venditori di morte

Sotto gli occhi di tutti si evidenziano i primi risultati della visita di Donald Trump, fatta pochi giorni fa nel Medio Oriente, con il risultato di una estensione della "strategia del caos " inaugurata da George Bush nel 2003, con la seconda Guerra del Golfo, proseguita da Obama prima con le "Primavere Arabe" sobillate dalla CIA e poi con gli interventi militari (diretti ed indiretti) degli USA ed alleati in Libia nel 2011, in Siria nello stesso anno e con il lungo conflitto che si trascina nella stessa Siria e che coinvolge anche i paesi vicini.


Ad aggravare la situazione, la mossa di Trump di lanciare una vera e propria dichiarazione di guerra contro l'Iran basata su false accuse senza alcuna base reale che avrà l'effetto di incendiare ancora di più la regione.

Il mondo è stato testimone di uno degli atti di più svergognato cinismo mai fatto da Washington quando Trump ha elevato la Monarchia dell'Arabia Saudita, ovvero il maggiore promotore del terrorismo nel mondo, quale protagonista e leader di un fronte arabo sunnita costituito per aggredire l'Iran, il più grande paese sciita, accusato da Trump di essere responsabile del terrorismo internazionale, ignorando il ruolo che questo paese, come confermato dalla Russia di Putin, svolge da anni in Siria ed in Iraq nel combattere i gruppi terroristi salafiti che sono, guarda caso, finanziati ed armati da Arabia Saudita e dagli Stati Uniti.

Come prima diretta conseguenza di queste azioni USA, la Monarchia di Rijad, rafforzata nel suo ruolo di supremazia sugli altri paesi arabi del Golfo, per regolare i conti in sospeso, a sua volta ha accusato il Qatar di essere responsabile del finanziamento al terrorismo, come pretesto per mettere il blocco sull'Emirato, con l'evidente intenzione di rovesciare l'emiro per il fatto che questi si era troppo avvicinato all'Iran, ripudiando l'alleanza con il fronte dominato dall'Arabia Saudita.

In realtà l'accusa è basata su motivi anche di gretto interesse in quanto il Qatar stava pragmaticamente concludendo accordi con l'Iran per lo sfruttamento di un enorme giacimento di gas trovato fra le coste e le acque territoriali dei due paesi, su cui anche Rijad aveva messo gli occhi.

Prima conseguenza: blocco totale delle frontiere ed il piccolo stato , rottura diplomatica, blocco delle comunicazioni per terra e per mare, espulsioni dei cittadini del Qatar dal Regno saudita e divieto per i voli della Qatar Airways di sorvolare i cieli dell'Arabia Saudita, con il provvidenziale intervento dell'Iran che consente il passaggio sul proprio spazio aereo ai voli del Qatar e che altresì provvede a fornire rifornimenti al Qatar per via marittima.

La Turchia a sorpresa si schiera a difesa del Qatar ed invia un suo contingente di truppe in vista di una possibile aggressione saudita.

Facile indovinare chi sia stato il suggeritore della dura presa di posizione dei monarchi sauditi contro l'Emirato accusato di "relazioni con il nemico". Il suggeritore si può trovare a Washington e probabilmente è il genero di Trump, l'israelita Jared Kushner, il quale ha instaurato un buon feeling con il principe saudita Adel al Jubeir. Buona parte delle politica degli USA in Medio Oriente è affidata a lui, vista anche l'ignoranza del suocero sulle questioni mediorientali. Il giovanotto sembra avere molta influenza sulle decisioni di Donald Trump.

Successivamente nella giornata di ieri avvengono gravi attentati nel cuore di Teheran da parte di un commando di terroristi che, riuscito a penetrare all'interno della capitale iraniana, spara contro le guardie e riesce ad entrare in una ala del Parlamento di Teheran e conduce una azione terroristica dimostrativa contro il Mausoleo dell'Iman Khomeini nel centro di Teheran. Risultato: 17 morti e decine di feriti mentre puntuale arriva la rivendicazione dell'ISIS, il marchio di fabbrica della CIA e dei servizi Sauditi.

Gli iraniani non si lasciano ingannare ed immediatamente accusano gli USA e l'Arabia Saudita dell'azione mentre da Washington arriva una comunicazione che , con un incredibile cinismo, ancora una volta accusa Teheran di essere la causa delle azioni terroristiche che si ritorcono contro gli stessi Stati sostenitori del terrorismo.

Esperti analisti del mondo arabo, come Ali Ahmad , fondatore di un Istituto di Studi del Golfo Persico, indicano come possibile una prossima invasione del Qatar da parte di una coalizione saudita che si realizzerà non appena Rijad ridurrà l'intensità dei bombardamenti che in questo momento sta conducendo sullo Yemen, con migliaia di vittime tra i civili. Questo sarà il segnale che i sauditi concentreranno le loro forze alla frontiera per effettuare un attacco di sorpresa contro il piccolo stato. Possibile che i sauditi debbano vedersela con i turchi, accorsi a difesa del Qatar per interessi comuni. Un bel casino creato da quel "genio" di Donald Trump.

Saranno gli USA, come sempre a spalleggiare l'Arabia Saudita nella sua prossima avventura militare, così come stanno facendo con lo Yemen dove forniscono le armi ed il supporto logistico/militare per i bombardamenti e per il blocco navale che sta riducendo alla fame la popolazione dove è scoppiata anche una epidemia di colera. Un altro "successo "per la difesa dei "diritti umani" praticata da Washington.

L'esperto arabo sostiene che l'Arabia Saudita persegue due obiettivi principali nella regione: in primis vuole trasformare il Qatar in uno stato vassallo dipendente da Rijad, come sta cercando di fare con lo Yemen; in secondo luogo vuole saccheggiare le riserve di denaro del Qatar per la sue necessità finanziarie causate dalle guerre che la Monarchia saudita sta conducendo su molteplici fronti, dallo Yemen alla Siria.

A giudizio dell'esperto di Ahmad, la politica dell'Arabia Saudita, dalla sua fondazione (voluta dall'Impero Britannico) si basa su "furto e sul saccheggio" delle risorse. Niente di strano considerando l'origine dei monarchi sauditi che erano in origine pirati del deserto ed adesso necessitano disperatamente di denaro per acquistare i costosi armamenti che USA e Gran Bretagna vendono ai monarchi. I proventi del petrolio, sceso di prezzo, adesso non bastano più.

Questi fatti indicano chiaramente che il maggiore patrocinatore del terrorismo lungo la Storia, lo regime più criminale esistente al mondo, si sente pienamente spalleggiato dall'Amministrazione USA e dalla Gran Bretagna, visto che Trump è arrivato a qualificare i sauditi come "avversari del terrorismo". Questo fornisce ai monarchi sauditi l'impunità per commettere i loro crimini e li autorizza ad operare per imporre la propria supremazia sui paesi della regione, ammesso che altri paesi come l'Egitto e la Turchia gli permettano di spadroneggiare e questo non è affatto scontato.

Un esempio chiaro della tracotanza dei sauditi si è avuto con i recenti attacchi terroristici dell'ISIS contro Teheran, con una chiara matrice saudita, come la gran parte delle azioni fatte dall'ISIS (con l'assenso dei servizi USA).

Così come indicato dall'analista internazionale Rasoul Goudarzi su RT, poche ore prima degli attacchi a Teheran, il ministro degli Esteri saudita, Adel al Jubeir, ha pubblicato un messaggio su Twitter in cui ha segnalato che "l'Iran deve essere castigato per il suo appoggio al terrorismo". In precedenza lo stesso giovane e tracotante ministro saudita aveva affermato che "tutto quello che sta accadendo in Siria ed in Iraq, il conflitto, la guerra e le tensioni, dovrà essere esteso sul territorio iraniano", una evidente minaccia di sobillazione con marchio saudita e USA.

Il piano di attaccare l'Iran utilizzando lo Stato Islamico, così come fatto contro la Siria di Bashar al Assad, risulta fin troppo evidente, come innegabile risulta la funzione dell'ISIS quale strumento delle politiche di destabilizzazione portate avanti dalle Amministrazioni USA, da Obama a Trump. Il vecchio gioco degli USA continua ed il "burattino" saudita viene utilizzato, come sempre, per condurre il "gioco sporco" che Washington affida ai sui vassalli più fidati.