Immagine

(Getty Images)

L'attitudine alla preoccupazione si trasmette anche in famiglia: sedute terapeutiche comuni hanno educato i piccoli a modificare i pensieri negativi.
E' possibile fermare la trasmissione dei disturbi d'ansia attraverso le generazioni. E' il risultato di uno studio realizzato da un gruppo di ricercatori della Johns Hopkins University e pubblicato sull'American Journal of Psychiatry. L'ansia ha probabilmente una base genetica, ma viene trasmessa anche attraverso atteggiamenti che genitori ansiosi mettono in atto inconsapevolmente alla presenza dei figli, che li apprendono, proprio come apprendono tante altre cose da mamma e papà. Poi nello sviluppo dei veri e propri disturbi ansiosi dell'adulto giocano anche altre variabili, quali le esperienze di vita negative, però continua a pesare anche quello che si è appreso dai propri genitori.

I risultati dopo otto incontri con la famiglia

Lo studio realizzato dalla dottoressa Golda Ginsburg e dai suoi collaboratori della Johns Hopkins University ha dimostrato che è possibile interrompere la catena generazionale dell'ansia sottoponendo le famiglie a una serie di incontri terapeutici. Lo studio ha preso in esame 136 famiglie all'interno delle quali almeno uno dei due genitori aveva un disturbo d'ansia ed era presente almeno un bambino di età compresa fra i 6 e i 13 anni. Un gruppo di queste famiglie ha ricevuto un trattamento psicoterapico di otto sessioni della durata di un'ora ciascuna in un periodo di due mesi; un secondo gruppo ha ricevuto solo un documento informativo sui disturbi d'ansia, mentre un terzo gruppo è stato utilizzato come controllo e non ha ricevuto alcun tipo di trattamento o informazione.
Le famiglie che hanno partecipato agli incontri di psicoterapia sono state allenate a identificare precocemente i segni dell'ansia in arrivo e a contenere la loro avanzata. In particolare i terapeuti hanno insegnato ai componenti la famiglia ad analizzare obiettivamente i pericoli percepiti, per riportarli alla loro realtà. Infatti uno dei meccanismi cognitivi che sottostanno agli stati ansiosi è proprio l'erronea percezione di pericoli o potenziali rischi là dove in realtà non ce ne sarebbero.

Modificare i pensieri negativi

«Abbiamo insegnato ai bambini come identificare i pensieri che li spaventano e come modificarli», spiega la dottoressa Golda Ginsburg. Ad esempio, un bambino può diventare ansioso perché vede un animale di cui ha paura, e allora gli viene insegnato a osservare bene l'oggetto della sua paura e a valutarlo oggettivamente, tenendo a bada l'interpretazione ansiosa che proviene dal suo interno.
Gli effetti dell'intervento terapeutico basato su questa ristrutturazione cognitiva sono stati decisamente positivi, dal momento che i bambini trattati con la psicoterapia sono risultati meno ansiosi sia di quelli che avevano ricevuto l'opuscolo informativo, sia di quelli che non avevano ricevuto alcun trattamento. I ricercatori ora sono stati finanziati dal National Institutes of Health per avviare ulteriori ricerche destinate a valutare se gli effetti della psicoterapia si mantengono stabili nel tempo.