missile lunch
Nella giornata di domenica un missile di fabbricazione russa OTR-21 'Tochka' (SS-21 in parlance 'atlantica') lanciato dalle forze armate yemenite che si sono dichiarate per la Rivoluzione dei Comitati Popolari e contro l'ex-presidente fuggiasco Mansour Hadi -riportato ad Aden dalle baionette delle tirannie petrolifere del Golfo Persico- ha completamente distrutto il Quartier Generale degli invasori situato nell'area di Bab el Mandeb (Provincia di Taizz) eliminando un numero di uomini variabile tra i 146 e i 150, 2 batterie di missili intercettori 'Patriot', 3 elicotteri Hughes AH-64 e un parco di veicoli pari a circa 50 unità.

Tra le vittime dell'attacco balistico si contano anche il Colonnello Abdullah al-Sahayan, capo delle Forze Speciali saudite, e il suo collega emiratino Sultan al-Kitbi, ma anche 42 mercenari ('contractor' in neolingua imperialista) dell'infame compagnia un tempo nota come Blackwater e responsabile di numerosi crimini in Irak e Afghanistan.

La massiccia presenza di mercenari stranieri non deve sorprendere visto che gli stessi ranghi degli eserciti 'regolari' di Arabia Saudita, UAE, Bahrein, Qatar e altri simili potentati sono pieni zeppi di Somali, Sudanesi, Marocchini, Pachistani e altri disperati disposti "per piccol prezzo" (come avrebbe detto Machiavelli) a esercitare il mestiere delle armi sotto la bandiera dei 're fannulloni' del petrolio.

Ma, visti i tragici (o tragicomici, a seconda dei punti di vista) risultati dell'aggressione (a cui é seguita l'invasione) dello Yemen da parte delle forze del GCC, ormai l'Ex-Arabia Felix é percorsa da bande di professionisti della guerra con passaporti colombiani, inglesi, australiani e di numerose altre nazionalità.

Per oltre trent'anni, fin dai tempi della guerra Iran-Irak, i sovrani dell'Arabia Saudita, del Kuwait e degli altri emirati sunniti del Golfo hanno gettato miliardi e miliardi di petrodollari nelle tasche dei mercanti d'armi americani ed europei pensando che fosse possibile a suon di contratti multimilionari "comprarsi" delle forze armate efficienti.

Dal marzo scorso gli Houthi (una milizia tribale sciita fatta di volontari in giacca, turbante e sandali) e le unità regolari schieratesi con la loro organizzazione (Ansarullah, da cui si emanano i Comitati Popolari) si sono incaricati di distruggere questa illusione.

Le pure avanzatissime armi a disposizione dei tiranni del petrolio (carri armati Abrams e LeClerc, blindati Bradley, cacciabombardieri F-15, F-16, Typhoon e Tornado...) per espletare le loro potenzialità hanno bisogno di personale motivato e tecnicamente preparatissimo, che é impossibile trovare in eserciti che hanno i ranghi pieni di stranieri che servono solo per la paga e i cui corpi ufficiali abbondano di 'figli di' e 'amici di' gratificati di ranghi e promozioni secondo ottiche nepotistiche e clientelari che nulla hanno a che fare con la dedizione o la competenza.

Come conseguenza, seppure certe zone sono state concesse alla forza d'invasione del GCC, le unità rivoluzionarie yemenite mantengono saldamente il controllo di metà del paese e sono in grado a loro piacimento di infliggere dure perdite ai nemici e di scorrazzare a loro piacimento nelle province meridionali saudite, dove hanno già conquistato numerosi avamposti e basi militari e anche alcune cittadine, tra cui Rabuah e Mhadaf.

I continui 'cessate il fuoco' che vengono inutilmente annunciati e dichiarati (l'ultimo doveva entrare in vigore oggi ma é già stato violato) dimostrano come il regno di Casa Saoud non sia nemmeno in grado di perseguire con razionalità un obiettivo politico con mezzi militari visto che se intavolasse trattative con i rivoluzionari questi, ansiosi di fermare le sofferenze della popolazione civile, sarebbero probabilmente disposti a un compromesso.

Ma finché Riyadh continuerà a inseguire la chimera di una vittoria sul campo chi scrive é convinto che continueremo ad assistere alle imprese valorose delle forze yemenite contro un avversario straforte sulla carta ma alla prova dei fatti rivelatosi l'ennesimo colosso dai piedi d'argilla.