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"Il terrorismo non paga[...] Israele è qui per restare, per sempre, che i nostri nemici lo vogliano o meno". Queste le parole di Benjamin Nethanyau pronunciate martedì alla Knesset. Il premier ha nuovamente chiesto ai dirigenti dell'Autorità Palestinese di smetterla di fomentare le violenze riguardo alle "legittime" azioni di auto difesa degli israeliani aggrediti dai terroristi.
"Israele regolerà i conti con gli assassini, con chi tenta di ammazzare innocenti e con coloro che li incoraggiano. Non solo revocheremo i loro diritti, ma faremo loro pagare fino in fondo le loro responsabilità. Useremo tutti i mezzi necessari per riportare tranquillità ai cittadini di Israele".
Le nuove misure di sicurezza sono state comunicate nel corso della notte: la polizia israeliana sarà autorizzata ad imporre la chiusura di interi quartieri palestinesi di Gerusalemme qualora avvenissero scontri con le forze dell'ordine, questi quartieri saranno sorvegliati anche da unità dell'esercito. Altre 300 guardie private presidieranno il trasporto pubblico. Per i palestinesi responsabili di attacchi è prevista la revoca del diritto di residenza a Gerusalemme, la demolizione delle loro case e la confisca delle proprietà. I corpi dei palestinesi responsabili degli attacchi non saranno più restituiti alle famiglie ma saranno sepolti in segreto, onde evitare funerali di massa e conseguenti proteste.

Oggi l'esercito israeliano ha fatto sapere di essere in procinto di sostituire la recinzione che separa Israele dalla Striscia di Gaza con una barriera di 62 Km, poiché l'attuale recinzione è stata più volte aperta durante le proteste dei gazawi negli ultimi giorni. Certamente, un paese si deve pur difendere. Un paese occupante che nella totale illegalità non solo continua a calpestarne un altro, ma pretende di farlo volendo ottenere il consenso e la giustificazione di tutto il mondo. Dall'inizio di quella che è chiamata "l'intifada dei coltelli" o "la terza intifada" sono stati uccisi 51 palestinesi e 7 israeliani. Ma il fatto allarmante non sono solo i numeri, che già dovrebbero far ridimensionare le parole di Nethanyau su qual è il popolo che subisce l'altro, è l'inumanità con cui sono avvenute queste uccisioni, sono le esecuzioni sommarie, la logica del farsi giustizia da soli, è il razzismo esasperato che dilaga in Israele e negli israeliani. Lo si nota dalle scritte sui muri "morte agli arabi", ai video pubblicati dei palestinesi freddati per strada, alla luce del sole, disarmati, pesantemente insultati e presi a calci subito dopo essere stati uccisi.

Gideon Levy, giornalista israeliano, scrive su Haaretz
"Una catena di esecuzioni extragiudiziarie sta attraversando il paese. E' odiosa, barbara ed illegale ed è accompagnata dagli applausi delle masse, dall'incitamento dei media e dall'incoraggiamento delle autorità. Adesso all'ondata di attacchi terroristici si aggiunge il peggiore dei danni: la società israeliana sta perdendo la sua immagine. Questa società ha già vissuto dei periodi tremendi, ma non come questo, in cui qualunque aggressore o chiunque minacci con un coltello, un cacciavite o uno sbucciapatate viene ucciso, anche dopo che ha gettato la sua arma, mentre l'assassino diventa un eroe nazionale."
Nel rapporto pubblicato il 13 ottobre, l'UNRWA condanna l'utilizzo del fuoco diretto da parte di Israele in quanto fa alzare numerosi dubbi sull'uso eccessivo della forza che potrebbe essere contraria all'applicazione delle leggi internazionali, che prevedono limiti molto ristretti all'utilizzo delle armi letali, soprattutto in aree civili soggette ad occupazione militare.