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Nei mesi scorsi è si è parlato molto del piano del Governo volto allo sviluppo della copertura della cosiddetta "banda ultra-larga" in tutta Italia, il cui obiettivo è quello portare la tecnologia VDSL2 a 30 Megabit nelle case di tutti gli italiani e di raggiungere almeno il 50% di copertura con fibra ottica a 100 Megabit entro la fine del 2020. Sembrerebbe quasi che l'Italia abbia deciso di svegliarsi dopo anni di letargo e che sia finalmente pronta ad entrare nell'era digitale, peccato che la situazione non sia rosea come potrebbe apparire a prima vista.

Il primo nodo è quello dei finanziamenti: il piano prevede uno stanziamento totale di 12 miliardi di euro, la metà dei quali provenienti da privati, ed ecco che sorge il primo problema: come si evince dal documento "Strategia italiana per la banda ultra larga", redatto dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, "l'intensità della partecipazione privata non è stata definita", quindi parliamo di fondi il cui ammontare potrebbe essere inferiore a quanto preventivato o che, nel caso peggiore, potrebbero non arrivare mai. Qualche dubbio permane anche sulla componente pubblica del finanziamento... siamo pur sempre in Italia, quindi non c'è la certezza che i contributi vengano erogati integralmente e tempestivamente.

Passiamo ora alle questioni prettamente tecniche: come detto in precedenza, la maggior parte del territorio italiano verrà coperta tramite VDSL2, ovvero una tecnologia di trasmissione dati basata su un'architettura di rete di tipo FTTC (Fiber To The Cabinet). Ciò significa che la connessione in fibra ottica non arriva direttamente in casa dell'utente, ma si ferma ad un armadio situato in strada, mentre il collegamento tra quest'ultimo e le abitazioni è assicurato dal classico doppino in rame.

Tale tecnologia di trasmissione prevede una velocità massima teorica di 250 Megabit al secondo all'origine, che cala molto velocemente all'aumentare della distanza dall'armadio: a 500 metri di distanza si scende a 100 mega, che diventano 50 ad 1 Km e 20 oltre gli 1.6 Km, sempre che il doppio sia in perfette condizioni. Innegabilmente ciò rappresenta un netto progresso rispetto alla situazione attuale, ma senza una progressiva migrazione verso un'architettura FTTH (Fiber To The Home) ci fermeremo nuovamente entro pochi anni.

L'ultima considerazione riguarda il ritardo con l'estero. Purtroppo se anche tutto andasse per il meglio e gli impegni fossero rispettati, non riusciremmo comunque a tenere il passo: noi puntiamo ad offrire connessioni a 30 Mega entro il 2020, in Germania il 70% della popolazione è già coperta da reti capaci di raggiungere almeno i 50 Mega con l'obiettivo di arrivare al 100% nel 2018, mentre nei Paesi Bassi, in Svizzera ed in Svezia la copertura della banda ultra larga è già totale.

Insomma, ci siamo messi in moto, ma dobbiamo correre di più.