Pietro il bambino di grane cuore
È una storia semplice. Che potrebbe capitare a chiunque. Questa volta è accaduta ad un ragazzino di 13 anni. Pietro, partecipa a un progetto scolastico i cui viene in contatto con Amref.... Poi, quando arriva Natale, decide di rinunciare alla sua canna da pesca e dona per l'Africa...La notizia finisce in rete e scatena un coro di commenti razzisti, volgari e esacerbati che colpiscono il ragazzo direttamente e con l'intenzione di offendere lui e la sua famiglia. Commenti disgustosi che non meritano di essere ripresi.

Ho preferito parlare con la madre di Pietro, che con estrema lucidità e un pizzico di rabbia, difende il figlio e la famiglia e riafferma la cosa più importante: è stata una scelta libera da parte di Pietro. Libera e consapevole. Nella sua scuola c'è stata un immediata reazione della classe, dove con diversi atti di solidarietà i compagni e i docenti hanno riaffermato l'importanza e il valore di azioni concrete. Proprio per contrapporne a quelle di una comunità virtuale basata esclusivamente su sfoghi meramente offensivi e sterili. Ci tengo a riprendere quello che pubblicamente abbiamo dichiarato perché spiega perfettamente quello che io e l'organizzazione che dirigo pensiamo:
Noi di Amref siamo abituati a terreni di scontro, terreni difficili, come quelli in cui operiamo, cercando ogni giorno di portare salute, per creare spazi di pace. Quindi non ci faremo trascinare nel campo delle offese rivolte tramite social ad un ragazzino di 13 anni, che ha deciso di devolvere la sua "paghetta" per dare aiuto ai bambini africani in occasione del Natale.
Sta facendo discutere il gesto di Pietro, tredicenne che - riportava ieri il quotidiano La Provincia Pavese - "Ha rinunciato al suo regalo di Natale, una canna da pesca, per donare i suoi soldi, 150 euro, ad un'associazione di volontariato e adesso sta promuovendo nella sua classe, la seconda B delle medie Contardo Ferrini, una raccolta fondi per aiutare un compagno appena arrivato dal Camerun". Sui social c'è chi attacca il suo gesto "prima gli italiani" e chi lo difende, anche scherzosamente "Se leggesse questi civilissimi commenti Babbo Natale avrebbe un infarto...".

Noi, vogliamo continuare a guardare a Pietro e ai tanti Pietro, liberi e coraggiosi. La cosa più bella che ci ha insegnato Pietro è che quel gesto era un gesto consapevole, meditato, non del momento. Uno slancio di generosità che nasce dall'essere venuto a conoscenza nella propria scuola delle situazioni drammatiche in cui versano i bambini africani, attraverso gli incontri tenuti da Amref nei passati mesi. Abbiamo sempre creduto che prima di ogni forma di azione (firmare un appello, fare una donazione...) venga l'informazione, l'idea di aver una conoscenza del problema. Pietro ce lo ribadisce con forza.

Il suo gesto è anche l'idea e la dimostrazione di una scuola che va oltre il confine, in questo tempo in cui ci si richiude in se stessi, in cui si ha paura del diverso, in cui si vorrebbero alzare i muri. Il gesto di Pietro rompe quei muri e ci indica che il nostro mondo non finisce in quei pochi metri quadrati. Quella di Pietro non è un dettame o un'imposizione tipo: "Dovete aiutare i bambini africani, solo loro", ma una freccia "Se vuoi c'è anche questa voce da ascoltare". Ci stupiremmo se Pietro e ragazzi come lui, capaci di tali slanci, iniziassero già a dividere il mondo, in chi ha più diritto di un aiuto. A fare classifiche, piramidi di importanza, recinti in cui chiudere gli altri e racchiudere il proprio pensiero. Molti commenti negativi vengono dai grandi. Non abbiamo visto tanti commenti di ragazzi come Pietro. Significherà qualcosa?

Intanto quello che ci fa più male è immaginarlo a leggere quei commenti, ma siamo sicuri, che in questo terreno difficile, di scontro, lui non si tirerebbe indietro. Noi, su quel terreno affatto lineare ci siamo ormai da anni e lì ci troverà Pietro: a batterci per le nostre idee, con le azioni, l'ascolto ma con la determinazione di cui abbisogna la grande sfida del restare umani. Ma più di tutto, più che noi di Amref su quel terreno difficile Pietro trova una famiglia che ha saputo dare in mano a lui tante frecce, tante indicazioni, per renderlo libero e coraggioso nel suo agire".

Non siamo buonisti. Siamo operatori umanitari. E pensiamo che un pezzo di mondo non debba escluderne un altro. Pensiamo che le soluzioni ai problemi dell'Africa purtroppo siano soluzioni complesse. E continueremo ad operare con serenità e determinazione. Anche perché sappiamo che fortunatamente ci sono tanti Pietro, che insieme a noi, ancora ci credono.

Buon Natale a tutti. Ma proprio a tutti. Non ci arrendiamo alla semplificazione.