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© REUTERS/ Kacper Pempel/Files

Nell'epoca digitale la guerra corre sul web e lo spazio cibernetico è un vero campo di battaglia. L'intelligence, oggi più che mai, è al centro dell'attenzione. Le forze armate italiane sono alla ricerca di hacker e specialisti in sicurezza informatica. Cercasi hacker!


Dal 2018 in Italia funzionerà a pieno regime il Cioc, Comando interforze operazioni cibernetiche, inoltre nei piani della Difesa rientra un reclutamento straordinario di hacker e specialisti in cyber security. Si sente parlare sempre più spesso di guerra informatica, cyber attacchi, web spionaggio e hacker, ma che cosa sappiamo dell'intelligence? Ben poco.

Ebbene che cos'è l'intelligence e com'è cambiato questo strumento cruciale per la sicurezza nazionale nell'epoca della guerra informatica? Sputnik Italia ne ha parlato con Mario Caligiuri, direttore del Master in Intelligence all'Università della Calabria, il primo in Italia. Autore di svariati libri, fra cui "Intelligence e magistratura" edito da Rubbettino, "Cyber intelligence. Tra libertà e sicurezza" edito da Donzelli e "Intelligence economica e guerra dell'informazione" edito da Rubbettino scritto con Gagliano e Gaiser.

— Professore Caligiuri, come commenterebbe il piano di reclutamento straordinario di hacker nella Difesa italiana, ma anche una sempre maggiore attenzione alla sicurezza informatica?

— È necessario perché la dimensione dei conflitti non solo quelli militari, ma anche economici e culturali, avverrà sempre di più nella rete. È una dimensione che bisogna necessariamente affrontare.

— Qual è il ruolo dell'intelligence di fronte alle sfide di oggi?

— Con questa parola si intendono cose diverse. Dal mio punto di vista l'intelligence, che dovrebbe essere studiata nelle università italiane come accade in tanti altri Paesi stranieri, rappresenta la chiave di volta della comprensione della realtà. L'intelligence aiuta a selezionare le informazioni rilevanti e questo è fondamentale nella società della disinformazione permanente, caratterizzata da informazioni eccessive che invece di avvicinare allontanano dalla comprensione del mondo.

— Internet è come un campo di battaglia, il formato delle guerre è cambiato. L'intelligence e la cyber security dovrebbero essere al centro delle priorità di ogni governo. L'Italia secondo lei è in ritardo in questo contesto?

— Il ritardo italiano non è di oggi, perché nel nostro Paese abbiamo tanti nemici della rete che hanno ostacolato e in parte ostacolano lo sviluppo delle nuove tecnologie per mantenere rendite di posizione economica, politica e culturale.

— Chi sarebbero questi nemici della rete?

— C'è un libro del 2010 molto interessante di Gilioli e Di Corinto "Nemici della rete", che descrive in maniera chiara qual era la situazione e qual è in gran parte purtroppo anche oggi. Chi sono i nemici della rete? Gli editori dei giornali, che non hanno ancora trovato un adeguato modello di business per sostituire il cartaceo al digitale, sono le compagnie telefoniche che vogliono utilizzare in maniera esaustiva tutte le tecnologie già disponibili, i politici, che chiaramente in uno scenario così competitivo rischiano di essere monitorati costantemente e i giornalisti in competizione con le notizie che possono essere date da chiunque. È un mondo variegato.

— Il dibattito di oggi è proprio sulle famose "fake news". La stessa presidente della Camera Boldrini ha lanciato un sito contro le bufale. Nel contesto di questa lotta contro le fake news c'è il rischio di una censura in rete secondo lei?

— L'informazione è incontrollabile. Si è formata la società della disinformazione che fu individuata da Umberto Eco quando disse nell'occasione del conferimento della Laurea honoris causa a Torino "La rete da spazio a legioni di imbecilli, perché l'opinione di un Premio Nobel ha la stessa platea di risonanza di quella di un avvinazzato".

Ora l'obiettivo non è che le bufale non vadano in rete, ci andranno comunque, perché ciascuno di noi può produrre informazioni. L'antidoto è un altro: bisogna alzare il livello di istruzione delle persone per consentire loro di distinguere criticamente le informazioni vere da quelle false, la fonte attendibile da quella non attendibile, la notizia verosimile da quella inverosimile. Questa è la strategia a mio avviso ed è una strategia educativa, politica e culturale.

— Per quanto riguarda lo spionaggio e il dossier di Wikileaks, possiamo dire che il pericolo può provenire da qualsiasi parte, anche dagli alleati più stretti. Gli Stati Uniti spiano tutti attraverso cellulari e tv. Il problema non sono quindi solo gli hacker russi?

— Nel mondo globalizzato più che alleati in genere ci sono concorrenti, quindi è ovvio che questo mondo apra uno scenario che i due colonnelli cinesi Qiao Liang e Wang Xiangsui a cavallo degli anni 2000 definirono "guerra senza limiti".

— L'intelligence è una materia che andrebbe studiata quindi a maggior ragione molto approfonditamente, perché riguarda tutti, no?

— Senz'altro, inoltre l'intelligence negli ultimi anni si è trasformata. Da luogo oscuro del potere, da luogo dell'intrigo è diventata lo strumento decisivo per contrastare i nemici economici, la criminalità organizzata e il terrorismo. Quest'evoluzione, impensabile fino a qualche anno fa, si inserisce nella trasformazione della cultura, che prima si identificava con la conoscenza del passato, mentre adesso con la capacità di prevedere l'avvenire.