piazza rossa
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Il 12 giugno si celebra il Giorno della Russia. Nonostante la guerra fredda sia finita da un pezzo, la NATO e la stampa mainstream occidentale dipingono Mosca come una minaccia da combattere, ma qual è il ruolo della Russia oggi nel mondo?

Al di là del coro mediatico occidentale antirusso è innegabile il peso cruciale di Mosca sullo scacchiere globale e nei dossier internazionali, dove la Russia spesso si ritrova a riempire dei vuoti politici. In un contesto di crescente insicurezza, legato soprattutto alle minacce del terrorismo islamico, invece di giocare alla guerra fredda e imporre sanzioni, sarebbe ora di cooperare con la Russia.

Com'è percepita la Russia oggi dai cittadini europei e italiani? Il presidente Trump segnerà davvero una svolta nei rapporti fra Washington e Mosca? Sputnik Italia ne ha parlato con Daniele Lazzeri, Chairman del think tank Il Nodo di Gordio.

— Daniele, qual è il ruolo della Russia nell'attuale contesto geopolitico a suo avviso?

— È indiscutibile che ci troviamo di fronte ad un mondo che è sempre più multipolare. D'altronde non poteva essere diversamente dopo la fine della guerra fredda e con la nascita delle nuove potenze regionali, non è un caso che l'ultimo numero della rivista "Il Nodo di gordio" sia stato intitolato "Le tre torri", che rappresentano gli Stati Uniti, la Russia e la Cina.

Ovviamente saranno queste tre potenze a competere nel futuro in questo pianeta sempre più caotico e dove le minacce globali si stanno moltiplicando e rendono il quadro delle relazioni internazionali sempre più complesso. Saranno questi i tre attori più importanti. In questo contesto di crescente insicurezza il ruolo di Mosca è cruciale, dalla presenza in Siria al dialogo con la Cina, dagli storici rapporti con l'Iran alle altalenanti relazioni con la Turchia di Erdogan. La Russia sta giocando davvero una difficile partita internazionale rispetto alla quale l'unico grande assente rimane l'Unione europea, incapace ormai di darsi una politica estera comune.

— Perché la NATO secondo lei continua a dipingere Mosca come una minaccia e un nemico da combattere?

— Le tensioni fra l'Alleanza Atlantica e la Russia non sono nuove e si sono ridimensionate principalmente dal disegno delle rispettive aree di influenza. Stiamo assistendo al continuo rimpallo delle responsabilità fra Washington e Mosca.

Da un lato ci sono le rivendicazioni territoriali, pensiamo alla Crimea o alla delicata situazione in Ucraina nel Donbass, ma si parla poco direi delle provocazioni che la NATO invece continua a fare, mi riferisco ad esempio alla presenza militare e al potenziamento della questione missilistica proprio ai confini orientali dell'Europa. Questo fatto non può che aumentare il livello della tensione.

D'altronde, come sosteneva James Billington, è la geografia e non la storia che ha dominato il pensiero della steppa eurasiatica.

— Dalle relazioni fra Stati Uniti e Russia dipendono gli equilibri globali. Con l'arrivo di Donald Trump si è iniziato a parlare di un probabile nuovo capitolo nei rapporti russo-americani. Lei personalmente che idea si è fatto di Trump, segnerà una svolta o l'establishment non glielo permetterà?

— Abbiamo percepito una possibile svolta nella campagna elettorale di Trump, già allora io avevo sostenuto che dopo l'insediamento avremmo assistito però ad un Trump 2.0. Un presidente limitato dall'establishment, che non vuole la riappacificazione con Mosca. Lo stesso discorso vale anche per i rapporti fra Trump e Xi Jinping: le minacce di Trump di mettere in campo una politica neo protezionista nei confronti delle esportazioni di Pechino, ormai sembrano essere smorzate. Gli interessi economici reciproci sono più forti dell'"America first". Viviamo in un mondo talmente globale dove la finanza e l'economia sono intrecciate a triplo filo.

— Al di là della stampa e delle dichiarazioni altisonanti dei politici, com'è percepita la Russia dai cittadini europei, in particolare dagli italiani a suo avviso?

— Il fatto che siano nati e si stiano affermando sempre più i movimenti così definiti sovranisti un po' in tutta Europa e anche in Italia è la dimostrazione plastica di come si sta progressivamente modificando, nel pensiero dei popoli europei, il modello di gestione del potere.

Il modello rappresentato da Putin è quello di un governo forte, decisionista, questo vale per la politica interna, ma anche per la politica estera. Putin rappresenta un esempio e per molti anche la speranza di cambiamento per le ormai stanche e pavide cancellerie europee. Ciò vale anche per l'Italia dove vi è una generale buona predisposizione a dialogare con la Russia, ciò mi pare di tutta evidenza, al di là di quello che la stampa mainstream vada dicendo.

— Dai cittadini italiani quindi la Russia non è vista come una minaccia?

— Assolutamente no, da quello che si percepisce attraverso i canali tradizionali della comunicazione interpersonale, ma anche i sondaggi, vi è un'indicazione nei confronti della Russia molto positiva.

— Fra Italia e Russia ci sono sempre stati ottimi rapporti anche nel periodo della guerra fredda. Tutt'oggi nonostante le sanzioni vediamo che l'Italia e la Russia siglano accordi importanti nel campo energetico e non solo. Possiamo dire che si tratta di rapporti veramente speciali?

— Nella maniera più assoluta sì. Dietro i rapporti economici fra Roma e Mosca c'è molto di più dell'importante questione energetica, esiste un mercato molto più ampio che va dall'alimentare alle nuove tecnologie. Le sanzioni comminate da Stati Uniti e Unione Europea nei confronti della Russia sono state un'assurdità e poi hanno finito per danneggiare molte economie europee, quella italiana in special modo. Si pensava di colpire la Russia e invece si è fatto solo dell'autolesionismo a mio avviso. Forse non si è compresa a pieno quella che il grande Lev Gumilev definiva la "pasionarnost", la capacità del popolo russo di sopportare la sofferenza, che non è un'abitudine tipicamente europea.

Le sanzioni alla fine si tramutano in un danno per l'interesse nazionale italiano. Per sottolineare l'importanza e la necessità della ripresa del dialogo con Mosca a metà luglio terremo il nostro annuale workshop di geopolitica, che sarà dedicato agli interessi nazionali italiani nei confronti dell'estero. Non potremo non parlare del forte legame che esiste da sempre fra l'Italia e la Russia.

— Speriamo che il dialogo riprenda, per il bene di tutti.

— Io sono sicuro di sì, abbiamo visto che non siamo l'unico Paese che va in questa direzione al di là delle dichiarazioni di facciata, penso anche alla Merkel, la cancelliera europea più decisa nel rinnovo delle sanzioni, che poi sotto banco ha affrontato la questione energetica con la firma del raddoppio del gasdotto Nord Stream. Sotto sotto questi legami e quest'attrazione fra il mondo europeo e quello russo ci sono e continueranno ad esserci.