Praga
La Repubblica Ceca intende chiedere acqua del Danubio ad Austria e Slovacchia, per fronteggiare i sempre più frequenti periodi di siccità, un fenomeno che quest'anno in Boemia e Moravia ha assunto caratteri rovinosi. La carenza di precipitazioni è infatti una delle più gravi degli ultimi 500 anni e il Natale appena trascorso è stato a Praga all'insegna delle temperature primaverili. Il progetto allo studio del governo ceco prevede due varianti di realizzazione: la prima è la creazione di corridoio idrico di una trentina di chilometri dal Danubio (in Alta Austria), sino a Lipno, il grande invaso artificiale formato dal fiume Moldava in Boemia del Sud.

danubio in serbia
La seconda variante - considerata più fattibile e di cui si parla in realtà da decenni, ma per ragioni di navigabilità fluviale - consisterebbe nella costruzione di un canale di collegamento fra il Danubio, l'Oder e l'Elba, che inizi poco prima di Bratislava, in Slovacchia, per poi attraversare la Moravia in direzione nord. Per ciascuno di questi progetti viene preventivata a Praga una spesa compresa fra 250 e 450 miliardi di corone, quindi fra circa 9 e 17 miliardi di euro. Il tutto sul presupposto che il Dunaj - così i cechi chiamano il grande fiume dell'Europa centro orientale, che corre vicino ai loro confini, senza mai superarli - sia sufficientemente rifornito dai ricchi affluenti alpini e possa quindi donare una parte del suo prezioso oro blu. Ammesso, chiaramente che le autorità austriache o slovacche accettino questa soluzione, visto che il tema delle risorse idriche - coi cambiamenti climatici in atto - sta assumendo un carattere sempre più strategico. Come detto, la carestia d'acqua e i cambiamenti climatici stanno creando in Repubblica Ceca una situazione di emergenza, il che costringe Praga a ripensare la propria strategia di gestione delle risorse idriche, ipotizzando anche soluzioni del tutto inimmaginabili sino a qualche anno fa.

Il fenomeno ha chiaramente un carattere anche periodico. Il recente studio "Sucho v Ceskych zemích" (La siccità nelle terre di Boemia e Moravia) è risalito addirittura al 1540, per mettere in evidenza come quell'inverno fu in Europa centrale caratterizzato da temperature da Mar Mediterraneo. Per arrivare a tempi più recenti, molti anziani cechi ricordano ancora gli inverni eccezionalmente miti e privi di precipitazioni del 1947 e 1953.

Lo studio dell'Accademia delle scienze della Repubblica ceca, oltre alla periodicità del fenomeno, ha però messo in evidenza come la crisi attuale sia anche il risultato di una grave alterazione dell'effetto serra e che i segnali della siccità nel paese siano in costante aumento ormai da una quindicina d'anni, vale a dire dall'inizio di questo terzo millennio. Una serie di indizi lasciano prevedere che la situazione nei prossimi anni non sia destinata a migliorare, con il rischio sempre più frequente di fenomeni meteorologici estremi, fra cui quello delle alluvioni. Le devastanti inondazioni subite dai cechi nel 2002 e nel 2013 costituiscono un monito da non sottovalutare, così come il pericolo degli incendi, che la scorsa estate hanno registrato un aumento esponenziale, mettendo a rischio il ricco patrimonio boschivo di Boemia e Moravia.

A rischio anche l'agricoltura, visto che quest'anno sono stati pesanti i riflessi per i raccolti della frutta e della verdura, così come in quello del foraggio per gli animali. Esemplare la situazione del luppolo, una coltivazione tipica in un Paese produttore di birra come la Repubblica Ceca: il raccolto quest'anno ha subito una flessione del 35% rispetto al 2014, con un calo da 6.200 a 4.100 tonnellate, e un concomitante peggioramento della qualità del prodotto. Tutti motivi che negli ultimi mesi hanno spinto il governo di Praga a indirizzarsi verso una strategia di lungo periodo, per affrontare questa emergenza. Il premier Bohuslav Sobotka ha annunciato che una versione base del piano antisiccità dovrebbe essere pronta per la fine del 2016 e - durante un incontro con gli operatori agricoli - ha indicato fra le misure più necessarie un ammodernamento dei sistemi di irrigazione nonché un potenziamento e una migliore gestione dei bacini idrici.

Lo stesso Sobotka ha prospettato la possibilità di rivedere il tipo di coltivazioni che vengono praticate, evidentemente allo scopo di adeguarle ai cambiamenti climatici. Oltre al piano, già descritto, di un canale che porti nel paese l'acqua del Danubio, il governo ceco mostra di voler puntare su progetti di "smart landscape", territorio intelligente. Si tratterebbe di un mix di accorgimenti infrastrutturali, diretto da un lato a fronteggiare la crisi di acqua, dall'altro a difendere il territorio dal rischio di distruttive alluvioni. Per il progetto - che si baserebbe su un grande sistema di invasi da riempire durante i periodi di piogge torrenziali - sono stati preventivati investimenti complessivi pari a 500 miliardi di corone, quasi venti miliardi di euro. Una spesa che dovrà assumere un carattere prioritario per il bilancio pubblico ceco, e per la quale Praga conta sulle possibilità di ricorrere alle risorse dell'Unione Europea.