Referendum Renzi
© Andrea Pavanello
I cittadini italiani si sono espressi in modo netto contro la Riforma costituzionale, il "no" ha vinto con quasi il 60%. Il premier Matteo Renzi si dimette, ma il bello deve ancora cominciare. Che cosa accadrà?

"L'esperienza del mio governo finisce qui. La poltrona che salta è la mia", con queste parole Matteo Renzi annuncia le sue dimissioni dopo il referendum che ha visto un'importante affluenza dei cittadini al voto. Si concludono il mille giorni di Renzi al governo con la bocciatura della Riforma Boschi-Renzi, ma rimane incerto per il momento l'evolversi dei fatti.

La stampa internazionale punta i riflettori sul futuro del governo italiano. Si andrà al voto prossimamente? Verrà formato un governo tecnico e quali sono i nomi caldi per la sostituzione di Renzi? Sputnik Italia ha raggiunto per un'intervista in merito Alfonso Celotto, professore di diritto costituzionale all'Università Roma Tre.

— Professore Celotto, come commenterebbe il risultato del referendum, quali sono le sue particolarità?

— Innanzitutto, il primo dato importante è che l'Italia ha partecipato amplissimamente. Non si era mai votato in così tanti ad un referendum costituzionale. Questo significa che il popolo ha partecipato attivamente e che la democrazia funziona. Il governo voleva fortemente una riforma e il popolo molto ampliamente ha detto "no". La differenza di 6 milioni di voti è un abisso.

Ha vinto il voto contro la riforma, contro il suo testo, ma è stato anche un voto a valenza politica, perché il presidente del Consiglio l'aveva reso un voto politico. È impressionante vedere la ripartizione geografica del voto: al Sud c'è stato un plebiscito, un 80% per il "no". Se vediamo il dato per età: i giovani hanno votato "no", gli anziani e pensionati hanno votato "sì".

Un dato curioso e impressionante riguarda il voto degli italiani all'estero, così tanto discusso, perché si pensava ci fosse il rischio di falsificazioni. Il fatto che per il voto degli italiani all'estero abbia vinto il "sì" al 65% fa venire qualche dubbio sulla correttezza del voto.

— Che cosa succederà adesso secondo lei: governo tecnico o elezioni a breve?

— Le variabili sono tantissime. Con questa legge elettorale non si può votare, perché vale solo per la Camera ed è forse incostituzionale. Comunque darebbe due maggioranze diverse alla Camera e al Senato. Va fatta la legge elettorale, perciò mi sento abbastanza sicuro di dire che non si voterà mai prima di un anno.

Faremo un governo, che può anche essere un nuovo Renzi, che durerà un anno, un anno e mezzo per andare poi a votare a ottobre 2017 o febbraio 2018. Questo ancora non si può prevedere. Il governo deve avere la fiducia, di conseguenza deve avere l'appoggio del Pd, che è il 54% alla Camera. Deve essere un governo gradito alla Partito Democratico e alle sue diverse anime. Renzi si indebolisce, la minoranza Pd si rafforza.

È ancora da vedere se verrà dato l'incarico ad un politico o a un non politico. Fra i nomi caldi c'è quello di Grasso, Cantone, il governatore della Banca d'Italia, Franceschini. Non è da escludere un Renzi 2. È un governo che comunque sia deve avere l'appoggio politico.

— Che riflessi potranno esserci sull'economia per l'esito del referendum nel prossimo futuro? Che ne pensa dell'ipotesi di una possibile uscita dell'Italia dall'euro?

— Escluderei ogni conseguenza catastrofica. Va visto se il prossimo governo sarà forte o debole, questo noi non lo sappiamo. L'Italia ha bisogno di riforme serie per i problemi di oggi: tasse, burocrazia, immigrazione, lavoro, giovani, sud. Se arriverà un governo che prende questi problemi sul serio, darà maggiore credibilità all'Italia. Se arriverà un governo debole, che farà solo la legge elettorale, l'Italia probabilmente perderà credibilità.

— Come potranno cambiare i rapporti con Bruxelles in questo periodo transitorio?

— Sicuramente i conti italiani non stanno bene, io penso che a maggior ragione, il governo che verrà, qualsiasi esso sia, dovrà mettere mano ai conti e chiarire i rapporti con Bruxelles. L'economia italiana è ferma, il debito pubblico è molto alto, bisogna intervenire.

Un altro problema, non solo italiano, riguarda il futuro dell'Unione europea. Fino al 2004 eravamo tutti europeisti, poi abbiamo cominciato a essere tutti un po'scettici e preoccupati. Dopo la Brexit vedremo se la Gran Bretagna uscirà veramente. Se questo accadrà, forse la seguiranno altri Paesi. Sono comunque tutte cose lontane e non sono collegate con il referendum costituzionale.