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Le imprese a controllo estero presenti in Italia, censite nel 2013 dall'Istat, sono 13.165. Poco più di 9.400 operano nei servizi e quasi 3.760 nell'industria. Rispetto ad un anno prima diminuiscono del 1,2%, ma il calo si concentra nel settore dei servizi (-2%), mentre nell'industria aumentano dello 0,7.
L'occupazione in tal modo offerta coinvolge più di un milione e centosettanta mila persone, in calo rispetto al 2012 dell'1,5%. In tal caso, la flessione avviene soprattutto nell'industria (-2,5%), nonostante la crescita del numero delle attività estere, ma si estende ovviamente anche il settore dei servizi, ove l'occupazione diminuisce dello 0,9.

Il calo delle imprese estere in Italia parte dal 2008. Da allora hanno lasciato il nostro paese l'8,6% delle imprese a controllo straniero, determinando un calo del 6% dell'occupazione.

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Se si guarda agli ultimi dieci anni si nota che le imprese estere pur non avendo mai offerto più del 7,5% dell'occupazione complessiva, hanno incrementato non solo il fatturato (dal 14,8 al 16,7% del fatturato totale delle imprese presenti in Italia), ma soprattutto il valore aggiunto (dall'11 al 13,6%), riducendo al contempo le spese in ricerca e sviluppo (dal 26,3% del 2003 al 23,3 del 2013).

In altri termini, le imprese estere non sono state particolarmente innovative e la loro presenza ha fatto affidamento esclusivamente su prodotti e/o segmenti di mercato ad alto valore aggiunto. Non se ne è giovata l'occupazione, né il livello tecnologico della nostra struttura produttiva. Nel complesso, le imprese italiane hanno perso quote di mercato.

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I primi dieci paesi presenti in Italia con proprie aziende rappresentano oltre l'80% delle imprese estere e l'85% dell'occupazione offerta dalle multinazionali. Gli Stati Uniti sono il paese più importante. Le imprese americane generano sul nostro territorio oltre 1/5 del fatturato delle imprese estere. Seguono la Francia (18,3%) e la Germania (13,5).

I paesi che nel 2012 hanno ridotto maggiormente la loro presenza in Italia sono stati la Spagna (-4,6% delle imprese, con un calo occupazionale del 4,3), l'Olanda (-3,6 le imprese e -3,4 i dipendenti) e la Francia (-2,6 e -0,2 rispettivamente). Rafforza invece la propria presenza l'Austria (2% di imprese in più), senza che tuttavia si abbia un beneficio per l'occupazione, dato che scende di quasi un punto percentuale rispetto ad un anno prima. Analoga evoluzione per il Regno Unito, con un incremento delle imprese sul nostro territorio dell'1,7%, ma che procede ad un taglio occupazionale del 10,5%. Impercettibile la crescita delle imprese giapponesi (+0,3), che tuttavia aumentano gli occupati del 3,3%.

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Si deve tuttavia avvertire che le acquisizioni da parte di operatori esteri di imprese italiane comporta statisticamente l'attribuzione al nuovo paese controllante dell'occupazione connessa alle imprese acquisite e che non necessariamente gli aumenti segnalati corrispondono ad effettivi incrementi occupazionali.

Fonte Originale: Elaborazioni su dati Istat
L'articolo {{post_title}} è tratto dal blog Il mio Blog di Economia e Finanza, a cura di Giorgio