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Il mondo occidentale si è recentemente indignato per il giro di vite che lo Stato indiano ha attuato nei confronti delle ONG che operano nel Paese asiatico. L'accusa mossa dal capo di governo Modi, si riferisce alla mancata trasparenza dei flussi finanziari che coinvolgono questo tipo di organizzazioni, che sono oltremodo numerose e muovono senza controllo ingenti capitali. L'affollamento del terzo settore indiano, infatti, non è giustificato alla luce dello sviluppo economico e sociale che la nazione sta vivendo, ma è figlio della retorica umanitarista-atlantista che utilizza le ONG per fini politici e affaristici. Gli enti non profit, proliferano in India come in nessun altro Paese al mondo. Come dimostrato dal recente rapporto del Central Bureau of Investigation di New Delhi, delle 2 milioni di ONG, il 90% non hanno depositato il bilancio negli ultimi 3 anni di attività. Dato questo da non sottovalutare, considerando che 22.000 di queste hanno ricevuto ben 3 miliardi di dollari dall'estero di cui ben 650 milioni dagli USA. Secondo le modifiche proposte, le ONG e le organizzazioni che ricevono donazioni straniere dovranno ora condividere i dati personali e coordinate bancarie con l'ente preposto al monitoraggio dei flussi di finanziamento. La loro attività, dovrà inoltre essere coerente alle disposizioni che verranno definite nel futuro prossimo dal Governo, pena la loro cancellazione.

Come dichiarato da Modi, ci sarebbero ONG che agiscono contro lo sviluppo del Paese e sarebbero una minaccia per la sua stabilità. È cosa nota che nel processo di globalizzazione tali istituzioni assumano ruoli sempre più ampi e ambigui. Gli stessi Stati Uniti, ad esempio, affidano loro un compito subalterno e politico, come confermato da uno studio del "Defense Science Board". A conferma di questo, non è un segreto, l'utilizzo di associazioni filantropiche da parte della CIA in diversi paesi del Sud del mondo, come la Fondazione Ford, attiva anche in India e oggi tenuta sott'occhio dal governo Modi. Dalla transizione del Cile dal socialismo alla dittatura sanguinaria di Pinochet, fino ad arrivare alla fallimentare primavera araba, le ONG hanno sempre avuto un ruolo decisivo per veicolare l'ideologia atlantista.

La reazione dello Stato a questa proliferazione di associazioni non governative, sembrerebbe legittima, tuttavia, Mahdav Chavan, fondatore dell'associazione Pratham (una delle più note e diffuse del paese) ha dichiarato che: "Nell'ultimo decennio in India è aumentata la ricchezza e dove c'è più ricchezza, c'è più bisogno di solidarietà, perché le differenze sociali, invece di diminuire, aumentano"1. L'attuale rallentamento delle economie guide dei Paesi in via di sviluppo (Russia e Cina in primis), ha fatto sì che l'India abbia assunto il ruolo di traino dei Brics e delle economie degli Stati emergenti.

Quando Modi è entrato in carica, l'inflazione indiana si attestava al 9% e la crescita economica era del 5%. Oggi, l'inflazione è scesa al 5% e il Fondo monetario internazionale stima che l'economia indiana crescerà fino al 7 - 8% nel 2015, superando per la prima volta dal 1999, la crescita della Cina. Le prospettive future del Paese sembrano dunque promettenti e vengono confermate dalla Banca Mondiale, la quale prospetta un futuro da terza economia più grande al mondo entro i prossimi 10 anni. Seppur ancora molte persone vivano sotto la soglia di povertà, l'indice di Gini, l'indicatore principe utilizzato per misurare la disuguaglianza interna ad un Paese, mostra dati incoraggianti. L'indice di Gini è un indicatore sintetico, il più intuitivo e il più usato fra gli indicatori di diseguaglianza proposti dagli statistici, che misura l'eterogeneità di una distribuzione, e varia tra 0 e 1. In questo ambito di applicazione: 0 significa perfetta uguaglianza, mentre indica la massima disuguaglianza.1

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Come si evince dal grafico precedente, se dal 2010 la disuguaglianza nel mondo è rimasta stazionaria (linea verde) è proprio merito di India e Cina che hanno diminuito il gap interno tra ricchi e poveri. Basta infatti togliere entrambi i Paesi dall'analisi e si nota già una lieve tendenza all'aumento dell'indice (riga blu).2 Il divario tra ricchi e poveri, come si vede sotto, è rapidamente cresciuto nei due paesi asiatici durante gli anni novanta, a causa del divario tra i redditi urbani e rurali che andavano a crearsi a seguito del rapidissimo sviluppo economico di queste due realtà. La crescita dell'India, tuttavia, sembra aver avuto sulla disuguaglianza un effetto meno dirompente di quella cinese, anche perché relativamente più lenta. Come si vedrà nel grafico seguente, con il consolidamento delle rispettive economie nell'ultimo decennio, l'indice si è prima assestato per poi, negli ultimi anni, registrare addirittura un calo, dimostrando un'attenuazione delle differenze tra le classi sociali.

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Indice Gini per Cina e India
Secondo Ernst & Young, la classe media indiana, attualmente composta da circa 50 milioni di persone, raggiungerà le 200 milioni di unità nei prossimi 5 anni. La stessa agenzia, prevede che la crescita della classe media indiana accelererà rapidamente, raggiungendo 475 milioni entro il 2030.3 Il rapporto di monitoraggio globale della Banca Mondiale 2014-15 sugli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, sostiene infatti, che l'India è stato il Paese che ha contribuito maggiormente alla riduzione della povertà tra il 2008 e il 2011, con circa 140 milioni di persone uscite dalla povertà assoluta. Per capire l'importanza di quanto sta accadendo nei casi sopra citati, è utile fare un confronto con gli Stati Uniti. Un Paese completamente sviluppato, leader della retorica umanitarista, esportatore di diritti civili e di modelli di sviluppo. In questo caso, vediamo che le disuguaglianze di reddito sono in rapido aumento, con un trend del tutto contrapposto rispetto ai Paesi asiatici.

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L’indice di Gini negli Stati Uniti
Ciò che esprime l'indice di Gini, in riferimento agli USA è confermato dal premio Nobel Joseph Stiglitz, intervistato da Business Insider, il quale ha recentemente parlato del grave problema della disuguaglianza sociale negli Stati Uniti.4 Il rafforzarsi del divario, secondo l'economista, è progredito fino a livelli spropositati durante gli ultimi tre decenni, e nemmeno Obama è servito a contrastarlo. La crescita del gap anzi, è da imputare proprio a scelte politiche volte allo sfruttamento di una classe sociale a vantaggio di un'altra5. Nel paese più ricco del pianeta, le sacche di povertà sono sempre più vaste e profonde. Dal 1980 ad oggi la percentuale di reddito complessivo ricevuto dal 99 percento dei lavoratori americani è diminuito del 15 percento. Il dramma vissuto attualmente negli States riguarda soprattutto i bambini. Il National Center on Family Homelessness sostiene che il numero di bambini senza una casa è fortemente aumentato negli ultimi anni; ben 8% nel 2013.6 Se la lotta alle disuguaglianze è un principio cardine delle organizzazioni del terzo settore che operano nello stato indiano, i dati fanno pensare che tali associazioni, soprattutto quelle americane, dovrebbero concentrare il loro operato più tra i loro confini piuttosto che in India.

Note:

1. http://www.vita.it/it/article/2014/03/03/piu-ong-che-poliziotti-lo-strano-boom-del-non-profit-indiano/126227
2. Disuguaglianza economica in Italia e nel mondo. Fondazione DAVID HUME per Il Sole 24 ORE
3. http://www.forbes.com/sites/edfuller/2015/09/10/india-asias-next-economic-dynamo/
4. http://uk.businessinsider.com/nobel-laureate-joseph-stiglitz-2015-4?r=US&IR=T
5. http://vocidallestero.it/2015/05/11/stiglitz-anche-con-obama-aumenta-la-disuguaglianza/
6. Stati Uniti, un paese per bambini poveri. Panorama 18 Novembre 2014