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(Getty Images)

Dati allarmanti dall'Osservatorio nazionale sulla salute dell'infanzia e dell'adolescenza: sottovalutati i danni del lavoro minorile. Il 18% costretto a lasciare la scuola.

Allarme baby lavoratori a causa della crisi in Italia. L'annuale rapporto dell'Osservatorio nazionale sulla salute dell'infanzia e dell'adolescenza (Paidòss), presentato oggi a Roma, fotografa 260mila "under 16" che si guadagnano da vivere lavorando oltre un milione di ore ogni giorno. 30mila minori tra questi inoltre sono a rischio sfruttamento perché impiegati in lavori pericolosi: costretti a stare svegli di notte o a non andare a scuola, uno su due non viene neppure pagato anche perché la maggioranza aiuta in casa (33%) o nell'attività di famiglia (40%).

Genitori giustificano i «lavoretti» con la crisi

Il rapporto basato su un'indagine di Datanalysis rileva anche che i genitori dei baby lavoratori sottovalutano il problema, che porta spesso all'abbandono scolastico - che oggi riguarda il 18% dei giovanissimi - per la ricerca di un impiego.
Uno su due non si opporrebbe con ogni mezzo, infatti, al lavoro minorile del figlio, il 54% pensa che la crisi lo giustifichi almeno in parte. «L'idea che iniziare la gavetta presto possa aiutare i ragazzi a inserirsi meglio nel mondo del lavoro - spiega Giuseppe Mele, presidente Paidòss - è falsa e fuorviante. E' un alibi: lavorare prima dei 16 anni è un furto dell'infanzia, mette a rischio la salute e il benessere psicofisico e non aiuta a trovare meglio lavoro. Le stime indicano addirittura che un bambino costretto a lavorare prima del tempo avrà il doppio delle difficoltà a trovare un impiego dignitoso, da adulto».

I dati sul lavoro minorile
«I dati raccolti - osserva Mele - indicano una preoccupante indulgenza dei genitori italiani nei confronti del lavoro minorile: il 26%, con punte del 33% al Sud, non ci vede nulla di male, mentre il 20% ritiene che il giudizio debba dipendere dalla situazione. Le difficoltà finanziarie «giustificano il ricorso al lavoro di un bambino o un ragazzino per metà delle famiglie. Ma ciò che forse turba ancora di più - sottolinea - è che solo il 34% delle mamme e dei papà costringerebbe a far rimanere sui banchi un figlio intenzionato a lasciare la scuola per lavorare».
Dei 260mila piccoli lavoratori solo 20mila sono stranieri.

I danni sulla salute psicofisica dei ragazzi
«Il lavoro minorile ha mille sfaccettature, ma una caratteristica comune: può mettere a rischio lo sviluppo psicofisico dei ragazzi - spiega Claudio Mencacci, direttore del dipartimento di Salute mentale dell'ospedale Fatebenefratelli di Milano - togliere le occasioni di riposo, svago, sport, apprendimento significa aumentare il rischio di disagi psichici e disturbi dell'umore una volta diventati adulti».
La proposta Paidòss per contrastare il lavoro minorile riporta in primo piano proprio il ruolo degli insegnanti e della scuola.
«La scuola deve essere protagonista del processo di crescita dei ragazzi e può diventare un antidoto efficace allo sfruttamento dei minori - conclude Mele - c'è necessità di una scuola gratuita, aperta alle esperienze, realmente formativa e che riesca ad attrarre i ragazzi con programmi attuali, inseriti nel contesto contemporaneo e capaci di offrire competenze tangibili. Gli insegnanti devono tornare a essere un punto di riferimento solido per la crescita dei giovani».