anpcat e Fata-Cisal. Dalle 21 del 26 alle 18 del 27 si fermeranno invece i lavoratori di Fs, Trenitalia, Rfi, Trenord aderenti a Usb, Cat e Cub (escluso personale divisione Cargo).

Ma, come spesso dice lo stesso premier Renzi, "il meglio deve ancora venire". Infatti per il 28 novembre è stata indetta una manifestazione nazionale delle segreterie unitarie di Cgil Cisl e Uil, confederali e di categoria per il settore del pubblico impiego, scuola compresa:
"Il governo la smetta con le provocazioni e apra il tavolo. Fare un nuovo contratto vuol dire investire nelle professionalità, nell'innovazione organizzativa, nella qualità dei servizi", scrivono i sindacati.
Se da Palazzo Chigi non arriveranno risposte adeguate, non ci sarà molto su cui riflettere: si andrà verso lo sciopero generale del settore:
"È con i contratti che si rilancia il cambiamento. E se per far arrivare il messaggio servirà andare allo sciopero generale, noi siamo pronti" sostengono Rossana Dettori, Giovanni Faverin e Giovanni Torluccio leader di Fp-Cgil, Cisl-Fp e Uil-Fpl.
Il 28 novembre si mobiliteranno anche i medici con una manifestazione e una fiaccolata unitaria a difesa del Sistema sanitario nazionale per dire no
"al sottofinanziamento che porta allo smantellamento del SSN ed al razionamento dei servizi al cittadino, agli obblighi amministrativi che tolgono tempo alla relazione di cura, a una politica ostile al medico e poco attenta alla sicurezza delle cure; sì, invece, ad un Ssn che offra equità e pari opportunità di accesso". Se non ci saranno risposte, non è da scartare l'ipotesi di uno "sciopero generale a dicembre", ha detto il segretario della Federazione dei medici di famiglia (Fimmg), Giacomo Milillo. "C'è una politica marcia che si occupa dei suoi equilibri e non degli interessi del Paese".
E che lo sciopero appaia sempre più vicino lo confermano anche i sindacati medici Fp-Cgil e Anaao.
#iomimobilitoetu pic.twitter.com/bbDcY3pFRT
— carlo foroni (@carloforoni) 22 Ottobre 2015
Il 4 dicembre si fermeranno poi i dipendenti dei ministeri:
"Con uno sciopero nazionale si fermeranno tutti i Ministeri del Paese per ottenere un rinnovo dignitoso del contratto, perché le risorse previste nella Legge di stabilità sono un insulto a milioni di lavoratori", ha annunciato Massimo Battaglia, segretario generale della Federazione Confsal-Unsa.