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FONTE: ZEROHEDGE.COM



Gli sforzi di Madrid per fermare il voto della Catalogna sulla propria indipendenza, attualmente previsto per il 1° ottobre, sembrano essere sempre più decisi. All'inizio di questa settimana, la polizia spagnola ha preso il controllo delle finanze della regione, cercando di impedire che i politici separatisti spendessero ulteriori fondi pubblici sul referendum, ed ha fatto raid per sequestrare il materiale della campagna elettorale.


Ora, come osserva il New York Times questa mattina, la polizia spagnola, durante le operazioni condotte ieri, ha arrestato 14 persone, tra cui il segretario generale per gli affari economici, Josep Maria Jové.
La polizia spagnola mercoledì ha arrestato più di una dozzina di persone in Catalogna, facendo drasticamente aumentare le tensioni tra il governo nazionale ed i separatisti. L'episodio si è verificato meno di due settimane prima di un referendum molto controverso sull'indipendenza, che il governo di Madrid ha promesso di bloccare.

La polizia ha perquisito gli uffici del governo catalano mercoledì mattina ed ha arrestato almeno 14 persone, tra cui Josep Maria Jové, segretario generale per gli affari economici. Gli arresti non erano previsti, ma centinaia di sindaci ed altri funzionari in Catalogna erano stati avvertiti che sarebbero stati incriminati se avessero contribuito ad organizzare il referendum, così violando la legge spagnola.

Centinaia di indipendentisti hanno sùbito invaso le strade di Barcellona per protestare contro gli arresti. Jordi Sanchez, leader di una delle maggiori associazioni separatiste della regione, su Twitter ha invitato i catalani a "resistere in modo pacifico", ma anche ad "uscire e difendere le nostre istituzioni".
Secondo la Reuters, dopo l'arresto di alti funzionari regionali ed il sequestro di materiale di campagna da parte della polizia nazionale, i leader catalani hanno riconosciuto per la prima volta oggi che i piani per fare il referendum sono ora in dubbio.
"È ovvio che non saremo in grado di votare come avremmo voluto", ha dichiarato Oriol Junqueras, vice capo e ministro dell'economia del governo regionale, alla televisione locale TV3. "Hanno cambiato le regole".

È stata la prima volta che i promotori del referendum hanno riconosciuto che i loro piani erano in dubbio, anche se Junqueras ha detto di essere convinto che gli elettori si presenteranno lo stesso in massa.

Non è ancora chiaro se l'operazione della polizia sarà sufficiente ad impedire il voto generale o se potrebbe invece portare nuovo slancio alla campagna di secessione.

I sondaggi mostrano che circa il 40% dei catalani sostiene l'indipendenza, anche se la maggioranza vuole un referendum in merito.
Nel frattempo, come segno della crescente ostilità e delle intenzioni di Madrid a fare tutto il necessario per bloccare il voto, Bloomberg rileva che la Spagna ha affittato navi da crociera specificamente per portare ben 16.000 poliziotti in un porto catalano.

La Spagna ha con discrezione affittato traghetti affinché vengano ormeggiati nel porto di Barcellona come alloggi temporanei per migliaia di poliziotti appositamente dispiegati per mantenere l'ordine nella ribelle Catalogna.

Il ministro degli interni del paese ha chiesto alle autorità portuali catalane di fornire un ormeggio per una nave fino al 3 ottobre - due giorni dopo il voto previsto - dicendo che era una questione di stato, ha detto mercoledì una portavoce del porto. La nave, chiamata "Rhapsody", è attraccata in città alle 9:30 di giovedì, ha detto.

L'obiettivo è quello di raccogliere più di 16.000 poliziotti prima del referendum del 1° ottobre, riporta il quotidiano El Correo sul proprio sito web. Ciò supererebbe il numero dei poliziotti catalani, i Mossos d'Esquadra, che servono sia il governo regionale che quello centrale.

Il governo catalano dice tuttavia di poter sostenere il voto, ed ha recentemente annunciato di aver immagazzinato in un luogo segreto circa 6.000 scatole elettorali. "Il referendum si svolgerà ed è già organizzato", ha detto Romeva. "Anche se chiaramente le condizioni in cui si celebreranno non sono quelle che avremmo voluto".

I leader separatisti hanno accusato Rajoy di aver gettato la Catalogna in uno stato di emergenza piuttosto che di aver negoziato i termini del referendum.

"La questione in gioco oggi non è la nostra indipendenza o meno", ha detto mercoledì Raül Romeva, capo degli affari esteri della regione, ad un gruppo di corrispondenti esteri a Madrid, "ma la democrazia in Spagna e nell'Unione Europea".

Romeva ha affermato che la Catalogna avrebbe celebrato il referendum come previsto, e che i legislatori catalani si sarebbero dati da fare per onorare il risultato entro 48 ore - vale a dire che dichiarerebbero l'indipendenza anche unilateralmente se le persone così votassero.

"Non c'è alternativa, assolutamente nessuna alternativa", ha detto. "Ci sono solo due progetti sul tavolo: un progetto democratico o la repressione".

Ora, perché abbiamo la sensazione che mettere 16.000 soldati in un porto catalano, pronti ad intervenire in caso di bisogno, non aiuterà a ridurre la spinta locale all'indipendenza?...

Fonte: www.zerohedge.com

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di di HMG