Forze d'ordine statunitensi e spagnoli a Roma
Niccolò Machiavelli nella sua memorabile opera "Il Principe", sosteneva che le milizie dovevano essere composte da uomini della stessa nazionalità dello stato che si dotava di forze armate. Questo per salvaguardare un senso di appartenenza e un'identificazione che uno straniero ben più difficilmente poteva avere.

I tempi sono decisamente cambiati, dal momento che è andato in scena a Roma in questi giorni di inaugurazione dell'Anno Santo, l'intervento di membri delle forze dell'ordine dei corpi americani, spagnoli e polacchi tra i quali il New York Police Department e la Policia Civil. Scrive Repubblica del 13 dicembre: "Sono impegnati oggi a Roma circa 1.500 uomini delle forze dell'ordine tra poliziotti, carabinieri e militari. E' massima l'allerta nella capitale per l'apertura delle due Porte Sante nella basilica di San Giovanni in Laterano e San Paolo fuori le mura. Varie zone sono presidiate e in città prosegue la collaborazione con la polizia stranieria nel piano operativo disposto dal questore di Roma Nicolò D'Angelo. Dopo la Spagna, anche ufficiali della polizia polacca e del New York Police Department sono scesi in campo per essere impiegati in pattuglie congiunte con gli agenti italiani".

Polizia di New York a Roma per gestire l'ordine pubblico della capitale dell'Italia, quindi. Ci si poteva attendere una reazione indignata. Ma il circo mediatico, per i pochissimi che hanno dato la notizia, segnalano il fatto come se fosse la cosa più normale di questo mondo.

SCIP, acronimo che sta ad identificare il Servizio di Cooperazione Internazionale di Polizia, è l'esperimento che sta portando avanti il Ministero dell'Interno, già iniziato l'estate del 2014 sempre nella Capitale, dove erano stati eseguiti pattugliamenti misti della Polizia Italiana e della Policia Civil spagnola, e all'epoca si giustificò questa scelta per servirsi delle capacità linguistiche dei poliziotti iberici nell'assistere i turisti che parlassero lo spagnolo. Aldilà della ratio che ha messo all'opera questo nuovo modo di gestire l'ordine pubblico, sicuramente inedito nella storia repubblicana dal 1948 ad oggi, sorprende che sia necessario ricorrere a membri di corpi di polizia stranieri che presumibilmente vantano una conoscenza inferiore delle procedure operative, legislative e giudiziarie dell'ordinamento italiano e non conoscono le criticità dei luoghi da sorvegliare quanto i loro omologhi italiani.

Ci si domanda se tutto ciò sia conforme al dettato costituzionale che non sembra lasciare molto spazio alla possibilità di utilizzare membri di forze armate estere sul territorio nazionale, dal momento che l'art.87 identifica nel Capo dello Stato il Comandante delle Forze Armate italiane. Ci si chiede quale possa essere la procedura da seguire, in caso di irregolarità o di violazioni delle nostre leggi nazionali da parte degli appartenenti alle polizie straniere? Sarà la Magistratura italiana ad intervenire oppure la Magistratura del paese di provenienza degli interessati? E' sicuramente una tendenza molto anomala che si sta verificando in modo particolare negli ultimi anni, da quando nel 2007 venne firmato il Trattato di Velsen, ratificato nel 2010 dal Parlamento Italiano che di fatto istituisce Eurogendfor, un corpo di polizia sovranazionale che contrasta le prerogative costituzionali in merito all'operatività delle Forze Armate sul suolo italiano, senza possibilità di controllo da parte del Parlamento. Si promette più ordine, più sicurezza e più stabilità, ma nel frattempo si mettono da parte le garanzie che assicurano uno Stato democratico di diritto.

Polizia statunitense a dirimere l'ordine pubblico della capitale di un paese che qualcuno si ostina a considerare ancora libero e sovrano.