Europe Russia China
© Sputnik. Vitaliy Belousov
L'Europa, compresa l'Italia, continua a sottoscrivere sanzioni a Mosca su ordine di Obama spingendo così la Russia in braccio alla Cina. I cinesi nel frattempo in silenzio lavorano, crescono, investono e comprano Paesi, si preparano a comandare il mondo. Per "salvarsi", la soluzione sarebbe un'Europa più unita alla Russia.

Il "Made in China" è diventato una persecuzione, da anni si sente dire che il futuro è la Cina ed effettivamente questo futuro è arrivato.

Secondo l'imprenditore Alberto Forchielli non ci sono dubbi: "I cinesi comanderanno il mondo, loro lavorano e studiano di più. A scuola sono sempre i migliori, sono un grande mercato".

Ai giovani italiani Forchielli consiglia di emigrare in Paesi dove la penetrazione cinese non sarà totale, come ad esempio la Russia, legata inoltre all'Italia da una profonda simpatia, radicata quasi nel DNA. Sputnik Italia ha raggiunto per una riflessione in merito Alberto Forchielli, economista, imprenditore e fondatore di Mandarin Capital Partners.

— Diversi simboli italiani dall'Eni alle squadre di calcio sono in parte in mano ai cinesi. Alberto Forchielli, possiamo dire che la Cina poco a poco compra l'Italia?

— No no, quello che c'era da prendere in Italia l'hanno preso. I cinesi cercano soprattutto tecnologia nei Paesi occidentali. Quindi la cercano dove c'è, vale a dire Germania e Stati Uniti. In entrambi questi Paesi infatti c'è una forte discussione su come limitare investimenti cinesi. Ci sono addirittura proposte di legge in merito.

In Italia probabilmente comprerebbero la Comau, che fa i robot, non so se potrebbero avere interesse per l'STM, azienda si semiconduttori con partecipazione italiana. Alla fine non rimane nient'altro di altamente prezioso. C'è il settore delle macchine automatiche, ma non vedo cinesi interessati in giro, anche perché in questo settore hanno raggiunto un buon livello tecnologico, non alto come l'Italia, ma accettabile per loro.

— Il fatto che l'Italia venda le sue aziende ai cinesi è un affare oppure c'è il rischio di diventare una colonia cinese?

— I cinesi comanderanno il mondo, sarà un problema non solo italiano. Non c'è dubbio su questo: i cinesi sono di più, lavorano e studiano di più. Non c'è niente da fare! A scuola sono sempre migliori, nelle discipline matematiche soprattutto. Hanno una forte etica del lavoro, sono un grande mercato. Anche se gli americani inventano le cose, alla fine vengono fatte in Asia dai cinesi. Il valore aggiunto delle innovazioni, in questo modo, si sposta verso la Cina. Questo trimestre per la prima volta il major capital investito in tecnologia in Cina ha superato quello in America.

— Ovunque si è sommersi dal Made in China. Trovare merci veramente italiane, come i vestiti per esempio, è un'impresa sempre più ardua. Come si può difendere nel contesto di oggi il "Made in Italy"?

— Il "Made in Italy" si difende con grande innovazione e grandi investimenti, mantenendo la flat line chain vicino a casa, come fa Luxottica, la Ferrero per quanto debba essere vicina ai mercati, perché la cioccolata non può viaggiare molto. Bisogna fare innovazione tecnologica e tenersi vicini i fornitori strategici. Molto è già andato, l'industria italiana si è indebolita molto. Questa è una domanda che dovevamo porci vent'anni fa. Allora eravamo preoccupati, come adesso, a litigare fra di noi, come se il mondo attorno non esistesse.

— Il mondo sarà davvero dei cinesi? Che cosa ci resta, studiare il cinese?

— Imparare il cinese non serve, perché loro impareranno l'inglese più rapidamente di quanto noi il cinese. Lei farebbe una gran fatica per niente. La cosa ideale è cercare di posizionarsi in settori per i quali la penetrazione cinese sarà più difficile. Lavorare in un'azienda cinese non è molto bello, soprattutto per un non cinese, i cinesi non favoriscono infatti la multietnicità. Ci sono dei settori dove i cinesi andranno speditamente e settori dove andranno meno speditamente. Invoglio i ragazzi a cercare Paesi e situazioni dove la penetrazione cinese non potrà essere assoluta.

— Suggerisce quindi ai giovani italiani di trasferirsi in altri Paesi?

— Sì certo, l'Italia è un Paese per vecchi.

— In quali Paesi potrebbe cercare fortuna un giovane italiano?

— L'Europa finché esiste, intendo Paesi europei messi meglio dell'Italia. I Paesi anglosassoni ove il visto lo permette. La Russia è un Paese a mio avviso molto friendly nei confronti degli italiani.

Pensi che mio padre fece la guerra in Russia, era un alpino. Fece la famosa ritirata di Russia e fu uno dei pochi a tornare a casa. Lui si salvò perché una famiglia russa gli regalò un paio di "valenki" (stivali russi in feltro). Un soldato tedesco voleva prendere una ragazza da una famiglia. Mio padre, che era ufficiale, si oppose e disse che quella ragazza non poteva essere toccata. Mio padre non si aspettava nessuna riconoscenza, invece la famiglia gli regalò un paio di valenki e grazie a questi caldissimi stivali mio padre tornò a casa.

Mio padre mi ha sempre detto: "ricordati che il popolo russo è un grande popolo".


— La storia di suo padre e dei valenki è molto emblematica per i rapporti italo-russi, un'amicizia che alla fine vince nonostante tutto. Che ne pensa?

— Quando vedo la simpatia reciproca fra italiani e russi capisco che c'è qualcosa nel sangue. Ho conosciuto altri reduci come mio padre tornati dalla Russia: l'affetto per il popolo russo è incredibile, nonostante noi fossimo gli invasori. L'affetto per il popolo russo degli italiani che sono stati in Russia è molto profondo.

Io auspico una maggiore integrazione fra l'Europa e la Russia, vorrei un'Europa più grande con dentro la Russia. È l'unico modo per riuscire a salvare qualcosa. Altrimenti, se la Russia va troppo in mano alla Cina sarà un grande errore, un errore che facciamo noi spingendo la Russia in braccio alla Cina.

Io soffro moltissimo per questo, sapendo che c'è molta tecnologia in Russia, inoltre a russi e italiani piacciono le stesse cose, abbiamo il senso dell'amicizia molto simile. Non vedo l'ora che la questione ucraina e siriana in qualche modo si risolvano. Noi italiani non abbiamo mai avuto le paure che hanno gli europei dell'Est. Siamo sempre stati "filorussi" e io fin da bambino, proprio nel DNA.