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© Sputnik. Valery Melnikov

Il cognome di Natalia dice già molto a coloro che usano gli antivirus. Aggiungo che lei è oggi Direttore Generale della compagnia "Info Watch".


L'ho incontrata a Mosca nel corso della Sesta Conferenza sulla Sicurezza Internazionale organizzata dal Ministero della Difesa della Russia. C'era un panel dal titolo curioso ("Sicurezza dello Spazio Informativo e libertà di accesso all'informazione: la contraddittorietà dei rapporti reciproci") al quale entrambi avevamo partecipato. Natalia Kasperskaja, nel suo intervento, aveva mostrato di non credere affatto alla storia degli hackers russi quasi onnipotenti, che avrebbero influito addirittura sulle elezioni presidenziali americane. Le chiedo di precisare su che cosa si basa la sua incredulità. Sorride: "Noi sappiamo, e lo sanno anche gli esperti americani, che il 95% dei crimini di ogni genere, invasioni di campo, penetrazioni di vario genere nei luoghi della Rete, perfino in quelli più protetti, non viene scoperto. Cioè gli autori restano sconosciuti anche usando i sistemi più sofisticati di navigazione e ricerca nel web". Già, penso io: questi hacker russi, così potenti e meravigliosamente organizzati sarebbero stati, nello stesso tempo, tanto ingenui da lasciare in giro tracce tali da farli identificare così facilmente? Cioè farebbero parte di quel 5% di pasticcioni incapaci di nascondersi? "La questione è — aveva detto Natalia nel suo intervento — che esistono milioni di virus in grado di cancellare l'identità dell'autore del misfatto, o di mascherarla in modo tale da renderla irriconoscibile". Dunque non ci sono prove di quello che affermano gli esperti della National Security Agency americana, della CIA e dell'FBI? Cioè che la Russia avrebbe esercitato influenze indebite nella campagna elettorale americana, nella cerimonia cruciale della democrazia del paese più potente del mondo? "Nessuna prova".

Per giunta, sulla base delle considerazioni appena fatte, si potrebbe dire che esiste un'infinità di metodi per appiccicare etichette false su chiunque frequenti la rete, vi svolga ricerche, faccia affari e trasferimenti bancari, spedisca e riceva materiali informativi di qualunque genere. Insomma la Rete è il posto più infrequentabile del mondo. Proprio perché è il più frequentato del mondo.

E le tecnologie, sempre più raffinate, che si sviluppano a ritmo incessante, renderanno la Rete il luogo più ingannevole, quello dove ogni informazione potrà essere modificata a piacimento, partendo dal "vero" e arrivando al "falso" coniugato in miliardi di varianti. Già oggi noi sappiamo (lo sappiamo tutti dopo aver visto "Avatar") che ogni immagine può essere "trattata" in modo da rappresentare ciò che è utile a chi desidera ingannarci. Lo può fare chiunque sappia usare uno smarth phone. Figuriamoci solo cosa può fare chi, di mestiere, organizza azioni terroristiche. Anche questo lo stiamo scoprendo, attentato dopo attentato.

Chi ha visto "The Manchurian Candidate", di Jonathan Demme (2004) sa che già allora si poteva cancellare, letteralmente, da una ripresa cinematografica, una persona e sostituirla con un'altra. Lo faceva, segretamente un'agenzia governativa per impedire che l'opinione pubblica venisse a conoscenza del complotto di un'altra agenzia, non governativa ma altrettanto potente. In quel caso una "corporation".

Adesso sappiamo con certezza che anche i suoni possono essere "trattati". C'è un programma (ma ce ne sono anche altri), che si chiama Lyrebird, che permette di creare la copia di una voce partendo da un solo minuto di voce registrata, quella originale. L'avete visto in funzione nel film di J.J. Abrams, "Mission impossible III", con Tom Cruise. Era il 2006 quando uscì, ma il film fu realizzato qualche anno prima.

Ricordate ora la trentina di "strane" telefonate (strane perché impossibili) da aerei che si trovavano sopra i 4000 metri e volavano ad alta velocità in quel famoso 11 settembre 2001? Ecco, erano con grande probabilità voci sintetiche. Resta solo da sapere chi ha fatto quelle telefonate, quando e da dove partirono. Forse — ma ne dubitiamo — ce lo dirà la signora Boldrini, con l'aiuto dei suoi debunkers.

Holywood, che ci ha manipolato tutti, fin nel profondo, ci ha lanciato anche dei messaggi, avvertendoci in anticipo di ciò che stava succedendo: grandezza e ferocia irrisoria del cinema americano. Ma noi non ce ne siamo accorti. Meglio guardare un bel film di fantascienza che chiedersi se conteneva qualche messaggio. "Truman Show", "Matrix", "I tre giorni del condor": altrettanti messaggi che non abbiamo capito fino in fondo, o di cui non ci siamo nemmeno accorti.

E adesso c'è chi tira fuori le "fake news", pretendendo di farci credere che quello che ci hanno detto e mostrato fino a ieri era la verità.

Sembrano ignorare che, quando parliamo al telefono con qualcuno, sarà bene tenere conto che potrebbe non essere "lui", o "lei". Ma finirà anche, per esempio, la professione di doppiatore di film, e l'attore straniero "parlerà" in qualunque lingua, con la pronuncia esatta, e con la sua voce "sintetica ma vera". E ci darà la buona notte il nostro attore preferito. E non ci sarà più nessun contratto autenticato da una comunicazione telefonica. Peccato perché dovremo ricominciare a usare la carta. E, tornando alla conferenza di Mosca da cui siamo partiti, di quale "sicurezza informativa" potremo godere in futuro in un villaggio globale dove non sapremo nemmeno più distinguere un cane da un gatto?