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Nell'importante vertice di Bruxelles dove si è tenuto per due giorni il Consiglio Europeo, Paolo Gentiloni fa la sua prima uscita da terzo Presidente del Consiglio della legislatura.

Sull'agenda del Consiglio che ha visto riunirsi i leader di tutti i paesi dell'Unione i soliti temi, dei quali l'Europa da anni fa fatica a venire a capo: dalla questione migratoria alla crisi bancaria, il fronte ucraino e quello siriano.

Gentiloni in primis ha incontrato i leader del PSE alla riunione tenutasi ieri proprio a Bruxelles, dove ha appoggiato la candidatura di Gianni Pittella alla presidenza dell'Europarlamento dopo la rinuncia del tedesco Martin Schulz.

Beccato dai giornalisti dopo la riunione al PSE il nuovo premier si è soffermato a parlare della questione migratoria, sottolineando l'immobilità dell'Europa su un tema troppo importante per essere trattato con superficialità. Tuttavia Gentiloni malgrado qualche critica all'Europa nella scia renziana mantiene dei toni da capo della diplomazia piuttosto che da primo ministro.

Il presidente del consiglio mentre da un lato sosteneva che "la discussione sui migranti non ci piace" ha anche continuato a lodare in modo non richiesto, soprattutto se ricordiamo le ultime uscite del governo precedente in Europa, François Hollande e Angela Merkel per l'accordo preso dall'Unione Europea nei confronti del Niger. Come se ciò potesse porre rimedio alla grande anarchia oggi vigente in Nord Africa e nel Medio Oriente, della quale senza ombra di dubbio l'Europa comunitaria può essere annoverata come una delle maggiori responsabili. Anarchia che è la ragione maggiore dei flussi incontrollati di migrazioni umane dell'ultimo periodo verso il vecchio continente.

Se fossimo in presenza di un governo politico inviteremmo il nuovo inquilino di Palazzo Chigi ad abbandonare la prassi diplomatica e di far valere di più la voce del nostro paese in un'Europa che malgrado qualche contentino continua a non ascoltarci su nulla. Purtroppo siamo in una sottospecie di governo balneare in versione natalizia guidato da un personaggio, Gentiloni, che non può certo essere definito un leader politico.

Come era prevedibile infatti, a parte le schermaglie inutili con le opposizioni volte a dare un senso al suo governo, quella di Gentiloni si palesa già nelle prime sue uscite come una leadership piuttosto scialba, incapace di dare risposte su temi come europa, lavoro, questione bancaria.

Lo conferma l'ennesimo prolungamento delle sanzioni europee comminate alla Russia, che da più di due anni danneggiano l'economia italiana, passate sotto silenzio da parte del governo, che non ne ha minimamente fatto cenno, eppure era stato anche questo uno degli elementi di critica (almeno a parole) di Matteo Renzi alle politiche europee.

L'unico interesse per ora sembra essere quello dei migranti, ma se il blocco degli arrivi dal Niger in Libia può essere una vittoria dopo mesi di pressioni da parte italiana, resta il problema della gestione e della distribuzione degli hub dei migranti. La Convenzione di Dublino infatti, stabilisce che il richiedente asilo venga vista la sua domanda esaminata dal paese membro dell'Ue nel quale ha fatto ingresso e che il migrante venga trasferito in quello Stato membro ovunque esso si trovi. Una condizione che da anni vede l'Italia e la Grecia subire l'onere di occuparsi della grande mole di migranti, il cui oltre il 90% migranti economici, che fanno richiesta d'asilo all'Europa attraverso i due paesi mediterranei a causa della loro posizione geografica che sottopone entrambi gli stati ai flussi.

Ma Gentiloni per ora si è limitato sottolineare quasi sommessamente che l'Ue agisce con molto ritardo sui temi importanti e nel dirlo è anche riuscito a lodare la Germania: "ha dato l'esempio nella politica migratoria, ma ora non deve dare l'idea di relax perché la rotta dell'Egeo è apparentemente sotto controllo". Del resto parliamo di uno che solo pochi anni fa sosteneva in un suo famoso tweet che bisognasse "cedere sovranita' a un'Europa unita e democratica" addirittura sostenendo in un articolo sull'ex quotidiano della Margherita (Europa) che il programma di Monti conveniva all'Italia. Lo stesso Monti che guarda caso ha dato la fiducia al nuovo governo guidato da Gentiloni, dopo un panegirico in cui attaccava pesantemente Renzi sulle detrazioni fiscali.

Intanto la Consob ha dato il suo permesso all'MPS per la conversione delle obbligazioni subordinate, ma il governo tace e si ignorano del tutto le sue intenzioni sulla crisi bancaria. È chiaro la vicenda MPS comunque andrà, andrà male: se non verrà venduta al Qatar verrà salvata con i soldi dei risparmiatori, o, terza via, salvata con i soldi degli italiani prima dell'eventuale bail-in, non solo facendo figli e figliastri tra MPS e le banche riconvertite dal salvabanche nel 2015, ma accollando al contribuente la spesa, magari tagliando chissà dove. Mala tempora currunt...