Xi Jinping
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Ci sarà più Italia sulla "nuova via della seta". Anche di questo hanno discusso Matteo Renzi e Xi Jinping, durante lo scalo in Sardegna, effettuato dalla delegazione del presidente cinese, la scorsa settimana, prima di arrivare in Sud America per il vertice Apec. Si è parlato, infatti, soprattutto dell'intensificazione della cooperazione italo-cinese, attraverso un coinvolgimento sempre maggiore dell'Italia nella Belt and Road Initiative, l'iniziativa di sviluppo infrastrutturale e commerciale eurasiatica, lanciata dal presidente cinese Xi Jinping nell'autunno del 2013. Non un semplice progetto di sviluppo commerciale, ma una vera e propria strategia di politica estera con cui la Cina punta a posizionarsi al centro dei processi geopolitici, economici e commerciali globali.

"Going out": da Pechino al "centro del mondo"

Con la Belt and Road Initiative, infatti, la Cina punta a promuovere il proprio ruolo nello scenario internazionale tramite lo sviluppo di una rete di infrastrutture, ferrovie e strade che colleghino Pechino a Lisbona attraverso l'Asia Centrale e il Medio Oriente, e i porti cinesi con la costa africana e quindi, passando per il canale di Suez, con il Mediterraneo, attraverso la nuova "via della seta marittima". In questo modo Pechino convoglierà la propria sovrapproduzione industriale verso l'Europa e l'Asia Centrale e rafforzerà la sua influenza politica ed economica in oltre sessanta Paesi coinvolti nel progetto, che contano in totale per oltre 4 miliardi di cittadini.

La Belt and Road Initiative, sulla quale la Cina ha già investito 84 miliardi di dollari tra gennaio e ottobre, è talmente rilevante, che è stata paragonata dagli stessi cinesi al "Piano Marshall", per via della mole di benefici e di opportunità che apporterà ai Paesi coinvolti. La narrativa globale che descrive una Cina sempre più attiva nel proiettarsi verso l'esterno e desiderosa di posizionarsi al centro della politica e dell'economia globale, viene nutrita da questa iniziativa, sulla base della quale il presidente Xi Jinping ha modellato la nuova politica estera della Repubblica Popolare Cinese. La Belt and Road Initiative, come sottolineano diversi analisti, rivoluziona, infatti, i canoni della politica estera di Pechino e il modello di sviluppo del Paese. Oltre a puntare al raggiungimento di determinati obiettivi di politica interna, come l'integrazione delle regioni cinesi sottosviluppate in un sistema complesso e l'assorbimento della sovrapproduzione dell'industria cinese, il progetto, con il suo potenziale di sviluppo economico, commerciale e politico, mira, promuovendo la costruzione di nuove infrastrutture, la cooperazione finanziaria e gli scambi culturali tra Asia, Africa ed Europa, ad espandere l'influenza cinese in tutti i Paesi coinvolti. Come in tutti i grandi progetti, ovviamente, sono molte anche le difficoltà. Coordinarsi concretamente con decine di governi e affrontare i rischi finanziari presenti in decine di Paesi diversissimi fra loro, sono alcuni fra gli ostacoli più concreti nello sviluppo del progetto. Che venga più o meno implementata, resta il fatto, però, che la Belt and Road Initiative, come altre iniziative significative, tra cui l'istituzione della Nuova Banca dello Sviluppo dei BRICS, oppure della Banca Asiatica d'Investimento per le Infrastrutture, evidenzia chiaramente la volontà di Pechino di imporsi come attore globale e di promuovere i suoi interessi in un mondo dal carattere sempre più multipolare.

Più tricolore sulla "via della seta"

Inserita in questo quadro, la tappa sarda del viaggio verso il Sud America di Xi Jinping, assume un preciso rilievo riguardo il coinvolgimento del nostro Paese nello sviluppo della "nuova via della seta". L'attenzione dei media cinesi, infatti, si è concentrata proprio sull'intensificazione della cooperazione italo-cinese e sul ruolo che l'Italia potrà rivestire nell'iniziativa di sviluppo infrastrutturale eurasiatica. Xi Jinping ha infatti chiesto a Renzi, di assumere "un ruolo positivo nel promuovere i rapporti tra la Cina e l'Unione Europea" e di "allineare le strategie di sviluppo tra Cina e Italia".

L'Italia, sottolineano infatti gli analisti, grazie alla sua posizione geografica strategica ed ai suoi grandi porti, come Genova, Trieste o Gioia Tauro, potrebbe rivestire un ruolo chiave nel progetto. Trieste, in particolare, potrebbe divenire un importante porto di partenza e destinazione della "nuova via della seta" cinese. Per questo, Pechino potrebbe essere sempre più interessata, seguendo la strategia governativa del "going out", che incoraggia le imprese cinesi a cercare nuovi mercati ed opportunità di investimento all'estero, ad investire nel nostro Paese, oltre che nelle squadre di calcio, anche nel settore delle infrastrutture. Il premier italiano, citato dall'agenzia cinese Xinhua, ha sottolineato che l'Italia intende "partecipare attivamente" alla Belt and Road Initiative, e lavorare attivamente per "aumentare la cooperazione nei settori dell'economia, del commercio, dell'energia, dell'innovazione della cultura e del turismo". La Cina, da parte sua, "attribuisce grande importanza ai suoi legami con l'Italia", ha detto il presidente cinese, citato dalla stessa agenzia. Per questo, ha affermato l'ambasciatore italiano in Cina, Ettore Sequi, che era presente all'incontro al Forte Village in Sardegna, il vertice di Pula "fa parte di un processo di avvicinamento che continua con mutua soddisfazione". Sanità, ambiente ed energia verde, sicurezza alimentare, innovazione, sono alcuni dei settori chiave dello sviluppo delle relazioni economiche, politiche e commerciali. Ed all'incontro in Sardegna, ha detto l'ambasciatore italiano in Cina, si parlato anche di "cosa fare per ampliare le relazioni finanziarie" tra Roma e Pechino.

Il grande potenziale geopolitico della Belt and Road Initiative, si espande quindi, fino al nostro Paese. "Una scelta importante quella del presidente Xi Jinping di venire in Sardegna: si apre una "nuova via della seta" che vuol dire tante cose, vuol dire scambi commerciali ed economici, scambi di innovazione tecnologica ma anche turismo e agroalimentare", ha detto, infatti, Renzi, intervistato da un'emittente televisiva sarda. L'interscambio tra Roma e Pechino, che nel 2015 ha raggiunto quota 38,6 miliardi di euro, aumentando di oltre 8 punti percentuali rispetto all'anno precedente, potrebbe crescere ulteriormente, viaggiando sulle infrastrutture di trasporto e logistica che percorrono le steppe dell'Asia centrale, lungo l'antica via della seta terrestre, e attraverso i porti della via della seta marittima. Una rotta sulla quale ci sarà più Italia e dove corrono le aspirazioni di Pechino di imporsi come uno dei protagonisti nello scenario globale, attraverso lo sviluppo delle relazioni politiche, economiche e commerciali con l'Europa e con i Paesi centrasiatici e africani, nelle tradizionali aree di influenza di Russia e Stati Uniti.