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Il partito nazionalista di "Diritto e Giustizia" ha segnato una vittoria clamorosa, in Polonia, ed ha ottenuto la maggioranza assoluta dei seggi nel nuovo Parlamento. Si tratta del fronte dei conservatori nazionalisti, euroscettici e cattolici. Questo partito, in quelle che erano elezioni politiche nazionali di ieri, ha ottenuto il 39% circa dei sondaggi (secondo le proiezioni ), ottenendo quindi un premio di maggioranza che gli farà assegnare almeno 238 seggi sui 460 che compongono il "Sejm", la Camera Bassa. Per i liberali europeisti di Piattaforma Civica (Po), che sosono stati al governo per molti anni (otto anni circa) , la sconfitta risulta maggiore anche rispetto a quanto ventilavano i sondaggi. Il partito dell'ex premier e attuale presidente del Consiglio Europeo Ue Donald Tusk, "Piattaforma", si è fermato al 23,4% dei voti, ottenendo 135 seggi e sarà assolutamente ininfluente nella nuova assemblea dominata dai nazionalconservatori.

Al terzo posto si è piazzata la formazione del cantante rock 'anti-sistema' Pawel Kukiz, anche lui di posizioni nazionaliste, una specie di "Grillo di destra", con 44 seggi. Poi a seguire Nowocczesna (Moderni) di orientamento liberale, con 24 deputati e il partito dei contadini Psl con 18 seggi. Nettamente sconfitte tutte le formazioni di sinistra, filo europeiste, nessuna delle quali è riuscita ad entrare nel nuovo Parlamento. Un dura sconfitta per gli esponenti del "Fronte della Sinistra Unita" che radunava quasi tutte le formazioni (similari al Pd e SEL italiani), nettamente bocciati dagli elettori polacchi. Anche la partecipazione alle urne è stata buona in un paese in cui non si riscontra quasi mai una percentuale più alta del 45% degli elettori.

Questa vittoria dei nazionalisti segna una svolta nella politica filo europeista, fino ad oggi tenutasi in Polonia, politica che viene oggi fortemente contestata da una buona parte dell'elettorato polacco che non sopporta più le direttive invadenti della UE e, con questa vittoria dei nazionalisti, vengono stravolti i vecchi equilibri nella cosiddetta Nuova Europa, il Centro-Est dell'Ue di cui la Polonia è l'indiscusso peso massimo, con conseguenze inevitabili anche a Bruxelles.

Nonostante che il paese (che non ha l'euro) sia ancora in crescita economica, nell'opinione pubblica polacca si è sviluppata una forte insofferenza nei confronti delle politiche praticate da Bruxelles, la politica migratoria in particolare, l'ingerenza nelle questione economiche e sociali (previdenzae welfare), nonchè la sottomissione totale delle politiche europee che favoriscono gli interessi delle grandi banche, della grande finanza e dell'industria tedesca.

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© controinformazione.infoAndrej Duda nuovo leader in Polonia
Dai risultati di queste elezioni politiche, risulta estremamente preoccupata l'oligarchia burocratico-finanziaria di Bruxelles, nella prospettiva che la vittoria dei nazionalconservatori a Varsavia possa determinare un asse con l'Ungheria dell'euroscettico Viktor Orban: non per niente uno dei più popolari slogan elettorali del partito di Diritto e Giustizia durante la campagna elettorale è stato "Portiamo Budapest a Varsavia", con particolare riferimento alla crociata di Orban contro le banche, fonte di ispirazione per il PiS che promette di introdurre nuovi incentivi per le famiglie con più figli e di abbassare l'età pensionabile portata dai liberali a 67 anni dietro direttive di Bruxelles (tipo legge Fornero).
Non a caso i principali media europei descrivono come una "preoccupante ascesa" quella del partito nazionalista, evidentemente non conforme al "pensiero unico" a cui tutti i pricipali media (giornali e TV) sono da tempo omologati e questo dimostra come sia predominante il conformismo europeista nelle maggiori concentrazioni editoriali dei paesi europei.

Facile attendersi presto delle prese di posizioni del nuovo governo polacco in antitesi con le decisioni prese a Bruxelles sulla politica di accoglienza aperta per le migrazioni, politica promossa unilateralmente dalla cancelliera Angela Merkel e contestata non solo dalla Polonia ma da quasi tutti i paesi dell'Est Europa. Ci sarà da vedere come accoglierà il nuovo governo polacco la proposta di aggregare la Turchia, il grande paese islamico all'Europa, nella UE; altra decisione che porta avanti unilateralmante la Merkel senza consultare gli altri paesi che, come la Polonia e l'Ungheria (ma anche la repubblica Ceka e la Slovacchia) sono gelose della loro identità cristiana e delle loro tradizioni culturali.

In ogni caso, i risultati delle elezioni politiche in Polonia confermano che i popoli d'Europa iniziano ad essere insofferenti verso la l'Unione Europea che viene ormai classificata da molti come una oligarchia di burocrati e banchieri, caratterizzata dallo strapotere della finanza incarnato dalla Bce, dell'arroganza della Germania e della stupidità dei governi euroservi che hanno spalancato le porte all'invasione extracomunitaria islamica (pianificata), mascherata da "accoglienza buonista" che rischia di stravolgere l'assetto sociale e l'identità culturale di molti paesi europei.

Rimane il problema di far comprendere che i fili di trasmissione delle centrali di potere che governano l'Unione Europea non si fermano a Bruxelles e Francoforte ma arrivano a Washington ed a Londra e che, fino a che l'Europa non arrivi a tagliare questi fili ed imporre il proprio interesse nazionale, non sarà semplice uscire dalla subalternità e ritrovare un proprio ruolo politico autonomo ed una riscoperta dei veri interessi europei (che non corrispondono a quelli della finanza sovranazionale ed agli interessi di Washington) in un mondo in cui gli equilibri stanno rapidamente cambiando.