USAID ISIS

Fonti militari russe, calcolano che in caso di conflitto, l'Iran sarebbe in grado di colpire, con missili, la gran parte dei pozzi petroliferi sauditi, che si trovano vicino alle coste del Golfo Persico, mettendo così in ginocchio le capacità produttive di Riyad. I sauditi dovrebbero inoltre trasferire le loro forze aeree verso le aree occidentali del paese, per sottrarle al pericolo di subire la stessa sorte, diminuendo così la capacità di risposta aerea e di ritorsione sui pozzi petroliferi iraniani. In sostanza, rilevano le stesse fonti, la navigazione delle petroliere lungo tutto il Golfo si trasformerebbe in un'impresa ad altissimo rischio. Non si dimentichi che una grossa quota dei rifornimenti petroliferi cinesi passa per quella via. Gli effetti sul prezzo del greggio sarebbero rilevanti in caso di conflitto prolungato, tali da provocare una grave crisi energetica internazionale.

Arabia Saudita e Turchia rafforzano i legami e chiamano a rapporto le monarchie del Golfo

Dopo Arabia Saudita, Bahrein e Sudan, anche il Kuwait ha richiamato il suo ambasciatore a Teheran. l'Iran risponde sprezzante: la rottura delle relazioni diplomatiche con questi paesi vassalli non avrà alcun effetto. Viceversa, secondo il portavoce del governo iraniano, sarà l'Arabia Saudita a patirne le conseguenze. Intanto il Consiglio di cooperazione degli stati arabi del Golfo ha convocato una riunione straordinaria, sabato a Riyad, a cui parteciperanno tutte le monarchie del Golfo mentre Arabia Saudita e Turchia hanno creato un Consiglio di cooperazione strategica. L'alleanza militare, oltre che economica tra Ankara e Riyad diventa sempre più forte; l'offerta turca di mediazione con l'Iran non può avere alcun risultato.

La Turchia allunga le mani sul Medio Oriente

Mentre la NATO invia in Turchia un aereo Awacs per la difesa contro la Russia, Ankara manda qualche centinaio di soldati con una trentina di carri armati alle porte di Mosul. Alle proteste di Baghdad, Ankara replica senza nemmeno nascondere la sua intenzione, costituire una base permanente turca in Irak. Un'altra base turca sarà installata ad Al-Udeid, in Qatar, già sede della più grossa base degli Stati Uniti nell'area. La Turchia, alleato NATO in posizione strategica, beneficia degli investimenti economici di Europa e Stati Uniti, che in 13 anni hanno riversato nella mezza luna quasi 130 miliardi di dollari con una media di 9,3 miliardi di dollari all'anno.

Dal 1 gennaio la Palestina è Stato anche per il Vaticano

E' ufficiale, il Vaticano riconosce la Palestina come Stato, due stati dovranno vivere uno accanto all'altro, in pace e in sicurezza, sulla base delle frontiere del 1967. Israele non gradisce. Già nel giugno scorso quando papa Francesco annunciò la storica decisione della Chiesa, da Tel-Aviv erano arrivati strali molto appuntiti: "Israele non può accettare decisioni unilaterali contenute nell'accordo, che non prendono in considerazione gli interessi fondamentali del paese e lo speciale status storico del popolo ebraico a Gerusalemme". Anche il Vaticano è avvisato.

L'Europa di Schengen in crescente difficoltà

Danimarca e Svezia reintroducono i controlli alle frontiere per la prima volta dal 1950. E sospendono il trattato di Schengen per far fronte al flusso ininterrotto di richiedenti asilo in arrivo dai Balcani attraverso la Germania. Sul ponte di Öresund, che collega Copenhagen a Malmö, simbolo dell'integrazione europea, tutti i viaggiatori devono esibire i documenti. In un effetto domino inesorabile, dopo Stoccolma e Copenhagen, anche Roma pensa di reintrodurre i controlli al confine con la Slovenia. L'Italia, dopo la chiusura dei valici francesi, sembra vicina a decisioni straordinarie. Archiviato il patto Europeo per la relocation dei migranti, anche la libera circolazione si allontana, in un'Europa divisa dalla paura.

Transnistria, nuova mossa aggressiva dell'Ucraina

Aumenta la tensione al confine tra Ucraina e Transnistria. Il primo gennaio Kiev ha intensificato i controlli alla frontiera facendo presagire un peggioramento delle condizioni economiche e umanitarie dello Stato non riconosciuto. Secondo il capo-redattore di Tsensor.net, uno dei maggiori siti propagandistici dell'Ucraina, l'obiettivo di Kiev sarebbe quello di introdurre un embargo nei confronti della Transnistria. L'Ucraina motiva il suo atteggiamento come risposta ad una ipotetica minaccia militare russa proveniente dalla zona confinante dove è presente un contingente di pace internazionale che comprende alcune centinaia di soldati della Federazione Russa.

Corbyn sta con il popolo e insiste.

Il leader del partito laburista, Jeremy Corbyn, durante una manifestazione alla stazione ferroviaria di King Cross a Londra, ha chiesto la rinazionalizzazione del sistema ferroviario del Regno Unito. Una ferrovia del popolo, così la chiama Corbyn, permetterebbe un servizio migliore e più efficiente, una reale integrazione e tariffe più eque. Negli ultimi 5 anni le tariffe delle ferrovie britanniche, tra le più alte in Europa, hanno subito un incremento tre volte maggiore rispetto la crescita del salario medio, colpendo in particolar modo i pendolari.

Pechino non demorde: le Isole Spratly sono sue

Il primo volo di un aereo civile cinese è atterrato su una delle isole Spratly nel Mar Cinese meridionale. Pechino difende da molti anni la sovranità dell'arcipelago, ma la contesa con gli stati confinanti, Vietnam, Taiwan e Filippine, riguarda aspetti non solo strategici e militari, ma anche economici. Di recente, giacimenti di idrocarburi sono stati scoperti nell'area e Pechino ritiene che il Mare Cinese meridionale potrebbe contenere riserve di petrolio equivalenti a quelle dell'Arabia Saudita. Inoltre la zona compresa tra Taiwan e lo stretto di Malacca, è uno snodo commerciale cruciale in cui transita il 40% del commercio mondiale. L'America vuole il controllo e invoca la libertà di navigazione nel Mare Cinese meridionale e ha l'appoggio del Giappone.

A cura di: Giulietto Chiesa, Marcgherita Furlan, Giulia Zanette, Vladimir Badmaev. Montaggio di Santiago Martinez de Aguirre