Questo articolo è stato pubblicato per la prima volta nella edizione 13, volume 1 / 2011 di The Dot Connector Magazine, una pubblicazione ufficiale di Sott.net.
"Le comete sono stelle vili. Ogni volta che appaiono a sud, spazzano via il vecchio e istituiscono il nuovo. I pesci si ammalano, il raccolto viene perso, sia gli Imperatori che la gente comune muore, e gli uomini vanno in guerra. La gente odia la vita e non ne vuole nemmeno parlare." -Li Ch'un Feng, Direttore, Ufficio Astronomico Imperiale Cinese, 648, A.D.
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Nel 2007, un meteorite è caduto a Puno, nel sud-est del Perù. José Macharé - scienziato del Istituto Geologico, Minerario e Metallurgico in Perù - ha affermato che il meteorite è caduto nei pressi di una zona fangosa del Lago Titicaca, facendo bollire l'acqua per circa dieci minuti, mischiandosi con il terreno ed emanando una nube grigia, di cui non si conoscono le componenti. Avendo scartato l'ipotesi di veleno radioattivo, si pensa che questa nube tossica abbia causato mal di testa e problemi respiratori in almeno 200 persone tra una popolazione di 1500 abitanti. Oltre a questo fenomeno, quante volte sentiamo parlare di gente che si ammala a causa di un bolide che viene dallo spazio? E cosa dire di uccelli, pesci o altri animali? Alcuni astrologi dell'antichità citano le comete come un malaugurio che portano morte e carestia, ma esistono altre cause oltre a quelle dovute alle conseguenze fisiche/meccaniche della devastazione dell'impatto di una cometa nel nostro fragile ambiente di cui dovremmo essere a conoscenza?

In quanto fisico, normalmente mi concentro strettamente su questioni mediche e di salute, non sulla storia e sul catastrofismo. Ciononostante, come nel caso di molte altre persone, osservo segni di cambiamenti atmosferici sul nostro pianeta che, secondo molti esperti, potrebbero essere dovuti all'aumento di carico di polvere cosmica. Quando leggo dell'aumento di avvistamenti di palle di fuoco nel mondo, e so che questi fattori devono avere un impatto sulla salute di individui e società, questo mi motiva ad approfondire la ricerca al fine di trovare i collegamenti in modo da essere preparato a quello che ci può aspettare nel nostro futuro. Se il nostro pianeta sta entrando in un nuovo ciclo di bombardamenti cometari, e se queste comete portano nuove specie di microbi sconosciuti al sistema immunologico collettivo dell'umanità (come potrebbe benissimo accadere), allora "uomo avvistato, mezzo salvato".

Secondo l'ormai defunto Sir Fred Hoyle e Chandra Wickramasinghe della Università del Galles a Cardiff, i virus possono essere distribuiti attraverso lo spazio dalle scie di polvere delle comete. In seguito, mentre la Terra passa attraverso la scia, la polvere e i virus caricano l'atmosfera, dove possono rimane sospesi per anni fino a quando la gravità non li tira giù. Essi fanno un confronto di varie piaghe nel corso della storia che coincidono con asteroidi nei nostri cieli. Questi ricercatori sono certi del fatto che i germi che causano piaghe ed epidemie vengono dallo spazio.

In una lettera a Lancet [1], Wickramasinghe spiega come una piccola quantità di virus introdotto nella stratosfera potrebbe fare una prima ricaduta a est della grande catena montuosa delle Himalaya, dove la stratosfera è più sottile, seguito da depositi sporadici nelle zone circostanti. Potrebbe ciò spiegare come mai le nuove forme di influenza virale che sono capaci di generare epidemie, e che sono causate da mutazioni genetiche radicali, hanno di solito origine in Asia? Wickramasinghe sostiene che anche se il virus è solo minimamente contagioso, il percorso successivo del suo progresso globale dipenderà dal trasporto stratosferico e dal mescolamento, portando ad una ricaduta che continua a seconda delle stagioni nel giro di qualche anno. Anche se tutti i tentativi ragionevoli sono fatti per trattenere il diffondersi del virus, la comparsa di nuovi punti focali in qualsiasi luogo è una possibilità.

La scienza mainstream sbeffeggia l'idea che se c'è vita nello spazio come batteri e virus, una parte cadrebbe naturalmente sulla Terra. Mentre alcuni ricercatori concordano che la polvere cometaria possa contenere materia organica, contestano il fatto che anche se la polvere dovesse raggiungere l'atmosfera, un'entrata infuocante metterebbe in discussione la sopravvivenza della materia organica. Ma in uno studio pubblicato nella rivista Meteoritics and Planetary Science [2], viene dettagliato come gli amino acidi - i mattoni della vita - sono stati trovati in un meteorite quando non erano affatto previsti. Come mai? Perché questo meteorite specifico si è formato quando due asteroidi si sono scontrati, e lo shock della collisione ha innalzato la temperatura fino a 2000 gradi Fahrenheit - così caldo che tutte le molecole organiche complesse come gli amino acidi si sarebbero dovuti distruggere. Li hanno trovati comunque, e il loro studio cita come la possibilità di una contaminazione del campione sia molto improbabile. Oltre agli amino acidi, hanno trovato minerali che si formano unicamente a temperature elevate; ciò indica che si sono difatti formati tramite una collisione violenta. Jennifer Blank, della SETI, ha fatto esperimenti con gli amino acidi nell'acqua e nel ghiaccio, mostrando che possono sopravvivere a pressioni e temperature comparabili con quelle di un impatto cometario ad un'angolazione bassa o di una collisione tra asteroidi.

Rhawn Joseph, Ph.D., ricercatore e coautore insieme a Wickramasinghe del libro Biology Cosmology, Astrobiology, and the Origins and Evolution of Life [3], ci dice:
Astronomi cinesi dell'antichità registrarono vari episodi dove le comete precedevano piaghe e disastri. Delle osservazioni meticolose erano state compilate nel 300 B.C. in un testo conosciuto come la "Seta di Mawangdui". Dettaglia 29 forme diverse di comete e i vari disastri associati con essi, che risalgono fino al 1500 B.C.
Joseph fa notare che durante i periodi dell'Europa medievale e dell'America coloniale, il passaggio di comete coincideva con piaghe e malattie, aggiungendo che coincideva anche con il passaggio della cometa Encke, la quale è probabilmente all'origine dell'impatto di Tunguska e della Influenza spagnola del 1918. Scrive:
...nel 2005, scienziati del Istituto delle Forze Armate di Patologia a Washington D.C., hanno risuscitato il virus del 1918 da corpi che sono stati conservati sotto il suolo permanentemente ghiacciato dell'Alaska. Hanno in breve tempo scoperto che un virus completamente nuovo si era unito con un virus vecchio, scambiando e ricombinando i geni, e creando un ibrido che trasforma forme leggere del virus dell'influenza con forme ben più mortali e patogeniche. Hanno anche confermato che il virus dell'influenza spagnola del 1918 ha origine nei cieli, infettando prima gli uccelli per poi dilagarsi e diffondersi negli umani.
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Joseph sostiene che i detriti cometari, e le particelle piccole e qualsiasi microbo e particella virale legata ai detriti cometari che colpiscono la Terra, entrano nell'atmosfera superiore per poi seguire le correnti d'aria, a volte restando sospesi per anni, girando in lungo e in largo per il pianeta e scendendo lentamente verso il basso, fino a fare un atterraggio morbido su qualsiasi cosa si trovi sotto - se un oceano, fiume, animale, pianta, donna o uomo. E' infatti noto che i microrganismi esistono in concentrazioni importanti nell'atmosfera terrestre, e sono stati trovati in campioni d'aria raccolti ad altezze che variano tra i 41 km e i 77 km di altitudine. I meccanismi naturali che trasportano i microrganismi nell'atmosfera sono temporali, vulcani, monsoni ed eventi di impatto cometario.

Sappiamo che l'oggetto di Tunguska è esploso nell'atmosfera nel giugno 1908, ma non fu prima del 1927 che un gruppo di scienziati è finalmente riuscito a raggiungere il sito dell'impatto in Siberia. Nessun frammento visibile del corpo esploso è stato trovato, ma successive ricerche sul campo hanno rivelato sfere bizzarre, brillanti e metalliche sul suolo di numerosi crateri piccoli, superficiali e ovali - da 50 a 200 metri di diametro - simili ai crateri delle Carolina Bays. Queste sfere erano tipiche dei corpi extraterrestri avendo una composizione molto alta di iridio, nichel, cobalto e altri metalli, ed un contenuto inusualmente alto di questi stessi metalli è stato successivamente trovato nelle carote di ghiaccio dell'Antartide - ma negli strati relativi all'anno 1912. [4] Vale a dire, i metalli depositati nella stratosfera hanno messo quattro anni a scendere sulla Terra. L'oggetto di Tunguska, è stato una fonte di nuove forme di virus mai prima viste sulla Terra?

Una ricerca condotta nei pressi del sito del fenomeno Tunguska ha trovato concentrazioni importanti di microrganismi in forma coltivabile nei cieli del sudovest della Siberia, ad una altezza tra i 0.5 - 7 km, un'altezza simile a quella di 5 - 10 km dove il Corpo Celeste di Tunguska ha interagito con l'atmosfera terrestre. [5]

Joseph ci ricorda che i microbi che prosperano nel freddo sono i migliori colonizzatori di questo pianeta. Sono difatti perfettamente adattati ad una vita su qualche oggetto astrale gelato che attraversa lo spazio. "L'impatto a lunga durata di temperature sotto lo zero dovrebbe essere visto non come estremo e restrittivo ma più come un fattore stabilizzante che sostiene la praticabilità dei microrganismi" (D. A. Gilichinsky, "Permafrost Model of Extraterrestrial Habitat" in G. Horneck & C. Baumstark-Khan, Astrobiology, Springer, 2002). A corroborare questa affermazione, è noto che Richard Hoover della NASA ha scoperto microrganismi nelle carote di ghiaccio profonde di più di 4.000 anni, perforate dal Lago Vostok, vicino al Polo Sud. Queste creature sono state trovate in associazione ad antiche particelle di polvere cosmica che vengono dallo spazio. Inoltre, dei microbi recuperati dal Lago Vostok aumentano in quantità con un numero sempre maggiore di particelle di polvere (S. Abyzov et al., Microbiologiya, 1998, 67: 547). [3]

Joseph e Wickramasinghe hanno anche esaminato e fornito prova che i microbi sono in grado di viaggiare da un pianeta all'altro e da un sistema solare all'altro racchiusi in asteroidi, comete e altri detriti stellari, e che possono sopravvivere agli impatti e al calore dovuto all'espulsione e al rientro nell'atmosfera. Si parla della cosiddetta teoria del Panspermia. [6]

Affermano che i microbi e i virus possono scambiare e acquisire DNA, e questa affermazione è sostenuta da uno studio recente pubblicato in Nature Communications [7] che fa luce su come i batteri incorporano il DNA straniero di virus invasori dentro i loro stessi sistemi regolatori. Thomas Wood, professore nel Dipartimento di Ingegneria Chimica Artie McFerrin alla Texas AM University, spiega come i virus si autoreplicano, invadendo le cellule dei batteri e integrandosi nei cromosomi di essi. Quando ciò accade, il batterio crea una copia del suo cromosoma, il quale include la particella del virus. Il virus può in seguito scegliere in un momento successivo di autoreplicarsi, uccidendo il batterio. Essendosi già integrato nel cromosoma del batterio, il virus è anch'esso soggetto alla mutazione.

La Peste Nera Rivisitata

La Peste Nera si è spostata senza sosta verso il nord attraverso l'Europa come un'onda gigante. Il suo avanzamento era molto rapido nelle prime fasi, da dicembre 1347 a giugno 1348, quando si è propagato in Italia, Francia, Spagna e nei Balcani. Attraversando le Alpi e i Pirenei, ha infine raggiunto la Svezia, Norvegia e gli Stati Baltici nel dicembre 1350. Molti villaggi si sono completamente spopolati e sono spariti, ma l'avanzamento della malattia comprendeva anche zone non contagiate. La Peste Nera rimase successivamente in Europa per tre secoli, sparendo infine nel diciassettesimo secolo nel 1670 quando era evidentemente al culmine della sua forza.

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Come mai è apparsa, si è propagata ed è sparita così com'è arrivata? Come ha fatto? Un nuovo e unico virus che si forma sotto condizioni facilitate dagli impatti cosmici potrebbe essere letale per una popolazione che non è stata in precedenza immunizzata (qui si intende parlare di immunità naturale) contro di esso. Ma mentre l'immunizzazione viene acquisita da una popolazione, il corso della malattia o la malattia stessa può cambiare.

Vi sono prove convincenti che la Peste Nera non è stata un'epidemia di peste bubbonica, ma è stata difatti causata da un virus emorragico. Questo caso è sintetizzato nel libro Return of the Black Death [8], nel quale Susan Scott e Christopher Duncan della Liverpool University mettono insieme con molta attenzione tutti gli indizi disponibili, monitorando la piaga dalla sua prima comparsa dal nulla e annotando i suoi effetti catastrofici senza precedenti sulla civiltà europea - morte su una scala inimmaginabile, ma potrebbe accadere di nuovo, in qualsiasi momento.

Studiando gli archivi delle parrocchie e i dati storici registrati nelle province inglesi, usando informazioni di eventi cruciali nella vita di persone vere e dei modelli informatici, Duncan e Scott sono stati in grado non solo di dedurre la durata di tempo dalla comparsa dei sintomi di morte, ma anche di stabilire i fatti seguenti sulla pandemia:
- Una epidemia è stata registrata come essere iniziata da un viaggiatore o da uno straniero o da un abitante che era ritornato da un luogo dove si sapeva che la piaga si era scatenata.
- La piaga si comporta esattamente nello stesso modo in ciascuna epidemia.
- Vi erano comunque due tipi diversi di epidemie in Inghilterra, governati dalla taglia e dalla densità della popolazione.
- La tipica epidemia su grande scala durava per otto o nove mesi - dalla primavera a dicembre.
- Il tasso di mortalità era spesso attorno al 40% della popolazione, anche se non avevano alcun modo di misurare il numero di persone che era fuggita ai primi segni di problemi.
Sono anche stati in grado di stabilire queste statistiche vitali della piaga:
- Periodo di latenza: 10 a 12 giorni.
- Periodo infettivo prima dell'apparenza di sintomi: 20 a 22 giorni
- Periodo di incubazione: 32 giorni
- Periodo medio di sintomi prima della morte: 5 giorni
- Periodo infettivo totale: circa 27 giorni, assumendo che la vittima sia rimasta contagiata fino alla more, anche se è possibile che l'infettività sia diminuita una volta che il sintomo è apparso.
- Periodo medio dal punto di infezione alla morte: 37 giorni.
Gli autori erano stupefatti quando sono stati in grado di calcolare la durata di queste statistiche in più di 50 diverse epidemie in Inghilterra e di verificare varie volte la lunghezza dei tempi di latenza e di infezione. Il legame con il periodo universale di 40 giorni di "quarantina" stabilita come profilassi di successo dal tempo della piaga sostiene la loro conclusione. Dai dati disponibili in altri paesi, affermano in modo convincente che queste statistiche possono essere applicate alla Peste Nera in tutta l'Europa. E' evidente che la chiave del successo della piaga nel Medioevo sia legata al tempo di incubazione eccezionalmente lungo.

Ogni malattia infettiva ha un periodo di incubazione che va dal tempo di infezione all'apparenza dei primi sintomi, e un periodo di infezione che corrisponde al tempo durante il quale una persona può trasmettere l'infezione ad altre persone. L'infezione è seguita da un periodo latente durante il quale i germi si moltiplicano fino a quando la vittima viene contagiata. Se questo periodo latente è più corto del periodo di incubazione, una persona contagiata diventa contagiosa prima che i sintomi appaiano ed egli potrebbe inconsapevolmente trasmettere la malattia ad altri.

Tra i sintomi della piaga vi erano racconti del seguente:
- Una vittima mostra solitamente i sintomi per circa cinque giorni prima di morire. Ma secondo racconti contemporanei, questo periodo potrebbe essere stato dai due ai dodici giorni.
- La caratteristica principale della diagnosi era l'apparenza di brufoli emorragici, spesso rossi, ma che variano di colore dal blu al viola e dall'arancione al nero. Apparivano spesso sul petto, ma erano anche osservati su gola, braccia e gambe ed erano causate da una perdita di sangue sotto la pelle da capillari danneggiati. Questi erano i cosiddetti "segni di Dio".
- Vari gonfiori erano anche caratteristici della malattia: carbonchi, ulcere che bruciavano e bubboni, ovvero ghiandole linfatiche gonfie su collo, ascella ed inguine. Se i bubboni non riuscivano a risalire e a scoppiare, non vi era un'alta probabilità di sopravvivenza, ma se si rompevano la febbre apparentemente si abbassava.
- Febbre, vomito continuo, diarrea e sangue al naso prolungato erano caratteristiche ulteriori, oltre a sangue nelle urine, sete intensa, ed in alcuni, pazzia e delirio.
- Autopsie hanno rivelato una necrosi generalizzata degli organi interni. Era sicuramente un modo orribile di morire. La vittima veniva uccisa letteralmente dalla morte e liquefazione degli organi.
Visto che nessuno era stato esposto alla malattia prima di allora, quasi tutti quelli che avevano avuto un contatto effettivo con una persona infetta si ammalava e moriva, ma vi erano racconti di alcune persone che avessero una protezione naturale contro questa malattia. Può essere che i loro antenati erano stati esposti ad una piaga simile nel passato? O erano portatori di una mutazione specifica che li rendeva immuni o il loro sistema immunitario abbastanza forte per combattere tale malattia?

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E cosa dire della peste bubbonica?

Contro ogni previsione, la peste bubbonica era universalmente e inequivocabilmente creduta come essere la causa della Peste Nera, nonostante è ben stabilito il fatto che sia biologicamente impossibile.

La peste bubbonica è una malattia portata dai roditori e la sua infezione viene trasmessa alle persone dai ratti tramite le pulci. Questo agente infettivo è la Yersinia pestis. Alcuni ratti sono molto vulnerabili e muoiono, mentre altri sono resistenti e possono sopravvivere una infezione. Questo è un concetto chiave, visto che la malattia si estingue se tutti i ratti sono molto vulnerabili, mentre persiste in zone dove vi è un equilibrio tra ratti sensibili e resistenti.

Scott e Susan spiegano come la Yersinia pestis non ha mai persistito nei ratti europei perché essi non sono resistenti. Inoltre, l'unica specie di ratti in Europa arrivò o 60 anni dopo l'ultima piaga europea o non poteva sopravvivere senza un clima caldo, rendendo impossibile la rapida e feroce espansione infettiva in inverno. Affermano che:
... si sa che la Peste Nera è arrivata in Islanda via mare e che vi erano due epidemie severe e ben autenticate nel quindicesimo secolo. [...] Tuttavia, si sa anche che non vi erano ratti presenti sull'isola durante i tre secoli della Peste Nera. Le infezioni sono proseguite durante l'inverno quando la temperatura media era sotto i -3 gradi centigradi, dove la trasmissione tramite pulci è impossibile. E' anche accettato il fatto che non vi è alcuna menzione in qualsiasi resoconto di mortalità di ratti durante la Peste Nera. Una temperature tra i 18 gradi e i 27 gradi centigradi ed un'umidità relativa di 70% è ideale per la deposizione di uova delle pulci, mentre temperature sotto i 18 gradi lo inibiscono. Ricercatori hanno raccolto tutti i dati climatologici possibili sull'Inghilterra centrale durante la Peste Nera e la temperatura media nei mesi di luglio e agosto non hanno mai superato i 18.5 gradi centigradi.
L'Inghilterra, e meno ancora l'Islanda o la Svezia, non aveva un clima capace di sostenere delle regolari epidemie stagionali di piaga bubbonica proveniente dalle pulci. Sin dall'inizio, la gente dell'Europa medievale realizzò che si trattava di un'epidemia infettiva trasmessa direttamente da una persona all'altra, non di una malattia associata a, o proveniente da ratti.

Esistono due forme di peste bubbonica negli umani: bubbonica e pneumonica. I pazienti con la peste bubbonica non sono contagiosi ad altre persone. La peste pneumonica invece lo è, ed appare in circa 5% dei casi di peste bubbonica; ovvero, non può occorrere in assenza della forma bubbonica e non può persistere indipendentemente. Avviene quando il batterio raggiunge i polmoni, e il tempo dall'infezione alla morte della peste bubbonica/pneumonica è di 5 giorni, non 37 giorni.

Scott e Duncan fanno notare alcuni fattori che riconducono l'agente causativo della Peste Nera ad un virus. L'agente infettivo è anche apparso di essere notevolmente stabile; se vi erano delle mutazioni, queste non hanno cambiato il corso della malattia, almeno non per 300 anni. La peste ere creduta essere stata trasmessa dal contagio tramite goccioline; era considerata sicura se uno si teneva ad almeno 4 metri di distanza da una persona infetta. Il fatto più interessante è che esiste una forte selezione genetica nella popolazione europea a favore della mutazione CCR50-Δ32. Questa mutazione porta ad una delezione genetica di una porzione del gene CCR5, il quale codifica una proteina che agisce da porto d'entrata ed è usato da alcuni virus. Questa mutazione rende un portatore omozigota resistente all'infezione virali HIV-1, e può averli resi resistenti alla Peste Nera.

Nessuno dei virus esistenti oggigiorno è responsabile per la Peste Nera, nonostante i sintomi assomiglino a quelli di Ebola, Marburg e la febbre virale emorragica - malattie causate dai filovirus. Hanno un tasso di mortalità alto e tendono a manifestarsi in epidemie esplosive trasmesse da persona a persona. Le epidemie si manifestano in modo imprevedibile e, fino ad ora, nessuna fonte animale è conosciuta.

Piaghe simili sono state descritte nell'antichità, come l'epidemia devastante che colpì Atene nel 430 AC e che Joseph e Wickramasinghe propongono fosse anche di origine cometaria. [9] Come nel caso della Peste Nera, l'epidemia in Atene era circoscritta ad una certa area geografica, si è ridotta ed è poi sparita improvvisamente cosi come era iniziata, e la sua descrizione secondo lo storico Tucidide non può essere ricondotta a nessuna malattia attuale.

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Dove sono finite queste malattie? Il virus della Peste Nera si è per caso mutato, causando altre malattie spaventose? Quello che sappiamo è che una forma più virulenta di vaiolo si manifestò nel decennio del 1630 e, allo stesso modo in cui la Peste Nera svanì dalla storia, il vaiolo prese il suo posto come malattia umana più temuta. Possiamo solo speculare. Il vaiolo, al contrario dell'agente causativo della Peste Nera, è molto resistente alle fredde temperature, rendendolo un virus più vitale. Secondo i dati raccolti da Scott e Duncan che descrivono le fasi della malattia della Peste Nera, il vaiolo emorragico è quasi identico alla Peste Nera.

Ma ci sono stati impatti cometari al tempo della Peste Nera?

Se avete letto il servizio speciale di The Dot Connector Magazine edizione 11, (vedi anche The Golden Age, Psychopathy and the Sixth Extinction) sapete probabilmente che la risposta è affermativa. Le epidemie di peste spesso coincidevano con penurie alimentari, carestie, allagamenti, insurrezioni di contadini e guerre civili. In alcuni paesi, vi erano eruzioni vulcaniche, terremoti e carestie. E non solo le epidemie di peste coincidevano con impatti cometari, ma i terremoti stessi potrebbero essere stati indicatori di impatti cometari. Il dendocronologista Mike Baillie della Queen's University di Belfast in Irlanda espone questa tesi nel suo libro New Light on the Black Death: The Cosmic Connection. [10]

Baillie ha paragonato gli anelli degli alberi con campioni datati di carote di ghiaccio che erano state analizzate, scoprendo ammonio. Ora, c'è un collegamento tra l'ammonio nelle carote di ghiaccio e bombardamenti extraterrestri sulla superficie della Terra in almeno quattro occasioni negli ultimi 1500 anni: 539, 626, 1014, 1908 - l'evento di Tunguska. Baillie mostra che la stessa traccia è presente al tempo della Peste Nera in entrambi gli anelli degli alberi e nelle carote di ghiaccio, ma anche in altri periodi delle cosiddette "piaghe e pandemie". Bailie sottolinea che i terremoti potrebbero essere causati da esplosioni cometarie nell'atmosfera o anche da impatti sulla superficie della terra. Infatti, la traccia di ammonio nelle carote di ghiaccio è collegata direttamente ad un terremoto che avvenne il 25 gennaio, 1348. Baillie correla questo con resoconti del 14° secolo che parlano della peste come una "corruzione dell'atmosfera" che proveniva da questo terremoto.

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Il concetto di corpi astrali che sfiorano l'atmosfera terrestre o impattano la Terra direttamente, depositando microbi e virus sul pianeta, i quali possono unirsi a microbi terrestri producendo una nuova forma di virus e contribuendo all'evoluzione e alle malattie, è a dir meno scoraggiante. Cosa possiamo fare per contrastare tali pericoli infettivi? Potrebbero i cambiamenti delle abitudini alimentari influire sull'apparire e lo sparire di malattie?

Sappiamo che il periodo tra il 500 e il 1300 vide un cambiamento importante nella dieta che colpì la maggior parte dell'Europa, un periodo che ha preceduto la Peste Nera. Un'agricoltura più intensa su una superficie sempre maggiore ha portato ad un cambiamento dal consumo della carne a quella di vari grani e verdure come alimento principale nella maggior parte della popolazione. La carne era più cara e quindi più prestigiosa e, solitamente sotto forma di selvaggina, era comune solo sui tavoli della nobiltà che, secondo alcuni dei resoconti, è stata solo minimamente colpita dalla Peste Nera. Quindi, potrebbe benissimo essere che il consumo di carne svolga un ruolo protettivo contro malattie di vari tipi, compresa la Peste Nera (le documentazioni archeologiche del Paleolitico sostengono certamente questa idea).

Sappiamo che il grano è fonte di glutine, una proteina molto difficile da digerire e che un sempre maggior numero di persone ne è intollerante a causa della sua moderna ibridazione a scopi industriali. Gli anti-nutrienti quali la lectina nei grani sono conosciuti per essere tossici. La lectina del grano è conosciuta per essere pro-infiammatoria, immuno-tossica, neuro-tossica, cito-tossica, cardio-tossica e può interferire nell'espressione dei geni, interrompere le funzioni endocrine, può colpire negativamente le funzioni gastrointestinali e - sorpresa - le lectine condividono similarità patogene con certi virus. [11] Una popolazione che consuma pane come alimento principale è senza dubbio suscettibile a malattie e, sostanzialmente, a pandemie.

Come fu il caso allora, siamo oggigiorno altrettanto vulnerabili a causa dell'industrializzazione delle nostre scorte alimentari. Alimenti scarsi in nutrienti, oltre ad un consumo diffuso di cereali, insieme all'enorme tossicità del nostro ambiente (metalli pesanti, fluoro, additivi tossici nei cibi, ecc.), ci hanno preparati per diventare la popolazione perfetta pronta alla distruzione col ritorno della Peste Nera.

Riferimenti

1. Chandra Wickramasinghe, Milton Wainwright & Jayant Narlika. SARS - a clue to its origins? The Lancet, vol. 361, May 23, 2003, pp 1832.

2. Daniel P. Glavin, Andrew D. Aubrey, Michael P. Callahan, Jason P. Dworkin, Jamie E. Elsila, Eric T. Parker, Jeffrey L. Bada, Peter Jenniskens & Muawia H. Shaddad. Extraterrestrial amino acids in the Almahata Sitta meteorite. Meteoritics & Planetary Science, vol. 45 (10-11), October/November 2010, pp 1695-1709.

3. Rhawn Joseph Ph.D, Rudolf Schild Ph.D. & Chandra Wickramasinghe Ph.D. Biological Cosmology, Astrobiology, and the Origins and Evolution of Life. Cosmology Science Publishers, 2010.

4. Ganapathy, R. The Tunguska explosion of 1908 - Discovery of meteoritic debris near the explosion site and at the South Pole. Science, vol. 220, June 10, 1983, pp 1158-1161.

5. Rina S. Andreeva, Alexander I. Borodulin, et al. Biogenic Component of Atmospheric Aerosol in the South of West Siberia. Chemistry for Sustainable Development, 10, 2002, pp 532-537.

6. Chandra Wickramasinghe. Life from space: astrobiology and panspermia. February 2009. The Biochemical Society. http://www.panspermia.org/biochemistfeb09.pdf

7. Xiaoxue Wang, Younghoon Kim, Qun Ma, Seok Hoon Hong, Karina Pokusaeva, Joseph M. Sturino & Thomas K. Wood. Cryptic prophages help bacteria cope with adverse environments. Nature Communications, vol. 1 (9), 2010, pp 147.

8. Susan Scott & Christopher Duncan. Return of the Black Death: The World's Greatest Serial Killer. Wiley, 2004.

9. Rhawn Joseph, Ph.D. & Chandra Wickramasinghe, Ph.D. Comets and Contagion: Evolution and Diseases From Space. Journal of Cosmology, vol. 7, 2010, pp 1750-1770.

10. Mike Baillie. New Light on the Black Death: The Cosmic Connection. Tempus, 2006.

11. Sayer Ji. Opening Pandora's Bread Box: The Critical Role of Wheat Lectin in Human Disease. Journal of Gluten Sensitivity, Winter 2009.