vlad vs neovampires
Nonostante gli atteggiamenti distensivi verso Mosca che erano propri della primissima fase della Presidenza Trump, tutti i segnali indicano che il clima è cambiato e che il gruppo di potere di Washington, dominato dai neocons, sta sospingendo la macchina militare statunitense (e della NATO) verso uno scontro con la Russia. I tentativi di trattare una pace in Siria ed in Ucraina hanno cozzato contro il muro dell'intransigenza e questi hanno ceduto il posto alla abituale retorica di guerra pompata dai vari personaggi del nuovo establishment USA.

Il primo sentore si era avuto dalla signora Nikki Haley, nuova rappresentante presso l'ONU, che all'inizio del mese aveva ribadito la condanna per "le aggressive azioni russe in Crimea", ignorando totalmente gli attacchi a sorpresa effettuati dalle forze ucraine pochi giorni prima sulla provincia del Donbass contro le zone residenziali (con 12 morti fra i civili e decine di feriti), come segnalato anche dagli osservatori dell'OCSE.

Il suo discorso di accuse pretestuose si è concluso con la consueta affermazione della "Russia che deve restituire la Crimea all'Ucraina" come se i due milioni di cittadini della Cimea che hanno optato per l'integrazione fossero dei fantasmi senza importanza nel gioco della diplomazia occidentale.

Risulta evidente che Washington ed i suoi alleati (Israele ed Arabia Saudita in testa) hanno fatto di tutto per sabotare gli accordi di pace in Siria e per agevolare la ripresa dei combattimenti in Ucraina contro i separatisti del Donbass e che questo può essere il riflesso della lotta interna e della spaccatura che si è prodotta nell'ambito dell'establishment di Washington dove, secondo tutti gli osservatori, in questo momento stanno avendo la meglio la fazione neo cons che ha ostacolato Trump e che ha messo il presidente sotto ricatto.

La fazione neocons, di cui fanno parte personaggi come i senatori repubblicani McCain e Lindsey Graham, i quali sembrano agire come un Governo ombra, viaggiando nelle aree di crisi (dall'Ucraina alla Siria) prendendo accordi promettendo aiuti e fornendo assicurazioni al governo di Poroshenko e sospingendo verso azioni più risolute contro la Russia ed i suoi alleati.

In questo momento gli esponenti dell'enturage di Trump sembra che abbiano timore persino di farsi fotografare mentre dialogano con i diplomatici russi per non essere accusati di doppio gioco o di " tradimento". Lo stesso Rex Tillerson, il nuovo segretario di Stato, quando ha avuto il suo primo incontro con il ministro degli esteri russo, Seghei Lavrov, ha voluto riunirsi a porte chiuse mettendo fuori i rappresentanti dei media.

Per quanto riguarda la Siria, si dimostrano sempre più fragili gli accordi di pace e di tregua, quando si apprende che, dall'Arabia Saudita e dagli altri paesi della coalizione sunnita, continuano ad arrivare massicci rifornimenti di armi ai gruppi di mercenari takfiri che operano in Siria per rovesciare il Governo di Damasco.

Inoltre risulta che tutto l'apparato dei media USA ed atlantisti attualmente si è impegnato ad orchestrare una campagna di propaganda e di accuse volte a diffamare quanto più possibile il governo di Bashar al-Assad e le forze russe che lo appoggiano, accusando questi di "atrocità" e di presunti massacri di ribelli fatti prigionieri. La campagna è mossa anche da alcune ONG che strillano circa la violazione dei "diritti umani" fatta dalle forze siriane ad Aleppo e nel resto del paese, producendo fra l'altro grossolane falsificazioni che sono state smontate da prove e documenti della Tv Russa e siriana.

Si tratta delle stesse fonti che non hanno mai alzato la voce per le stragi di civili effettuate in Siria dai bombardamenti dell'aviazione USA e che non hanno mai né denunciato né menzionato le migliaia di vittime civili che, nello stesso momento, si stanno producendo nello Yemen, per causa dei bombardamenti sauditi e statunitensi contro la popolazione yemenita, con milioni di persone inermi che rischiano la morte per fame e stenti a causa del blocco aereo navale imposto dalle forze USA e saudite.

L'Ipocrisia dei media e delle ONG dell'Occidente ha raggiunto ormai il suo limite massimo e non esiste più distinzione fra informazione e propaganda.
In particolare dalle ONG anglo sassoni ("Amnesty International, Human Rights Watch, National Endowment for Democracy", ecc.) arrivano farneticanti appelli per sospendere qualsiasi invio di armi e di equipaggiamenti al governo siriano ed alla coalizione Siria-Russia, nonché la cessazione di qualsiasi cooperazione con la stessa Russia considerando questa, assieme alla Siria, responsabile di "violazione dei diritti umani" e di crimini di guerra sotto il pretesto di "lottare contro il terrorismo".

La visione dei "crimini di guerra" secondo le ONG, quasi sempre finanziate dal cartello Soros/Rothshild/CIA/Goldman Sachs, è una visione che mette sotto accusa sempre e regolarmente i paesi e le azioni considerate ostili agli interessi di USA ed Israele, uno strano caso di "strabismo dei diritti umani".

Nel frattempo sul teatro siriano, la Turchia appoggia l'azione dei ribelli turcomanni del Fronte Siriano Libero che hanno praticamente espugnato la città assediata di Al-Bab, a 30 Km. dal confine turco, in realtà queste forze hanno rioccupato la città dopo che i terroristi dell'ISIS l'avevano abbandonata, temendo di venire chiusi alle spalle dalle avanzanti truppe siriane. In concreto il controllo dei filo turchi sulla città è tutto meno che definitivo e questo si dimostra dall'esplosione di due autobombe che hanno fatto strage dei ribelli turcomanni (almeno 50/60 morti).

Oltre a tutto questo, a Ginevra, la delegazione dei "ribelli siriani" ammessi ai colloqui si rifiuta di riconoscere nell'Iran un terzo garante della tregua. I combattimenti ripresi anche alla periferia di Damasco dimostrano quanto la tregua sia relativa.

Tanto meno regge la tregua in Ucraina dove sembra evidente che Poroshenko voglia cercare lo scontro con i separatisti filo russi per cercare di mettere l'Amministrazione USA di Trump di fronte al fatto compiuto di una ripresa delle ostilità e distrarre l'attenzione dalle disastrose condizioni dell'Ucraina, uno stato fallito mantenuto in vita dagli USA e dalla UE.

Non sembra un caso che gli esponenti neocon del "governo ombra " si muovano dietro le quinte e manifestino espressioni sempre più dure contro la Russia, preannunciando che il 2017 sarà " l'anno della resa dei conti con la Russia", un linguaggio che sa molto di atmosfera prebellica e di chiamata alle armi.

Dall'altra parte, nelle pianure della Federazione Russa, Putin, del tutto disilluso sulle intenzioni dell'amministrazione USA, dimostra di aver capito il messaggio ed ha fatto due mosse che lo indicano chiaramente:
    1) la Russia ha riconosciuto la validità legale di tutti i documenti emessi dalle Repubbliche del Donbass (passaporti, documenti scolastici, amministrativi, ecc.) come primo passo per un riconoscimento ufficiale delle stesse;

    2) messe in stato d'allarme al 98%, tutte le forze strategiche aereospaziali e missilistiche russe, con capacità di risposta a qualsiasi aggressione, 24 ore su 24, incluse quelle della enclave di Kaliningrad (fra Polonia e Lituania) e quelle del Mar Nero.
La NATO è avvisata che i russi non dormono e sono ben all'erta mentre a Washington le varie fazioni di potere incrociano le spade.