Syria Fruit Stand
© Eva BartlettA newly opened fruit and vegetable stand in Homs' Old City.
Ho visitato per la prima volta la Siria nel 2014, arrivando a Homs e Latakia, oltre a Damasco. In ognuno dei miei tre successivi viaggi in Siria, parlando un arabo moderato e colloquiale, sono stata in grado di interagire faccia a faccia con i siriani locali, al mercato, sui taxi, nelle strade o nei posti che ho visitato.

A Latakia, molti deipiù di un milione di Persone Rilocate Internamente da Idlib, da Aleppo e aree confinanti che sono stati supportati e forniti di un'abitazione grazie al governo siriano parlavano degli stessi odiosi rapimenti, taglia-teste, ed altri crimini che la maggior parte dei media al momento associa solo a Da'esh (ISIS), ma che vengono perpetrati (con il supporto turco) dalla cosiddetta FSA e da altre fazioni terroristiche.

Un uomo di Harem, vicino al confine turco, ha detto di essere stato rapito dai terroristi dell'FSA e delle decapitazioni dei cittadini di Harem, e delle loro teste rispedite a casa inscatolate.

"I terroristi ci hanno attaccato, terroristi dalla Turchia, dalla Cecenia, e da ogni altro paese straniero ed arabo. Avevano carri armati e armi, proprio come un esercito. Per 73 giorni fummo assediati nella cittadella di Harem. Ci hanno colpito con ogni genere di armi. Avevamo donne e bambini assieme a noi. Non hanno mostrato pietà. Quando catturavano qualcuno di noi, lo massacravano, e poi ci rispedivano indietro la sua testa. Hanno ucciso oltre 100 persone, e rapito circa 150... bambini, civili, soldati. Fino ad ora, non sappiamo ancora cosa gli sia successo", ha detto.

I residenti di Kassab parlarono del combinato attacco Turco-Nusra al loro villaggio nel marzo 2014, della fuga grazie all'aiuto dei soldati siriani, degli oltre 80 che vennero massacrati, inclusi 13 che vennero decapitati, delle razzie e stupri subiti, delle loro case e della loro gente. "Hanno stuprato le donne più anziane perché non c'erano più ragazze," mi disse un residente.

In Latakia, ho incontrato due americani che vivevano lì da vent'anni. La madre mi parlò di notizie Occidentali (citava un articolo del LA Times come esempio) che accusava, in una certa data, le forze di sicurezza siriane di sopprimere con un giro di vite la popolazione di Latakia, ma in quel particolare giorno lei era stata in ognuna di quelle aree menzionate e non c'erano stati disordini di alcun genere.

A Homs, ho incontrato dei siriani del posto coinvolti nel processo di riconciliazione, inclusi i leader religiosi e i membri di comunità. Nell'aprile del 2014 la Città Vecchia di Homs era ancora occupata dalla fazione dei terroristi. Quando ci ritornai a giugno, era stata da poco liberata. Riuscii a parlare con i residenti che erano rimasti sul posto durante l'occupazione delle Città Vecchia da parte delle Farouq Brigades (FSA) e al-Nusra, i quali smentirono che ci fu una "rivoluzione" e parlarono di terroristi che rubavano tutti i viveri dalle loro case.

Un uomo del posto parlò degli assassinii da parte dei militanti di un prete olandese settantacinquenne, Padre Frans van der Lugt il quale, quando ancora nessuna agenzia pro-governo o pro-"ribelli" ne dava notizia fu testimone di uomini armati tra le prime frange di protestanti, "che furono i primi a cominciare a sparare sulla polizia. Molto spesso tutta la violenza delle forze di sicurezza è stata una reazione alla violenza brutale dei ribelli armati." Altri hanno parlato di slogan settari durante le prime proteste di Homs, inclusi il massacro degli Alawiti e la cacciata dei Cristiani.

Molte chiese storiche della Città Vecchia vennero danneggiate o distrutte, e depredate, dalle fazioni di terroristi.

Quando ritornai a visitare Homs nel dicembre 2015, la maggior parte delle chiese erano state rese utilizzabili, ed alcuni residenti avevano restaurato le proprie case, aperto nuovi negozi e erano pronti per celebrare il Natale per la prima volta dopo anni.

Nel luglio 2014, visitai l'antico villaggio di Ma'aloula, liberato di recente. Qui, principalmente i terroristi di Nusra assediarono il villaggio per 8 mesi, depredarono gli antichi monasteri, distrussero e dissacrarono tutto quello che non poteva essere rubato ed uccisero la figlia del prete del convento di of St. Thekla convent, Konstantin al-Khouri, il quale mi spiegò che egli stesso ad un certo punto prese le armi e andò a difendere il villaggio.

A Damasco incontrai diversi leader dell'opposizione interna, che in particolare marciarono tutti a favore del Presidente al-Assad e contro la "opposizione" esterna appoggiata da Riyadh e dai turchi e imbastita dall'Occidente. Il rappresentante curdo, Berwine Brahim, dichiarò, "Vogliamo che facciate capire che la cospirazione, il terrorismo e l'interferenza delle nazioni occidentali ha unito le forze di governo e opposizione, a sostenere il presidente Bashar al-Assad. Noi membri dell'opposizione vediamo il presidente al-Assad come garante della Siria".

In due occasioni ho incontrato la più alta autorità religiosa musulmana della Siria, il Gran Mufti, Dr. Ahmad Badreddin, il cui figlio Saria, ventiduenne, venne assassinato nell'ottobre 2011. Il giorno seguente, il Mufti Hassoun espresse pubblicamente il perdono nei confronti degli assassini, che in risposta mandarono il messaggio che il prossimo ad essere ucciso sarebbe stato lui. Hassoun continua ad usare la sua posizione per dire ai siriani di deporre le armi e "tornare indietro" nel loro paese. Disdegna il settarismo inculcato in Siria dall'Arabia Saudita e promuove la riabilitazione delle moschee in Europa che sono state influenzate dal Wahhabismo.

Nel giugno del 2014 ho incontrato il Ministro della Riconciliazione, il Dr. Ali Haidar, medico oculista e leader del partito Syrian Social Nationalist Party (SSNP). Nel giugno del 2012, Haidar assunse la carica di Ministro della Riconciliazione per promuovere il riavvicinamento dei quei soldati siriani che volevano tornare in patria. Il movimento continua a garantire l'amnistia ai siriani e a farli ritornare ad una vita normale. Il figlio di Haidar, Ismail venne assassinato nel maggio del 2012 da terroristi che cercavano di uccidere lo stesso Haidar.

Rimanendo nella Città Vecchia di Damasco, mi sono fatto un'idea più precisa del giornaliero terrorismo da mortaio, ad opera in primis dai ribelli "moderati" nella loro fortezza di Jobar, ad Est della città. Ho visitato un ospedale dove ai bambini che venivano dalla scuola di Manar, presa di mira dai mortai, venivano curate ferite anche molto gravi. In un'altra visita, a Damasco, ho visitato l'Ospedale Universitario, dove bambini, donne e uomini venivano curati per ferite da mortaio e missili sparati dai terroristi di Douma. In molti subirono amputazioni, molti in cura intensiva, inclusi quelli con gravi lesioni cerebrali.

A Damasco, le IDP dal distretto di Yarmouk parlavano di terroristi che assalivano le loro case, rubando cibo, e dei cecchini appostati. Quelli che erano ospitati in una scuola del governo godevano di una situazione migliore rispetto a quelli inscatolati nei rifugi delle Nazioni Unite. La maggioranza se ne voleva tornare a casa. Nonostante le accuse della corporazione dei media in stile Ken Roth che indicano il governo siriano come principale causa delle sofferenze subite a Yarmouk, il governo continua a spedire o a facilitare l'entrata di aiuti all'interno del distretto. Come nel caso di Madaya, quegli aiuti sono spesso rubati dai terroristi per loro uso e consumo oppure per la rivendita a fini di estorsione.

Nel dicembre 2015, durante la mia seconda visita a Yarmouk, la leadership palestinese mi informò che la stragrande maggioranza del milione di siriani e circa 170.000 palestinesi se n'erano andati o erano stati evacuati. Sono rimasti circa 5-6000 persone, inclusi i combattenti e quelli che sostengono i militanti. Riuscii ad entrare per circa 400 metri all'interno del distretto prima che i soldati palestinesi che mi accompagnavano dicessero che procedere oltre significava accogliere a braccia aperte una pallottola dai cecchini.

Ildistretto di al-Zahra'a a Homs è stato luogo di ripetuti attacchi dinamitardi terroristici e attacchi suicidi che praticamente non hanno mai ricevuto alcuna copertura mediatica. Lo visitai nel dicembre del 2015 pochi giorni dopo una tripla serie di esplosioni per attentati terroristici che i media di stato dicevano avessero ucciso almeno 16 residenti (successivi aggiornamenti riportarono oltre 20 vittime). Da allora al-Zahra'a è stato colpito altre tre volte da attacchi terroristici dinamitardi. La zona comprende una varietà di fedi religiose, inclusi molti IDP dalle altre zone della Siria. Una delle vittime assassinate di recente era un uomo di fede cristiana che era fuggito da Sadad, luogo di scontri con Da'esh ed altri attacchi terroristici. Zahra'a non è l'unica area di Homs ad essere devastata dalle bombe dei terroristi. Nella mia visita dell'aprile 2014 avevo parlato con i residenti di Karam al-Luz che erano sopravvissuti ad un doppio attacco con auto imbottite di esplosivo che uccise almeno 25 residenti.

Il distretto al-Waer di Homs, nel dicembre 2015 vide un accordo con il quale alcune centinaia di militanti armati assieme alle loro famiglie vennero trasferiti ad Idlib e nelle zone circostanti. Altre 2.200 persone, principalmente mercenari anti-governativi, rimangono all'interno della zona residenziale di al-Waer. Il governo continua a rifornire i residenti con cibo, medicine, elettricità (gratis) ed acqua (gratis) ed ha un forno industriale per il pane all'ultimo checkpoint prima di entrare ad al-Waer, che ho visitato nel dicembre 2015. Il forno riceve la farina dal governo e rifornisce i residenti con pane (nonostante la presenza di militanti anti-governativi). Mentre osservavo i siriani che camminavano in direzione del checkpoint verso l'area dei terroristi, la sicurezza mi disse di fermarmi: è in corso un cessate il fuoco, ma i militanti all'interno possono violarlo in qualsiasi momento.
A flower vendor in Sweida
© Eva BartlettA flower vendor in Sweida
A Sweida, un'area di etnia drusa a Sud-Est di Damasco che ha combattuto contro gli attacchi dei militanti fin dall'inizio della crisi nel 2011, i residenti mi dissero che avevano capito sin dall'inizio che la 'rivoluzione' non era altro che un piano ordito dall'estero contro la Siria. Il leader druso, Sheikh Hammoud al-Hanawi (conosciuto come Sheikh al-Aqel) reiterò quello che i residenti dicevano di questo complotto, e parlò di come i giovani e gli anziani di Sweida avevano protetto la regione combattendo con l'esercito arabo-siriano.

A Sweida, molti dei residenti che vivevano all'estero fecero ritorno aprendo nuovi ristoranti, hotel e altre aziende, per dare un supporto alla loro economia distrutta dalle sanzioni. Come nel caso di Latakia, Tartous e Damascus, Sweida aveva assorbito un gran numero di IDP da altre aree meridionali, inclusi i sunniti di Dara'a.

Nonostante la sicurezza presente a Sweida, durante il ritorno a Damasco, l'autista notò che a soli 30 km ad Est era presente Da'esh, anche se incapace di entrare a Sweida. La strada tra Sweida e Damasco era in un primo momento pericolosa a causa di mine, cecchini e rapimenti, ma ad ora è stata messa in sicurezza dall'esercito siriano. L'autista, i cui amici più stretti scomparvero in numerosi rapimenti, aggiunse, "qui tutti noi appoggiamo l'esercito."

Oltre ad ascoltare le tragiche storie di sofferenze dei siriani negli ultimi 5 anni, ho anche contribuito al service a alla musica di feste celebrazioni, e a feste molto commoventi a Pasqua e a Natale. Sono stata invitata nelle case di siriani molto ospitali, e soprattutto, ho visto la cultura, l'amore e capacità di andare avanti, che fanno dei siriani delle persone molto orgogliose, nel rispetto del proprio paese e della loro gente.

Ogni qual volta sono andata in Siria (come i molti mesi spesi in diverse parti del Libano, dove ho incontrato dei siriani provenienti da tutta la Siria) ho visto molteplici prove di un ampio supporto al presidente al-Assad. L'orgoglio che ho visto nella maggior parte dei siriani per il loro presidente affiora nei poster attaccati in casa ed esposti nei negozi, nelle canzoni patriottiche e nelle bandiere della Siria sventolate alle celebrazioni e durante le discussioni con i siriani di ogni credo religioso. La maggioranza dei siriani mi chiede di raccontare esattamente quello che ho visto e di trasmettere il messaggio che è dei siriani il compito di decidere per il loro futuro, che loro appoggiano il loro presidente ed l'esercito, e che l'unico modo di fermare questa carneficina è che l'Occidente e i paesi del Golfo la smettano di mandare qui in Siria i loro terroristi, che la Turchia la smetta di far guerra alla Siria, e ancora che l'Occidente la faccia finita con il suo predicare senza senso su "libertà" e "democrazia", e lasciare una volta per tutte ai siriani di decidere il proprio futuro.

Per citare un siriano da me incontrato in Libano nell'aprile 2015:

"Vogliamo che lo stato della Siria ritorni come era una volta e cosa molto più importante, che il presidente Assad rimanga al suo posto. Amiamo molto Bashar al-Assad. La Siria era meravigliosa, lo stato ci supportava in molti modi (educazione libera e assistenza medica, sussidi per cibo e carburante...) e la Siria era sicura. Il nostro paese vincerà e ritornerà come era prima, e ancora meglio. Souria samideen... la Siria rimane determinata in questo."